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lunedì 26 agosto 2013

La fattoria degli animali ...


TUTTI GLI ANIMALI SONO UGUALI
MA ALCUNI  ANIMALI SONO  PIÙ UGUALI
DEGLI ALTRI
(George Orwell)

“In un antico trattato greco di caccia e di pesca i due animali che fanno particolare sfoggio di metis [astuzia] sono la volpe e il polipo. L’astuzia della volpe consiste soprattutto nel capovolgersi quando l’aquila l’attacca; quella del polipo è di rendersi imprendibile per le molte forme che assume.  Il suo calco umano è l’uomo polútropos, l’uomo dalle mille risorse. In questi anni si è diffuso lo studio delle metafore, specie delle metafore animali, nel linguaggio politico. Se ne fa un uso continuo: si pensi in quanti discorsi politici quotidiani entri per diritto o per traverso il riferimento ai “falchi” e alle “colombe”. La metafora della volpe è arcinota. Meno usuale, se non addirittura dimenticata, quella del polipo. Il polipo è capace di adattarsi alle situazioni più varie, di assumere gli aspetti più diversi, d’inventare mille movimenti imprevedibili che renderanno la sua azione più efficace nelle più varie circostanze. Sembra da questa interpretazione che oggi gli stessi caratteri si attribuiscano piuttosto all’uomo politico che spregiativamente viene chiamato “camaleonte”. Vorrei osservare che nessuna di queste metafore animalesche, serpente, volpe, leone, polipo, camaleonte, potrebbe essere usata per raffigurare l’uomo morale, colui che agisce in vista del bene universale, e non soltanto di quello della città. Una prova di più, se ancora ce ne fosse bisogno, della irriducibilità delle cosiddette virtù politiche nel senso machiavellico della parola alla virtù morale”.
(Norberto Bobbio, Ragion di stato e democrazia, in Elogio della mitezza, Il Saggiatore, Milano 2010, pagg. 96-97)

 

lunedì 5 agosto 2013

I princìpi morali possono valere in politica?


Per parlare del rapporto tra princìpi morali e politica…

“Il testo canonico ancora una volta è Il Principe di Machiavelli, in particolare il capitolo XVIII che comincia con queste fatali parole: «Quanto sia laudabile in un principe mantenere la fede, e vivere con integrità e non con astuzia, ciascuno lo intende: non di manco si vede per esperienza, ne’ nostri tempi quelli principi avere fatto gran cose che della fede hanno tenuto poco conto». La chiave di tutto è l’espressione «gran cose». Se si incomincia a discutere intorno al problema dell’azione umana, non dal punto di vista dei princìpi, ma dal punto di vista delle   «gran cose», cioè del risultato, allora il problema morale cambia completamente aspetto, si rovescia radicalmente.   Il lungo dibattito sulla ragion di stato è un commento durato secoli a questa affermazione, perentoria e inconfondibilmente veridica: che nell’azione politica contano non i princìpi ma le grandi cose”.

***

“Ho più volte contrapposto la democrazia ai governi non democratici. Ritengo infatti che una delle caratteristiche positive della democrazia, che ci induce a dire che essa è la migliore, o la meno cattiva, delle forme di governo, è anche questa: la democrazia è quel sistema politico che permette il maggiore avvicinamento tra le esigenze della morale e quelle della politica”.

 (Norberto Bobbio, Elogio della mitezza, Il Saggiatore, Milano 2010, pagg. 59; 96-97; 102)