Roberto Longhi (critico d'arte che ha segnato in modo decisivo la storia dell'arte novecentesca), nella mostra di Villa Bardini
Post e fotografie di Rossana Rolando
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Dal Giardino Bardini, Firenze |
Il giardino di Villa Bardini, a Firenze, nei giorni pasquali di aprile, benché piovosi - il cielo chiaro a sprazzi, in una rara giornata di sole -, ci regala, su per le gradinate, le rose che iniziano ad occhieggiare, e più avanti, grandioso, il viale dei glicini in piena fioritura, con le macchie di azalee fino alla sommità, dove si apre l'angolo elegante delle camelie.
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Dal Giardino Bardini, Firenze, Scalinata |
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Dal Giardino Bardini, Firenze |
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Dal Giardino Bardini, Firenze, Viale del glicine |
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Dal Giardino Bardini, Firenze, Azalee |
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Dal Giardino Bardini, Firenze, Camelie |
Lo spettacolo di Firenze dall'alto - per noi ormai città del cuore - si squaderna davanti agli occhi, in mezzo ai rami fioriti e ai sottili profumi, con la maestosa cupola del Brunelleschi e il Duomo, la torre di palazzo della Signoria, il campanile della Badia fiorentina, Santa Croce, nel suo profilo austero, e la città adagiata tra le due sponde dell'Arno. Di lassù, si riacquista uno sguardo calmo e silenzioso, fuori dal sovraffollamento turistico delle strade e delle piazze concitate.
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Dal Giardino Bardini, Firenze |
E visitiamo la villa, con la mostra dei dipinti raccolti da Roberto Longhi, grande critico d'arte che, insieme ad Anna Banti, la moglie, a sua volta critica d'arte e scrittrice, è divenuto riferimento culturale per molti intellettuali (Pier Paolo Pasolini, Gianfranco Contini, Giulio Carlo Argan, Alberto Mondadori, Giorgio Bassani, Mario Soldati, Paolo Poli...), tra il 1939 e il 1970, anno della sua morte.
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Caravaggio, ragazzo morso da un ramarro, Villa Bardini, Firenze |
A lui si deve la riscoperta di Caravaggio, in particolare, gli studi su Piero della Francesca, ma anche la presenza attenta ai grandi artisti del panorama novecentesco (da Carlo Carrà a Renato Guttuso), fino all'amicizia straordinaria con Giorgio Morandi.
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Giorgio Morandi, Natura morta, 1919, Villa Bardini, Firenze |
In apertura alla ricca biografia, uscita quest'anno, ad opera di Tommaso Tovaglieri, si legge: "Se esiste una figura, in grado di riassumere da sola l'evoluzione dello studio della storia dell'arte nelle sue molteplicità, dalla fine dell'Ottocento ai giorni nostri, quella figura è senza dubbio Roberto Longhi (1890-1970).
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Carlo Carrà, Paesaggio ligure, 1923, Villa Bardini, Firenze |
Ma l'attenzione si rivolge soprattutto all'insegnante (prima di Liceo, poi all'Università di Bologna e di Firenze) che sa bene cosa significa lasciare un'eredità. In una delle ultime sale della mostra, leggiamo questo pensiero, un poco amaro, ma tanto vero, ancora oggi, per chiunque senta l'alto compito di chi insegna: "Anche se il desiderio era di lavorare per molti, di essere popolari, si è lavorato per pochi, direi anzi che andate diradandovi: proprio oggi che ci bisognereste a squadroni. Di qui, del resto, si risale ad altre vecchie carenze della nostra cultura: la storia dell'arte che ogni italiano dovrebbe imparare da bambino come una lingua viva (se vuole avere coscienza intera della propria nazione): serva, invece, e cenerentola dalle classi medie all'università; dalle stesse persone colte considerata come un bell'ornamento, un sovrappiù, un finaletto, un colophon, un cul-de-lampe di una informazione elegante" (Roberto Longhi).
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Giorgio Morandi, Vaso di fiori, 1950, Villa Bardini, Firenze |
Dentro lo scrigno di un ricorrente “viaggio dell’anima” hai raccolti i fiori di bellezza della natura, di ricchezza dell’arte, dello splendore di una città, di esortazione alla formazione culturale. Adesso li condividi e noi ne godiamo. Grazie ☺️
RispondiEliminaGrazie, Rosario. Hai sintetizzato benissimo, in poche righe, il nostro legame con Firenze e i vari aspetti che hanno connotato questa visita (e non solo questa). Un abbraccio grande.
RispondiEliminaSplendida la natura insieme alle opere d'arte in mostra! Grazie mille!!!
RispondiEliminaCiao, Annamaria! E' vero, splendido angolo di arte e natura dentro la città eppure anche fuori dalla caoticità. Il grande potere dei "giardini", luoghi appartati che rigenerano senza necessariamente separare. Un caro saluto.
EliminaCon il tuo reportage mi hai regalato un bagno di bellezza di cui avevo davvero bisogno... Grazie Rossana. Buona Pasqua, seppur in ritardo.
RispondiEliminaE' vero, la bellezza consola rispetto al brutto, al tragico, al banale... Ne abbiamo tutti molto bisogno. Buon tempo di Pasqua anche a te, un abbraccio.
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