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lunedì 6 agosto 2018

La psicologia e la poetica della "casa".

A partire dal racconto di Kafka, "La tana", si sviluppa un percorso filosofico letterario sul tema de "la casa" e sul suo ricchissimo significato metaforico.
Post di Rossana Rolando 
Immagini fotografiche dei disegni di Tullio Pericoli (da La casa ideale di Robert Louis Stevenson). 

Tullio Pericoli
C’è un impressionante racconto di Kafka dal titolo “La tana” (nella traduzione italiana), disponibile anche in audiolibro gratuito su youtube, con la lettura efficace di Valter Zanardi (cliccare qui), che racconta la non-storia (perché non accade veramente nulla, pur essendo del tutto avvincente la narrazione) di un essere (non si sa quanto animale e quanto uomo, come ne La Metamorfosi dello stesso Kafka) che lucidamente progetta e costruisce una casa sotterranea, fatta di cunicoli, gallerie, incroci, piazzette rotonde e una piazzaforte centrale (con la precisa conoscenza di tutta la rete sotterranea e la rispettiva distribuzione delle provviste), allo scopo di mantenersi sicuro da qualsiasi nemico esterno ed interno. Ragiona, analizza, considera, calcola, controlla, sogna: ha edificato una tana perfetta. Un giorno però, nell'immenso silenzio della sua dimora, l’animale uomo ode un sibilo, un rumore nuovo di cui non riesce a scoprire la provenienza e che lo porta a ipotizzare le più diverse origini. Scava qua e là, cerca di non lasciarsi prendere dalla smania, valuta tutte le possibilità, ma non arriva a nulla, tutto rimane immutato e fisso: l’ansia e il sibilo impercettibile sono sempre lì (si conclude così la narrazione incompleta, l’ultima di Kafka, scritta pochi mesi prima di morire).
Il racconto si presta a diversi piani di lettura:

Tullio Pericoli
1. La casa prigione. Il primo è quello psicoanalitico: la tana è la mente dell’uomo chiuso nelle sue ossessioni e fissazioni; i nemici non sono semplicemente esterni, ma sono gli incubi che abitano la mente, i fantasmi interiori. Infatti, la tana è sotto terra e il sottosuolo è la parte nascosta e inconfessabile di ciascun uomo (Memorie del sottosuolo di Dostoevskij).

2. La casa identità. Un secondo livello è quello sociologico: la sicurezza – di cui la paura è l’altra faccia – viene assunta come principio fondante da un soggetto che costruisce la propria identità sulla base dell’appartenenza ad uno spazio (l'unione indissolubile con la tana), dell’attaccamento ad un suolo di cui si sente Padrone assoluto. Nella tana non può entrare nessuno: è stata concepita in modo tale da non permettere ad altri di penetrare (l’accesso visibile è illusorio, finisce contro una roccia, quello vero è nascosto dal musco e solo il padrone - che non si fida di nessuno - può scendervi). Perciò la scoperta di quel fastidioso rumore è la minaccia manifesta alla propria sicurezza: qualcuno sta scavando molto vicino (il rumore), sta invadendo il territorio (che non può essere condiviso, il vicinato non è tollerabile).

Tullio Pericoli
3. La casa rifugio. Un terzo livello è l’interpretazione di carattere esistenziale: la tana è la certezza su cui si fonda la vita, è il segno della stabilità sottratta al fluire incessante degli eventi, è il solido rifugio contro un nemico invisibile di cui non si conosce il volto (la malattia, la disgrazia, la morte). La gran parte della vita scorre nella tranquilla superficialità del tempo, nella rimozione del pericolo, poi un giorno un lieve ronzio mette tutto in discussione. La sicura dimora non è più tale.
Un racconto ricchissimo di risonanze, come sempre in Kafka, grande soprattutto nel richiamare alla mente le angosce dell’uomo, le sue paure e le sue molteplici malattie.
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La casa è tema su cui si è esercitata la letteratura e la filosofia: da Stevenson a Rilke, da Bergson a Jung, fino al saggio stupendo di Bachelard, “La poetica dello spazio” (ed. Dedalo, Bari 2015), in cui la casa ha un ruolo fondamentale.
In relazione a quest’ultima opera, evoco soltanto tre suggestioni (corrispondenti - a mo’ di controcanto - alle tre letture di Kafka sopra menzionate):

Tullio Pericoli
1. La casa psiche. Per Bachelard la casa è complessa: c’è la cantina (essere oscuro della casa, irrazionale, che partecipa delle potenze sotterranee, il sottosuolo di Kafka) e c’è il resto (gli angoli, i cassetti, le scale…), fino alla soffitta che è luogo della chiarezza e della razionalizzazione (il nietzschiano apollineo): la verticalità caratterizza la casa. La metafora della casa – identificata con la mente  – è l’insieme di tutte le dimensioni.

2. La casa porta. La dialettica del “dentro” e del “fuori” è divisa dalla soglia (“Una soglia è una cosa sacra”, dice Porfirio). La porta ne racchiude il mistero: “a volte, eccola ben chiusa, sbarrata con il paletto o con il catenaccio; a volte, eccola aperta, cioè spalancata”. La vita di ogni uomo è la storia di tutte “le  porte che si sono chiuse, aperte, di tutte le porte che si vorrebbero riaprire” e di quelle che è bene mantenere chiuse (p. 259). Per questo l’uomo può essere definito come “l’essere socchiuso” (nella duplicità sempre contrastata intimamente dell’aprire e del chiudere).

3. La casa intimità. L’interiorità è il luogo in cui si custodisce il mistero dell’essere. Nello spazio della casa si comprimono i tempi e i ricordi. La poesia sa dirlo meglio della filosofia: “Il mondo è grande, ma in noi è profondo come il mare” (R. M. Rilke); “Lo spazio mi ha sempre reso silenzioso” (J. Vallès); noi siamo “abitanti delicati delle foreste di noi stessi”, J. Supervielle (pp. 217 e 221).

Tullio Pericoli, 
La casa ideale di Robert Louis Stevenson
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10 commenti:

  1. È una perla ! Innanzitutto perché nella metafora kafkiana racchiude, senza gridare, l’assurdita’ dei confini che ritornano, la barbarie della “ identità isolata”. Poi perché allarga l’orizzonte: epistemologico, con Bachelard che modella tutt’altro genere di casa; poetico, con Rilke che dipinge la coesistenza dei contrari. Grazie!🌹

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    1. Grazie Rosario per il tuo graditissimo commento che credo possa anche avvicinare ad un post il cui tema potrebbe sembrare strano. Invece, la casa, è una potente metafora di molte dimensioni del nostro vivere (mentali e sociali). Un caro abbraccio.

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  2. Ottimo spunto per capire..per pensare la propria esperienza.grazie

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    1. Grazie a lei per il commento e per la condivisione di pensieri. Buona giornata.

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  3. Si, Rossana, nel post avverto qualche stranezza, non tanto nel tema certamente importante ma, forse, nell'equilibrio delle sue parti. Comunque sia, per me, questo post si sta rivelando molto importante.
    Ero certamente in piena adolescenza quando mi capitò di leggere un racconto di Kafka su una macchina per la tortura.L'impressione fu così forte che non ho voluto leggere mai più Kafka, tranne, pochi anni fa, una lettera al padre, e con un occhio solo.
    Mai.
    Poi è arrivato il tuo post e credo che sia stata la relazione di fiducia che ho con "Persona e Comunità" che mi ha consentito di leggere tranquillamente le tue considerazioni, di ascoltare la presentazione vocale e infine di ascoltare, in alcune riprese, "La Tana".
    Ho tirato fuori i Meridiani, regalo di trent'anni fa, ho aperto i Racconti e mi sono letto La metamorfosi. Bellissimo. Uno scrittore di una potenza unica, ma questo lo sapevo già. Ho trovato il titolo del racconto della macchina della tortura e sarà il prossimo!
    Un profondo, riverente grazie.

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    1. Che meraviglia Gianni (ti rispondo solo ora per problemi di connessione). Sono davvero felice di questo tuo ri-trovamento e di esserne stata l'occasione. Mi hai fatto anche sorridere (mi auguro che la macchina della tortura sia oggi meno torturante...). Buona giornata e grazie a te per l'amicizia che contraccambiamo con uguale riverenza.

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    2. Ho portato a termine la lettura di "Nella colonia penale" (1914) abbastanza agevolmente, forse vaccinato. La macchina alla fine viene sconfitta, si distrugge e uccide, fuori dagli schemi previsti, l'"Ufficiale" che, sconfitto, si immola. La sconfitta nasce dal NO dell'"Esploratore" che responsabilmente si oppone alla fascinazione delirante. Veniamo a sapere, però, che i seguaci del "vecchio comandante" sono numerosi seppure al momento tacitati. La salma del leader non riposa in terra consacrata ma nel pavomento di una bettola, coperta da un comune tavolo.
      Buona domenica, miei cari.

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  4. Davvero prezioso questo tuo post: ricco di risonanti suggestioni, sulle quali vorrò "soggiornare". Grazie. Buon Ferragosto.

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    1. Grazie a te Maria. Ricambio l'augurio per questi giorni estivi e per Ferragosto. Un abbraccio.

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