Post di Rosario Grillo
«Sino a che questo oblio di una possibile alternativa avrà il sopravvento, contro la cecità all’apocalisse (di cui scrisse Günther Anders, ) non ci sarà niente da fare». (Christof Türcke)
“è restata, infatti, la guerra senza il principio del conflitto […] una guerra ormai allo stato puro, come non s’era mai vista prima nella storia, una guerra con distruzione e morte ma, senza sangue né conflitto” (A. Asor Rosa, Fuori dell’Occidente )
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Rosa dei venti, 1650 |
Ritorna in pompa magna il protezionismo.Cala il sipario sul lungo periodo cominciato con la fine delle due guerre mondiali, intonato al libero commercio. Ne sono state tessute le lodi più sperticate, spesso sfiorando la retorica, in modo da combattere il fronte dei paesi comunisti, raccolti sotto l’insegna della URSS.
La polvere ideologica con la quale si è rivestito il fronte occidentale, nel quale gli Stati Uniti prendevano il testimone del comando, si serviva addirittura di un’impegnativa voce: democrazia. Contrapposta ad autocrazia.
In conseguenza, addirittura, fu coniato l’apposito marchio di Occidente: ne scaturì una dualità inconciliabile con l’oriente (ed i paesi orientali). Certo, sfuggiva ai più che la geografia non è scienza apodittica, anzi chiede il relativismo e se ne serve.
In esempio pratico, certi paesi che al nostro sguardo risultano ad oriente, ad uno sguardo diverso (prospettiva) sono terre d’Oriente. La terra non è piatta e la carta geografica è una rappresentazione strettamente convenzionale.
La democrazia, resa topos dell’Occidente, fu dichiarata figlia della Grecia antica (età di Pericle) e fu stretta in unione con il liberalismo dando origine alla liberaldemocrazia.
Essa si faceva forte dello spirito liberale con gli annessi diritti civili e partoriva, in integrazione, la sovranità popolare con il bagaglio dei diritti sociali. La relazione sembrò armonica: tra liberismo liberalismo democrazia sembrava correre una fluidità ineccepibile. La maglia si poteva stendere fino a comprendere la socialdemocrazia tanto che, in un certo angolo, fu anche imbastito il welfare (non universale, per carità!).
Fu decantato il piano Marshall, senza sospettare l’incipiente egemonia degli Stati Uniti. Si permise (accordi, contrattazione, concessioni) una certa decolonizzazione, sotto attenta vigilanza, con dentro la fumosità di un incombente neo colonialismo (mutatis mutandis: sempre colonialismo).