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Visualizzazione post con etichetta coronavirus. Mostra tutti i post
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sabato 7 maggio 2022

Preghiera.

Post di Rosario Grillo
Immagini dei dipinti della pittrice austriaca Marianne Stokes (1855-1927).
 
Marianne Stokes, Donna che prega
“Sorvoliamo - perché già denunziata - sulla carenza teologica di un concetto che non sembra ricordare che il soggetto primo della preghiera è Dio, con il suo colloquio trinitario, e soffermiamoci sull’aspetto psicologico, antropologico, culturale della obiezione.  In effetti l’uomo dell’Occidente, piuttosto refrattario alla contemplazione, non riesce più a riconoscere Dio, quando gli viene incontro, né a percepire i suoi messaggi perché sa cogliere quasi soltanto le proposte formulate in termini razionali, categoriali, didascalici ed ha atrofizzato le antenne per captare parole più profonde. Crede che Dio sia un maestro o un conversatore dialettico. Si attende da lui discorsi logici, morali, direttive pragmatiche: un aiuto, insomma tanto più comodo quanto meno profondo, un aiuto al livello di fare, di progettare, di eseguire. Invece lui no, vuol darci altro, vuol darci se stesso: vale a dire un mistero indecifrabile. Perciò la sua Parola più è vicina e meno è leggibile a livello tematico, categoriale, razionale, risolutore di problemi. Per coglierla dobbiamo sviluppare altri organi recettivi, altri modi più esistenziali e sapienziali di contatto. Perciò possono aiutarci le esperienze d’amore, l’esperienza dell’arte, i contatti esistenziali profondi con le cose: atteggiamenti, tutti, che postulano tipi diversi di rapporto, non limitati alla razionalità ma affondati in un deposito vitale più profondo.”
 
Sto centellinando con una lettura lenta il prezioso libro di Adriana Zarri, Nostro signore del deserto. Tema del libro: la preghiera (che cos’è, come nasce, i modi, le implicazioni). (1)
Nel frattempo, stimolato dalla mail di “Alzo gli occhi verso il cielo ascolto una puntata di Uomini e profeti (nuova versione), nella quale sono invitati Enzo Bianchi e Lidia Maggi. Tema della puntata: il corpo nella fede e nella società. Lo spunto provocatorio è dato da un provvedimento eccessivo, nel sistema scolastico inglese, che ha comminato una condanna pesante per un’insegnante che ha osato accarezzare un bambino con la misura dell’affetto/premio. Lo spazio è stato in effetti preso dalla disamina della considerazione corrente nella società odierna, alla luce dei due anni di pandemia e nel contesto della tragica guerra ucraina. Mi riallaccio inoltre a riflessioni continue emerse nei miei post dedicati al biopolitico, alla ecologia del pensiero, alle membra e all’espressione del corporeo.

venerdì 14 gennaio 2022

Fedeltà al servizio.

Post di Gian Maria Zavattaro
Immagini delle illustrazioni di Pepe Serra (qui il sito instagram).
 
Pepe Serra, Possiamo fermare il coronavirus?
Penso ai medici e infermieri, al personale sociosanitario e ovviamente ai docenti, presidi ed operatori scolastici di ogni grado. Che cosa oggi accomuna ed unisce profondamente queste persone? Che cosa stanno facendo?
Ci mostrano l’unica strada percorribile! È la fedeltà al servizio, al di là  di ogni divergenza e varietà di opinioni circa l’attuale pandemia. Impossibile ignorare, sottovalutare o peggio dare per scontata la loro costanza etica.  Nella loro stragrande maggioranza hanno dimostrato e stanno dimostrando a chi è “intelligente” (che sa intus-legere, vedere in profondità) il significato non retorico di parole come fraternità,  perché fratelli-sorelle non si nasce: è nei fatti e con i fatti che si costruisce fraternità-sororità.
Non so se coloro che gareggiano nel criticare tutto e tutti a 360° hanno lo stesso coraggio e la loro paziente resistenza. Non mi sento di sottoscriverlo, perché si può essere e dichiararsi fratelli-sorelle in modo ambivalente: Caino con Abele ("Sono forse io il custode dell'altro?"), i fratelli di Giuseppe...; oppure silenzioso quotidiano servizio al prossimo, che in questo tempo di covid è il  modo circostanziale di esercitare e testimoniare la propria fraternità, nell’adempimento  rigoroso e sofferto della propria deontologia professionale. Per chi vuol vedere...

lunedì 6 settembre 2021

Il corpo. Riflessioni e polemiche.

Post di Rosario Grillo.
Immagini dei dipinti di Ernst Ludwig Kirchner, pittore tedesco (1880-1938).
 
Kirchner, Ragazze che ballano in raggi i colore
Del corpo ci accorgiamo quando comincia a dar segno di disfunzione…
Questo l’approccio di un intrigante e ricco dialogo pubblicato di recente su La lettura.
Alzando lo sguardo, poi, sopra il metro delle nostre quotidianità, centrandolo sugli argomenti della filosofia, ci vengono incontro diversi momenti, continue occasioni di riflessione sul tema del “corpo”, non usciti esclusivamente dalla opzionalità tra spiritualismo e materialismo. Sempre più, del resto, in filosofia si argomenta l’inseparabilità tra corpo ed anima.
Così come nel corpo si distinguono gradualità sezioni e modalità in buon numero, nell’anima albergano livelli e protuberanze. C’è dunque una “regione di contatto”.
A confermare il mio giudizio cito la frase-manifesto di Merlau-Ponty: “io sono il mio corpo”.
Mauro Covacich e Alessandra Sarchi, entrambi menomati nel fisico dopo onorata attività fisica (maratoneta il primo, danzatrice la seconda) testimoniano un ritrovato equilibrio, una sorprendente ed insospettabile adattabilità del corpo.
“Essere un corpo, appunto, non disporne come di un attrezzo, è una cosa che sto imparando negli ultimi tempi, grazie agli acciacchi. Ho sempre corso per stare male, per non darmi tregua, ora una varietà di piccoli malanni mi sta guarendo.” (M.Covacich). Si ricava qui il senso della piena compenetrazione.

sabato 6 febbraio 2021

Difficile libertà.

Post di Rossana Rolando
Immagini delle illustrazioni di Andrea Calisi (qui il sito instagram).
 
Andrea Calisi, Ragazzi, stormo, isola
In tempo di covid viviamo limitazioni della libertà di fare, di uscire, di incontrare. A chi se ne è lamentato il presidente Sergio Mattarella ha ricordato che noi non siamo liberi di contagiare gli altri, con comportamenti inadeguati rispetto all’emergenza che stiamo vivendo.
In questa affermazione si radunano antiche radici culturali: da una parte l’insegnamento illuministico che ha stabilito un principio sempre valido, entrato nel comune linguaggio, secondo cui la libertà è la possibilità di fare quel che non nuoce ad altri e non è vietato dalla legge¹; dall’altra parte tutta la tradizione biblica che individua nella libertà l’origine della responsabilità, concetto etico ripreso dal pensiero filosofico novecentesco, da Franz Rosenzweig a Martin Buber fino a Emmanuel Lévinas².
A partire da questo semplice richiamo vorrei soffermare l’attenzione su due spunti, corrispondenti ai due modi di intendere la libertà - entrambi portatori di verità esistenziali -: l’uno legato alla realizzazione individuale, l’altro teso a coniugare libertà ed alterità.
 

giovedì 21 gennaio 2021

L'angoscia del professore.

Post di Rossana Rolando.
Immagini di Philip Mckay (qui il sito), con gentile autorizzazione.
 
Philip Mckay, Imparando a volare
Il racconto di Giovannino Guareschi, Sciopero dei professori (in audio al fondo del post), contenuto nel prezioso libro Racconti spirituali,¹ appena uscito per Einaudi, curato da Armando Buonaiuto, con un saggio introduttivo di Gabriella Caramore, presenta un primo livello di lettura cui introduce lo stesso curatore. 
E’ la storia di un professore liceale, rappresentato in una forma caricaturale, pur nei risvolti realistici: una figura triste, di segno opposto rispetto alle macchiette parodistiche di don Camillo e Peppone. Eppure è anche personaggio capace di riscattare se stesso in un attimo finale di lucida consapevolezza.

domenica 10 gennaio 2021

Ai medici, grazie.

 Post di Rossana Rolando.

✴️ Premessa.

Ubaldo Oppi, I chirurghi, 1926, particolare
Mio marito ha vissuto nel mese di settembre, durante la “pausa estiva” del covid, un periodo di ricovero - per una protesi al ginocchio programmata da molto tempo - che è stata pure un’occasione di contatto con il mondo ospedaliero. L’esperienza ha coinvolto direttamente anche me, dal momento che ho avuto il permesso e la fortuna - data la condizione odierna legata alla pandemia - di poterlo visitare per qualche minuto ogni giorno. Abbiamo incontrato figure di medici (in particolare due, il chirurgo e la responsabile della degenza ortoinfettivologica) di grande professionalità e umanità.

Dalla nostra vicenda personale nasce questo post che riprende due racconti brevi di Michail Afanas'evič Bulgàkov (1891-1940), a sua volta medico e autore del grandissimo romanzo Il maestro e Margherita: il primo dal titolo L’asciugamano con il gallo, il secondo denominato Il guaritore (entrambi posti in fondo come audiolibri).

martedì 22 dicembre 2020

L'albero di Natale di Gesù.

Post di Gian Maria Zavattaro

Immagini delle opere di Carl Larsson (pittore e illustratore svedese, 1853-1919).

Carl Larsson, edizione natalizia di Idun, 1901
“Io sono un romanziere e, a quanto pare, ho inventato una “storia” io stesso. Perché scrivo “pare” quando so di sicuro che ho inventato? Eppure ho come l’impressione che ciò sia accaduto in qualche luogo una volta e, precisamente, alla vigilia di Natale, in una non so quale immensa città, mentre faceva terribilmente freddo” (F. Dostoevskij, Diario di uno scrittore, Bompiani, 2017, p.224).

Pensavo in un primo tempo di dar conto della mia lettura di alcune omelie natalizie di p. Balducci finora inedite, fresche di stampa (1). Innegabile l’attualità di pagine quasi proposte per questo tempo di covid: un invito a raccogliere nella nostra concreta situazione l’appello a riscoprire la verità del Natale fatta di infanzia spirituale, gioia autentica congiunta a “severità”, luce che vince le tenebre, speranza (“la via attraverso cui Dio ci si rivela”(2), fede nell’indicazione perentoria di Dio per cui “il fatto che Gesù sia morto come è morto e nato come è nato non è una circostanza contingente ma è invece strutturalmente eloquente riguardo a Dio”, alla Pasqua di Resurrezione, alla salvezza del mondo (3).

Poi ho capito che non potevo pretendere di presentare in sintesi gli ardenti richiami e suggestioni del libro, perché in quelle pagine si ritrova un’aria che ognuno deve respirare da sé. Posso però rivolgere un caldo invito a leggerlo, partendo dalla “verità di fondo: che Dio si manifesta contestato e ripudiato. Non è invenzione nostra, è il dato essenziale su cui dovemmo costruire anche il messaggio di consolazione. Ma se noi eliminiamo l’estraneità di Dio nei rapporti del tessuto della nostra vita, poi niente più torna. Bisogna cominciare da qui, da questo scandalo:“venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto”(Gv 1,11)” (4).

giovedì 10 dicembre 2020

Pensare l'estremo.

Post di Rossana Rolando.

Immagini delle illustrazioni di Andrea Calisi (qui il sito instagram).

Andrea Calisi, Poggio delle due torri e dei corvi gracchianti
L’andarsene anonimo di tante persone che muoiono in solitudine, senza un saluto da parte della comunità (soprattutto quando, per diverse ragioni, viene meno la dimensione religiosa del rito) è un altro aspetto che impressiona, in questo tempo di coronavirus. I telegiornali si susseguono con i loro bollettini medici e il resoconto altalenante dei morti. Numeri senza volto. Solo le persone direttamente coinvolte nel dramma di chi è colpito dalla durezza della malattia possono avvertire il brivido lacerante.

La morte viene a noi attraverso gli altri, soprattutto attraverso la perdita di persone care. Eppure essa rimane in se stessa qualcosa di profondamente estraneo, anche quando coinvolge dolorosamente. Vladimir Jankélévitch esemplifica l’esperienza di questa alterità in questi termini: “Ho coscienza della morte e so che morirò - ma non ci credo. Così come tutti gli uomini sanno di dover morire - ma non ci credono”¹. Sul tema Tolstoj ha scritto il suo potentissimo racconto “La morte di Ivan Il'ič”, che inserisco come audiolibro al termine di questo post, nella versione integrale. 

Dunque, quella che noi viviamo non è mai la nostra morte. Essa rimane, per il vivente, un “non luogo”, irrappresentabile, non percepibile. Per questo Epicuro afferma: “quando ci siamo noi la morte non c'è, quando c'è la morte non ci siamo noi”.² Nella sua concezione materialistica - che identifica la morte con la dissoluzione del corpo e dell'anima e quindi con una situazione di totale insensibilità - Epicuro ritiene di aver trovato il farmaco per guarire l’uomo dal timore della morte. Eppure lo sgomento non è venuto meno.

venerdì 4 dicembre 2020

L'Avvento e l'Attesa nella tempesta del covid.

Post di Gian Maria Zavattaro.

Eugène Delacroix, La tempesta sedata, 1841

Senza pretese di alcun genere - se non quella di vivere con coerenza la mia inquieta fede di laico credente in Dio Uno e Trino - sto tentando di chiarire con mia moglie come vivere l’Avvento da cittadini cristiani in questo tempo maledetto e benedetto del covid, che ha messo a fuoco la divisione della umanità tra tensioni fraterne e solidali, (l’I Care di tanti operatori sanitari, volontari ed anonimi cittadini nei loro invisibili gesti quotidiani di “attenzione” agli sventurati) e la cruda noncuranza degli indifferenti sino al cinismo inflessibile di una marea di profittatori speculatori truffatori.

L’Avvento è per il cristiano il preminente tempo dell’“attesa”(1), tempo della speranza contro la disperazione e della gioia contro la tristezza, nella duplice tensione verso il Natale (l’evento di Betlemme che ha cambiato la storia del mondo e ravviva la speranza che Dio non ci lascia soli) e verso la Parusia (la meta della storia, la seconda venuta del Signore nostro Gesù Cristo, compimento e manifestazione suprema della “presenza” che ha avuto inizio con la sua prima venuta e che continua nel mistero dell’Eucaristia, della Chiesa, della Carità e dei Poveri) (2).

sabato 21 novembre 2020

Le cose amate.

Post di Rossana Rolando
Immagini di Kristina Kemenikova (qui il sito instagram, con gentile autorizzazione).

Kristina Kemenikova, Ufficio a casa
Il covid costringe a rimanere per molto tempo in casa. Lo slogan della prima ondata suonava proprio “Io resto a casa”.

✴️ “Casa” vuol dire stanze, disposizione degli spazi, per chi è più fortunato significa terrazzo, forse anche giardino. Per tutti comunque rappresenta un luogo circoscritto che limita, ma nello stesso tempo protegge dal contagio. Certo non da altri mali. Può diventare un inferno, quando le relazioni intra familiari siano logorate o peggio ancora ferite, turbate. Può essere la prigione in cui si prova l’angoscia opprimente dell’isolamento. Solo nei casi migliori, diventa il rifugio sicuro nel quale si gode della compagnia più intima e si loda la possibilità di stare insieme, mangiare insieme, scambiare parole vive, non essere soli.

✴️ “Casa” indica certamente le persone (e cani e gatti... se ci sono), ma anche i muri e le cose. Questi non sono semplicemente oggetti di cui ci serviamo, “come taciti schiavi”¹. Sono manifestazione dello spirito, direbbe Hegel.

venerdì 13 novembre 2020

Il futuro. Dietro avanti.

Post di Rosario Grillo.

Paul Klee, Tramonto, 1930
L’ Ottocento con il conforto di uno sviluppo enorme fu un secolo di fiducia nel progresso. Così quegli uomini portarono a compimento il disegno intellettuale ritratto in epoca illuminista.

Leopardi fu tra i pochi che si rifiutarono di accodarsi a tale fiducia. La cagione di questa disconnessione viene, in genere, attribuita alla smodata influenza del suo pessimismo che rinvia a ragioni personali e soggettive.

In pochi interpreti viene scelta un’altra strada, più attenta a ragioni oggettive: quelle che possono portare a leggere Leopardi come “una voce critica del generale consenso al progresso. In modo specifico si elegge la poesia La Ginestra a documento inoppugnabile della smentita delle “meravigliose sorti e progressive”.

Dovremmo fare uno sforzo maggiore per riuscire a cogliere fuori dal coro trionfante, voce ufficiale ma non per questo universale (1), il sentimento oppositivo, infarcito di fatiche e sofferenze. Certamente ne è partecipe il vasto strato sociale delle persone colpite piuttosto che favorite dal trend di crescita.

L’ottocento fu anche il secolo che, con la documentazione raccolta attraverso i viaggi di scoperta e di conquiste coloniali, diede man forte al decollo della antropologia. Ed è appunto quest’ultima a possedere il canale ricettivo e l’organo euristico per leggere dentro il “senso popolare”. Attribuisco a quest’ultimo, pur mancando di titoli scientifici in antropologia, una valenza dichiarativa autentica, di molto superiore all’opinione pubblica, la quale richiede una discriminazione già tra chi legge e scrive e chi no. (2)

Con questa premessa possiamo avvicinarci alla specie “oracolare della verità dei proverbi e detti popolari ed intenderne il recondito significato. Mi servo allo scopo di un valente antropologo: Vito Teti.

domenica 8 novembre 2020

Lo sguardo al tempo del covid.

Post di Gian Maria Zavattaro.

Antoon van Dyck (1599-1641), Autoritratto (1613), dettaglio

Nel tempo delle mascherine obbligatorie e delle metriche distanze pare tramontato il faccia a faccia (vis à vis, face to face) che era sancito dalle strette di mano oggi poste al bando. Che cosa rimane della irruenza non verbale dello sguardo, adesso che è estrapolato dal volto ed esiliato dal tatto? Le mascherine non nascondono gli occhi ma celano i tratti individuali identificativi del viso (mento labbra bocca gote colorito naso), contesto che immediatamente connota lo sguardo e lo rende decifrabile.

Ma è ancora possibile nella situazione attuale decifrare ed essere decifrati?

martedì 27 ottobre 2020

Scienza e covid.

Post di Rosario Grillo
Immagini delle illustrazioni di Marco Melgrati (qui il sito).

Marco Melgrati, Tempi duri per i viaggiatori
Dico un’eresia se sostengo che nella incertezza di questo frangente storico caratterizzato dall’insidia del Covid 19 è messa sotto accusa la scienza? Sì, certo, prima di tutto la tecnica. A ragione, in quanto ha cullato la pretesa antropocentrica di soggiogare la natura. Ma, la scienza?!

Provate solo ad immaginare, in un baleno, il supporto che la conoscenza scientifica ha rappresentato nel cammino dell’uomo!

Eppure, alla scienza si imputa oggi, da un discreto numero di persone con voce blandamente ponderata, l’imprecisione, e con essa l’incapacità di dare risposta alla esigenza odierna di sicurezza. Comitato scientifico, sapere medico, che è - va ricordato - ramo della pianta scientifica, sono sul banco degli imputati, prescindendo dalla contraddizione in cui si cade, quando, figli del progresso scientifico, ci volgiamo contro un progenitore.

La risposta all’interrogativo richiede, così stando le cose, un esame sulle credenziali epistemologiche delle proposizioni scientifiche. La scienza si è conquistata con sacrifici il ruolo che riveste, liberandosi da compagnie improprie (occultismo, magia, superstizione) e da ingerenze indebite (dogmatismo spesso a sfondo teologico). Ha saputo anche uscire dalle “grinfie” dello scientismo: effetto della distorsione positivista.

martedì 13 ottobre 2020

Covit e coscienza del limite.

Post di Gian Maria Zavattaro

Immagini di Fabio Delvò (qui il sito).

Fabio Delvò, Italia e coesistenza pandemia
1.“Durante la nostra esistenza sperimentiamo innumerevoli confini che ci definiscono, segnalando discontinuità, barriere da infrangere, divieti da osservare, soglie reali o simboliche. I limiti ci circondano e ci condizionano da ogni lato e sotto ogni aspetto, a iniziare dagli immodificabili dati della nostra nascita (tempo, luogo, famiglia, lingua, Stato), dall’involucro stesso della nostra pelle, dagli orizzonti sensibili, intellettuali ed affettivi del nostro animo per finire con il termine ultimo della morte”.

2.”La ripetuta e vittoriosa esperienza del varcare ogni genere di confini (geografici, scientifici, religiosi, politici, ambientali e, recentemente, perfino biologici) avrebbe pertanto finito per generare una sorta di delirio di onnipotenza, di vertiginosa autoesaltazione spinta al punto di negare che, in linea di principio, esistano limiti invalicabili” (R. Bodei, Limite, Il Mulino, Bo, 2018,p.7 e p.8).

Il covid ha demolito, se non spazzato via, l’illusione di poter trasgredire impunemente ogni genere di limiti o di regole. Non ci salveremo dal covid - alla faccia dei negazionisti la cui insensatezza non fa altro che confermare ciò che vorrebbero negare - senza riconoscere i nostri limiti (la mortale caducità delle vite umane e non in astratto, ma la mia, la tua, la nostra¹) senza l’accettazione, libera o costretta, delle regole di comportamento, senza la diffusa consapevolezza dell’inderogabile necessità della corresponsabilità, necessario habitus dell’interagire sociale. A questa tardiva recalcitrante consapevolezza si oppone tuttavia ancora in troppi individui (e mestatori vari) di ogni età, oltre il delirante negazionismo, la presunzione di una conclamata libertà senza limiti che non riconosce margini od obblighi verso chicchessia.

domenica 27 settembre 2020

Lezione di libertà.

Post di Rossana Rolando.

Scuola provenzale, Scala di Giacobbe, XV sec.

Apro le lezioni di filosofia, in quarta liceo classico, leggendo alcuni passi della prolusione predisposta da Pico della Mirandola, per il convegno dei dotti che egli avrebbe voluto convocare al fine di un confronto vero e schietto sulle diverse posizioni delle tradizioni religiose e culturali. E’ la famosa orazione De hominis dignitate.¹ La leggo sulla scorta del bellissimo saggio di Massimo Cacciari, dal titolo La mente inquieta² e ne sono profondamente coinvolta. 

Vorrei trasmettere, mentre presento il testo, una convinzione profonda: «“Classico” è ciò che ancora ha da venire»³, ciò in cui è possibile rinascere e dare forma all’avvenire. 

In questo tempo incerto di pandemia, in questo rientro difficile a scuola, soprattutto per i ragazzi che sentono fortissima la limitazione della libertà di fare - non potersi toccare, abbracciare, radunare…, - riflettere sulla libertà di essere, se davvero esiste una simile libertà, mi pare decisivo e salutare.

domenica 20 settembre 2020

Risposta ai negazionisti del coronavirus.

Post di Rosario Grillo

Ritratto di Ippocrate, studiolo di Federico da Montefeltro

La medicina ippocratica.
La cura del corpo, affetto da qualche morbo, è ascrivibile solo all’idoneità/efficacia della medicina prescritta? O vi rientrano anche componenti sociali? La domanda non è oziosa nemmeno meramente tecnica. Sollecita alla messa in luce delle implicazioni sociali delle malattie. Si può dimostrare, cioè, che la malattia non è un affare privato, legato solo allo stato di salute di un individuo, alla vulnerabilità del suo organismo e/o all’usura degli organi vitali. La biologia è strettamente connessa all’ambiente, intendendo questo sia come ambiente naturale sia come complesso sociale. Già nel corpus hyppocraticum (1) il “Trattato sulle arie, acque e luoghi” dava chiara descrizione dell’influenza  che “città, azione del sole e dei venti ...” esercitano sul mantenimento della salute e, in conseguenza, sul legame tra le malattie e le stagioni, tra le stesse e le diverse regioni della terra. Del resto, la dottrina sulla influenza del clima sul carattere e i costumi delle genti è diventata oggi patrimonio comune. Dal corpus partirono inoltre i primi impulsi a riconoscere l’importanza: della combinazione medico-paziente, del peso chiave della risposta del paziente nel procedere della cura. Fedele conferma ne dà il giuramento  ippocratico, propedeutico alla professione medica, dove si riassumono espressioni come: “giuro...di attenermi  ai principi di umanità e solidarietà  nonché a quelli civili di rispetto dell'autonomia della persona; di mettere le mie conoscenze a disposizione dei progresso della medicina, fondata sul rigore etico e scientifico della ricerca, i cui fini sono la tutela della salute e della vita; […] di prestare soccorso nei casi d’urgenza e di mettermi a disposizione dell’autorità competente in caso di pubblica calamità...” (2)

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lunedì 31 agosto 2020

Divertissement, fuga dai problemi.

Post di Gian Maria Zavattaro
Immagini delle illustrazioni di Ale Giorgini (qui il sito instagram

Ale Giorgini, #danza #dolcevita
B. Pascal: “Gli uomini, non avendo potuto guarire la morte, la miseria, l’ignoranza, hanno risolto, per essere felici, di non pensarci”(Pensieri, a cura di P. Serini, Einaudi, To,1967, 348 pag. 150).
S.Weil: “La capacità di  prestare attenzione  a uno sventurato è cosa rarissima, difficilissima; è quasi un miracolo, è un miracolo. Soltanto chi è capace di attenzione è capace di questo sguardo.  E’ quindi vero, sebbene paradossale, che una versione latina, un problema di geometria, anche se sbagliati, purché si sia dedicato ad essi lo sforzo adeguato, possono in un giorno lontano renderci meglio capaci di portare a uno sventurato l’aiuto che può salvarlo nell’istante dell’estremo sconforto. Per un giovane capace di cogliere questa verità e abbastanza generoso per desiderare questo frutto più di ogni altro, gli studi saranno pienamente efficaci  dal punto di vista spirituale, anche al di fuori di ogni credenza religiosa. Gli studi scolastici sono come il campo che racchiude una perla: per averla, vale la pena di vendere tutti i propri beni, nessuno eccettuato, al fine di poter acquistare quel campo.” (Riflessioni sull’utilità degli studi scolastici al fine dell’amore di Dio, in  Attesa di Dio,  Rusconi, Mi,1991, pp.83-84).

Nel dilagare del covit a ferragosto l’Italia pare aver rimosso immagini e storie del primo semestre del 2020: mortali solitudini di tanti anziani, file di camion che trasportavano anonime bare, volti sguardi pianti disperati dei familiari, calvario degli intubati, costellazioni di persone e di famiglie costrette alla quarantena, speranze e progetti stroncati, donne e uomini (medici infermieri operatori sociosanitari volontari…) sfiniti ma capaci dell’ultima carezza al paziente sconosciuto, solo nel suo morire separato.

domenica 26 luglio 2020

Post virus.

Post di Rosario Grillo
Immagini delle illustrazioni di M Gloria Pozzi, con gentile autorizzazione (qui il sito instagram).

M Goria Pozzi, Apriamo alla speranza 
e alla solidarietà
Si sta ripensando il lavoro del bricoleur: il suo lavoro di recupero accende il sogno di un’economia lenta, non più al passo del consumismo, ma frutto cooperativo di diverse artigianalità, orientabile, oltretutto, verso un abitare più sano, meno accentrato nelle città, più diffuso nei borghi.
Vorrei provare ad impiegarlo per un’operazione filosofica, rispettando le guide  proprie della filosofia: curiosità ed amore.
PERCHÉ BRICOLAGE?
Assumo la tecnica nella sua veste più immediata. Primo: raccolta del materiale, ridotto in pezzi o frammenti, dispersi qua e là. Secondo: valutazione, ideazione e ricomposizione, con intervento decisivo della immaginazione. Terzo: messa in opera.
I frammenti hanno a che vedere con postumi di tradizioni alterate, ora disfunzionali. Con radici problematiche, produttrici di soluzioni collocate nel tempo, via via decadute, rimaste però intatte nell’istanza. Con bolle del presente a carattere catastrofico, di dimensione globale. Con l’esigenza critica antitetica al riduzionismo e alla fagocitazione totalitaria.

lunedì 13 luglio 2020

Scuola a distanza. Notazioni di un ex preside.

Post di Gian Maria Zavattaro
Immagini delle vignette di Mauro Biani (con gentile autorizzazione).

Mauro Biani, 2020
(con il covid il 10% degli studenti
ha abbandonato la scuola)
Ho voluto attendere - perentorio     amorevole consiglio di mia moglie - il (definitivo?) tramonto della epidemia virale per  non incrementare controversie inutili. Ora mi è impossibile tacere quel che avrei voluto dire da tempo. Esco dal mio silenzio di pensionato, preside per 26 anni, amodé, ma sempre teso ad amare la scuola. Riflessioni dunque soggettive, opinabili, cestinabili.
Intanto mi è parsa pilatesca la modalità della serrata indiscriminata delle scuole. Immagino che i "sapientes et prudentes" del palazzo di v.le Trastevere conoscessero allarmanti fatti dati rischi da non diffondere. Oppure erano impreparati ad affrontare altrimenti un’emergenza improvvisa ed imprevista. Cerco di capire l’ostico realismo sotteso alla decisione: prevenzione, precauzione, tutela della sicurezza dei più giovani, rassicurazione contro l’irrazionale panico largamente diffuso dai media. Ma dal mio angusto osservatorio sacrificare la scuola è sembrato esagitato(1). Per decreto ministeriale si dichiara incompatibile la coesistenza tra salvaguardia della salute e luoghi di trasmissione dell’istruzione (anche se i cosiddetti esperti non sono unanimi). Soprattutto nella decisione di chi dirige la scuola ai suoi vertici mi ha lasciato perplesso lo strapotere totalizzante del pensiero “convergente” miope scontato: rinuncia a pensare con sguardo lungo, a promuovere tempestivamente, a sollecitare, a favorire in ogni scuola entro regole di piena sicurezza la ricerca di soluzioni fuori dai correnti schemi, fattibili risposte sino al momento impensate ed impensabili, a valutare  le migliori e più sicure, approvarle e diffonderle.

giovedì 9 luglio 2020

Alterità e cura nemiche della aggressività.

Post di Rosario Grillo
Immagini delle illustrazioni di Marco Melgrati (qui il sito instagram).

Marco Melgrati, 
Affronta le tue paure
L’uomo riesce a sfuggire alla aggressività che lo abita?
Psicanalisi ed etologia hanno riconosciuto questa matrice che accomuna l’uomo agli animali.
Freud la esplorò in lungo e in largo, approntando ragioni clinico-analitiche e scrupoli umanistici. Si soffermò sul principio di piacere, che porta il bambino a superare il trauma della nascita relazionandosi con la mamma (1).
È già la presenza dell’Altro! Che apre l’orizzonte  della soggettività e mette in comunicazione con un universo, che andrà allargandosi fino alla società.
Non ho intenzione però di esporre minutamente le fasi del quadro psicanalitico; descrivo così con stretta sintesi il ruolo del padre che investe il Super-Io, al quale è demandato il compito della normazione etico sociale.
Evidentemente non tutto trova equilibrio e soluzione nello sviluppo della personalità, considerate le tracce della morbosità, delle nevrosi e delle défaillance.
Freud, fedele al metodo scientifico, procede per via empirica.
Vado ad aggiungere il contributo della antropologia culturale, che mette a disposizione il vasto retaggio di riti e tradizioni, di miti e religioni. Da esso si evince il contorto filo di sviluppo dell’umanità, attraverso le sue guerre, i cerchi concentrici di comunità via via allargate, i suoi elaborati culturali.