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Visualizzazione post con etichetta poesia. Mostra tutti i post
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sabato 18 maggio 2024

Una favola d'altri tempi? La città rinata.

Post di Gian Maria Zavattaro
Fotografie di Rossana Rolando.

Albenga e le sue torri
Anche le città credono d’essere opera
della mente o del caso ma né l’una né l’altro
bastano a tener su le loro mura. D’una città non
godi le sette o settantasette meraviglie, ma la
risposta che dà alla tua domanda.
(Italo Calvino, Le città invisibili).
 
La città rinata: una favola d'altri tempi?
 
C’era una volta molto tempo fa una città, Erebo, in riva al mare, ad un tiro di schioppo dalle montagne - città accorata, con un che di oscura malinconia (nomen omen!) -, dove tutti, (uomini, donne, vecchi, bambini, gatti, cani e canarini) non facevano altro che lavorare, ammassare soldi e contare i loro guadagni alla faccia degli altri: rendite, stipendi, conti in banca(ovviamente in  paradisi fiscali), interessi, affitti e profitti,  vantaggi e svantaggi e tutta la serie di cavilli di elusione fiscale. Non solo. Animati da una furia contagiosa, in parossismo collettivo passavano il tempo a calcolare tutto: larghezza, lunghezza, peso, distanze, cibi, bevande, cielo terra e spiagge pubbliche diventate private, amici, conoscenti,  turisti e stranieri (non i "migranti", troppo diversi), figli, scuola, lavoro, ferie e festività sacre e profane, serre, fiori, carciofi, asparagi, pomodori, trombette…Tutto! Forse che la vita non è altro che un calcolo continuo? 

sabato 30 marzo 2024

Anticipazioni della Pasqua, Mario Luzi.

Post e fotografie di Rossana Rolando
 
Anselm Kiefer, Caduta dell'angelo
Mario Luzi, uno dei maggiori poeti del Novecento italiano ed europeo (Sesto fiorentino, 1914 - Firenze, 2005), ha dedicato numerosi componimenti alla Pasqua, intrecciando il tema evangelico della resurrezione ultima dai morti, con l’evento anticipatore delle pasque penultime: piccole resurrezioni, in cui si fa esperienza, durante il corso dell’esistenza, di una ri-nascita alla vita. 
 
Nella sua concezione poetica, infatti, la morte non è soltanto il momento che mette fine alla storia individuale: essa è dentro il tempo, inscritta in ogni esperienza di negazione, di perdita di sé e di annientamento: “Siamo/ noi pure/ dentro l’animato grembo/ dove nascita/ e morte si affrontano/ sì, ma solo per confondersi.”¹ Per questo la vita che continuamente viene meno e manca, ha bisogno di essere raggiunta da altra vita,² perché sia possibile riemergere dalle ceneri e dai baratri: la vita medesima reclama vita e “così spirito lo spirito”, come la linfa per l’albero o l’acqua per l’arido deserto.³

martedì 13 giugno 2023

Il testamento spirituale di Nuccio Ordine.

Post di Rossana Rolando.
 
La lezione di Nuccio Ordine
Il 10 giugno 2023 ci ha lasciato improvvisamente Nuccio Ordine, esperto di Giordano Bruno, studioso del Rinascimento, ma soprattutto grande professore, innamorato del sapere e della sua autentica trasmissione, volta a formare persone libere e pensanti. Questo il senso da lui dato alla parola scuola, già tutto racchiuso nell'etimologia del termine greco scholè equivalente del latino otium: tempo dedicato a se stessi, libero dalle occupazioni – negotia – e quindi adatto agli studi. 
L’utilità dell’inutile è, infatti, il suo libro più famoso, tradotto in 32 lingue. Per una strana coincidenza, l'ultimo giorno di scuola (il 9 giugno) ho affidato proprio questo testo ai miei alunni di quarta liceo classico, perché lo leggano nell'estate. Probabilmente non sapranno della morte dell'autore, ma per me, che ne sono invece colpita, la concomitanza è particolarmente significativa.
Il tema centrale del saggio – come si comprende già dal titolo – è l’utilità dell’inutile, rappresentato quest’ultimo da tutte quelle forme di conoscenza (poesia, arte, filosofia, ricerca…) che non servono a raggiungere uno scopo immediato o semplicemente un profitto, ma che sono tanto più utili perché permettono di diventare migliori, capaci di pensare autonomamente e di dare un senso alla vita e alla convivenza umana. E' dunque il richiamo alla necessità di coltivare il sapere fine a se stesso, al di là della logica puramente utilitaristica che finalizza lo studio all’ottenimento di un diploma o di una laurea e quindi alla specializzazione e all'abilitazione professionale.

giovedì 27 aprile 2023

Favola d'amore, Hermann Hesse.

Post di Rossana Rolando.
 
💥 Dedicata.
Hermann Hesse, Illustrazione per Favola d'amore
Favola d'amore di Hermann Hesse nasce da un preciso vissuto ed è la storia di una rigenerazione.¹ Alle spalle un matrimonio andato in crisi, i problemi psichiatrici della prima moglie Mia, ricoverata in clinica, l’abbandono della casa di Berna e l’affido dei figli alle cure di amici. Siamo nel 1919. Hermann Hesse attraversa un periodo di grande sofferenza e disorientamento, di tormento e mortificazione. Si sottopone alla psicoanalisi di C.G. Jung. L’incontro con Ruth Wenger – che diventerà sua amica e poi sua seconda moglie – segna un nuovo inizio. Per lei scrive la favola d’amore. Alcune copie di essa circolano tra amici, ancor prima di pervenire all’interessata che la riceverà in dono per la Pasqua del 1923. Lo stesso editore S. Fischer ottiene il manoscritto in omaggio e vorrebbe subito pubblicarlo, ma Hesse si oppone. Solo in vecchiaia darà l’assenso all’operazione. Proprio questa privatezza della favola rende intimo il suo contenuto, ancora oggi, quasi un dono rivolto ad ogni suo lettore, in segreto.

sabato 15 aprile 2023

Celebrazioni per Rocco Scotellaro.

Post di Rosario Grillo.
 
Tricarico, Murale per Rocco Scotellaro e luminarie con versi della poesia "Lucania", Massimo Rella
Questo governo che alla cultura ha procurato forti scossoni in nome di cadenze nazionaliste e a causa del recupero di una decisa dose di governo elitario, ha avuto il merito di disseppellire la memoria di un personaggio emblematico della cultura meridionale (oltre che della civiltà contadina). Il personaggio è Rocco Scotellaro, vissuto tra il 1923 e il 1953, lucano, protagonista di vicende pregnanti nella storia del socialismo italiano.
Le celebrazioni cadono nell’anniversario della morte; quella che lo rapì ancora giovane, dopo una vita breve che si deve considerare intensa. Una commemorazione, oltretutto, che ripaga la trascuratezza della regione di appartenenza e dello stesso paese natio, che poco si sono occupati di rendere onore alla grandezza dell’uomo.
Eppure Scotellaro poteva essere subito classificato come degno discepolo di Gaetano Salvemini (che a lui sopravvisse, essendo morto nel 1957).
 

sabato 3 dicembre 2022

L'esperienza dell'ingovernabile.

Post di Rossana Rolando.
Immagini degli acquarelli di Nicola Magrin (qui la pagina facebook).
 
“In quanto esseri viventi, siamo morsi, rosi dal sintomo.
Siamo malati, tutto qui.”
(Jacques Lacan).¹
 
Nicola Magrin, Iceberg
Ciascuno di noi ha provato, nel corso della sua vita, in modo più o meno forte e sconvolgente, qualcosa che si oppone al dominio della mente - alla lucidità della coscienza - e che risulta ingovernabile. Si esprime attraverso un sintomo, spesso ripetuto o solo occasionale, e mette in discussione l’ordine esteriore della nostra esistenza. Il sintomo, insegna la psicoanalisi, è l’indizio rivelativo di un malessere, non è il malessere stesso, ma il suo segno, come la febbre rispetto ad una malattia. Esso ha una forza che l’Io non comanda, è il primo avviso dell’ingovernabile.

martedì 2 agosto 2022

L'eternità presente. Biagio Marin.

 Post e fotografie di Rossana Rolando.

Grado, casa natia di Biagio Marin
Nel nostro viaggio a Trieste – città dal grande fascino mitteleuropeo, cui dedicheremo presto un post – abbiamo raggiunto, via mare, Grado, il paese lagunare di Biagio Marin, poeta oggi universalmente riconosciuto, di cui la critica letteraria e filosofica si è largamente occupata.¹
Nato in territorio asburgico e poi coinvolto nel processo di unificazione italiana, vive una lunga esistenza, tra il 1891 e il 1985, non priva di grandi dolori, come la morte del figlio Falco, nel corso della Seconda guerra mondiale, e la scomparsa di altri affetti cari (la moglie, il nipote Guido). 
Sulla parete della sua casa natia si legge la scritta di alcuni versi che rimandano ad affanni antichi e a lacerazioni ricomposte nel lavorio dell’interiorità:

Mar queto mar calmo/ no’ vogie no’ brame/ respiro de salmo/ tra dossi e tra lame.

[Mar queto, mare calmo/ non voglie non brame/ respiro di salmo/ tra dossi e tra lame].²

martedì 12 luglio 2022

Frammenti alla deriva.

Post di Rossana Rolando
Immagini delle opere di Bordalo II (qui la pagina facebook).
 
Bordalo II, Mezzo colibrì
Detriti, resti, immondizia, spazzatura: nomi tutti che richiamano alla mente tutto ciò che è logoro e, ad un tempo, sporco – immondo –, fatto per essere spazzato via.
Sentiamo ogni giorno notizie che riguardano l’emergenza rifiuti in molte città. In particolare Roma, capitale splendida, coperta da cumuli di spazzatura, che attirano animali mai visti prima nelle strade cittadine; Roma devastata da incendi e soffocata da effluvi maleodoranti. Ci colpisce per il suo valore simbolico, ma sappiamo che il degrado coinvolge molte parti d’Italia, deturpando la bellezza naturale e la ricchezza culturale del nostro paese.
Le soluzioni sono rese difficili da ingarbugliate matasse di questioni politiche, economiche, sociali, civili. Nel frattempo, il rischio è quello dell’assuefazione allo sporco, al brutto e alla logica del buttar via.
I mondi culturali non sono indifferenti al tema e possono illuminare in molti modi il rapporto con l’oggetto-rifiuto.
Non mi riferisco alla pur bellissima poetica del detrito - lontana dalla problematica ambientale - che ha idealizzato lo scarto, facendone una tematica esistenziale, metafora di un mondo a cui si sente di non appartenere, che rigetta come il mare le sue scorie.¹
Piuttosto penso ad alcuni spunti che pongono proprio al centro della riflessione o della creazione artistica ciò che resta, senza alcuna idealizzazione.

sabato 16 aprile 2022

Squarci di tenerezza.

Post di Rossana Rolando.
 
Donatello, Madonna Pazzi, foto personale
Aprile è inoltrato, siamo ormai alla vigilia di Pasqua. Nelle chiese si celebrano i grandi simboli della cristianità. Da quasi due mesi incombe la guerra in Ucraina. Gli appelli alla pace e alla deposizione delle armi sembrano parlare un linguaggio del tutto incoordinabile con la logica del conflitto: quel che si avverte è la distanza tra la durezza del realismo politico e le vie impossibili della pace.
Se non si rimane sommersi dall’indifferenza, anestetizzati spiritualmente, si avverte l’esigenza di riandare alle sorgenti di un’umanità perduta. Quando tutto è così duro, ostile, ferreo, pesante, sentire dentro qualcosa che intenerisce, si smuove, si fa delicato e molle, è un segno. Montale direbbe: “E il segno dun’altra orbita: tu seguilo”.¹
 
C’è chi vorrebbe scrivere una storia della tenerezza. Isabella Guanzini ha dedicato ad essa un libro.² In questo post, più sommessamente, rimando ad alcuni squarci di tenerezza.

domenica 19 dicembre 2021

Perché attendiamo?

Post di Gian Maria Zavattaro.
Immagini delle opere di Angelo Balduzzi, con gentile autorizzazione (qui il sito).
 

Angelo Balduzzi, E viene giù dal cielo
“Qualcuno ci ha mai promesso qualcosa? E allora perché attendiamo?” (C. Pavese, Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1973, p. 276. Cfr anche il titolo di "Tracce" «Qualcuno ci ha mai promesso qualcosa? E allora, perché attendiamo?» gennaio 2013, Appunti dagli Esercizi spirituali degli universitari di CL, Rimini, 7-9.12.12).

 
Perché, chi, cosa attendere?
Coloro che vogliono vivere in profondo la fede cristiana “attendono” le promesse del Signore Gesù, figlio del Dio vivente e sanno perché (1). L’Avvento è “attesa” nel significato originario dell’etimo: tempo vivificante che tiene desta l’attenzione verso eventi considerati decisivi a cui ci si dedica con vigile cura e coerenti scelte di vita.
Il guaio è che oggi non si sa attendere. Si aborrono i tempi d’attesa di qualunque genere e specie. Nel nostro liquido presente le attese, non importa se vitali o accidentali, sono insopportabili, perché vissute come tempo morto, sprecato.  Non si ha tempo da perdere nella corsa compulsiva a vivacchiare nel consumismo e nel conformismo.
L’Avvento, “tempo dell’attesa vivificante”, richiede invece “attenzione”: fare in noi e attorno a noi silenzio per contemplare, ascoltare, pregare, amare, perdonare, accudire, pazientare, curare…cioè vivere intensamente la vita. In ognuno di noi questo tempo ha la cifra del vigore della propria fede speranza carità, ha il sigillo della propria passione e azione, intelligenza, coerenza, fedeltà. Attesa non passiva che reclama la conversione.
 

sabato 1 maggio 2021

Szymborska, poesia filosofica.

Post di Rossana Rolando 
Immagini delle opere di Guido Scarabottolo (qui il sito instagram). *
 
La poesia -/ma cos’è mai la poesia?/ Più d’una risposta incerta è stata già data in proposito./ Ma io non lo so, non lo so e mi aggrappo a questo/ come all’àncora d’un corrimano (Wisława Szymborska, Ad alcuni piace la poesia).
 
Guido Scarabottolo
Che cosa mi attrae nella poesia di Wisława Szymborska? Della poetessa polacca la casa editrice Adelphi ha pubblicato l’intera produzione poetica, con il bel titolo, tratto da un suo componimento, “La gioia di scrivere”.¹ 
Si tratta di un’opera ormai “consacrata”, sia dall’alto, con il premio Nobel per la Letteratura, a lei attribuito nel 1996, sia dal basso, con l’enorme successo di pubblico riscontrato negli ultimi anni, tanto da essere citata su riviste di larga diffusione, sui social e persino nelle canzoni d’autore. Quindi, si potrebbe pensare, ciò che attrae me, ha attratto molti altri, perché questo è il potere universalizzante della parola liricamente ispirata.
 
Eppure…
Ciascuno di noi sa bene che la poesia ha un lato oggettivo, per il quale nessuno si sognerebbe di dire che Virgilio o Dante o Ungaretti non sono poeti, e un lato soggettivo, per cui si sente di amare particolarmente un poeta, perché lo si avverte più intimo e affine e lo si frequenta ritornando spesso sui suoi versi, gustandone l’espressione, rimuginandola, facendola propria. 
Può essere per lo stile, per le tematiche, per i rimandi… e chissà per che altro ancora.

sabato 6 febbraio 2021

Difficile libertà.

Post di Rossana Rolando
Immagini delle illustrazioni di Andrea Calisi (qui il sito instagram).
 
Andrea Calisi, Ragazzi, stormo, isola
In tempo di covid viviamo limitazioni della libertà di fare, di uscire, di incontrare. A chi se ne è lamentato il presidente Sergio Mattarella ha ricordato che noi non siamo liberi di contagiare gli altri, con comportamenti inadeguati rispetto all’emergenza che stiamo vivendo.
In questa affermazione si radunano antiche radici culturali: da una parte l’insegnamento illuministico che ha stabilito un principio sempre valido, entrato nel comune linguaggio, secondo cui la libertà è la possibilità di fare quel che non nuoce ad altri e non è vietato dalla legge¹; dall’altra parte tutta la tradizione biblica che individua nella libertà l’origine della responsabilità, concetto etico ripreso dal pensiero filosofico novecentesco, da Franz Rosenzweig a Martin Buber fino a Emmanuel Lévinas².
A partire da questo semplice richiamo vorrei soffermare l’attenzione su due spunti, corrispondenti ai due modi di intendere la libertà - entrambi portatori di verità esistenziali -: l’uno legato alla realizzazione individuale, l’altro teso a coniugare libertà ed alterità.
 

mercoledì 16 dicembre 2020

Poesia e sublimazione.

Post di Rosario Grillo.

Pierre Puvvis de Chavannes, Il sogno, 1883, particolare  



Come per mano di un Dio, un tempo mi avvinse 
Su quel ponte un incanto, mentre passavo,
E sullo sfondo dei monti
La vaga lontananza mi apparve,
E il giovinetto, il fiume, correva alla piana
Lieto e triste, come il cuore che, per troppa bellezza,
In un naufragio d’amore,
Si getta nei flutti del tempo. 
(Hörlendin)

Con le imperfezioni intrinseche ad un patito della argomentazione proverò ad imbastire delle note sulle proprietà della poesia e, a più larga raggio, della comunicazione a-logica.

Il pensiero occidentale ha subito il peso onnivoro della logica. È risaputo invece che nella tradizione orientale è stato più largo il ruolo assunto dal l’espressione non logica.

Sono stato provocato dalla lettura di un recentissimo contributo di F. Berardi Bifo, concepito nel contesto della piena pandemia ed interrogativo sulla relazione tra reclusione indotta dall’epidemia ed effusione dei rapporti sessuali. (1)

domenica 19 maggio 2019

Primo Levi, Agli amici.

Post di Rossana Rolando.

Cari amici, qui dico amici
Nel senso vasto della parola:
Moglie, sorella, sodali, parenti,
Compagne e compagni di scuola,
Persone viste una volta sola
O praticate per tutta la vita:
Purché fra noi, per almeno un momento,
Sia stato teso un segmento,
Una corda ben definita
(Primo Levi, Agli amici).¹

Pier Vincenzo Mengaldo,  
Per Primo Levi
Tra gli scritti raccolti in occasione del centenario della nascita di Primo Levi (31 luglio 1919) nel libro di Pier Vincenzo Mengaldo, appena uscito per Einaudi, vi è un piccolo saggio del 2018 dedicato a Il canto di Ulisse² , contenuto in Se questo è un uomo³.
La vicenda è a tutti nota ed è appena il caso di richiamarla sommariamente: Primo Levi e Jean Samuel, giovane studente alsaziano, denominato Pikolo, dallo stesso Levi, si recano a ritirare il rancio e lungo il cammino si scambiano confidenze sulle loro case, le loro letture, gli studi, le rispettive madri tanto somiglianti, come tutte le madri. Dapprima parlano in francese, poi Pikolo, che è stato un mese in Liguria e vorrebbe imparare l’italiano, sollecita Primo Levi che, chissà come e perché, ricorda alcuni versi dell’Ulisse dantesco e comincia a ricostruire  l’intero canto XXVI, cercando di rammendare le parti mancanti in uno sforzo della memoria che deve procurargli – come nota Mengaldo, citando situazioni estreme e analoghe - intima soddisfazione. Il parallelismo Inferno – Lager, da una parte e Poesia – Liberazione, dall’altra parte,  è subito evidente.

sabato 9 marzo 2019

Essere amici. Nuovo libro di Franco La Cecla.

Post di Rossana Rolando.

Prima di copertina.
Il tema antico dell’Amicizia è l’oggetto di un piccolo e prezioso libro di Franco La Cecla, dal titolo Essere amici, appena uscito per Einaudi¹. Il suo ampio respiro culturale spazia dall’antropologia alla filosofia, con ricchi riferimenti al pensiero contemporaneo (Derrida, Lévinas, Benjamin, Foucault, Illich...), fino alla poesia e alla letteratura.
Non si tratta di un'esposizione accademica catalogante, anche se la memoria della sistemazione aristotelica dei libri VIII e IX dell’Etica nicomachea, relativamente alle condizioni, ai fondamenti, alle tipologie dell’amicizia, è costantemente richiamata lungo le pagine del testo.
Già il titolo lo indica in modo chiaro. Non è l’idea di “amicizia” ad essere posta al centro dell’attenzione, ma l’“Essere amici”, laddove il verbo essere tende ad immettere il lettore in una situazione viva, in movimento: l’amicizia è il valore eterno, assoluto, sciolto dalla spazio e dal tempo; l’essere amici è la possibilità data a ciascuno nel corso della propria vita.

E, infatti, il terzo e forse più denso capitolo del libro si sofferma sulla revocabilità dell’amicizia, come condizione della stessa, insistendo sul carattere mobile e quindi mai scontato di quel corpo vivo che è la relazione amicale tra due persone: “L’amicizia è sostenuta dalla sua potenziale rottura. Essa ne è sostanziata, si dà solo come qualcosa che possa essere revocabile in ogni momento. Questo ne è il paradosso fondamentale”².

domenica 6 gennaio 2019

Gli accumulatori del Tempo.

Post di Rossana Rolando 
Immagini dei dipinti di Giuliano Giuggioli (qui la pagina facebook). Il pittore è in mostra ad Albenga fino al 13 gennaio 2019, presso Palazzo Oddo: un ringraziamento particolare a Francesca Bogliolo e ad Alessandro Colonna che ci hanno permesso di conoscere l'artista.

Giuliano Giuggioli, 
Inarrestabile
Tra i vissuti più luminosi che un/una insegnante può sentire e trasmettere agli allievi vi è l’esperienza del tempo inteso come intensità e durata: non semplice susseguirsi di istanti uguali e indifferenti l’uno rispetto all’altro, ma tempo significativo in cui si decide qualcosa di sé. Quando questo accade, discente e docente si trovano avvolti nella stessa emozione, tutti dentro ciò che si sta dicendo - una poesia, un pensiero filosofico, un percorso storico, un testo da tradurre e fin’anche una dimostrazione matematica - senza dissociazione interiore, in unione profonda con la “cosa” da cui proviene la ‘necessità’ dell’ascolto. Non è un’esperienza scolastica quotidiana - fatta piuttosto di chiaroscuri -  è invece evento che si compie grazie a una serie di circostanze positive, soggettive ed oggettive,  che permette di realizzare quella magia dell’ora di lezione, evocata da Massimo Recalcati¹ .

giovedì 1 novembre 2018

Piero Guccione, orizzonti infiniti.

Post di Rossana Rolando.

Immagine tratta dal docufilm di Nunzio Massimo Nifosì, 
Piero Guccione, verso l'infinito
Piero Guccione, morto lo scorso 6 ottobre nella sua Sicilia (lavorava a Quartarella, tra Scicli e Modica), è stato anche denominato “narratore di orizzonti”. Dalla fine degli anni Sessanta il grande pittore siciliano ha dipinto instancabilmente il mare, nel suo congiungersi con il cielo, lungo una linea mobile e sottile: “In realtà, l’orizzonte non ha corpo, è una cosa infinita che cambia continuamente, ma fisicamente non esiste. E’ il luogo dove il nostro sguardo è portato, come luogo eterno. E’ un bisogno” (cfr. in questo post il video I colori del mare).

sabato 15 settembre 2018

Una filosofia "a cuore aperto".

Post di Rosario Grillo 
Immagini delle stampe dipinte dal pittore giapponese Ohara Koson (1877-1945), con riferimento alla simbologia occidentale e orientale.

Ohara Koson, 
Civetta [simbolo della conoscenza] 
e fiori di ciliegio [simbolo di bellezza e caducità]
La ragione ha la capacità di annullare sia i gradi preparatori pre-riflessione sia i canali differenziati di conoscenza.
Conoscenza, lo ricordo, è laboratorio complesso e composito: percezione ed appercezione ne fanno parte (includo nella percezione i multiformi  rivoli della sensazione).
È occorsa una querelle culturale prolungata, dalla fine dell’Ottocento a gran parte del Novecento, per dismettere la convinzione della primazia incondizionata della ragion pura, e in versione speculativa (Hegel) e in version scientista (Positivismo), mentre, per certi versi, si è aperta una “quaestio con il “pensiero debole”, tacciato di comprimere un po’ troppo il potenziale della ragione.
Insieme a questo si è parlato di “morte della filosofia.
Le acque, adesso, si sono calmate.
Nel frattempo la società ha conosciuto disgregazioni, sfilacciamenti e ”liquidità. Seguendo la mia inclinazione, suffragata da certe letture e dall’interesse per la Mistica, ritengo che il Vuoto possa, comunque,essere fomento di Rigenerazione. (1)
Le ideologie, sottoposte a processo, hanno ceduto le armi e ….spesso ci si trova davanti ad un Vuoto.

sabato 28 luglio 2018

Ermanno Olmi racconta Carlo Maria Martini tra storia e poesia.

Post di Rossana Rolando.

La camera del cardinale Carlo Mari Martini, 
dal film di Ermanno Olmi
Ermanno Olmi (1931-2018) racconta Carlo Maria Martini (1927-2012) in un film documentario, uscito nel marzo 2017, che commuove e avvicina con intensa liricità alla figura del cardinale. La voce di Martini - che ripercorre la propria biografia - è interpretata dallo stesso Olmi, con una sovrapposizione delle due grandi anime che aggiunge pathos alla narrazione e alle immagini.
La scena iniziale, sulla quale la telecamera indugia e ritorna più volte, inquadra un letto vuoto - con il sottofondo di un ticchettio d’orologio  e poi del Requiem di Verdi -, una finestra aperta sui rami di un albero mosso da una leggera brezza, una camera in cui si consuma la malattia e la fase terminale della vita di Martini. L’ansia della morte dà  avvio al lungometraggio (76 minuti) e coinvolge subito nella vicenda di una personalità gigantesca e umanissima insieme.

mercoledì 18 aprile 2018

20 aprile, 25 anni dalla morte di don Tonino Bello.

Don Tonino Bello 
(1935-1993)
In occasione dell'anniversario dei 25 anni dalla morte di don Tonino Bello - il 20 aprile 2018 - pubblichiamo l'articolo del professore e amico Leonardo Lestingi, scritto 3 anni fa (per ricordare gli 80 anni dalla nascita di don Tonino, 18 marzo 1935), ma ancora molto vivo ed efficace.

Le immagini, inserite di seguito, riproducono opere fotografiche di Jamie Heiden (qui il sito).




La memoria e il ricordo di don Tonino Bello, insieme alla nostalgia e alla commozione, sono ancora oggi vivi, e non solo in chi ha avuto il privilegio d’averlo conosciuto e incontrato, ma anche in chi lo ha “scoperto” solo di recente e che attraverso la lettura dei suoi testi, i racconti e le testimonianze di molti, riesce a dialogare nuovamente con lui e ad aprirsi a inattesi orizzonti di speranza.    
Jamie Heiden, 
Tornando a casa
Gli scritti di don Tonino continuano ad essere ristampati e raggiungono  un pubblico sempre più vasto, insieme a numerosi testi inediti o pubblicati molti decenni addietro su riviste e periodici oramai scomparsi, come nel recente e corposo La terra dei miei sogni (Ed Insieme ed., pp. 677, Euro 25), un’antologia bellissima, rigorosa e illuminante che raccoglie i suoi scritti antecedenti l’episcopato molfettese: diari, omelie, relazioni, articoli, cronache, appunti e schemi di lavoro, che confermano l’idea che nella vicenda di don Tonino non ci sia un prima e un poi, ma una sostanziale e sorprendente continuità.