« L'arte non riproduce ciò che è visibile,
ma rende visibile ciò che non sempre lo è. »
(Paul Klee)
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| ... gioco di sguardi... |
| Polifonia: la comunità non è la semplice collettività. |
Con gli occhi noi comunichiamo un linguaggio di contenuti e di relazioni. Lo sguardo non è mai neutrale: qui veramente vale l’assioma che è impossibile non comunicare e che non comunicare vuol dire semplicemente comunicare di non voler comunicare.
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| Molte vie possono unirci o separarci dagli altri |
Succede quando a scuola sistematicamente ignoro un mio alunno o quando per strada evito gli occhi dell’altro e faccio finta di non veder il poveraccio che mi importuna per l’elemosina o nello scompartimento del treno pieno di persone il mio sguardo vaga dappertutto ma non sui volti degli altri o nell’ascensore all’ospedale il mio occhio si posa insistentemente sui pulsanti per non incontrare gli altri.
Per
alcuni addirittura - e questo vale anche
per me in determinate circostanze – è insopportabile sostenere lo
sguardo di chi ti è alle spalle: non si riesce a lavorare con qualcuno dietro, perché chi, in qualche modo, mi osserva, in qualche modo mi affronta ed entra
nel mio campo d’azione, come
promessa o minaccia.
C’è una particolare
luminosità e limpidezza dello sguardo che io vorrei tener sempre presente: il
rispetto come possibilità di vedere di più. Senza il rispetto
si vede di meno, perché la mancanza di tale sentimento - intrisa com'è di
egocentrismo e stolida mediocrità - finisce per oscurare gran parte di ciò
che si offre a noi. Credo che lo sguardo riguardoso in questi tempi di
privazione, in cui la mancanza di rispetto è divenuta
norma di tutti i giorni e connotato dominante nelle relazioni
sociali, sia gesto ed atteggiamento singolare. Anche per questo mi
piace il garbo empatico
che scorre tra il mio e l'altrui vissuto.
| Il garbo ... |
Dobbiamo scegliere nell’incontro con le persone tra lo sguardo imperativo o captativo o seduttivo oppure oblativo, quello appunto del rispetto e del garbo. Se gli occhi sono specchio dell’anima, il mio sguardo verso gli altri dovrebbe essere sempre aperto al loro cuore. Le difese nel faccia a faccia (vis à vis, face to face) cedono e le maschere che solitamente portiamo possono sfilacciarsi e far intravedere il vero volto di ciascuno.
| Il vero volto dietro la maschera ... |
E’ il fascino tutto speciale dello sguardo: mai neutrale, specchio per mandare un’immagine di accoglienza, di fraternità, di condivisione, accompagnata da un sorriso e da una metacomunicazione.
E anche la rottura e lo strappo possono far parte di un gesto ospitale e non ostile se la persona prende possesso di sé e del suo orizzonte, se si rifiuta di sommergere se stesso nell’anonimato o nell’apparenza estatica. Anche il no può essere parte della personalizzazione, come frutto di una scelta fatta con tutta la totalità del proprio essere, premessa di un dialogo autentico.
| La rottura, lo strappo ... |
| ... può anche essere premessa di un dialogo autentico ... |
Per strada quando incrocio il mio
sguardo con quello di amici, conoscenti, sconosciuti, mi sforzo di tenere sempre
presente che “non possiamo aspettarci di raccogliere i fiori
che non abbiamo mai piantato” (Vaclav
Havel).
Tutte le immagini riproducono opere di Paul Klee.
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| L'intensità, il calore di uno sguardo .... |
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