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Visualizzazione post con etichetta Tonino Bello. Mostra tutti i post
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domenica 22 dicembre 2024

Natale 2024. Auguri

Da Gian Maria Zavattaro, Rosario Grillo e Rossana Rolando 

Sandro Botticelli, Natività mistica, 1501, parte
Siamo stati indecisi se fare o non fare gli auguri tipo “Auguriamo di cuore a tutti un lieto Natale ed un Nuovo Anno ricco di serenità e di bene”: è la recita di ogni anno, frutto di una vacua seriale ritualità collettiva, sbandierata all’altare del consumismo e del mercato.
Poi abbiamo deciso: “Sì, facciamoli !” perché “augurare” (il bene, la serenità, l’amore, la salute, la pace, la giustizia. la felicità…) può e deve essere meraviglioso, sempre traducibile in preghiera nutrita dalla speranza ed in azioni coerenti all’attesa. Auguri rivolti non indiscriminatamente a tutti (cioè a nessuno), ma al “volto” di ogni persona che ci legge e/o incontriamo. BUON NATALE dunque a voi ed a noi, pieno di sane inquietudini, colmo di gesti, di mani tese, di reciproci sorrisi e insieme di attenzione e sguardi per le innumerevoli vittime di ogni atrocità: bambini/e sfruttati affamati assetati d’amore, donne profanate, giovani disoccupati, anziani piegati nella solitudine, periferie del mondo in rivolta, fuggitivi sparsi in tutte le plaghe del mondo e che nel Mediterraneo continuano a morire…
E allora auguriamo che ognuno di noi e di voi, credenti e non credenti, tra il frastuono di eventi bellici e melodie natalizie, possa testimoniare la verità del Natale, più forte di ogni violenza. Che il Natale 2024 sia di attesa gioiosa, anticipazione e annuncio di cieli e terre nuove e non un “Natale Nero” (1).

sabato 23 dicembre 2023

I nostri auguri. Natale 2023.

Post di Gian Maria Zavattaro
Foto di Rossana Rolando,  riprese dal Museo dei Cappuccini, Genova (qui il sito).
 
AUGURI NATALIZI 
DI ROSSANA ROSARIO GIAN MARIA
 
Presepe, Museo dei Cappuccini, Genova
Immersi, come siamo, nel Natale visibile (caos profano di nenie e luminarie, di consumi, di rituali familiari e protocolli sociali) “c’è una domanda che non arriva a verbalizzarsi, che pare anzi fuori contesto rispetto allo scintillio dei messaggi augurali che ci scambiamo, ma che è forse il reale approccio al mistero dell’uomo e al mistero di Dio. La domanda è: Perché il Natale fa soffrire?” (1) Ci tornano in mente gli “auguri scomodi” di don Tonino Bello (2) tra gaudium e tristizia.
 
È il Natale invisibile dell’esclusione: il pranzo dei poveri o degli impoveriti, con qualche sorriso se offerto e gestito da S. Egidio o da Caritas, con il sorriso di accoglienza e fraternità dei volontari in un giorno in meno di solitudine ed uno in più di tenerezze - la solitudine degli anziani, dei malati soli negli ospedali, dei carcerati, delle persone abbandonate a se stesse - le disperazioni nascoste delle famiglie disastrate - gli indebitati, gli esodati, i falliti, i disoccupati, i senza casa, i profughi per terra e per mare, i marginali d’ogni categoria produttiva, i giovani arrabbiati...e nel mondo la strage degli innocenti. Grido di Rachele: «Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande; Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata perché non sono più” (3). Supplica del Papa: (“Fermatevi, smettete di uccidere i bambini”). Sono le guerre e la fame che mieteranno anche nei giorni natalizi le loro vittime.

martedì 20 dicembre 2022

Auguri scomodi.

 Post di Gian Maria Zavattaro.

William Adolphe Bouguereau, Canto degli angeli, 1881, particolare
“Quando piangeremo con coloro che piangono perché è morto un bimbo che poteva  non morire, perché un uomo mutilato poteva  non esserlo, perché un uomo ha passato in carcere venti anni che avrebbe potuto non passare, allora forse, sapremo sperare” (M. Debrel, Noi delle strade, Gribaudi, 1995, p. 274).

“Carissimi, non obbedirei al mio dovere di vescovo se vi dicessi “Buon Natale” senza darvi disturbo. Io,  invece, vi voglio infastidire. Non sopporto infatti l’idea di dover rivolgere auguri innocui, formali, imposti dalla routine di calendario. Mi lusinga addirittura l’ipotesi che qualcuno li respinga al mittente come indesiderati. Tanti auguri scomodi, allora, miei cari fratelli!..” (Don Tonino Bello).

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Provo a districarmi  tra i tanti possibili messaggi  di natalizia speranza, senza cadere nelle banalità augurali, riflettendo su come abbiamo mia moglie ed io trascorso l’Avvento, tempo dell’attesa vivificante e del senso della vita. Volevamo e vogliamo - nonostante il dilagare nel mondo di violenze e sofferenze di ogni genere e nonostante le mie omissioni e promesse mancate - intravvedere un salvifico orizzonte natalizio, che in modo esplicito e dirompente testimoni la verità del Natale.

Il pensiero corre a David Maria Turoldo (Vieni sempre Signore (in L’incanto del Natale nella poesia e nell’arte, ed. Paoline, 1996, pp. 227-228), presbitero appassionato ardente, e a don Tonino Bello (Auguri scomodi), vescovo,  che anni fa ho incontrato quasi  per caso a Molfetta.           

venerdì 22 luglio 2022

Papa Francesco e la pace.

Post di Gian Maria Zavattaro.
 
Papa Francesco contro la guerra
CONTRO LA GUERRA
PERCHÉ NON LA PACE?  PERCHÉ LA GUERRA?
 
“Questo Dio, siamo noi che ve lo abbiamo dato. Che cosa ne avete fatto? E’ per questo che ve lo abbiamo dato? Perché i poveri siano più poveri, perché i ricchi siano più ricchi? Perché i proprietari riscuotano i loro affitti? Perché i benestanti bevano e mangino?  Perché dei re mezzo pazzi regnino su popoli abbruttiti? E perché là dove i vecchi re cadono sorgano per dar loro il cambio degli orribili avvocati con i pantaloni neri, dei furbi, dei convulsionari, dei professori, degli ipocriti con le mascelle di lupo, mischiati a vecchie donne, degli uomini come mio padre? E che sia proibito di cambiare niente a tutto ciò? Perché ogni potere viene da Dio?” (P. Claudel, Pensée a Orian, Le Père humiliè, 1948).
 
La gente come me, che non conta nulla o ben poco,  possiede però un bene prezioso: la parola contro il silenzio. Mi riferisco alla parola trasparente, pulita, chiara, lampante, netta, inequivocabile. Come ci insegna il linguaggio di  papa Francesco in Contro la guerra Il coraggio di costruire la pace (LEV, 2022). Dopo aver letto Contro la guerra  capisco che anche per la gente come me parlare diventa necessità, dovere, obbligo: innanzitutto di ascoltare senza pregiudizi tutte le parti - i pro, i contro, i sì, i no, i boh,  i ma, i se… - e capire che hanno delle ragioni, ma che una sola è la ragione; di smascherare la frastornante ridondanza di tanti/e salottieri/e,  mentre tanti innocenti continuano ad essere falciati dalle guerre; di denunciare lo  stordimento e smarrimento prodotto dai media per i quali ogni guerra si riconduce al business dello spettacolo televisivo o alle fatue chiacchiere dei bar virtuali finché l’audience conviene, per passare poi, dopo il pieno della saturazione, ad ammannirci ben altri squallori.

giovedì 3 giugno 2021

L'anima del volontariato.

Post di Gian Maria Zavattaro.  
Immagini delle illustrazioni di Anna Godeassi (qui il sito).

Anna Godeassi, Il muro dell'amicizia, illustrazione per Nexus Comm
Il volontariato: che cosa è e che cosa non è?  Il volontariato è un fenomeno complesso, non univoco, differenziato in una varietà impressionante di tipologie e tuttavia riconoscibile in alcuni valori comuni, specie per quanto riguarda il sociale. Ilvo Diamanti così lo descrive: “un modello di azione, individuale e sociale, orientato allo svolgimento di attività gratuite a beneficio di altri o della comunità”.  E’ un mondo per lo più silenzioso che agisce  ovunque tutti i giorni nell’intero Paese. Tanto silenzioso quanto indispensabile, è costituito da chi dedica una parte del proprio tempo, delle proprie conoscenze e risorse personali per intervenire sulla realtà e contribuire ad alleviare la situazione di disagio e di povertà altrui.

Due sono i modi di fare volontariato, precisa I. Diamanti: “organizzato” e fuori dalle imprese.  Il primo è modalità  estremamente utile alla società, allo Stato, agli  enti locali  e ai destinatari della sua azione. Si è  progressivamente istituzionalizzato e in  molti casi  è divenuto “impresa”  per  rispondere alle povertà vecchie e nuove  croniche oppure insorgenti,  al disagio giovanile e negli ultimi anni  in misura crescente agli immigrati e rifugiati. 
Anna Godeassi, La salute del cuore, illustrazione per John Hopkins University
Il rischio: essendo risorsa preziosa da spendere sul mercato del lavoro e dei servizi, il  “volontario” è diventato una figura professionale, “volontario di professione”, che opera in “imprese sociali”. In altre parole i volontari di professione, in quanto condizionati in misura determinante da finanziamenti e contributi “pubblici” locali regionali nazionali, ovvero da logiche prevalentemente istituzionali, possono essere sottomessi ad interessi non sempre trasparenti, chiari e compatibili con “l’anima del volontariato”. Mi guardo bene dal sottovalutare o peggio diffidare di questa “faccia” del
volontariato”, fenomeno ampio e articolato, praticato per tradurre concretamente la solidarietà, senza la quale la società non potrebbe esistere. Il volontariato  organizzato non solo è fondamentale, ma assicura riferimento visibilità  sostegno al grande “popolo del volontariato” individuale [“InVolontario"(1)] che pratica la solidarietà fuori dalle imprese istituzionali.

mercoledì 18 aprile 2018

20 aprile, 25 anni dalla morte di don Tonino Bello.

Don Tonino Bello 
(1935-1993)
In occasione dell'anniversario dei 25 anni dalla morte di don Tonino Bello - il 20 aprile 2018 - pubblichiamo l'articolo del professore e amico Leonardo Lestingi, scritto 3 anni fa (per ricordare gli 80 anni dalla nascita di don Tonino, 18 marzo 1935), ma ancora molto vivo ed efficace.

Le immagini, inserite di seguito, riproducono opere fotografiche di Jamie Heiden (qui il sito).




La memoria e il ricordo di don Tonino Bello, insieme alla nostalgia e alla commozione, sono ancora oggi vivi, e non solo in chi ha avuto il privilegio d’averlo conosciuto e incontrato, ma anche in chi lo ha “scoperto” solo di recente e che attraverso la lettura dei suoi testi, i racconti e le testimonianze di molti, riesce a dialogare nuovamente con lui e ad aprirsi a inattesi orizzonti di speranza.    
Jamie Heiden, 
Tornando a casa
Gli scritti di don Tonino continuano ad essere ristampati e raggiungono  un pubblico sempre più vasto, insieme a numerosi testi inediti o pubblicati molti decenni addietro su riviste e periodici oramai scomparsi, come nel recente e corposo La terra dei miei sogni (Ed Insieme ed., pp. 677, Euro 25), un’antologia bellissima, rigorosa e illuminante che raccoglie i suoi scritti antecedenti l’episcopato molfettese: diari, omelie, relazioni, articoli, cronache, appunti e schemi di lavoro, che confermano l’idea che nella vicenda di don Tonino non ci sia un prima e un poi, ma una sostanziale e sorprendente continuità.

sabato 22 febbraio 2014

Volontariato e giovani. Una sfida e una scommessa.



Il volontariato è come un tesoro nascosto... 
Rembrant, La parabola del tesoro nascosto.


Il volontariato ad Albenga è un mondo tanto silenzioso quanto indispensabile, una realtà tanto sommersa quanto splendida, una preziosa risorsa la cui profonda valenza culturale è il dono gratuito, senza reciprocità: non si dona per ricevere, semmai si  dona perché anche altri  donino.                                                           
La logica del dono ... 
Giacomo Conti, 
La parabola del buon Samaritano.

Il linguaggio del dono appartiene di diritto ad Albenga: modello critico ed alternativo a quello del mercato, è il modo di comunicare di tante persone  che dedicano parte del proprio tempo, delle proprie competenze e risorse personali per intervenire sulla realtà territoriale. Testimoni concreti della solidarietà tra generazioni, partecipano della  vita della comunità cittadina, pienamente  consapevoli che anche la nostra città presenta estese zone d’ombra, sacche di povertà e di esclusione sociale che spesso non si vedono ma che non possono essere ignorate. 
Il seme della solidarietà... 
J.F.Millet, Il seminatore.
E’ un pullulare di associazioni cattoliche, gruppi parrocchiali, cenacoli laici, uomini e donne senza barriere o pregiudizi ideologici. Non li cito uno per uno né li elenco,  perché sarebbe lungo elencare e molto facile tralasciarne un buon numero, ma soprattutto perché questa ricerca spetta ad ognuno di noi. Solo rammento che le scuole ingaune non sono seconde a nessuno in una forma permanente di mobilitazione che va dal servizio svolto da studenti durante l’anno in vari ambienti sociali alle scadenze fisse della raccolta alimentare, alle adozioni a distanza di moltissime classi, al servizio di trasporto ed assistenza dei malati a Lourdes, al  mutuo insegnamento…  
... perché sia vinta la povertà ...
Simone Martini, San Martino.
Il volontariato non può e non vuole ovviamente sostituire i servizi pubblici, semmai esserne supporto ed integrazione. Reclama però, e forse esige, dal/la prossimo/a sindaco/a una chiara formulazione ed un’inequivoca incentivazione sul territorio  di politiche di contrasto alla povertà. 








E’ una forma di adozione nel significato etimologico di “optare ad", desiderare, scegliere, proiettarsi sull'altro oltre se stessi: segno di solidarietà, annuncio di accoglienza  delle persone più indifese.


Non è aiutare "una tantum" qualcuno in difficoltà, ma è virtù della durata che si costruisce poco alla volta, una mentalità, una disposizione   ad ospitare l'altro nel proprio orizzonte personale.  




E’ cultura, frutto di educazione  radicata ed introiettata  sui banchi di scuola, capace di consentire nei tempi lunghi scelte personali di solidarietà, espressione coerente e naturale della cittadinanza attiva, intesa come responsabilità verso l'altro. 

Il contributo del volontariato ...
J.F.Millet, Andando al lavoro.
 

 


“L’interesse per la marginalità deve giungere alla stroncatura serrata dei processi di emarginazione: lo stile della denuncia non deve essergli estraneo. Il volontariato è chiamato a schierarsi.  Non può rimanere neutrale. Non deve essere pacificato. Pacifico, sì, nonviolento. Deve saper cogliere il significato conflittuale della povertà. Non gli è consentito di starsene buono in un angolo…” 


 

"Io non credo che il volontariato vada inteso come assistenzialismo inerte.  E’ generatore di coscienza critica, è fattore di cambiamento della realtà …” 


È una forma di permanente mobilitazione a favore dei diritti, contro la disattenzione, la distrazione, l'indifferenza, il pensare ad altro che è la negazione del pensare agli altri.
... nella direzione della solidarietà 
e della condivisione...
Giacomo Ceruti, Natura morta con le noci.

Le due citazioni tra virgolette sono tratte da  Don TONINO BELLO, Alfabeto della vita, ed. Paoline, Mi, 2010.      



Chi desidera intervenire può consultare il post del 22/10/13 oppure semplicemente andare qui sotto su "commenta come", nel menù a tendina selezionare "nome/URL", inserire solo nome e cognome e cliccare su continua. Quindi può scrivere il proprio contributo sul quale rimarrà il suo nome ed eventualmente, se lo ritiene opportuno, può lasciare la sua mail.   

      


  



 

sabato 21 settembre 2013

Senza poesia e musica agonizzeremo di fatica


 
L'artista dis-vela, toglie il velo 



Secondo me il poeta

 non è uno che merita di essere ammirato

perché crea.

 E’ uno che merita di essere ringraziato

perché libera.

Lui non crea niente.

Fa nascere ciò che altri ha concepito.

Esonera dal travaglio del parto.





Il pittore mette a nudo ...
Mette a nudo creature che non gli appartengono.

Un po’ come il musicista.

Neppure lui crea.

Non è un inventore di melodie.

E’ uno scopritore, semmai. Scopre,

nell’intreccio vagante dei suoni arcani dell’universo,

un filone prezioso, e lo arrotola intorno a un pentagramma.

Ma quella musica c’era già.

La inseguivi da tempo anche tu:

solo che non riuscivi mai ad afferrarne il bandolo.

Meno male che è arrivato lui: ti ha liberato da un peso.

Grazie, perciò,  ai poeti e ai musicisti.

Senza di loro agonizzeremo di fatica.





Il musicista s-copre ...
(TONINO BELLO, Alfabeto della vita, ed. Paoline, 2010, p.121)

mercoledì 31 luglio 2013

Testimoni del diluvio e dell'arcobaleno.







Arcobaleno.
Anch’io sono testimone del diluvio. Quello dell’intolleranza, della prevaricazione, del razzismo contro gli immigrati, della violenza quotidiana contro i minori, le donne, gli zingari, i meridionali, gli irriducibili alla nostra norma di persone perbene.  Come lettore attento di quanto sta accadendo in varie città d’Italia, sono testimone del pregiudizio nei confronti degli altri, quasi che i poveri, i tossici, gli zingari, i terzomondiali non possano mai darci nulla di buono, e a dare possiamo essere solo noi.  Ma sono testimone anche dell’arcobaleno. Soprattutto l’arcobaleno del volontariato. C’è un’incredibile economia sommersa di generosità e di dono. C’è un’inarrestabile volontà di pace che si esprime perfino con la protesta nei confronti dei moduli correnti della logica della guerra. Circola una diffusa richiesta di senso, che interpreta il tempo speso per gli altri come l’unico investimento produttivo nella borsa valori della vita.
(DON TONINO BELLO, Alfabeto della vita, ed. Paoline, 2010, pag. 21)

C. D. Friedrich, L'arcobaleno.