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Visualizzazione post con etichetta cittadinanza. Mostra tutti i post
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giovedì 30 maggio 2024

Come vogliamo diventi Albenga?

Post di Gian Maria Zavattaro
Fotografie di Rossana Rolando.

Albenga, Municipio
“Può darsi che non siate responsabili della situazione in cui vi trovate,  ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla” (M. L. King).

Chi mente abolisce la società (I. Kant).

Il contesto locale regionale nazionale europeo mondiale, a dir poco inquietante, delle elezioni comunali ed europee rischia di spingerci ad un disincantato pessimismo, aggravato dal diffondersi di un inverecondo irrespirabile clima di reciproca ostilità (l'altro come nemico, bugiardo...), di martellanti  accuse, di grossolana, per non dire faziosa, aggressività che ci avviliscono e stupiscono, anche da parte di persone di provata stima e rispetto. Eppure, a ben vedere, proprio questa difficile temperie dovrebbe invece spronare ognuno di noi a non rinunciare alla speranza di un corale cammino di rinascita. Le elezioni comunali ne dovrebbero essere la cartina di tornasole: microcosmo che ricapitola il macrocosmo.
Come tutti i cittadini ingauni pensanti, mia moglie ed io vogliamo consapevolmente scegliere, liberi da ogni seduzione. Proprio per questo - come tantissimi altri cittadini pensanti - ci siamo districati tra promesse ed accuse, guardando oltre le apparenze, prendendo atto della varia scelta delle urgenze da affrontare, dei problemi da risolvere, dei nodi essenziali del territorio da sciogliere, condividendo o meno molteplici aspetti.

sabato 4 giugno 2022

Referendum giustizia: sì o no, pro o contro?

Post di Rossana Rolando.

James Ensor, Il giusto giudice, 1892
In questo post presento alcune analisi, volutamente prive di qualsiasi tecnicismo, sull’imminente convocazione elettorale: da una parte per contribuire a fare chiarezza in chi ne avverte il bisogno, dall’altra parte, nella convinzione che il voto sia sempre un momento da prender sul serio, come cittadini e cittadine (anche se i quesiti referendari in questione toccano materie effettivamente molto tecniche e complesse).
 
Come sappiamo, domenica 12 giugno 2022, si vota per il referendum sulla giustizia, articolato in cinque quesiti, con schede di colore diverso. In ciascuno di essi si chiede se si vuole cancellare (abrogare) una parte degli articoli di legge in questione: chi vota no ritiene che tutto debba rimanere com'è, chi vota sì vuole che vengano eliminate le parti in causa. Il referendum è vincolante se va a votare, in modo valido, il 50% + 1 (quorum).

domenica 8 febbraio 2015

Eutopia e scuola.


Eutopia della scuola... 
un mondo surreale?
(Jonathan Wolstenholme)
I Docenti ultraquarantenni ricorderanno certamente le speranze (e diciamo pure le delusioni) legate al  “Progetto giovani” ai tempi del grande Corradini. Allora Docenti e Studenti parlavano di EUTOPIA, della scuola come  bel luogo dove produrre cultura umanizzante e liberante. Era una sfida, una scommessa. Si richiedeva ed insieme si ricercava  una scuola come luogo in cui   “stare bene con se stessi, con gli altri, con le istituzioni in un mondo che stia meglio”.
La scuola ... 
come bel luogo.
Oggi non so  se eutopia sia  parola ancora ricercata o in uso presso i nostri studenti. So però che, di fronte alla crisi profonda che sta attraversando il nostro Paese (crisi non solo economica, ma anche di identità e di speranza), non possiamo non sollecitare la scuola  ad interrogarsi, a fare la sua parte, a riscoprire la sua essenziale vocazione utopica, condizione per il suo cammino culturale e per la sua esistenza creativa. 

La scuola ... 
nella sua esistenza creativa.
La forza della scuola, di ogni scuola, è nella sua "extraterritorialità", nel suo essere libera e non succube di alcun potere politico o ideologico, nella sua volontà di denunciare il mal-essere di adulti e  giovani fuori e dentro la scuola, soprattutto nella sua capacità di sperare, di annunciare un  futuro possibile di modi alternativi di vivere e di ben-essere.

La scuola ... 
nel suo annuncio di mondi alternativi.
Una bella sfida che costringe a riflettere sugli attuali compiti e responsabilità (letteralmente capacità di rispondere) dei Docenti, a gettare la maschera, a superare la ferita narcisistica di chi ritiene di non doversi mai mettere in discussione. Ieri come oggi gli studenti rimproverano noi adulti che troppo spesso lo spazio scolastico che assicuriamo loro è semplicemente noioso, matrigno, quaresimale, non significativo né gratificante.


La scuola... 
quando è capace di aprire nuove porte.
Nessuno vuole una scuola più facile, anzi oggi è necessario che sia ancor più severa. Ma la scuola che produce veramente cultura è quella che non snatura la vita, che non crea un mondo artificiale basato su conoscenze ed usi che non hanno corso al di fuori di essa, che sa centrarsi su ogni singolo alunno, incontrandolo faccia a faccia, accogliendo e non subendo le diversità di ciascuno. L'utopia può forse rischiare di portarci lontano o di perderci in fantasie impossibili, ma è anche ciò che ci riporta a noi stessi ed è la profezia dell'uomo futuro. 



La scuola... 
profezia dell'uomo futuro 
(Alessandra Placucci)
Ben venga perciò una scuola erratica, in cammino per essere altrimenti, come Abramo, verso l'ignoto della terra promessa.


Il recupero di fiducia nella cittadinanza 
passa anzitutto attraverso la scuola.
Il  recupero di fiducia nella cittadinanza da parte dei giovani passa, che piaccia o no, prima di tutto attraverso la scuola. L’augurio è che anche qui da noi, ad Albenga, questa speranza nell'eutopia non disperi.
Eutopia della scuola.

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mercoledì 23 aprile 2014

Le Fraternità di Gerusalemme a Firenze.



... la presenza di Dio nel cuore della città ...
(giochi di luce all'interno della Badia)
... questo vuole essere la Badia...
Dopo il post dedicato alle Comunità monastiche di Bose, presentiamo brevemente le Fraternità di Gerusalemme – maschile e femminile - che hanno sede ed operano nel cuore di Firenze, presso la Badia Fiorentina (vicina a Piazza della Signoria, dietro Palazzo Vecchio).

Campanile della Badia di fronte 
al Museo del Bargello 
(Firenze).
... il campanile della Badia 
visto dal portico interno...
L’ordine fu fondato a Parigi nel 1975 da Padre Pierre-Marie Delfieux. Egli visse un’esperienza di vita eremitica nel deserto e lì incontrò Fratel Carlo Carretto. 

Padre Pierre-Marie Delfieux
Fratel Carlo Carretto
Fu proprio il deserto ad ispirare l’idea di un monachesimo nella città.

... il deserto come luogo fisico 
e come metafora ...
Il monachesimo come oasi di frescura e refrigerio in mezzo al deserto, quel deserto di senso e di gioia che viene a rappresentare metaforicamente tutta  la solitudine, l’isolamento, l’angoscia,  il tormento, la sofferenza dell’uomo, di ogni uomo.


... un'oasi di frescura in mezzo al deserto...

All’immagine stereotipata del monaco che fugge il mondo e la vita si sostituisce quella del monaco che si colloca dentro la città e che condivide in tutto e per tutto la condizione degli altri uomini.  


Monaci e monache ... 
(giorno di Pasqua 2014) ...

... in comunione con tutti i cristiani ...
(Vespri di Pasqua 2014
insieme alla chiesa ortodossa russa, 
a Firenze...)
... desiderano mettere la preghiera ...
... nella città ... 
(mendicanti davanti alla Badia  
nel giorno di Pasqua 2014: 
i poveri invitati alla celebrazione 
e alla distribuzione di viveri)....
... e la città ...

... nella preghiera ...
... nell'ascolto e nel silenzio...
E così i monaci di Firenze sono cittadini, salariati, inquilini, uomini come tutti eppure tanto diversi da tutti. 

.... vivendo come tutti ... 
(sorella della Fraternità)
In mezzo alla città degli uomini, in mezzo a Firenze, questi monaci vogliono testimoniare e far risplendere Gerusalemme come segno di contraddizione, come figura di una città improntata ai valori evangelici dell’accoglienza, della fraternità, della condivisione … valori tanto diversi rispetto a quelli del mondo, ispirati prevalentemente al successo, all’ambizione, alla prevaricazione.

...ma testimoniando un cammino, 
una tensione ...
... verso forme di convivenza 
più evangeliche e umane ...

Per chi desiderasse ulteriori informazioni si rimanda al sito delle Fraternità di Gerusalemme, in cui si trova anche la pagina della Badia Fiorentina:
http://jerusalem.cef.fr/it/monastiche 


Per conoscere più a fondo la spiritualità delle Fraternità di Gerusalemme si consiglia la lettura di Pierre-Marie Delfieux, Monaci nelle città, edizione San Paolo, Milano 2005, con prefazione di Fratel Carlo Carretto.


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venerdì 14 febbraio 2014

Decalogo di un inquieto cittadino.



 

Chi è il “buon” cittadino ingauno? Quali le sue caratteristiche? E’ possibile elencare  almeno  quelle che si considerano indispensabili, prioritarie, decisive per la comunità cittadina ed il vivere urbano?
Noi ci proviamo scegliendo  un decalogo (5 regole “materiali” + 5  “immateriali”). A chi  sta al nostro “gioco” proponiamo  di stilare a sua  volta il proprio decalogo.  Ci vuole coraggio, perché le scelte non sono mai asettiche, ma indicative di orizzonti culturali e di riferimenti valoriali. ….  

Una bella sfida, non vi pare? 

 


"Materiale"

1. Aiutare senza indugi qualsiasi persona in evidente difficoltà per malore, incidente od altro; dare ovunque la precedenza agli anziani ed  ai disabili. 

2. Osservare le regole del traffico, non occupare i posti riservati agli  invalidi o i marciapiedi dei pedoni, prediligere l'uso della bici.

3. Avere cura dell’ambiente e della pulizia delle strade.

4. Segnalare i casi di cattiva amministrazione pubblica, senza acrimonia rancorosa ma con serena fermezza.

5. Rispettare le code agli sportelli di qualsiasi ufficio od esercizio.


"Immateriale" 


6. Conoscere i propri diritti e doveri rispettando le regole della comunità ed anteponendo  il bene e gli interessi comuni al proprio esclusivo tornaconto personale.

7.  Esercitare il proprio diritto alla parola senza cedere  al silenzio, all’indifferenza o all’omertà, partecipando alla vita politica e socioculturale cittadina, con rilievo alle necessità delle scuole e delle strutture sanitarie ingaune.

8. Favorire l’integrazione nella città delle persone "diverse" e vivere l'accoglienza come dono reciproco.

9. Godere delle bellezze artistiche e naturali di Albenga (monumenti, centro storico, lungomare e lungo-Centa,  frazioni ...).

10. Sorridere a tutti  e non temere di salutare per primi le persone.

 E voi?


   





 

Chi desidera intervenire può consultare il post del 22/10/13 oppure semplicemente andare qui sotto su "commenta come", nel menù a tendina selezionare "nome/URL", inserire solo nome e cognome e cliccare su continua. Quindi può scrivere il proprio contributo sul quale rimarrà il suo nome ed eventualmente, se lo ritiene opportuno, può lasciare la sua mail.