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Visualizzazione post con etichetta Rilke. Mostra tutti i post
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giovedì 26 settembre 2024

Nel cuore dell'Europa

Post di Rosario Grillo
 
Tomáš Masaryk, 1918
Roberta De Monticelli testimonia il tempo che stiamo vivendo con la stessa serietà con la quale porta avanti la sua ricerca filosofica a partire dalla lezione della Fenomenologia (con particolare attenzione all’etica e alla politica). In questa posa, ultimamente, non ha risparmiato energie per stimolare la resistenza consapevole al galoppante disegno di riarmo delle potenze (occulto programma di far pesare, nell’improntare i rapporti internazionali, più la forza che ragione e dialogo). Ha sollecitato perciò ogni approfondimento della questione israelico-palestinese andando oltre ogni delega in bianco ad Israele; ha cercato chiarezza e trasparenza, lontana da ogni pregiudizio, sulla questione ucraina.
In questo senso si legge l’ultimo intervento su il Manifesto (08/09/24) ad evidenziare la pregnanza di un’opera ormai prossima alla vecchiaia di un secolo, con l’encomiabile figura dell’autore: Tomáš Masaryk.
 
T. Masaryk, chi è costui? Ben pochi ricordano l’importante ruolo da lui rivestito nel passaggio d’epoca, alla fine del primo conflitto mondiale. Altrettanto limitato il numero di coloro che conoscono la sua professione di filosofo. (1) Realtà che va imputata ai ritardi e alle manchevolezze dei programmi della disciplina storica, incapace di spronare in modo adeguato il corpo docente per produrre una pertinente analisi del Novecento. (2)

mercoledì 16 dicembre 2020

Poesia e sublimazione.

Post di Rosario Grillo.

Pierre Puvvis de Chavannes, Il sogno, 1883, particolare  



Come per mano di un Dio, un tempo mi avvinse 
Su quel ponte un incanto, mentre passavo,
E sullo sfondo dei monti
La vaga lontananza mi apparve,
E il giovinetto, il fiume, correva alla piana
Lieto e triste, come il cuore che, per troppa bellezza,
In un naufragio d’amore,
Si getta nei flutti del tempo. 
(Hörlendin)

Con le imperfezioni intrinseche ad un patito della argomentazione proverò ad imbastire delle note sulle proprietà della poesia e, a più larga raggio, della comunicazione a-logica.

Il pensiero occidentale ha subito il peso onnivoro della logica. È risaputo invece che nella tradizione orientale è stato più largo il ruolo assunto dal l’espressione non logica.

Sono stato provocato dalla lettura di un recentissimo contributo di F. Berardi Bifo, concepito nel contesto della piena pandemia ed interrogativo sulla relazione tra reclusione indotta dall’epidemia ed effusione dei rapporti sessuali. (1)

domenica 13 maggio 2018

Elogio del 'non finito'. Rilke su Rodin.

Post di Rossana Rolando
Immagini delle sculture di Auguste Rodin (1840-1917). 

Auguste Rodin, 
La Pensée, particolare, 1886-1889
🌟 Il ‘non finito’, contrapposto al finito, indica generalmente qualcosa di non completo, di cui si avverte ciò che manca: per esempio un’opera che deve essere portata a termine o un progetto parzialmente realizzato. Per questo i filosofi antichi (i Pitagorici in particolare) ponevano nel finito la perfezione e nell’infinito – inteso come ‘non finito’ – l’imperfezione. Anche il linguaggio comune suggerisce questo significato di manchevolezza proiettando la conclusione di un’azione nel tempo futuro: “non ho ancora finito”; “domani lo finisco”, “quando avrò finito”. 
🌟 C’è tuttavia un luogo in cui il ‘non finito’ ha “la pienezza di un tutto” ed è quello rappresentato dall’opera d’arte. Lo dice poeticamente Rainer Maria Rilke nella stupenda monografia dedicata ad Auguste Rodin (1903), con riferimento alle statue senza braccia del grande scultore francese¹.

giovedì 15 febbraio 2018

Genius Loci, Natura vivente.

Post di Rosario Grillo
Immagini dei dipinti del pittore svizzero Augusto Giacometti (1877-1947).

Augusto Giacometti, 
Bolla di vetro
“Chi non conosce il bosco cileno non conosce questo pianeta. Da quelle terre, da quel fango, da quel silenzio, io sono uscito ad andare, a cantare per il mondo (Pablo Neruda, Confesso che ho vissuto).

Cartesio ha inventato il genietto maligno facendone il responsabile degli inganni gnoseologici, che egli era costretto a “sospendere” con il dubbio metodico (Discorso sul metodo e Meditazioni metafisiche).
L’idea del genio non era nuova in filosofia, perché essa fin dai Greci aveva concepito un daimon, che, presente nell’uomo, guidava verso il destino.
Da Socrate a Platone, sappiamo che destino ha il senso di fine soprannaturale (dottrina della metempsicosi).
Lo spunto serve per osservare che genio o demone non è qualcosa di satanico e tentatore, ma è elemento connaturato che parla - o invita a - di qualcosa di intimo ed eterno.

martedì 11 luglio 2017

La fine degli esami.

Post di Rossana Rolando
Immagini dei dipinti di Valériane Leblond (qui il sito).


 “Chi non ama la vita
non ha pazienza con essa”
(R. Guardini, Virtù. Temi e prospettive della vita morale)

L'ora di lezione.
Valériane Leblond
Ho terminato - come commissaria interna di Storia e Filosofia - gli esami “di maturità” del Liceo classico: la conclusione di un ciclo per la quinta in cui ho insegnato dall’inizio del triennio.
Nel momento di sintesi, che è l’esame di stato, si raccoglie tutto un mondo di ore e ore trascorse in una precisa classe, con determinati singoli volti, nella quotidianità prosaica di attimi che si vivono senza poter sapere se lasceranno un segno e quale. L’ora di lezione, per quanto frutto di preparazione e non d’improvvisazione, è imprevedibile nei suoi effetti: troppe le variabili soggettive e oggettive di cui non si dispone.

 Vivete ora le domande”
(Reiner Maria Rilke, Lettere a un giovane poeta).

martedì 14 gennaio 2014

Il mondo, foresta di segni.

Nulla è semplicemente e solo quel che è, tutto può essere letto come un segno:
le nuvole che predicono la pioggia …
il rossore che rivela l’emozione …
la parola che indica il pensiero …
uno sguardo che manifesta uno stato d’animo ….
un’orma sulla spiaggia …
Il mondo, appunto, è una foresta di segni … 


Il mondo è una foresta di segni ...
come questo Sipario per Parade 
di Pablo Picasso.
 “Resterei volentieri fra i significati che mi sono diventati cari… 
Se la mia paura non fosse così grande mi conforterei
al pensiero che non è impossibile vedere tutto
in maniera diversa e tuttavia vivere.
 Ma ho paura, ho paura senza nome di quel mutamento.
Non mi sono affatto ancora abituato a stare in questo mondo”.
(R. M. Rilke)


Il mondo  non è monocromatico. Spetta ad ognuno di noi vedere o almeno intravvedere con molteplici sguardi la sua “foresta di segni” e non lasciarci bloccare in  significati sedimentati, rassicuranti, come  se il mondo non si potesse vedere o narrare ulteriormente o più in profondo. La luna, le stelle, le stagioni, il mare, questa mia stanza in cui scrivo, i volti delle persone a me care, la pioggia insistente di oggi, la pozzanghera a lato  della strada che  i passanti tentano di guadare senza farsi inondare dalle auto….. non sono scontati soprammobili del nostro vivere.


 ... la luna, le stelle, il mare ... 
non vi è nulla di scontato ...
P. Picasso, Sipario per Parade, particolare.

Il mondo è “foresta di segni”  molteplici se non addirittura infiniti, irriducibili a significati scontati, esatti, immutabili, sprovvisti di ogni carattere inquietante ed enigmatico.

... nulla che si sottragga all'enigma ...
Pegaso, il cavallo alato ... 
rappresenta la sintesi tra cielo e terra ...
 P. Picasso, Sipario per Parade, particolare.

L’enigma del mondo è proprio dato dal fatto che è sempre ulteriormente dicibile. Nietzsche, in polemica con la pretesa esaustiva della scienza del suo tempo, ne denunciava  l’“istinto segreto”, la “paura dell’incalcolabile”, ed invocava la “mezzanotte profonda”, perché  “solo essa riesce a far apparire quanto il mondo sia più profondo di quanto abbia pensato il giorno”: pensiero notturno dove “tutto vacilla, tutta la terra trema”.

... al notturno ..
La scimmia rappresenta 
sia l'aspetto solare del mondo, 
sia quello sotterraneo e demoniaco ...
 P. Picasso, Sipario per Parade, particolare.

L’incertezza e  l’insicurezza sono la paura di  un mondo che appare estraneo,  quando  lo si vede in maniera diversa dall’usuale con sguardo non risolvibile nel quadro dominante di significati comuni. E’ preferibile cedere all’esigenza della certezza, la più intima delle nostre brame e la più profonda delle nostre necessità, oppure rischiare l’incertezza  nei mari aperti?

... all'ignoto ... 
Arlecchino è la trasfigurazione di Mercurio, 
il messaggero degli dei ...
P. Picasso, Sipario per Parade, particolare.
Per Kuhn l’unica certezza possibile è  quella del “pirata” (dal greco “peirao”: provo tento sperimento) della conoscenza: colui che vive coraggiosamente la sua avventura sul “mare aperto” della scienza, senza la paura dell’incalcolabile, accettando l’incertezza e l’insicurezza senza rinunciare a sfidare l’ignoto. 
Per quanto mi riguarda,  quando il mondo cessa di essere inquieto ed enigmatico  la poesia se ne va in esilio, non c’è più. E non rimane che il mercimonio del conformismo o del mercato.

... che si rivela allo sguardo poetico ...
La fanciulla alata rappresenta 
la precarietà e la destrezza 
necessarie al processo creativo ... 
P. Picasso, Sipario per Parade, particolare.
Se  viene a mancare lo sguardo tenero, tremulo ed accorato della poesia, si oscura la visione del cuore che ha le sue ragioni che la ragione non conosce; si sotterra l’esprit de finesse capace di svelare la bellezza che l’esprit di geometria non vede, come ben sa l’innamorato per il quale la sua bella è la più bella tra tutte.
Senza lo sguardo capace di vedere il mondo oltre le abitudini standardizzate, come riconoscersi nello stupore di un'alba o di un tramonto, nella meraviglia di un volto, e come  vivere la gratuità ed il dono di relazioni autentiche?

Gli dei del cosmo 
nei logori panni dei saltimbanchi... 
 P. Picasso, Sipario per Parade, particolare.

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