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giovedì 30 maggio 2024

Come vogliamo diventi Albenga?

Sulle elezioni amministrative ad Albenga.
Post di Gian Maria Zavattaro
Fotografie di Rossana Rolando.

Albenga, Municipio
“Può darsi che non siate responsabili della situazione in cui vi trovate,  ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla” (M. L. King).

Chi mente abolisce la società (I. Kant).

Il contesto locale regionale nazionale europeo mondiale, a dir poco inquietante, delle elezioni comunali ed europee rischia di spingerci ad un disincantato pessimismo, aggravato dal diffondersi di un inverecondo irrespirabile clima di reciproca ostilità (l'altro come nemico, bugiardo...), di martellanti  accuse, di grossolana, per non dire faziosa, aggressività che ci avviliscono e stupiscono, anche da parte di persone di provata stima e rispetto. Eppure, a ben vedere, proprio questa difficile temperie dovrebbe invece spronare ognuno di noi a non rinunciare alla speranza di un corale cammino di rinascita. Le elezioni comunali ne dovrebbero essere la cartina di tornasole: microcosmo che ricapitola il macrocosmo.
Come tutti i cittadini ingauni pensanti, mia moglie ed io vogliamo consapevolmente scegliere, liberi da ogni seduzione. Proprio per questo - come tantissimi altri cittadini pensanti - ci siamo districati tra promesse ed accuse, guardando oltre le apparenze, prendendo atto della varia scelta delle urgenze da affrontare, dei problemi da risolvere, dei nodi essenziali del territorio da sciogliere, condividendo o meno molteplici aspetti.
Albenga, Piazza San Michele
Con tutti i nostri limiti, abbiamo confrontato i vari programmi, ben consapevoli che la fiducia deve riversarsi non solo sui candidati ma su chi formerà la giunta e la maggioranza e, magari, su chi sta dietro le quinte. Si vota  non solo  il sindaco, si votano le persone che sotto la sua guida dovranno promuovere la città alla luce dei loro valori fondanti, aspirazioni ed intenzioni conclamate. Persone  che non dovranno tradire il senso delle nostre speranze: continuare a rifondare la città sull’osservanza di tutte le regole formali e sostanziali da parte di tutti, promuovere la cultura della gentilezza e l’
attenzione (nel senso indicato da S. Weil), rispettare le diversità, favorire l’incontro tra generazioni e tra culture diverse…E dovranno invogliare ciascuno di noi, con il loro esempio, a partecipare attivamente all’elevazione di una comunità vera cittadina.
Solo a seguito di questa  disamina (“attenta valutazione”) soggettiva - che altri potrebbero considerare discutibile od errata - noi voteremo il nostro candidato, che qui oggi dichiariamo è  Tomatis.
Nutro grande rispetto per tutti i candidati, in particolare per chi  ho avuto la ventura di conoscere negli anni della mia presidenza al G. Bruno (1). Ogni persona è sacra, degna di riguardo, d’ascolto, d’accoglienza ma anche, se è necessario, soggetto/oggetto di dialogo dissenziente o di ferma contrarietà. 
Albenga, via Enrico D'Aste
Alla mia età continuo a pensare che “il nuovo” debba riguardare non solo i volti delle persone che intendono dedicarsi all’amministrazione della città, ma soprattutto il loro modo d'essere presenti, di relazionarsi tramite la parola, di operare, nella fierezza della propria identità, ma senza mai irridere gli altri. Non c‘è legge scritta che proibisca nei momenti elettorali di dialogare serenamente con tutti. Anzi credo che la legge non scritta che abita in ciascuno di noi imponga che la competizione elettorale debba essere sempre subordinata ad una “ulteriorità”: l'etica, rispetto reciproco,  pudore e per il credente la propria fede religiosa. Come cittadino che non conta nulla - proprio per questo - vorrei “parlare” con tutti i candidati, ognuno con le sue convinzioni, confrontarmi anche duramente con chi ha idee totalmente divergenti dalle mie, ma soprattutto contemporaneamente assicurarci con la stessa forza la possibilità di indispensabili  “convergenze etiche” che consentano ad ognuno, qualunque sia l’esito elettorale, di essere nella comunità elemento attivo, secondo le proprie motivazioni e condizioni. Le visioni politiche-amministrative possono essere molto diverse, perché scaturiscono dalle scelte fondamentali che investono il senso che attribuiamo alla nostra storia personale e comunitaria, all’umanità che vogliamo promuovere, agli orientamenti da dare all’avvenire. Possono quindi dividerci anche profondamente, ma tutti possiamo, anzi dobbiamo, ritrovarci, per amore della città cioè dei cittadini, nella ricerca della verità, che non è appannaggio né esclusivo né esaustivo di nessuno. 
Albenga, sullo sfondo via Medaglie d'Oro
Unica eccezione mi pare debba essere la comprovata malafede: non è possibile l'incontro autentico con l’opportunista, il mercenario prezzolato, il servo sedotto e seduttore, il calcolatore del treno giusto su cui salire. Le Goff scriveva che la principale materia prima dell’Europa è - in senso metaforico - la “materia grigia”, quella cioè che non si lascia incantare o sedurre  da chi  specula sulla fragilità altrui, insicurezza, paura,  istinti xenofobi, per i più gretti interessi.    Penso con orgoglio  a noi  cittadini di Albenga, così vari per fede e scelte politiche. Sono tanti, in ogni lista, credenti e non credenti, a vivere l’intensità del rispetto altrui, l’acutezza del discernimento, lo sforzo e l’anelito a concretizzare la fraternità nei rapporti tra culture diverse, nell’impegno politico o sociale inteso come gratuito servizio disinteressato, nel rispetto incondizionato dell’avversario, senza giudicare e tanto meno condannare.
Per quanto concerne la nostra ed altrui fede, semplicemente pensiamo che ogni cattolico è chiamato a fare la sua responsabile scelta secondo coscienza. Mi pare doveroso riportare qui la citazione di E. Mounier, ispiratore del nostro blog: “Ci sono cattolici di destra e cattolici di sinistra: è un fatto ed è un fatto opportuno. Ciò prova che il cattolicesimo supera tutte queste vicende politiche”.
Fermo restando il nostro voto esclusivo alla persona che più ci convince, non rinunceremo a dialogare con tutti. Conosciamo tante persone, lontane dalle nostre più profonde convinzioni - lo verifico ogni giorno nel mio decennale volontariato - per le quali la politica è sempre penultima, mentre l’etica ed il volto dell’altro sempre sono primi e ultimi: persone che testimoniano ogni giorno la loro opzione e passione politica costantemente sorrette da una tensione  che non si piega a cedimenti o compromessi neppure in fase preelettorale. 
Albenga, Piazza delle Erbe
Con loro mia moglie ed io speriamo ed immaginiamo Albenga, città testimone della Costituzione (soprattutto i primi fondanti 12 articoli).  ALBENGA: città del lavoro - città dei diritti e doveri - città  della solidarietà e dell’inclusione interculturale - città  dei servizi di base (sanità scuola  alloggi…) accessibili a tutti, in particolare  ai più vulnerabili (bambini, donne, persone con disabilità, anziani. "migranti"…) - città dello sport e del benessere - città mediterranea e prealpina del turismo accessibile - città della cultura e creatività - città della partecipazione corale - città che ha cura dei giovani, del loro futuro e, qui adesso, degli "ultimi, penultimi, terzultimi…". E non ultima, città del polo scolastico: la qualità del futuro dei giovani passa attraverso una politica non miope ma profetica di miglioramento e potenziamento della scuola pubblica, luogo per eccellenza della speranza, luogo di annuncio di una  rinnovata città.
Nessuno (dico nessuno) deve volere che Albenga diventi polis scissa, in cui ognuno prende le distanze dall’altro, frantumata in sottosistemi chiusi, confinata in mondi a parte. Tutti insieme, ognuno con la sua  singolarità,  possiamo volere una città plurale interculturale aperta, in cui i diritti di tutti sono al primo posto ed è possibile incontraci senza sospetti, sorriderci, riconoscerci come persone, costruire e sognare insieme il futuro dei nostri figli e nipoti, eredi del cammino da noi aperto di solidarietà  giustizia e pace,  senza barriere ed esclusioni. Nella fermezza della identità e diversità di ciascuno.
Albenga, Piazza dei Leoni
Non mi rassegno a finire i miei giorni in una città disfatta, che non capisce non vede non ascolta non è prossima all’altrui sofferenza. Ogni dolore è unico, ogni cicatrice ha forma diversa e solo chi è capace di vera “attenzione” sa che cosa  essa significhi.(2)  Solo ricercando insieme, trovando e condividendo una visione comune possiamo insieme evitare la deriva della coesione sociale e non essere impreparati alle sfide che ci  attendono.
Per quanto ci riguarda, mia moglie ed io non abbiamo alcun dubbio su chi può  rappresentare le nostre istanze sopra esposte. La speranza, matrice del nostro “ottimismo tragico”, ci suggerisce di sì. Perciò rivoteremo Tomatis.
 
Note.
1. Ho rispetto e riconoscenza per il candidato Podio e il dott. Ciangherotti. Quando svolgevo il servizio di preside al G. Bruno, si sono battuti arditamente e sinceramente – nell’ottica di una esemplare gratuità - per il bene delle scuole ingaune e del Liceo (in particolare l’Artistico!).
2. "La capacità di prestare attenzione  a uno sventurato è cosa rarissima, difficilissima: è quasi un miracolo, è un miracolo. […] Soltanto chi è capace di attenzione è capace di questo sguardo. E’ quindi vero,  sebbene paradossale, che una versione latina, un problema di geometria,  anche se sbagliati, purché si sia dedicato ad essi lo sforzo adeguato, possono in un giorno lontano renderci capaci di portare a uno sventurato l'aiuto che può salvarlo nell'istante dell'estremo sconforto. Per un giovane capace di cogliere questa verità e abbastanza generoso per desiderare questo frutto più di ogni altro, gli studi saranno pienamente efficaci dal punto di vista spirituale, anche al di fuori di ogni credenza religiosa,..."  cfr. S, Weil, Riflessioni sull'utilità degli studi  scolastici al fine dell'amore di Dio, in Attesa di Dio, Rusconi Mi,1991, p.84. Pagine in cui si precisa con lucido ardore il valore di qualsiasi studio ed il suo significato  sociale umano religioso, che non è mai affare individuale. Vuol dire cultura: oltre che possesso della parola, appartenenza alla comunità e responsabilità verso gli altri. Il monito rivolto ai detentori del potere mi sembra chiaro: l'autentica sincera lotta contro le ingiustizie e le povertà esige "attenzione" centrata  sull'altro, non sui propri calcoli elettorali. E’ invito rivolto ad ognuno di noi ad operare secondo le proprie possibilità e capacità, prima che sia troppo tardi.

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