Iscriviti ai Feed Aggiungimi su Facebook Seguimi su Twitter Aggiungimi su Google+ Seguici tramite mail

Iscriviti alla nostra newsletter!

Visualizzazione post con etichetta festa. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta festa. Mostra tutti i post

domenica 2 marzo 2025

Lettera agli amici, in occasione degli 80 anni

 Albenga, 1 marzo 2025


Care amiche e amici che avete voluto onorarmi con i vostri auguri, vi affido qualche mio notturno ricorrente spensierato pensiero  di ringraziamento e speranza. 

Gli auguri solitamente si fanno per sottolineare qualcosa di speciale. Di per sé non c’è nulla di speciale nel compleanno, il quale non necessita di alcuno sforzo per arrivarci. Semplicemente è ricorrente vicenda alla quale nessuno può sottrarsi: tutti compiono gli anni ad un certo giorno dell’anno, segnato dalla data della propria nascita e considerato  tappa ma insieme continuazione di un cammino di vita che nessuno sa quando definitivamente si concluderà. Anzi più trascorrono gli anni e più viva in me si fa la consapevolezza di un prossimo “cursum consummavi - bonum certamen certavi? - fidem servavi?...

lunedì 12 agosto 2024

Ferragosto 2024. Auguri scomodi.

Post di Gian Maria Zavattaro
Immagini di Elena Griscioli (qui il sito)

Intorno a noi
Elena Griscioli, Ti vedo
Con titubanza, consapevole della responsabilità che mi assumo, riparlo di responsabilità in questi giorni vacanzieri d
i ferragosto, accompagnati dai meravigliosi successi italiani delle Olimpiadi (di ieri la stupenda Pallavolo femminile!), ma anche  segnati da guerre insensate (Ucraina!), da massacri orribili (Gaza!), dal rischio nucleare, da speculazioni vergognose di inverecondi profittatori, di contro a maree di sofferenti (bambini, donne, anziani, migranti…), pur nella costante presenza ovunque - anche se invisibile - di sorprendenti generosità collettive e individuali.
 
Responsabilità
Il destino di ogni parola “forte” come responsabilità è fatalmente legato all’amore per essa in base a ciò che davvero siamo e pratichiamo. Non farò perciò discorsi sconvenienti, semplicemente intendo discorrere della mia tua vostra nostra responsabilità, quella che ci coinvolge ogni giorno su tutti i fronti, che ci impegna e ci ha impegnato nelle scelte di vita decisive e nella vita quotidiana: quella che la coscienza di ognuno/a di noi liberamente assume perché cittadino/a del mondo, persona in relazione con altre persone vicine e lontane sia nello spazio sia nel tempo, legate dalla comune humanitas, indipendentemente da etnia età condizione scelta religiosa o politica.
In questi giorni il mio augurio è che un sano otium vacanziero ci aiuti a pensare, provando a scavare  nella responsabilità: dal verbo lat. respondeo (mi impegno a rispondere a qualcuno e a me stesso  delle mie  azioni e delle loro conseguenze) e dal participio passato respònsus composto di re-spondere: promettere solennemente (da cui sposo-sposa!), garantire assicurare (il suffisso-bile responsa-bile indica questa prerogativa).

domenica 13 agosto 2023

La porta per uscire.

Post di Gian Maria Zavattaro.
Illustrazioni di Giulia Pintus (qui il sito instagram)
 
Giulia Pintus, L'anima della festa
Nessuno è solo
“In questo stesso istante c’è un uomo che soffre,
un uomo torturato solo perché ama la libertà.
Ignoro dove vive, che lingua parla,
di che colore ha la pelle, come si chiama,
ma in questo stesso istante, quando i tuoi occhi leggono
la mia piccola poesia, quell’uomo esiste, grida,
si può sentire il suo pianto di animale perseguitato
mentre si morde le labbra per non denunciare
i suoi amici. Lo senti?
Un uomo solo grida ammanettato,
esiste in qualche posto.
Ho detto solo? Non senti, come me,
il dolore del suo corpo ripetuto nel tuo?
Non ti sgorga il sangue sotto i colpi ciechi?
(José Augustin Goytisolo,1928-1999, poeta e scrittore spagnolo del “Gruppo catalano”, traduttore di Pavese, Quasimodo, Pasolini).
 
In questo nostro mondo miliardi di persone viventi formano un tentacolare gigantesco turbinio, stranamente affascinante e conturbante: intreccio ambivalente  di anonime storie di solitudini e di quotidiani gesti di fraternità, compresenza di tante disperazioni individuali e di altrettante speranze,  misterioso  spettacolo di  vortici di lutti e di gioie spensierate. Umanità  che si agita in balia  di una febbre oscura dove tutto passa: guerra, pace, amore, rabbia, speranza, disperazione…
Eppure, a ben vedere, ognuno di noi  può sempre aprire squarci di luce, ritagliare spazi e tempi dove  incontrare volti non anonimi, tendere mani  per insieme sperare. 

venerdì 22 luglio 2016

L’estate e l’amore della vita.

Post di Gian Maria Zavattaro 
Iconografia di Rossana Rolando.
“Amici cari, non abbiate paura della vita,
com’è bella la vita, quando si fa qualcosa di bello e di giusto!”
(Aljòša , ne I fratelli Karamazov di F. Dostoevskij, ed. Garzanti, 1981, pag.131)

Félix Vallotton, 
Il vecchio olivo (1922)
Tutte le stagioni sono un inno alla vita e tutte per il credente tempo-luogo dell’amare Dio. Ma l’estate è per me, oltre che occasione di vivificare l'inquietudine della mia fede, richiamo irresistibile alla vita, ad amarla in eterno, ad ogni piè sospinto, con le viscere, direbbe Dostoevskij per bocca di Aljòša, Ivan,  Myskin, così diversi tra loro. Amare la vita: ovvero amare se stessi e il prossimo come se stessi. Che cosa sarebbe il  nostro amore verso il  prossimo se non avessimo nel contempo cura di noi? “Caritas incipit ab egomet”: primum logico, anche se non cronologico né ontologico. 
Félix Vallotton, 
Tramonto con cielo arancione (1910)
Posso  rinnovare l’amore per me stesso - così come sono e mi riconosco e  come voglio e debbo essere - se mi apro al prossimo vicino e lontano ed ascolto e comunico con empatia; se credo nella donna che amo e con lei divido le mie giornate; se ritrovo uno sguardo lucido di tenerezza verso gli amici, i parenti, i conoscenti; se, nutrito di autentica sollecitudine, il mio sguardo è limpido verso gli esclusi ed invisibili; se scopro “ad ogni piè sospinto” quante cose belle vi sono al mondo e non mi perdo nello stordimento di mille droghe estive o nello squallido gioco del giovanilismo. Anche quando ognuno di noi è  torturato dalle proprie sofferenze e da quelle  di tanti innocenti vittime dell’odio. Anche quando ci capita di sentirci estranei ad un mondo di cui facciamo fatica a sentirci parte perché quasi incomprensibile (1).

venerdì 15 agosto 2014

Festa: tempo libero o tempo liberante?



Il tempo della festa...
Oggi è la festa dell'Assunta per chi crede e di ferragosto per tutti. Senza alcuna pretesa, vorrei pormi qualche interrogativo: che cosa è la festa? Un optional, un  bisogno? Come si rapporta con il tempo della mia vita e con il mio tempo libero? Quante feste ho  trascorso! Ma quali tracce hanno lasciato?  La festa unisce o divide gli uomini?

La lotta tra Carnevale 
e Quaresima.
Vi è un'ambiguità già nel termine festa. Penso  per esempio all’espressione “guastafeste” e all’antifrasi “far la festa a qualcuno”. E' un'ambivalenza alla quale neppure la festa, come ogni modalità umana, si sottrae e che  si esprime nella contraddittorietà delle esperienze e dei vissuti personali. A me pare una parola chiave, un  “indicatore”, come si dice oggi,  della nostra esistenza individuale e collettiva, di cui  è una parte rilevante, non diversamente dal cosiddetto “tempo libero”, quello sciolto dal lavoro. 

Che cos'è la festa?
Non tutti possono far festa. C’è chi passa la vita in una continua festa (anzi carnevale), mentre altri, “i residui dell’umanità”,  conoscono sulla terra solo l’inferno e per loro la festa non c’è mai.

... non tutti possono fare festa ....
Quando la si può vivere la festa si presenta comunque con un duplice senso. Evoca riposo, ri-scoperta di sé, ri-creazione, gioco, gioia, sapore di felicità, pausa per riprendersi dalla quotidianità: le modalità “belle” dell’essere al mondo.

La festa come gioco ....
Ma  mi ricorda anche gli opposti non tanto perché si definisce nella contrapposizione alla ferialità – pur essa altrettanto "ricca", vitale, umana, ma che richiama lavoro, fatica, vincoli temporali di scadenze ed incombenze e, in qualche caso anche costrizione e alienazione -, ma perché può essere frenesia per non ritrovarsi con se stessi, occultamento di sé dietro la maschera di un perenne carnevale, dissipazione, asservimento, stress, fuga nello stordimento, recita collettiva di forzata allegria, accaparramento avido di sensazioni brucianti, sino alla violenza degli stadi, al conflitto, alla trasgressione di norme che regolano la vita quotidiana, sfogo compensativo, noia, insoddisfazione, ritualità compulsiva abitudinaria, tristezza infinita: le modalità “brutte” dell’essere al mondo.


... ma anche come stordimento ...
Così anche nel rapporto con chi mi sta intorno la festa può avere una duplice valenza. Può essere occasione di autenticità, condivisione, convivialità, affetti familiari, momento di incontro, di ospitalità, di accoglienza, di solidarietà oppure chiusura egocentrica, solitudine, solipsismo nel consumo orgiastico della tv o di internet, esperienza di massificazione, manipolazione da parte di persuasori più o meno occulti.

La festa come convivialità ...
... o come espressione di solitudine
e manipolazione ...
Vorrei comunque sottolineare che il tempo della festa non coincide con il tempo libero. Essa implica modalità di decisioni diverse rispetto al “tempo libero” da preoccupazioni ed occupazioni quotidiane, per fare od organizzare questo o quell’altro,  andare in un luogo o in un altro. Il tempo libero suggerisce l’idea di un vuoto da ri-occupare e riempire, tanto che la sua costrizione al consumo rischia di non essere diversa dalla costrizione del lavoro. In effetti il lancinante problema, cruccio di tante persone, non è forse come occupare oggi, domani, dopodomani il proprio “tempo  libero”?   E più questo cresce più si aggrava il problema di come occupare il pomeriggio o la sera, la domenica, il fine settimana, le vacanze, le ferie, la pensione … Occupare il tempo libero: «che parola spaventosa, questa, una parola che indica già che non si è abbastanza liberi per il tempo libero» (Gadamer). 

La distanza tra tempo libero 
e tempo liberante ...
A questo punto potrei sottoscrivere la fondamentale diversità  fra tempo libero (da e per) e tempo  liberante della  festa, tempo invece da non occupare per essere liberi.

Tutte le immagini riproducono opere di Pieter Bruegel il Vecchio e Pieter Bruegel il Giovane.


Chi desidera intervenire può andare qui sotto su "commenta come", nel menù a tendina selezionare "nome/URL", inserire solo nome e cognome e cliccare su continua. Quindi può scrivere il proprio contributo sul quale rimarrà il suo nome ed eventualmente, se lo ritiene opportuno, può lasciare la sua mail.  

sabato 26 aprile 2014

Facile tradire i valori della Resistenza...


No alla retorica, 
ma  anche no alla cancellazione della memoria. 
Festeggiare in modo stanco il 25 aprile, 
non avere il senso delle radici della propria libertà 
significa essere già in pericolo …

Per noi liguri l'agave 
è simbolo di resistenza ...
I continui odierni dissidi tra partiti, la compra-vendita di parlamentari, il populismo imperversante, l’iniquità fiscale, il dilagare di quella che don Gallo amava definire “società delle spettanze” mi hanno riportato in mente un  articolo di C. A. Jemolo apparso su   “La Stampa” tanti anni fa e che già allora – io imberbe studentello alle soglie del ginnasio – mi aveva colpito e che ripropongo in alcune parti.

... la Resistenza è un fatto storico ...
Jemolo invitava a tralasciare le celebrazioni agiografiche della Resistenza, per soffermarsi a riflettere sui  suoi valori, per mantenersi fedeli ad essi nella costruzione dell’oggi e del domani. 

...ma è soprattutto un atteggiamento, 
un modo di vedere la vita ....
”Si assottiglierebbe  molto il numero di coloro che oggi inneggiano alla Resistenza”, ma tornerebbero a rifiorire le speranze in  una vera unità Europea dei popoli e non solo dei governi, nella collaborazione  tra i diversi partiti per  il bene del paese, nel rispetto delle diverse opinioni, nella solidarietà e mobilità sociale, nella democrazia sostanziale e non formale, nell’equità fiscale, nel ripudio della guerra, nell’ovvio dovere da parte di tutti i governanti di vita limpida, estranea ad ogni forma di  corruzione e clientelismo. 

... non cedendo a forme di corruzione, 
clientelismo, ...
Pagine di estrema attualità, che invitano a guardarsi bene dall’inneggiare alla Resistenza  ed ai partigiani, se i nostri comportamenti  non corrispondono  a  “quei valori  per cui essi s’immolarono”.

... un modo di sentire la vita 
che non può essere ridotto a monumento ... 
(Cuneo)
... a rievocazione ... 
(Parma)
.... se si vuole che rimanga acceso 
il fuoco dei valori resistenziali...
“Si parla troppo della Resistenza e poco si riflette sui suoi valori. Nulla da stupire. In ogni religione è più facile genuflettersi e cantare inni che chinarsi al giogo delle leggi. Ma ammonirei a ricordare ciò che la storia di ogni paese insegna: quanto sia facile seppellire gl’ideali innalzando marmi a coloro che li asseverarono. […] Bisogna asseverare  i valori della Resistenza; non parlandone in blocco come di cosa nota, bensì discernendoli, mettendoli a fuoco, proiettandoli in ciò che si costruisce, in quanto si vuole realizzare domani.

... riscoprendo quei valori uno a uno ...
Ricorderemo allora che la Resistenza volle essere fenomeno europeo, avviamento ad una Europa unita nella libertà, dove ci fossero cordiali rapporti di popoli piuttosto che di governi. […]   
La Resistenza fu collaborazione fra partiti diversi;  accantonamento di dissensi, guardare alle mete comuni. E’ tradita dove i contrasti si esasperano senza un perché, dove le maggioranze rifiutano ogni collaborazione con le minoranze, non accettano i loro voti, fanno questione di prestigio nel respingere ogni loro proposta, ogni suggerimento. 

... per non tradirli nelle divisioni ... 
ed essere così incapaci di lavorare 
nella prospettiva di mete comuni ...
Fu unione di credenti e di atei;  questi ultimi rispettosi della fede dei primi, pronti a riconoscere l’opera di bene, il gesto coraggioso del sacerdote e della suora. Sono contro il suo spirito gli ecclesiastici che vogliono imporre direttive  ai partiti, come ogni resurrezione di vecchio anticlericalismo, che neghi i valori religiosi. […]
La Resistenza fu sacrificio e rinuncia; il suo spirito, la generosità, l’accettazione conscia della povertà in omaggio alla solidarietà. Sarebbe stato consono ad esso contenere con l’arma fiscale le grandi ricchezze od almeno gli alti redditi, i munifici stipendi; adottare e magari imporre un tenore di vita semplice, di cui le amministrazioni pubbliche dessero l’esempio con la modestia degli edifici, con i viaggi dei ministri in forma dimessa. Ma il suo spirito avrebbe voluto che pure i più umili volessero servire la cosa pubblica, che impiegati ed operai considerassero l’ azienda pubblica come loro […]  Si tradisce quello spirito quando si vuole che nel pubblico impiego, nella stessa magistratura, non si selezionino i più capaci, si dia il bando ad esami e concorsi, si leghi la carriera all’anzianità.  […]

... per non ridurre parole come solidarietà 
e giustizia a involucri vuoti ...
Se così si fissasse lo spirito della Resistenza, si vedrebbe quanti realmente lo onorano e quanti lo aborrono [...]. Certo si assottiglierebbe  molto il numero di coloro che oggi inneggiano alla Resistenza,  ma son certo che “se cosa di qua in ciel  si cura”, quanti caddero per la Resistenza sarebbero ben lieti di vedere dimenticati i loro nomi, senza un fiore le loro lapidi, pur che restassero vivi (fosse pure coltivati da una minoranza) quei valori  per cui essi s’immolarono”.

... trasformando così la Resistenza 
in un albero secco che non porta più frutti ...
Arturo Carlo Jemolo (1891–1981), da “La Stampa”,  24 luglio1960.

Chi desidera intervenire può andare qui sotto su "commenta come", nel menù a tendina selezionare "nome/URL", inserire solo nome e cognome e cliccare su continua. Quindi può scrivere il proprio contributo sul quale rimarrà il suo nome ed eventualmente, se lo ritiene opportuno, può lasciare la sua mail.