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giovedì 24 aprile 2025

Liberare, liberarsi

Post di Gian Maria Zavattaro
 
Papa Francesco presso la tomba di Don Milani, 20 giugno 2017
Pubblichiamo questo post nei giorni di lutto per la morte dell'amatissimo papa Francesco, convinti che il tema della liberazione - in tutte le sue forme - sia in piena sintonia con il suo messaggio.
 
A 80 anni dalla liberazione continuiamo insieme la vera “Resistenza dell’uomo disarmato”
“Non posso dire ai miei ragazzi che l’unico modo d’amare la legge è l’obbedirla. Posso solo dire loro che essi dovranno tenere in tale onore le leggi degli uomini da osservarle quando sono giuste (cioè quando sono la forza del debole). Quando invece vedranno che non sono giuste (cioè quando sanzionano il sopruso del forte) essi dovranno battersi perché siano cambiate”. (Lettera ai giudici di Don Milani).
“La Resistenza è un fatto di gratuità. La vera: la Resistenza al potere, non per instaurare un altro potere ma per la libertà dell’uomo[…] Per questo Resistenza è Gratuità, e Partigiano l’uomo gratuito. Il Dio gratuito non è forse il Dio Partigiano, che prende le parti di chi, in un modo o nell’altro, è perseguitato dal potere?” (Don Luisito Bianchi, Monologo partigiano  sulla gratuità 1).

sabato 6 febbraio 2021

Difficile libertà.

Post di Rossana Rolando
Immagini delle illustrazioni di Andrea Calisi (qui il sito instagram).
 
Andrea Calisi, Ragazzi, stormo, isola
In tempo di covid viviamo limitazioni della libertà di fare, di uscire, di incontrare. A chi se ne è lamentato il presidente Sergio Mattarella ha ricordato che noi non siamo liberi di contagiare gli altri, con comportamenti inadeguati rispetto all’emergenza che stiamo vivendo.
In questa affermazione si radunano antiche radici culturali: da una parte l’insegnamento illuministico che ha stabilito un principio sempre valido, entrato nel comune linguaggio, secondo cui la libertà è la possibilità di fare quel che non nuoce ad altri e non è vietato dalla legge¹; dall’altra parte tutta la tradizione biblica che individua nella libertà l’origine della responsabilità, concetto etico ripreso dal pensiero filosofico novecentesco, da Franz Rosenzweig a Martin Buber fino a Emmanuel Lévinas².
A partire da questo semplice richiamo vorrei soffermare l’attenzione su due spunti, corrispondenti ai due modi di intendere la libertà - entrambi portatori di verità esistenziali -: l’uno legato alla realizzazione individuale, l’altro teso a coniugare libertà ed alterità.
 

sabato 25 aprile 2015

La resistenza come categoria interpretativa del vivere. Omaggio a Luisito Bianchi.

a cura di Rossana Rolando
(per la presentazione di questo lungo articolo, 
di carattere filosofico,
si rimanda al post precedente: 
La Resistenza di Luisito Bianchi).

« …La Resistenza è un fatto di gratuità. 
La vera: la Resistenza al potere, non per instaurare un altro potere ma per la libertà dell’uomo. 
Per questo Resistenza è Gratuità, e Partigiano l’uomo gratuito. 
Il Dio gratuito non è forse il Dio Partigiano, 
che prende le parti di chi, in un modo o nell’altro, 
è perseguitato dal potere?»
Luisito Bianchi 
(da Monologo partigiano sulla Gratuità) 
  
Il silenzio di Dio ...
 (Marianne von Werefkin, La preghiera)
 Il XX secolo ha interrogato profondamente la coscienza dell’uomo contemporaneo e per chi, dopo Nietzsche, non ha rinunciato al concetto di Dio, ha posto domande brucianti sul silenzio e l’assenza di Dio, sull’impotenza di Dio nei confronti del male, rendendo problematico il  pensiero secondo cui Dio è il signore della storia, l’eterna Provvidenza che garantisce un senso alle vicende degli uomini.
Per questo le teologie e le filosofie della storia, che tanta parte hanno avuto nella cultura occidentale – da Agostino fino ad Hegel – sono avvertite oggi come insufficienti, “superate”. Altre prospettive, altre vie debbono aprirsi, affinché il discorso possa continuare. E’ questa la lezione di autori provenienti dall’area ebraica, quali Wiesel e Jonas, Adorno e Lévinas, i cui contributi risultano fondamentali per una riproposizione del concetto di Dio “dopo Auschwitz”, simbolicamente considerato come spartiacque ineludibile[1].

... dov'era Dio nella notte del male?  ...
(Marianne von Werefkin, Donna con lanterna)
Ed è in questa ottica che intendiamo riflettere con Luisito Bianchi, a partire da La messa dell’uomo disarmato[2]. E’ difficile definire il genere cui appartiene questo libro. Certo romanzo storico che si svolge nel periodo della seconda guerra mondiale, delle due guerre – di cui fa memoria Nuto Revelli: quella del fascio accanto ai tedeschi e quella partigiana contro fascisti e tedeschi[3] -, ma soprattutto romanzo sulla resistenza, come recita il sottotitolo.
Eppure nell’ambito della ricchissima letteratura della resistenza, da B. Fenoglio a C. Pavese, da I. Calvino ad A. Gobetti, questo libro costituisce anche un unicum[4]. Si riaggancia per certi versi al romanzo popolare, nella linea manzoniana degli umili protagonisti della storia, di una storia vista dal basso, dal popolo, in una coralità che senza sbiadire la fisionomia propria di ogni personaggio, la inserisce in un tessuto di relazioni inclusive, solidali, il cui centro propulsore e aggregatore è rappresentato dalla “Campanella”, una cascina in mezzo alla piana padana[5]. E manzoniana è anche la vena ironica che accompagna alcuni quadretti di vita popolare e alcune figure.

mercoledì 4 febbraio 2015

L'educatore autentico e autorevole. La scuola tra educazione depositaria ed educazione problematizzante.



“Voglio essere ricordato come una persona che ha amato la Terra, che ha amato la possibilità di fare di questa terra un’unica comunità”
(Paulo Freire, in un’intervista rilasciata pochi giorni prima di morire).


Si insegna imparando...
(Il piccolo libro chiede al grande libro: 
"Mi leggi prima di dormire?" 
e il grande libro risponde 
"C'era una volta...")
Paulo Freire  è il noto autore, tra le altre numerose sue pubblicazioni, de “La pedagogia degli oppressi”, "La pedagogia dell'autonomia" e “La pedagogia della speranza”. La distinzione di fondo da lui attuata  tra educazione “depositaria” ed educazione “problematizzante” credo ci possa offrire, limitandoci allo stretto ambito scolastico, uno stimolante criterio interpretativo per stabilire le caratteristiche dell’educatore autentico ed autorevole.

Scuola ed educazione della persona.
La concezione (e la pratica) “depositaria” dell’educazione nega qualsiasi protagonismo negli educandi, li trasforma in “recipienti che l’educatore deve riempire”: “l’educatore educa, gli educandi sono educati; l’educatore sa, gli educandi non sanno; l’educatore pensa, gli educandi sono pensati; l’educatore parla, gli educandi ascoltano docilmente; l’educatore crea la disciplina, gli educandi sono disciplinati; […] l’educatore infine è il soggetto del processo; gli educandi puri oggetti”.


Il modello pedagogico 
del recipiente da riempire.
Alla concezione depositaria Freire oppone la concezione “problematizzante” del docente  che non considera gli studenti  “vuoti” da riempire ma che sa dare la parola a tutti, in una creativa e sempre nuova relazione interpersonale  dove i “contenuti” dell’educazione non sono sua “proprietà” quale detentore del sapere, non sono “ritagli della realtà” da trasferire in passivi contenitori, ma sono vissuti, interpretati, insegnati ed appresi attraverso una “curiosità epistemologica e critica” resa viva dal dialogo.

Il modello pedagogico del dialogo.
“Gli uomini si educano in comunione, attraverso la mediazione del mondo”: “in tal modo l’educatore non è solo colui che educa, ma colui che, mentre educa, è educato nel dialogo con l’educando, il quale a sua volta, mentre è educato, anche educa”. L’insegnante costruisce le sue competenze professionali attraverso la continua problematizzazione del suo sapere: insegnando-imparando-ricercando, mettendosi in discussione e rendendosi disponibile in ogni momento nell’avventura spirituale e materiale che è il suo essere a scuola. Questa era ed è la scuola che sognavo e continuo a sognare.

Vero insegnante è 
chi continua ad imparare.
Vorrei concludere queste brevi riflessioni, formulando  gli stessi concetti in termini ancor più provocatori. G. Blandino, psicologo  terapeuta psicoanalista,  qualche anno fa scriveva  che nel profondo ogni insegnante combatte una battaglia contro la distruttività e la morte e, in primo luogo, contro la propria distruttività ed aggressività. Insegnare è dare vita sotto forma di vita intellettuale, morale e sociale. La vittoria della creatività sulla distruttività non costituisce forse la motivazione più  profonda dell’insegnamento?
Vero insegnante è chi, formando, dà vita:
vita intellettuale, morale, sociale.
Non è così tuttavia per  l’insegnante autoritario e ripetitivo, colui che cede al fascino pericoloso del narcisismo e che - secondo l’orizzonte psicoanalitico di Blandino che qui giocoforza mi tocca sorvolare - difende le proprie angosce genetiche mantenendo  l’allievo in uno stato di dipendenza intellettuale, impedendogli di diventare autonomo e di pensare con la propria testa. 


Vero insegnante non è chi vuol rendere dipendenti ... 
ma chi vuole dare libertà.
La vittoria della creatività sta invece nell’ educare ogni alunno a “pensare”, ponendo al centro il suo crescere autonomo, il suo imparare ad imparare, la sua capacità di utilizzare conoscenze e strumenti critici adeguati all’oggi per costruire positivamente la propria identità e le proprie relazioni con gli altri e le istituzioni, la sua capacità  di progettare e trascendere l’ambiente, di fare piani per l’avvenire e di assegnare un significato al proprio essere nel mondo, vivendo in esso  da  persona libera pronta a  contribuire allo sviluppo  umano, civile e culturale della società in cui è incluso.

Vero insegnante è chi fornisce strumenti 
per affrontare il mare della vita.
Era così che Freire configurava il docente autentico ed autorevole: “un educatore creatore, un educatore liberato, o in processo di liberazione, un educatore che si mette in gioco, si avventura, che non ha paura della libertà, un educatore capace di amare, di amare lo stesso processo di educazione, di amare la propria pratica quotidiana”.

Vero insegnante è chi trasmette 
il valore liberante della cultura,
per tutti e per ciascuno 
(disegno di Tom Gauld, scozzese)
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sabato 26 aprile 2014

Facile tradire i valori della Resistenza...


No alla retorica, 
ma  anche no alla cancellazione della memoria. 
Festeggiare in modo stanco il 25 aprile, 
non avere il senso delle radici della propria libertà 
significa essere già in pericolo …

Per noi liguri l'agave 
è simbolo di resistenza ...
I continui odierni dissidi tra partiti, la compra-vendita di parlamentari, il populismo imperversante, l’iniquità fiscale, il dilagare di quella che don Gallo amava definire “società delle spettanze” mi hanno riportato in mente un  articolo di C. A. Jemolo apparso su   “La Stampa” tanti anni fa e che già allora – io imberbe studentello alle soglie del ginnasio – mi aveva colpito e che ripropongo in alcune parti.

... la Resistenza è un fatto storico ...
Jemolo invitava a tralasciare le celebrazioni agiografiche della Resistenza, per soffermarsi a riflettere sui  suoi valori, per mantenersi fedeli ad essi nella costruzione dell’oggi e del domani. 

...ma è soprattutto un atteggiamento, 
un modo di vedere la vita ....
”Si assottiglierebbe  molto il numero di coloro che oggi inneggiano alla Resistenza”, ma tornerebbero a rifiorire le speranze in  una vera unità Europea dei popoli e non solo dei governi, nella collaborazione  tra i diversi partiti per  il bene del paese, nel rispetto delle diverse opinioni, nella solidarietà e mobilità sociale, nella democrazia sostanziale e non formale, nell’equità fiscale, nel ripudio della guerra, nell’ovvio dovere da parte di tutti i governanti di vita limpida, estranea ad ogni forma di  corruzione e clientelismo. 

... non cedendo a forme di corruzione, 
clientelismo, ...
Pagine di estrema attualità, che invitano a guardarsi bene dall’inneggiare alla Resistenza  ed ai partigiani, se i nostri comportamenti  non corrispondono  a  “quei valori  per cui essi s’immolarono”.

... un modo di sentire la vita 
che non può essere ridotto a monumento ... 
(Cuneo)
... a rievocazione ... 
(Parma)
.... se si vuole che rimanga acceso 
il fuoco dei valori resistenziali...
“Si parla troppo della Resistenza e poco si riflette sui suoi valori. Nulla da stupire. In ogni religione è più facile genuflettersi e cantare inni che chinarsi al giogo delle leggi. Ma ammonirei a ricordare ciò che la storia di ogni paese insegna: quanto sia facile seppellire gl’ideali innalzando marmi a coloro che li asseverarono. […] Bisogna asseverare  i valori della Resistenza; non parlandone in blocco come di cosa nota, bensì discernendoli, mettendoli a fuoco, proiettandoli in ciò che si costruisce, in quanto si vuole realizzare domani.

... riscoprendo quei valori uno a uno ...
Ricorderemo allora che la Resistenza volle essere fenomeno europeo, avviamento ad una Europa unita nella libertà, dove ci fossero cordiali rapporti di popoli piuttosto che di governi. […]   
La Resistenza fu collaborazione fra partiti diversi;  accantonamento di dissensi, guardare alle mete comuni. E’ tradita dove i contrasti si esasperano senza un perché, dove le maggioranze rifiutano ogni collaborazione con le minoranze, non accettano i loro voti, fanno questione di prestigio nel respingere ogni loro proposta, ogni suggerimento. 

... per non tradirli nelle divisioni ... 
ed essere così incapaci di lavorare 
nella prospettiva di mete comuni ...
Fu unione di credenti e di atei;  questi ultimi rispettosi della fede dei primi, pronti a riconoscere l’opera di bene, il gesto coraggioso del sacerdote e della suora. Sono contro il suo spirito gli ecclesiastici che vogliono imporre direttive  ai partiti, come ogni resurrezione di vecchio anticlericalismo, che neghi i valori religiosi. […]
La Resistenza fu sacrificio e rinuncia; il suo spirito, la generosità, l’accettazione conscia della povertà in omaggio alla solidarietà. Sarebbe stato consono ad esso contenere con l’arma fiscale le grandi ricchezze od almeno gli alti redditi, i munifici stipendi; adottare e magari imporre un tenore di vita semplice, di cui le amministrazioni pubbliche dessero l’esempio con la modestia degli edifici, con i viaggi dei ministri in forma dimessa. Ma il suo spirito avrebbe voluto che pure i più umili volessero servire la cosa pubblica, che impiegati ed operai considerassero l’ azienda pubblica come loro […]  Si tradisce quello spirito quando si vuole che nel pubblico impiego, nella stessa magistratura, non si selezionino i più capaci, si dia il bando ad esami e concorsi, si leghi la carriera all’anzianità.  […]

... per non ridurre parole come solidarietà 
e giustizia a involucri vuoti ...
Se così si fissasse lo spirito della Resistenza, si vedrebbe quanti realmente lo onorano e quanti lo aborrono [...]. Certo si assottiglierebbe  molto il numero di coloro che oggi inneggiano alla Resistenza,  ma son certo che “se cosa di qua in ciel  si cura”, quanti caddero per la Resistenza sarebbero ben lieti di vedere dimenticati i loro nomi, senza un fiore le loro lapidi, pur che restassero vivi (fosse pure coltivati da una minoranza) quei valori  per cui essi s’immolarono”.

... trasformando così la Resistenza 
in un albero secco che non porta più frutti ...
Arturo Carlo Jemolo (1891–1981), da “La Stampa”,  24 luglio1960.

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venerdì 25 aprile 2014

Luisito Bianchi e la resistenza.



“…La Resistenza è un fatto di gratuità. La vera: la Resistenza al potere, non per instaurare un altro potere ma per la libertà dell’uomo. Per questo Resistenza è gratuità, e Partigiano l’uomo gratuito. Il Dio Gratuito non è forse il Dio partigiano, che prende le parti di chi, in un modo o nell’altro, è perseguitato dal potere? La Resistenza del 1944-45, dei morti e di quei vivi che non l’hanno mai svilita ad instaurazione di nuovi poteri, fu la grande parola laica di gratuità, che ha generato e genera ancora figli ogni qualvolta si resiste al potere dell’uomo in nome dell’uomo” .
                                    (dall’Introduzione a DIALOGO SULLA GRATUITA’).

Don Luisito Bianchi.
Ho conosciuto don Luisito Bianchi quando facevo il preside, grazie all’amico Gianni Peirano che mi sollecitò a leggere La messa di un uomo disarmato. L’ho letta. Fu una rivelazione: il più bel “romanzo” che  avessi mai letto negli ultimi 30 anni. 


La copertina del romanzo.
Invitai Luisito a parlare agli  studenti dell’ultimo anno del Liceo per il 25 aprile 2006. Era molto riluttante (amava molto scrivere, ma non apprezzava i bagni di folla), infine riuscimmo a convincerlo. Poiché non guidava né aveva un mezzo proprio, fu Gianni, Presidente del Consiglio di Istituto, ad andare a prelevarlo all’abbazia di Viboldone ed a riportarlo il giorno dopo.  

Abbazia di Viboldone, Milano.
Per noi fu una giornata memorabile,  compresa  la serata che Gianni volle ad Ortovero ed i momenti agapici trascorsi insieme. 
Da allora spesso Rossana ed io abbiamo  rivissuto quei momenti di grazia, di  trionfo del silenzio ed insieme della  Parola, fuori dalla frenesia degli impegni professionali e delle ineluttabili scadenze quotidiane.
La facciata, in notturna.
Rossana ha meditato a lungo la “messa”, proponendo una forte  riflessione, pubblicata nel 2007 in occasione degli 80 anni di Luisito. La riportiamo nella pagina di questo blog, appassionata  interpretazione, laica e cristiana,  del suo romanzo.
Ogni mattina, prima di recarmi  a scuola, sino all’ultimo giorno del mio lavoro professionale, passavo a vedere ed a sentire il mare ed era per me spontanea l’associazione a don Luisito che, prima di partire, ospite in Seminario, ci aveva confidato l’ora   trascorsa sulla marina di Albenga, all’alba ed al tramonto, ad ascoltare il respiro del mare, pieno di stupore di fronte alla sua bellezza.

Era un uomo semplice ...
Era  un uomo semplice e complesso, dimesso e signorile, mingherlino e coriaceo, dolce e severo, povero per scelta e vocazione, ricco di  passione autentica e di fede incrollabile, umile testimone, la cui protesta si levava però con grido possente.

... e nello stesso tempo complesso ...
Fu così che iniziammo una frequentazione sia epistolare,  a cui rispondeva sempre in tempo reale, sia soprattutto fatta da parte nostra  di visite a Viboldone. Bellissima la festa per i suoi 80 anni.  Poi la caduta rovinosa,  il lungo calvario sulla carrozzella  con la mente lucidissima a scrivere e colloquiare fino all’ultimo. Ed infine il 5 gennaio 2012 – aveva quasi 85 anni – il dies natalis. 

Abbazia di Viboldone, interno.
Sacerdote conquistato da don Mazzolari, fu missionario in Belgio, poi insegnante di religione e vice assistente delle ACLI nazionali. Abbandonò l’incarico perché  deciso a vivere in modo radicale la povertà: fa il  prete operaio (in fabbrica alla Montecatini di Spinetta Marengo, poi l’inserviente all’ospedale), perché la sua   fede  non ammetteva compromessi di sorta con il disordine costituito e le connivenze clericali.  La GRATUITA’ di Dio è stata il suo richiamo accorato ed il dono gratuito è stato sua pratica costante, tanto da rifiutare qualsiasi emolumento quando era insegnante di religione ed assistente alle Acli, non ritirando mai lo stipendio ("perché la Chiesa fa pagare i suoi servizi, perché questo commercio del divino? Gratis accepistis, gratis date"). Possiamo arguire il suo non facile rapporto con la gerarchia ecclesiastica e curiale.

La gratuità era la parola 
che più amava.
Molti i testi da lui scritti sul tema della gratuità. Ma il suo innegabile capolavoro  è La messa dell’uomo disarmato, romanzo sulla resistenza: rifiutato da vari editori, stampato da amici nel 1989, venne edito da Sironi nel 2002 e divenne  subito un autentico caso editoriale. 

La messa dell'uomo disarmato
romanzo memoriale...
La messa è memoria della liberazione da parte di un testimone adolescente (Luisito) che ha vissuto la resistenza come avvenimento centrale nella sua vita, tale da  provocare la sua “terza nascita": testimone che non fa sconti a niente ed a nessuno, a cominciare da se stesso. Il romanzo - intreccio tra invenzione letteraria, ricerca spirituale e ricostruzione storica - è quasi un itinerario liturgico in tre tempi: il gemito della parola - il silenzio della parola - lo svelamento della parola. La resistenza, senza confusioni e senza revisionismi di sorta, si muove tra la potenza della memoria e l’attualità della responsabilità: resistenza come gratuità nel doppio significato di racconto della lotta partigiana e di categoria spirituale, sia cristiana (la presenza di Dio della Parola anche nei fatti tragici e violenti) sia laica (la misura della gratuità nella liberazione dal potere).

... romanzo di grande respiro poetico 
e valore letterario.
Come categoria spirituale tutti siamo chiamati a combattere la nostra resistenza per la libertà e per la gratuità: radicale annuncio in un mondo dominato dal business, dove tutto è negoziabile. Utopia? No, charis-topia!

... romanzo sulla resitenza per la libertà ...
In ogni pagina don Luisito ci ricorda che la resistenza è stata il risveglio della coscienza civile, il fondamento della nostra  repubblica, dunque  la  radice della libertà di cui ognuno di noi oggi gode. Essa - unendo liberali, monarchici, comunisti, socialisti, cattolici, militari, civili, uomini, donne - ha aperto  la via verso l’Europa unita.
In modo non mitizzato né retorico don Luisito ci fa vivere i motivi che spinsero i giovani a scegliere la montagna, il carcere, i campi di concentramento, i motivi del no deciso al fascismo ed  alla Germania nazista e perché  il confine tra la parte sbagliata e la parte giusta deve rimanere chiaro.

L'eredità di Luisito 
nelle sue pagine...
Invito infine  ad avere il coraggio di leggere la “pagina” di  questo blog dedicata alla “messa di un uomo disarmato”: pagina indubbiamente impegnativa, in cui Rossana dà una lettura alta, approfondita ed accorata. In una delle sue prime lettere a noi indirizzate cosi  Luisito terminava: “La bellezza dell'abbazia sconfina in quella della Gratuità. Bisogna che chiuda. Continuerei, come urge l'amicizia. Ma anche nel dire GRAZIE è continuare. Un affettuoso e grato ricordo a Gianni. Un abbraccio Luisito". 

Abbazia di Viboldone, interno. 
Particolare.
Grazie a Luisito 
per la Sua Amicizia.
Chi desidera ulteriori informazioni sulla figura e sugli scritti di Luisito Bianchi può consultare il sito a Lui dedicato:


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