La pace alla luce del concetto di alterità, sotto il cui segno si colloca il rifiuto di ogni fondamentalismo.
Post di Gian Maria Zavattaro (Relazione tenuta il 20 gennaio 2018 in occasione degli incontri interreligiosi svoltisi ad Albenga (SV)).
“Signore, disarmali. E disarmaci!”:
preghiera diffusa dai vescovi francesi,
scritta nello spirito di Tibhirine da frère Dominique Motte,
domenicano del Convento di Lille (1).
preghiera diffusa dai vescovi francesi,
scritta nello spirito di Tibhirine da frère Dominique Motte,
domenicano del Convento di Lille (1).
Christian de Chergé, Più forti dell'odio, 2010, a cura di Guido Dotti |
Pace è Shalom, Al-Salam: “integrità, pienezza di vita, ben-essere”. E’ un concetto positivo che esige un agire coerente; è forza d’animo (3), coraggio di accoglienza reciproca, “scelta che riguarda ognuno non solo nel senso attivo di ospitare chi bussa alla nostra porta, ma anche nel senso di essere accolti: trovare accoglienza, infatti, è un bisogno e un desiderio fondamentale per chiunque” (4). La pace come incessante tensione per una vicendevole accoglienza-riconciliazione che coinvolga ogni persona nel dono reciproco della propria identità e diversità, nel convivio dei popoli. Pace - sappiamo - mai acquisita per sempre, da salvaguardare ad ogni livello (interiore, religioso, familiare, pedagogico, sociopolitico, economico, internazionale), sempre inconclusa, ma in cammino verso la pienezza escatologica della parusia.
Adriano Fabris, La scelta del dialogo, 2011 |
Byung-Chul Han, L'espulsione dell'Altro, 2017 |
A questo punto provo ad affrontare e approfondire il significato della pace non solo come laico cittadino del mondo ma come laico credente cattolico, debole nell’esegesi biblica e in teologia, ma non nell’amore per la “lieta novella”, che chiama l’altro con il suo vero nome, fratello-sorella. Tra tutte le beatitudini del Vangelo due mi paiono particolarmente attinenti: beati coloro che fanno regnare la pace, perché saranno chiamati figli di Dio - beati coloro che hanno fame e sete di giustizia perché saranno saziati. Da laico leggo così: non è beato chi possiede la pace per se stesso, ma chi sa trasmettere la pace che riconcilia ed unisce le persone.
Giancarlo Bruni, Misericordia e compassione, 2015 |
Xavier Beauvois, Uomini di Dio, 2010, film |
Emmanuel Lévinas, Il tempo e l'Altro, 2005 |
Una seconda via è denunciare
insieme ogni forma di ingiustizia e violenza di ieri e di oggi (12): non far
finta di niente nei riguardi dei massacri e degli annegamenti di cui ogni
giorno si ha notizia, di chi fomenta guerre, vende armi, sfrutta
le ricchezze di paesi sempre più impoveriti, lucra su qualsiasi forma di
derelizione (tratta dei minori, donne, migranti, organi umani, speculazioni sui
medicinali salvavita); non essere mai complici di chi, in Europa ed
in Italia, non fa che innalzare muri.
Terza via è l’invito profetico
del card. Martini: riconoscere il dolore degli altri, dare voce al loro dolore. “Per superare
l’idolo dell’odio e della violenza è molto importante imparare a guardare al
dolore dell’altro. La memoria delle sofferenze accumulate in tanti anni
alimenta l’odio quando essa è memoria soltanto di se stessi, quando è riferita
esclusivamente al sé, al proprio gruppo, alla propria giusta causa. Se ciascun
popolo guarderà solo al proprio dolore, allora prevarrà sempre la ragione del
risentimento, della rappresaglia, della vendetta. Ma se la memoria del dolore
sarà anche memoria della sofferenza dell’altro, dell’estraneo e persino del
nemico, allora essa può rappresentare l’inizio di un processo di comprensione.
Dare voce al dolore altrui è premessa di ogni futura politica di pace”(13).
Concludo con due interrogativi.
E la scuola? C’entra? Non si può educare alla pace se non
la si pratica e la si vive quotidianamente in un contesto… dove docente e
studente insieme respirano l’I care della cultura di pace e la
trasformano in esperienza di pace. Pensate a cosa possono fare insieme in ogni
scuola docenti studenti genitori non docenti,dove si vive l’ospitalità
reciproca, l’indifferenza è bandita, ci si impegna sul versante dei diritti
umani, del dono gratuito del volontariato e magari delle adozioni a distanza,
per citare il “G. Bruno”…
Che cosa vogliamo diventi Albenga? Città in cui ognuno si chiude nella splendido isolamento del proprio ghetto, dove tolleranza vuol dire indifferenza? Oppure città plurale, variegata da appartenenze multiple che non nascondono la propria identità, dove è possibile insieme tessere un ”legame di pace”, che vuol dire curarsi dell’altro, incontrarsi senza sospetti, riconoscersi come persone, costruire e sognare insieme il futuro delle nuove generazioni, eredi del cammino da noi aperto. Ognuno assuma la propria responsabilità e solo allora potremo cantare con p. Turoldo,
David Maria Turoldo, O sensi miei..., 2002 |
Che cosa vogliamo diventi Albenga? Città in cui ognuno si chiude nella splendido isolamento del proprio ghetto, dove tolleranza vuol dire indifferenza? Oppure città plurale, variegata da appartenenze multiple che non nascondono la propria identità, dove è possibile insieme tessere un ”legame di pace”, che vuol dire curarsi dell’altro, incontrarsi senza sospetti, riconoscersi come persone, costruire e sognare insieme il futuro delle nuove generazioni, eredi del cammino da noi aperto. Ognuno assuma la propria responsabilità e solo allora potremo cantare con p. Turoldo,
Lo dirò con un sorriso
“Andrò in giro per le strade sorridendo,
“Andrò in giro per le strade sorridendo,
finché gli altri diranno: - è pazzo!
E mi fermerò soprattutto
coi bambini a giocare in periferia,
poi lascerò un fiore ad ogni finestra
e saluterò chiunque incontrerò per via,
stringendogli la mano.
E poi suonerò con le mie mani
le campane della torre a più riprese
finché sarò esausto,
e dirò a tutti: PACE!
Ma lo dirò in silenzio
e solo con un sorriso,
ma tutti capiranno.”
E mi fermerò soprattutto
coi bambini a giocare in periferia,
poi lascerò un fiore ad ogni finestra
e saluterò chiunque incontrerò per via,
stringendogli la mano.
E poi suonerò con le mie mani
le campane della torre a più riprese
finché sarò esausto,
e dirò a tutti: PACE!
Ma lo dirò in silenzio
e solo con un sorriso,
ma tutti capiranno.”
Note.
(1) Il testo della preghiera: “Disarmali: sappiamo
quanto questa violenza estrema sia il sinistro pane quotidiano in Iraq, in
Siria, Palestina, Centrafrica, Sudan, Eritrea, Afghanistan. Ora si è
impossessata di noi”.“Disarmali Signore: e fa che sorgano in mezzo a loro
profeti che gridano la loro indignazione e la loro vergogna nel vedere come
hanno sfigurato l’immagine dell’Uomo, l’immagine di Dio”. “Disarmali,
Signore dandoci, se necessario, poiché è necessario, di adottare tutti i mezzi
utili per proteggere gli innocenti con determinazione. Ma senza odio. Disarma
anche noi, Signore: in Francia, in Occidente, senza ovviamente giustificare il
circolo vizioso della vendetta, la Storia ci ha insegnato alcune cose. Dacci,
Signore, la capacità di ascoltare profeti guidati dal tuo Spirito. Non farci cadere
nella disperazione, anche se siamo confusi dall’ampiezza del male in questo
mondo”. “Disarmaci e fa’ in modo che non ci irrigidiamo dietro porte
chiuse, memorie sorde e cieche, dietro privilegi che non vogliamo condividere.
Disarmaci, a immagine del tuo Figlio adorato la cui sola logica è la sola
veramente all’altezza degli avvenimenti che ci colpiscono: ‘Non prendono la mia
vita. Sono io che la dono’”.
(2)
Penso all’attualità di Geremia (6,14): l’umanità ferita dalle ingiustizie dei
suoi capi che “curano le ferite del mio popolo, ma solo alla leggera,
dicendo ‘pace, pace’, ma pace non c’è”.E’ la deterrenza nucleare dei
cavalieri dell’Apocalisse (14.900 testate nucleari di cui 6.800 Usa, 7.000
Russia, 215 Regno Unito, 300 Francia, 270 Cina, 110-120 India, 120-130
Pakistan, 80 Israele, e ca 10 Corea del Nord): basta un calcolo
sbagliato, un incidente, un errore nella gestione degli ordini e salta tutto….
cfr. il Simposio Internazionale “Prospettive per un mondo libero dalle
armi nucleari e per un disarmo integrale”, organizzato dal dicastero per il Servizio
dello Sviluppo Umano Integrale del Vaticano, svoltosi il 10 e l’11 novembre
di cui i media hanno dato ben poco risalto, in cui è emersa
l’inadeguatezza della deterrenza nucleare a rispondere efficacemente alle sfide
del terrorismo, ai conflitti, alla sicurezza informatica, alla povertà, alle
problematiche ambientali (devastanti effetti indiscriminati e
incontrollabili nello spazio e nel tempo, conseguenze umanitarie e
ambientali derivanti dall’utilizzo degli ordigni nucleari; spreco
di risorse per il nucleare a scopo militare, che potrebbero invece essere
utilizzate per priorità più significative, quali la promozione della pace e
dello sviluppo umano integrale, la lotta alla povertà e l’attuazione dell’Agenda
2030 per lo sviluppo sostenibile.
(3) “La pace
non è assenza di guerra, è una virtù, ma è una virtù che nasce dalla forza
d’animo”: così scriveva Spinoza nel suo Trattato
politico (trad. it. a cura di A. Montano, ed. Il Tripode, 2000,
cap.5, p.76).
(4)
R. Mancini, La scelta di accogliere, ed.
Qiqajon, 2016, p.8.
(5) Byung-Chul Han (coreano, insegna a Berlino) è uno dei più influenti filosofi contemporanei. Han è anche un personaggio singolare: concede pochissime interviste, tiene molto alla riservatezza della sua vita personale. Si sa che è laureato in teologia cattolica e che ha scritto un libro sulla filosofia del buddhismo zen, ma non si sa quale sia la sua religione e se ne abbia una. Cfr. La società della stanchezza, 2012 – Eros in agonia, 2013 – L’espulsione dell’altro, 2017: tutte editi da Nottetempo.
(6) cfr. A. Fabris, Senso e indifferenza. Un cluster book di filosofia, Pisa, Ets 2007.
(5) Byung-Chul Han (coreano, insegna a Berlino) è uno dei più influenti filosofi contemporanei. Han è anche un personaggio singolare: concede pochissime interviste, tiene molto alla riservatezza della sua vita personale. Si sa che è laureato in teologia cattolica e che ha scritto un libro sulla filosofia del buddhismo zen, ma non si sa quale sia la sua religione e se ne abbia una. Cfr. La società della stanchezza, 2012 – Eros in agonia, 2013 – L’espulsione dell’altro, 2017: tutte editi da Nottetempo.
(6) cfr. A. Fabris, Senso e indifferenza. Un cluster book di filosofia, Pisa, Ets 2007.
(7) cfr. R. Kapuściński, “L’altro”
(Feltrinelli/Saggi, 2015,4 ed.).
(8) “A tutti gli uomini di buona volontà spetta un compito immenso: il compito di ricomporre i rapporti della convivenza nella verità, nella giustizia, nell’amore, nella libertà: i rapporti della convivenza tra i singoli esseri umani; fra i cittadini e le rispettive comunità politiche; fra le stesse comunità politiche; fra individui, famiglie, corpi intermedi e comunità politiche da una parte e dall’altra la comunità mondiale” (n. 87).
(9) Traggo le riflessioni sul fondamentalismo da p. Giancarlo Bruni: cfr Jesus n. 9, settembre 2004 La mansueta follia della croce contro il male del fondamentalismo, rinvenibile anche su internet.
(10) Il cristianesimo è vangelo, lieto annuncio rivolto al mondo intero tramite la parola ed il dialogo. Dialogare è impegnarsi a capire “sentire” i pensieri, la mentalità, il punto di vista dell’altro; è ascoltare quanto egli sente il bisogno di comunicarci. Non c’è dialogo senza la dimensione dell’ascolto, perché è nell’ascolto. Ascoltare significa riconoscere ed accogliere l’altro in quanto altro e meta comunicare la disponibilità a liberarci dei pregiudizi che impediscono la comprensione dell’altro, pregiudizi numerosi e persistenti nel dialogo tra credenti di fedi diverse. Cfr. ad es. Fuad Allam, Islam e Cristiani: conoscersi e costruire la pace, in AA.VV., Francesco un pazzo da “slegare”, Cittadella ed.1997, pp.213- 221. Tra Islam e Cristianesimo esistono differenze fondamentali che nella ricerca della pace dobbiamo superare, ma senza dimenticare quello che non siamo l’uno per l’altro. Per esempio, l’unità divina per i musulmani significa anche un legame stretto tra temporalità e spiritualità, che la coscienza occidentale comprende con difficoltà; nello stesso tempo è difficile per i musulmani capire che Dio possa essere uno in tre persone.
(11) Conferenza tenuta presso il Monastero benedettino di San Benedetto a Milano il 28.11.2011 da Guido Dotti, monaco di Bose “I monaci di Tibhirine e il dialogo con i musulmani. La presenza di monaci trappisti in un giardino di Islam”. Il gruppo "Legame di pace" tra cristiani e musulmani, gruppo di ascolto e di studio, “prende apertamente le parti contro l'odio e la violenza”; “riconosce la differenza di ognuno, ma anche le affinità, pur con significati diversi”, per es. nella preghiera, nell’elemosina, digiuno, ospitalità, pellegrinaggio, conversione del cuore.… “La vita quotidiana – spiega Guido Dotti– è stato il luogo in cui i monaci di Tibhirine hanno imparato a conoscere la presenza dell’altro, come musulmano, dell'altro che è credente e vive accanto a te, e vive un’esperienza di fede. Questo è avvenuto in modo molto spontaneo attraverso la condivisione anche della terra. Sul terreno che avevano mantenuto i monaci hanno creato una cooperativa i cui soci erano alcuni monaci e alcuni capifamiglia del villaggio vicino, i quali continuano anche adesso a coltivare la terra e a ricavarne i prodotti per dare da mangiare alle loro famiglie. Poi avevano messo a disposizione una stanza nel loro grande monastero perché fosse usata come luogo di preghiera, dove regolarmente la comunità musulmana del villaggio poteva trovarsi a pregare ai suoi ritmi”.
(12) Per R. Mancini l’attuale globalizzazione, estensione a livello mondiale dell'economia ad egemonia finanziaria, è un “inganno” che si rivela in una “triplice verità: “l'Europa colonialista ha un grande debito storico nei confronti dei paesi excoloniali; il sistema neoliberistico dei poteri finanziari non è in grado di governare le contraddizioni del mondo attuale (conflitti bellici, migrazioni, terrorismi, fondamentalismi armati, nazionalismi, disastri ambientali, esaurimento delle risorse, diseguaglianze abissali, sviluppo mondiale delle mafie); l'Europa si sta disgregando in una ridda di ideologie dominanti “immorali e antidemocratiche” (nazionalismo, localismo, individualismo, populismo, neofascismo, neoliberismo). L’alternativa è la “globalizzazione dialogica e democratica di interdipendenza tra i popoli: pratiche di accoglienza, intese interreligiose, diffusione della conoscenza dell'arte e del pensiero delle diverse culture, accordi per la pace, processi di cooperazione equa e solidale, movimenti transnazionali per la difesa dei diritti umani e della natura, giornalismo d'inchiesta su scala internazionale, lotta coordinata contro la grande criminalità”: o.c., pp. 52-54.
(13) Estratto dell’omelia pronunciata dal card. Martini nel 2003: cfr. articolo apparso sul Corriere della Sera il 27.08.2003 “Ogni popolo guardi il dolore dell’altro e la pace sarà vicina”.
(8) “A tutti gli uomini di buona volontà spetta un compito immenso: il compito di ricomporre i rapporti della convivenza nella verità, nella giustizia, nell’amore, nella libertà: i rapporti della convivenza tra i singoli esseri umani; fra i cittadini e le rispettive comunità politiche; fra le stesse comunità politiche; fra individui, famiglie, corpi intermedi e comunità politiche da una parte e dall’altra la comunità mondiale” (n. 87).
(9) Traggo le riflessioni sul fondamentalismo da p. Giancarlo Bruni: cfr Jesus n. 9, settembre 2004 La mansueta follia della croce contro il male del fondamentalismo, rinvenibile anche su internet.
(10) Il cristianesimo è vangelo, lieto annuncio rivolto al mondo intero tramite la parola ed il dialogo. Dialogare è impegnarsi a capire “sentire” i pensieri, la mentalità, il punto di vista dell’altro; è ascoltare quanto egli sente il bisogno di comunicarci. Non c’è dialogo senza la dimensione dell’ascolto, perché è nell’ascolto. Ascoltare significa riconoscere ed accogliere l’altro in quanto altro e meta comunicare la disponibilità a liberarci dei pregiudizi che impediscono la comprensione dell’altro, pregiudizi numerosi e persistenti nel dialogo tra credenti di fedi diverse. Cfr. ad es. Fuad Allam, Islam e Cristiani: conoscersi e costruire la pace, in AA.VV., Francesco un pazzo da “slegare”, Cittadella ed.1997, pp.213- 221. Tra Islam e Cristianesimo esistono differenze fondamentali che nella ricerca della pace dobbiamo superare, ma senza dimenticare quello che non siamo l’uno per l’altro. Per esempio, l’unità divina per i musulmani significa anche un legame stretto tra temporalità e spiritualità, che la coscienza occidentale comprende con difficoltà; nello stesso tempo è difficile per i musulmani capire che Dio possa essere uno in tre persone.
(11) Conferenza tenuta presso il Monastero benedettino di San Benedetto a Milano il 28.11.2011 da Guido Dotti, monaco di Bose “I monaci di Tibhirine e il dialogo con i musulmani. La presenza di monaci trappisti in un giardino di Islam”. Il gruppo "Legame di pace" tra cristiani e musulmani, gruppo di ascolto e di studio, “prende apertamente le parti contro l'odio e la violenza”; “riconosce la differenza di ognuno, ma anche le affinità, pur con significati diversi”, per es. nella preghiera, nell’elemosina, digiuno, ospitalità, pellegrinaggio, conversione del cuore.… “La vita quotidiana – spiega Guido Dotti– è stato il luogo in cui i monaci di Tibhirine hanno imparato a conoscere la presenza dell’altro, come musulmano, dell'altro che è credente e vive accanto a te, e vive un’esperienza di fede. Questo è avvenuto in modo molto spontaneo attraverso la condivisione anche della terra. Sul terreno che avevano mantenuto i monaci hanno creato una cooperativa i cui soci erano alcuni monaci e alcuni capifamiglia del villaggio vicino, i quali continuano anche adesso a coltivare la terra e a ricavarne i prodotti per dare da mangiare alle loro famiglie. Poi avevano messo a disposizione una stanza nel loro grande monastero perché fosse usata come luogo di preghiera, dove regolarmente la comunità musulmana del villaggio poteva trovarsi a pregare ai suoi ritmi”.
(12) Per R. Mancini l’attuale globalizzazione, estensione a livello mondiale dell'economia ad egemonia finanziaria, è un “inganno” che si rivela in una “triplice verità: “l'Europa colonialista ha un grande debito storico nei confronti dei paesi excoloniali; il sistema neoliberistico dei poteri finanziari non è in grado di governare le contraddizioni del mondo attuale (conflitti bellici, migrazioni, terrorismi, fondamentalismi armati, nazionalismi, disastri ambientali, esaurimento delle risorse, diseguaglianze abissali, sviluppo mondiale delle mafie); l'Europa si sta disgregando in una ridda di ideologie dominanti “immorali e antidemocratiche” (nazionalismo, localismo, individualismo, populismo, neofascismo, neoliberismo). L’alternativa è la “globalizzazione dialogica e democratica di interdipendenza tra i popoli: pratiche di accoglienza, intese interreligiose, diffusione della conoscenza dell'arte e del pensiero delle diverse culture, accordi per la pace, processi di cooperazione equa e solidale, movimenti transnazionali per la difesa dei diritti umani e della natura, giornalismo d'inchiesta su scala internazionale, lotta coordinata contro la grande criminalità”: o.c., pp. 52-54.
(13) Estratto dell’omelia pronunciata dal card. Martini nel 2003: cfr. articolo apparso sul Corriere della Sera il 27.08.2003 “Ogni popolo guardi il dolore dell’altro e la pace sarà vicina”.
.."Ogni incontro - sappiamo bene - non si improvvisa: occorre prepararsi interiormente perché sia il contrario del nostro quotidiano ed indifferente incrociarsi in mezzo alla folla. Non c’è scampo, scrive Kapuściński: lo svolgimento e la qualità dei nostri rapporti con il nuovo altro definiscono e definiranno il clima del mondo nel quale viviamo e vivremo..".
RispondiEliminaGrazie Mariapaola Benedetti per la sottolineatura quanto mai opportuna.
RispondiEliminaProfonda ed accurata, come tua abitudine. Sempre piena del tuo spirito profetico. Già sai che condivido da cima a fondo. Eppure bisogna esprimerlo alla maniera di padre Turoldo, con l’entusiasmo del folle e con la leggerezza del sussurro ( musica di sottofondo nell’universo) che : La pace sia!
RispondiEliminaCaro Rosario lo so, altro che lo so (il tuo condividere “da cima a fondo”). E non bisogna stancarsi di gridare (in silenzio!) ai quattro venti “la pace sia” e testimoniare sempre nel silenzio del quotidiano quanto si proclama. Buona notte.
RispondiEliminaChe apertura di orizzonti ... Grazie.
RispondiEliminaE’ ciò che ci unisce: una sintonia di orizzonti che cogliamo noi quando leggiamo il suo blog. Temo i ristretti orizzonti che stanno dividendo, lacerando il mondo, compresa la nostra Italia. Buona giornata.
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