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giovedì 25 giugno 2020

Sull'infanzia. Benjamin e la radio.

Post di Rosario Grillo.
 
Walter Benjamin, 
Racconti radiofonici per ragazzi
Molti vedono analogie tra l’infanzia e la vecchiaia e forse le potremmo compendiare in questo criterio: ciò che i bambini vedono con (nella) meraviglia, gli anziani evocano con (come) saggezza.
Ricreo l’effetto per scrivere del modo in cui W. Benjamin, che pure non arrivò a gustare la vecchiaia (1), rivisse il tempo dell’infanzia e ne trasse argomento per descrivere insieme: 1- le proprietà della prorompente tecnica; 2- la comunicazione rivolta agli adolescenti; 3- le proprietà della pedagogia.
Aspetto insospettabile, conosciuta la difficoltà abituale della scrittura benjaminiana. Eppure, fu poliedrica la sua curiosità e voluta la sua attenzione all’universo infanzia. (2)
La mia idea è che rimane un “cantuccio d’infanzia permanente” nel Nostro; comunque lo si può leggere nel velo di una certa leggerezza, somigliante con l’eracliteo bambino che gioca.

✴️ La Radio.
Esplorando il primo aspetto, che fa da cornice alla tematica, è necessario soffermarsi sull’ambivalente significato che Benjamin attribuì alla tecnica.
Per una parte, essa tronca la libera fluidità del conoscere, che rimanda all’incantesimo (aura) e ad una sorta di magia, equivalente della creatività.
Sono, in questo senso, da considerare le sue riflessioni sulla riproducibilità nell’era della tecnica e le osservazioni sulla narrazione (3).
Per l’altra, c’è un’urgenza - potremmo chiamarla impeto di realtà - che consiglia di maneggiare a fin di bene la tecnica e gli strumenti affini (4).

venerdì 19 giugno 2020

Dedicato ai pensionati vecchi e nuovi.

Post di Rossana Rolando
Illustrazioni di Alessandro Gottardo (Shout).

Alessandro Gottardo (Shout), 
Valigia
Provare a scrivere qualche riflessione sul pensionamento di persone che per lunghi anni hanno accompagnato le mie giornate lavorative, come compagni e compagne di strada, a cui mi sono nel tempo affezionata, non è semplice.
Soprattutto se tende ad uscire dal politically correct, che considera la pensione come la terra promessa da tutti agognata.
Certo vedo i miei colleghi, futuri pensionati, felici per questa tappa raggiunta, vissuta con un misto di celata malinconia - per chi ha più amato il proprio lavoro - e di manifesta soddisfazione, direi anzi liberazione.
Perché allora mi assale questo senso - sottile, pervasivo - di tristezza?
Forse proietto su di loro sentimenti che sono solo miei. Rileggo la pagina di Simone de Beauvoir, tratta dal romanzo L’età della discrezione. Parla proprio di un’insegnante:

lunedì 15 giugno 2020

Interrogativi sull'amicizia digitale.

Post di Gian Maria Zavattaro 
Immagini delle illustrazioni dell'artista Pawel Kuczynski (con gentile autorizzazione). 

Pawel Kuczynski, 
Caffè mattutino con zucchero
Il tuo amico è malato. Ciascuno di noi ha un amico ammalato o si sente amico di tanti ammalati della nostra Nazione. E’ questo un tempo prezioso per imparare – ricordiamocelo dopo, quando sarà tutto finito – a considerare l’importanza dell’amicizia nella nostra vita, a ringraziare gli amici per la loro presenza, a coltivare fiducia e amore nei loro confronti e, nondimeno, a imparare che, per mezzo della fede, siamo diventati tutti amici e fratelli nel Cristo. Ogni uomo è mio fratello, disse Paolo VI. Senza differenze, distinzioni, pregiudizi e discriminazioni (dalla omelia “Tre personaggi del Vangelo in tempo di Coronavirus: Lazzaro”  di don Francesco Cosentino, V domenica di Quaresima 29 marzo 2020). 

Nel giugno 2013 mia moglie ed io decidiamo di iniziare l’avventura di “Persona e Comunità”. Ci buttiamo in rete, scopriamo che per comunicare in modo interattivo su facebook ci vuole  la qualifica di “amici”. Così abbiamo iniziato a richiedere-dare la cosiddetta “amicizia”, parola per noi impegnativa, sentimento dal forte valore esistenziale di un’inesprimibile avventura, insieme inclusiva-esclusiva, di reciproche gratuità.

mercoledì 10 giugno 2020

Il ponte sullo stretto.

Post di Rosario Grillo
Fotografie di Rossana Rolando.

Cefalù, 2019
Parlare della terra che ci ha dato i natali sembra facile; non lo è perché fatalmente si è trascinati in un gorgo di luoghi comuni. Occorre riflessione e, meglio ancora, lunga digestione, per poter risalire a quel che conta veramente, che resta impresso nel sentimento durevole del Tempo.
Le difficoltà sono ancora maggiori per colui che si è allontanato da quella terra, spinto da esigenze superiori, anche se vi fa ritorno, per lo più annualmente. A causa della malinconia, in lui subentrano emozioni che restano attaccate al lato soggettivo; complicano così lo sguardo oggettivo. Agiscono in sovrappiù interferenze provenienti dalle nuove abitudini, frequentate in habitat diversi, insofferenze per certi retaggi, che pure fissano, molte volte, il lato tipico del costume, della gente, della tradizione.
Svincolarsi dalla posa sociologica non sempre è facile, vestire i panni del reporter non è alla portata di tutti, aprire il ricettacolo autentico dei sentimenti per intrecciare passato e presente costa fatica.

martedì 2 giugno 2020

L'ora senza voce. Bose.


Post e fotografie di Rossana Rolando.

Monastero di Bose, Cellole
Mio marito ed io siamo legati alla Comunità di Bose in modo discreto ma molto profondo. Da tanto tempo ci rechiamo nelle diverse sedi del Monastero: prima a Magnano poi, da parecchi anni a questa parte, a Cellole (ma anche, qualche volta, ad Assisi e ad Ostuni), in periodi liturgici forti: ci sentiamo amici di Bose, dell’esperienza spirituale che negli anni ha saputo esprimere, come polo di riferimento e di attrazione per molti. In queste ore la stima e l’affetto che ci uniscono alle  persone di entrambe le parti in causa e alla Comunità intera rimangono immutati, nel riserbo dei tanti aspetti che non conosciamo e sui quali è bene non entrare.
Qui propongo una lettura che ha suscitato in me - rispetto a questi giorni di sofferenza e trepidazione per le vicende della Comunità e del suo fondatore Enzo Bianchi - tutta una serie di risonanze interiori e che, forse, può avere un qualche valore anche per altri.