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Visualizzazione post con etichetta Georg Scholz. Mostra tutti i post
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martedì 14 marzo 2017

Moderazione estremista.

🖊  Post di Gian Maria Zavattaro. 
🎨 Tutte le immagini riproducono dipinti del pittore tedesco Georg Scholz (1890-1945), esponente della Nuova oggettività realista (con altre rilevanti personalità artistiche, tra le quali Otto Dix e George Grosz), durante la Repubblica di Weimar. Nel periodo nazista, la corrosività del suo linguaggio pittorico - capace di denunciare le disparità socio economiche e di raccontare le storture  di un capitalismo cinico - gli procurò l'estromissione dal proprio lavoro di insegnante la confisca delle opere, etichettate nei termini di “arte degenerata”.

Georg Scholz, 
Portatori di giornali (1921)
“Il pudore è il sentimento che la persona ha di non essere pienamente esaudita dalle proprie espressioni e di essere insidiata nel suo essere da chi scambierebbe la sua esistenza manifesta per la sua esistenza totale. Il pudore fisico non significa che il mio corpo sia impuro, ma che io sono infinitamente più del mio corpo guardato o colto da altri. Il pudore dei sentimenti, che ciascuno di essi mi limita e mi falsa. L’uno e l’altro che io non posso essere in balia né della natura né degli altri. Non mi confonde il fatto di essere questa nudità o di rappresentare questo personaggio, ma il fatto che sembri che io non sia nient’altro che questo. Il contrario del pudore è la volgarità, l’accettare di essere solo ciò che offre l’apparenza immediata, di esibirsi sotto lo sguardo pubblico. Noi dovremo liberarci subito dai falsi pudori e dal senso morboso dell’interiorità” (E. Mounier, Il personalismo, Ave, Roma, 2004, pp. 75-76).

🔵  La mia posizione nella polis. 
Georg Scholz, 
Città tedesca di notte 
(1923)
Nella polis ho incontrato ogni sorta di persone: moderati, estremisti, radicali, presunti rivoluzionari, populisti, cinici, opportunisti, indifferenti e anche tante donne ed uomini pieni di vera autentica passione.
Non mi è chiaro dove  io  mi possa e debba situare. So forse quali categorie aborrire (opportunismo, indifferenza), quali rifuggire (cinismo, estremismo manicheo), mentre nei cosiddetti moderati (di destra, sinistra, centro e altrove) scorgo troppe ambiguità. Forse, senza presunzione, mi piacerebbe optare con passione per un nuovo modo di intendere la “moderazione”: che sia estrema, appassionata, radicale, magari con una vena di sano populismo.
Ciò di cui sono convinto è che abbracciare una bandiera piuttosto che un’altra significa  orientare e segnare indelebilmente le relazioni (interpersonali, familiari, sociali), le scelte ed azioni politiche, il vivere il  mondo di oggi, quello fisico e quello virtuale.