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giovedì 30 maggio 2024

Come vogliamo diventi Albenga?

Post di Gian Maria Zavattaro
Fotografie di Rossana Rolando.

Albenga, Municipio
“Può darsi che non siate responsabili della situazione in cui vi trovate,  ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla” (M. L. King).

Chi mente abolisce la società (I. Kant).

Il contesto locale regionale nazionale europeo mondiale, a dir poco inquietante, delle elezioni comunali ed europee rischia di spingerci ad un disincantato pessimismo, aggravato dal diffondersi di un inverecondo irrespirabile clima di reciproca ostilità (l'altro come nemico, bugiardo...), di martellanti  accuse, di grossolana, per non dire faziosa, aggressività che ci avviliscono e stupiscono, anche da parte di persone di provata stima e rispetto. Eppure, a ben vedere, proprio questa difficile temperie dovrebbe invece spronare ognuno di noi a non rinunciare alla speranza di un corale cammino di rinascita. Le elezioni comunali ne dovrebbero essere la cartina di tornasole: microcosmo che ricapitola il macrocosmo.
Come tutti i cittadini ingauni pensanti, mia moglie ed io vogliamo consapevolmente scegliere, liberi da ogni seduzione. Proprio per questo - come tantissimi altri cittadini pensanti - ci siamo districati tra promesse ed accuse, guardando oltre le apparenze, prendendo atto della varia scelta delle urgenze da affrontare, dei problemi da risolvere, dei nodi essenziali del territorio da sciogliere, condividendo o meno molteplici aspetti.

mercoledì 22 maggio 2024

Kant, Sogni di un visionario... Guida alla lettura.

Post di Rossana Rolando.

Emiliano Bruzzone, Immanuel Kant

Guida alla lettura dei 

Sogni di un visionario chiariti con sogni della metafisica

di Immanuel Kant*

(1766)

Prefazione.

· Kant inizia il suo scritto sostenendo che “il regno delle ombre è il paradiso dei sognatori”. Su queste province invisibili dell’aldilà, di cui la Chiesa di Roma ha le chiavi per spalancare le porte, si aprono contemporaneamente le casse del mondo presente [si ricordi la posizione luterana, nei confronti della Chiesa cattolica]. Kant, quindi, insinua ironicamente il sospetto che le dottrine sull’aldilà nascano da ben precisi vantaggi di arricchimento da parte dei poteri religiosi. Ma la domanda, posta subito dopo, riguarda gli altri contesti in cui emergono illusioni e chimere, relative ad un presunto mondo di spiriti, anche laddove non si riscontrano vantaggi economici: nei racconti della mentalità comune o nell’atteggiamento filosofico che appare incerto di fronte alle testimonianze di presunte apparizioni di spiriti.

· Kant ritiene, però, che non credere nulla – relativamente alle suddette visioni di spiriti -, senza offrire alcun tipo di confutazione, sia un pregiudizio altrettanto sciocco quanto credere tutto, senza sottoporlo ad esame. Dunque, per evitare il primo pregiudizio, lo stesso Kant dichiara di essersi lasciato trascinare, dalla parte del secondo, mettendosi ad indagare la verità di alcuni racconti.

· Afferma, quindi, di non aver trovato nulla (perché non c’era nulla da cercare) e sostiene che la comunicazione di questo risultato è già un motivo per scrivere il presente saggio. Ma ci sono altre due ragioni per esporre l’esito delle sue indagini: la prima data dalla sollecitazione di amici che hanno chiesto il suo parere, la seconda dalla spesa fatta per comprare il grosso libro del visionario Swedenborg e, anche peggio, dalla fatica impiegata per leggerlo, che non poteva essere semplicemente perduta, senza frutto alcuno.

· Con questa conclusione si è così giustificata la scrittura di un testo di cui – dice ancora Kant, con sorridente arguzia – il lettore non capirà la parte principale [dogmatica], non crederà la parte storica, e il rimanente deriderà.

sabato 18 maggio 2024

Una favola d'altri tempi? La città rinata.

Post di Gian Maria Zavattaro
Fotografie di Rossana Rolando.

Albenga e le sue torri
Anche le città credono d’essere opera
della mente o del caso ma né l’una né l’altro
bastano a tener su le loro mura. D’una città non
godi le sette o settantasette meraviglie, ma la
risposta che dà alla tua domanda.
(Italo Calvino, Le città invisibili).
 
La città rinata: una favola d'altri tempi?
 
C’era una volta molto tempo fa una città, Erebo, in riva al mare, ad un tiro di schioppo dalle montagne - città accorata, con un che di oscura malinconia (nomen omen!) -, dove tutti, (uomini, donne, vecchi, bambini, gatti, cani e canarini) non facevano altro che lavorare, ammassare soldi e contare i loro guadagni alla faccia degli altri: rendite, stipendi, conti in banca(ovviamente in  paradisi fiscali), interessi, affitti e profitti,  vantaggi e svantaggi e tutta la serie di cavilli di elusione fiscale. Non solo. Animati da una furia contagiosa, in parossismo collettivo passavano il tempo a calcolare tutto: larghezza, lunghezza, peso, distanze, cibi, bevande, cielo terra e spiagge pubbliche diventate private, amici, conoscenti,  turisti e stranieri (non i "migranti", troppo diversi), figli, scuola, lavoro, ferie e festività sacre e profane, serre, fiori, carciofi, asparagi, pomodori, trombette…Tutto! Forse che la vita non è altro che un calcolo continuo? 

giovedì 9 maggio 2024

Fuori della "gabbia d'acciaio".

Post di Rosario Grillo.

Charlie Chaplin, Tempi moderni
Remo Bodei nel capitolo VII, Il mondo e lo sguardo, de La filosofia del ‘900 (1), passa in rassegna filosofi lontani e vicini alla nostra epoca, da Husserl a Foucault, mirando a definire la cosalità, aderente alla funzionalità tecnica e deviata dalla libertà del soggetto. Richiama così Odradek, uno strano congegno meccanico descritto in uno dei racconti di Kafka. Ne fa un simbolo di un importuno “intralcio”: per arcano, capace di reinventare la sua esistenza. Kafka ne consiglia l’oblio. Bodei chiosa l’episodio: “per Heidegger bisogna, al contrario, sottrarre le cose dall’oblio della metafisica, farle aprire nuovamente a un dialogo, dar voce alla loro alterità, rifondarne il senso, renderle, attraverso il linguaggio, crocevia di relazione, supporti di una diversa possibile esperienza non manipolata” (2).
*
Ricordo la definizione data alla tecnica da Max Weber: gabbia d’acciaio. Riproduce alla perfezione il meccanismo infernale in cui si trova incastrato l’operaio Charlot di Tempi moderni. Qualche decennio prima la sociologia americana aveva configurato il sistema taylorista (3): una piena sincronizzazione delle fasi della produzione (catena di montaggio), cronometrazione, asettica pianificazione, momenti di una radicale razionalizzazione. La “ragione strumentale” prendeva il sopravvento accompagnandosi alla calcolabilità, alla serialità ed alla riproducibilità tecnica.