![]() |
Marianne Stokes, Donna che prega |
"Persona e Comunità" è un blog di riflessione culturale, filosofica, religiosa, pedagogica, estetica. Tutti gli articoli sono scritti da: Gian Maria Zavattaro, Rossana Rolando, Rosario Grillo.
sabato 7 maggio 2022
Preghiera.
venerdì 14 gennaio 2022
Fedeltà al servizio.
Pepe Serra, Possiamo fermare il coronavirus? |
lunedì 6 settembre 2021
Il corpo. Riflessioni e polemiche.
![]() |
Kirchner, Ragazze che ballano in raggi i colore |
sabato 6 febbraio 2021
Difficile libertà.
![]() |
Andrea Calisi, Ragazzi, stormo, isola |
giovedì 21 gennaio 2021
L'angoscia del professore.
![]() |
Philip Mckay, Imparando a volare |
domenica 10 gennaio 2021
Ai medici, grazie.
Dalla nostra vicenda personale nasce questo post che riprende due racconti brevi di Michail Afanas'evič Bulgàkov (1891-1940), a sua volta medico e autore del grandissimo romanzo Il maestro e Margherita: il primo dal titolo L’asciugamano con il gallo, il secondo denominato Il guaritore (entrambi posti in fondo come audiolibri).
martedì 22 dicembre 2020
L'albero di Natale di Gesù.
Post di Gian Maria Zavattaro
Immagini delle opere di Carl Larsson (pittore e illustratore svedese, 1853-1919).
![]() |
Carl Larsson, edizione natalizia di Idun, 1901 |
Pensavo in un primo tempo di dar conto della mia lettura di alcune omelie natalizie di p. Balducci finora inedite, fresche di stampa (1). Innegabile l’attualità di pagine quasi proposte per questo tempo di covid: un invito a raccogliere nella nostra concreta situazione l’appello a riscoprire la verità del Natale fatta di infanzia spirituale, gioia autentica congiunta a “severità”, luce che vince le tenebre, speranza (“la via attraverso cui Dio ci si rivela”(2), fede nell’indicazione perentoria di Dio per cui “il fatto che Gesù sia morto come è morto e nato come è nato non è una circostanza contingente ma è invece strutturalmente eloquente riguardo a Dio”, alla Pasqua di Resurrezione, alla salvezza del mondo (3).
Poi ho capito che non potevo pretendere di presentare in sintesi gli ardenti richiami e suggestioni del libro, perché in quelle pagine si ritrova un’aria che ognuno deve respirare da sé. Posso però rivolgere un caldo invito a leggerlo, partendo dalla “verità di fondo: che Dio si manifesta contestato e ripudiato. Non è invenzione nostra, è il dato essenziale su cui dovemmo costruire anche il messaggio di consolazione. Ma se noi eliminiamo l’estraneità di Dio nei rapporti del tessuto della nostra vita, poi niente più torna. Bisogna cominciare da qui, da questo scandalo:“venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto”(Gv 1,11)” (4).
giovedì 10 dicembre 2020
Pensare l'estremo.
Post di Rossana Rolando.
Immagini delle illustrazioni di Andrea Calisi (qui il sito instagram).
![]() |
Andrea Calisi, Poggio delle due torri e dei corvi gracchianti |
La morte viene a noi attraverso gli altri, soprattutto attraverso la perdita di persone care. Eppure essa rimane in se stessa qualcosa di profondamente estraneo, anche quando coinvolge dolorosamente. Vladimir Jankélévitch esemplifica l’esperienza di questa alterità in questi termini: “Ho coscienza della morte e so che morirò - ma non ci credo. Così come tutti gli uomini sanno di dover morire - ma non ci credono”¹. Sul tema Tolstoj ha scritto il suo potentissimo racconto “La morte di Ivan Il'ič”, che inserisco come audiolibro al termine di questo post, nella versione integrale.
Dunque, quella che noi viviamo non è mai la nostra morte. Essa rimane, per il vivente, un “non luogo”, irrappresentabile, non percepibile. Per questo Epicuro afferma: “quando ci siamo noi la morte non c'è, quando c'è la morte non ci siamo noi”.² Nella sua concezione materialistica - che identifica la morte con la dissoluzione del corpo e dell'anima e quindi con una situazione di totale insensibilità - Epicuro ritiene di aver trovato il farmaco per guarire l’uomo dal timore della morte. Eppure lo sgomento non è venuto meno.
venerdì 4 dicembre 2020
L'Avvento e l'Attesa nella tempesta del covid.
Post di Gian Maria Zavattaro.
![]() |
Eugène Delacroix, La tempesta sedata, 1841 |
Senza pretese di alcun genere - se non quella di vivere con coerenza la mia inquieta fede di laico credente in Dio Uno e Trino - sto tentando di chiarire con mia moglie come vivere l’Avvento da cittadini cristiani in questo tempo maledetto e benedetto del covid, che ha messo a fuoco la divisione della umanità tra tensioni fraterne e solidali, (l’I Care di tanti operatori sanitari, volontari ed anonimi cittadini nei loro invisibili gesti quotidiani di “attenzione” agli sventurati) e la cruda noncuranza degli indifferenti sino al cinismo inflessibile di una marea di profittatori speculatori truffatori.
L’Avvento è per il cristiano il preminente tempo dell’“attesa”(1), tempo della speranza contro la disperazione e della gioia contro la tristezza, nella duplice tensione verso il Natale (l’evento di Betlemme che ha cambiato la storia del mondo e ravviva la speranza che Dio non ci lascia soli) e verso la Parusia (la meta della storia, la seconda venuta del Signore nostro Gesù Cristo, compimento e manifestazione suprema della “presenza” che ha avuto inizio con la sua prima venuta e che continua nel mistero dell’Eucaristia, della Chiesa, della Carità e dei Poveri) (2).
sabato 21 novembre 2020
Le cose amate.
![]() |
Kristina Kemenikova, Ufficio a casa |
✴️ “Casa” vuol dire stanze, disposizione degli spazi, per chi è più fortunato significa terrazzo, forse anche giardino. Per tutti comunque rappresenta un luogo circoscritto che limita, ma nello stesso tempo protegge dal contagio. Certo non da altri mali. Può diventare un inferno, quando le relazioni intra familiari siano logorate o peggio ancora ferite, turbate. Può essere la prigione in cui si prova l’angoscia opprimente dell’isolamento. Solo nei casi migliori, diventa il rifugio sicuro nel quale si gode della compagnia più intima e si loda la possibilità di stare insieme, mangiare insieme, scambiare parole vive, non essere soli.
✴️ “Casa” indica certamente le persone (e cani e gatti... se ci sono), ma anche i muri e le cose. Questi non sono semplicemente oggetti di cui ci serviamo, “come taciti schiavi”¹. Sono manifestazione dello “spirito”, direbbe Hegel.
venerdì 13 novembre 2020
Il futuro. Dietro avanti.
Post di Rosario Grillo.
![]() |
Paul Klee, Tramonto, 1930 |
Leopardi fu tra i pochi che si rifiutarono di accodarsi a tale fiducia. La cagione di questa disconnessione viene, in genere, attribuita alla smodata influenza del suo pessimismo che rinvia a ragioni personali e soggettive.
In pochi interpreti viene scelta un’altra strada, più attenta a ragioni oggettive: quelle che possono portare a leggere Leopardi come “una voce critica” del generale consenso al progresso. In modo specifico si elegge la poesia La Ginestra a documento inoppugnabile della smentita delle “meravigliose sorti e progressive”.
Dovremmo fare uno sforzo maggiore per riuscire a cogliere fuori dal coro trionfante, voce ufficiale ma non per questo universale (1), il sentimento oppositivo, infarcito di fatiche e sofferenze. Certamente ne è partecipe il vasto strato sociale delle persone colpite piuttosto che favorite dal trend di crescita.
L’ottocento fu anche il secolo che, con la documentazione raccolta attraverso i viaggi di scoperta e di conquiste coloniali, diede man forte al decollo della antropologia. Ed è appunto quest’ultima a possedere il canale ricettivo e l’organo euristico per leggere dentro il “senso popolare”. Attribuisco a quest’ultimo, pur mancando di titoli scientifici in antropologia, una valenza dichiarativa autentica, di molto superiore all’opinione pubblica, la quale richiede una discriminazione già tra chi legge e scrive e chi no. (2)
Con questa premessa possiamo avvicinarci alla specie “oracolare” della verità dei proverbi e detti popolari ed intenderne il recondito significato. Mi servo allo scopo di un valente antropologo: Vito Teti.
domenica 8 novembre 2020
Lo sguardo al tempo del covid.
Post di Gian Maria Zavattaro.
![]() |
Antoon van Dyck (1599-1641), Autoritratto (1613), dettaglio |
Nel tempo delle mascherine obbligatorie e delle metriche distanze pare tramontato il faccia a faccia (vis à vis, face to face) che era sancito dalle strette di mano oggi poste al bando. Che cosa rimane della irruenza non verbale dello sguardo, adesso che è estrapolato dal volto ed esiliato dal tatto? Le mascherine non nascondono gli occhi ma celano i tratti individuali identificativi del viso (mento labbra bocca gote colorito naso), contesto che immediatamente connota lo sguardo e lo rende decifrabile.
Ma è ancora possibile nella situazione attuale decifrare ed essere decifrati?
martedì 27 ottobre 2020
Scienza e covid.
![]() |
Marco Melgrati, Tempi duri per i viaggiatori |
Provate solo ad immaginare, in un baleno, il supporto che la conoscenza scientifica ha rappresentato nel cammino dell’uomo!
Eppure, alla scienza si imputa oggi, da un discreto numero di persone con voce blandamente ponderata, l’imprecisione, e con essa l’incapacità di dare risposta alla esigenza odierna di sicurezza. Comitato scientifico, sapere medico, che è - va ricordato - ramo della pianta scientifica, sono sul banco degli imputati, prescindendo dalla contraddizione in cui si cade, quando, figli del progresso scientifico, ci volgiamo contro un progenitore.
La risposta all’interrogativo richiede, così stando le cose, un esame sulle credenziali epistemologiche delle proposizioni scientifiche. La scienza si è conquistata con sacrifici il ruolo che riveste, liberandosi da compagnie improprie (occultismo, magia, superstizione) e da ingerenze indebite (dogmatismo spesso a sfondo teologico). Ha saputo anche uscire dalle “grinfie” dello scientismo: effetto della distorsione positivista.
martedì 13 ottobre 2020
Covit e coscienza del limite.
Post di Gian Maria Zavattaro
Immagini di Fabio Delvò (qui il sito).
![]() |
Fabio Delvò, Italia e coesistenza pandemia |
2.”La ripetuta e vittoriosa esperienza del varcare ogni genere di confini (geografici, scientifici, religiosi, politici, ambientali e, recentemente, perfino biologici) avrebbe pertanto finito per generare una sorta di delirio di onnipotenza, di vertiginosa autoesaltazione spinta al punto di negare che, in linea di principio, esistano limiti invalicabili” (R. Bodei, Limite, Il Mulino, Bo, 2018,p.7 e p.8).
Il covid ha demolito, se non spazzato via, l’illusione di poter trasgredire impunemente ogni genere di limiti o di regole. Non ci salveremo dal covid - alla faccia dei negazionisti la cui insensatezza non fa altro che confermare ciò che vorrebbero negare - senza riconoscere i nostri limiti (la mortale caducità delle vite umane e non in astratto, ma la mia, la tua, la nostra¹) senza l’accettazione, libera o costretta, delle regole di comportamento, senza la diffusa consapevolezza dell’inderogabile necessità della corresponsabilità, necessario habitus dell’interagire sociale. A questa tardiva recalcitrante consapevolezza si oppone tuttavia ancora in troppi individui (e mestatori vari) di ogni età, oltre il delirante negazionismo, la presunzione di una conclamata libertà senza limiti che non riconosce margini od obblighi verso chicchessia.
domenica 27 settembre 2020
Lezione di libertà.
![]() |
Scuola provenzale, Scala di Giacobbe, XV sec. |
Vorrei trasmettere, mentre presento il testo, una convinzione profonda: «“Classico” è ciò che ancora ha da venire»³, ciò in cui è possibile rinascere e dare forma all’avvenire.
In questo tempo incerto di pandemia, in questo rientro difficile a scuola, soprattutto per i ragazzi che sentono fortissima la limitazione della libertà di fare - non potersi toccare, abbracciare, radunare…, - riflettere sulla libertà di essere, se davvero esiste una simile libertà, mi pare decisivo e salutare.
domenica 20 settembre 2020
Risposta ai negazionisti del coronavirus.
Post di Rosario Grillo
![]() | |
Ritratto di Ippocrate, studiolo di Federico da Montefeltro |
*********************
lunedì 31 agosto 2020
Divertissement, fuga dai problemi.
![]() |
Ale Giorgini, #danza #dolcevita |
domenica 26 luglio 2020
Post virus.
Immagini delle illustrazioni di M Gloria Pozzi, con gentile autorizzazione (qui il sito instagram).
![]() |
M Goria Pozzi, Apriamo alla speranza e alla solidarietà |
lunedì 13 luglio 2020
Scuola a distanza. Notazioni di un ex preside.
![]() |
Mauro Biani, 2020 (con il covid il 10% degli studenti ha abbandonato la scuola) |
giovedì 9 luglio 2020
Alterità e cura nemiche della aggressività.
![]() |
Marco Melgrati, Affronta le tue paure |
Psicanalisi ed etologia hanno riconosciuto questa matrice che accomuna l’uomo agli animali.
Freud la esplorò in lungo e in largo, approntando ragioni clinico-analitiche e scrupoli umanistici. Si soffermò sul principio di piacere, che porta il bambino a superare il trauma della nascita relazionandosi con la mamma (1).
È già la presenza dell’Altro! Che apre l’orizzonte della soggettività e mette in comunicazione con un universo, che andrà allargandosi fino alla società.
Non ho intenzione però di esporre minutamente le fasi del quadro psicanalitico; descrivo così con stretta sintesi il ruolo del padre che investe il Super-Io, al quale è demandato il compito della normazione etico sociale.
Evidentemente non tutto trova equilibrio e soluzione nello sviluppo della personalità, considerate le tracce della morbosità, delle nevrosi e delle défaillance.
Freud, fedele al metodo scientifico, procede per via empirica.
Vado ad aggiungere il contributo della antropologia culturale, che mette a disposizione il vasto retaggio di riti e tradizioni, di miti e religioni. Da esso si evince il contorto filo di sviluppo dell’umanità, attraverso le sue guerre, i cerchi concentrici di comunità via via allargate, i suoi elaborati culturali.