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Visualizzazione post con etichetta Hans Baluschek. Mostra tutti i post
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martedì 26 luglio 2016

Emigrazione e regolazione politica.

Post di Rosario Grillo (seconda parte)
Iconografia di Rossana Rolando

Hans Baluschek 
(1870-1935), 
I lavoratori
L’osservazione storica ci conduce, soprattutto, ad estrapolare un concetto socio-politico di stampo universale: l’emigrazione porta con sé una forza, che ne impedisce l’arresto. Semmai, si può regolarla e razionalizzarla, tanto più nel mondo attuale, dove, aldilà dell’emigrazione tra nazioni progredite, caratterizzata dalle opportunità della Globalizzazione, è fenomeno legato alla pressione dei popoli in fuga dalla fame e dalla guerra, visto che l’organizzazione mondiale non ha rimosso questi mali, anzi li ha aggravati.
Hans Baluschek
(1870-1935)
Gli emigranti, 
particolare
E’ sotto gli occhi di tutti lo spirito con cui tali popoli cercano un futuro migliore, mettendo a rischio le loro vite.
Si potrebbe, per comprendere meglio, applicare l’argomento “della scommessa, che usò Pascal sul piano della teologia (prova per dimostrare l’esistenza di Dio): la loro è una scommessa sulla vita (partire) anziché sulla morte (restare).
Buffi risultano le mezze misure – e si potrebbe parlare di ipocrisie, condite di malcelata xenofobia – messi in opera da stati nazionali e pseudo-comunità sovra-nazionali (Europa) per respingerli.

lunedì 25 luglio 2016

L’uomo migrante ieri e oggi.

Post di Rosario Grillo (prima parte) 
Iconografia di Rossana Rolando.
Hans Baluschek 
(1870-1935), 
Stazione ferroviaria
Al monito historia magistra vitae si risponde sempre più chiudendosi nel cogente presente (il presente ci limita e ci costringe!).
Per questo ci si dimentica del fenomeno più comune, addirittura “primario” della storia dell’uomo: la migrazione.
Siamo figli dell’uomo migrante. L’uomo, prima che stanziale, è nomade.
Le migrazioni dall’Africa, gli spostamenti degli uomini di Neanderthal, i passaggi negli altri continenti, in intreccio con le fasi climatiche della glaciazione e del disgelo, non solo testimoniano un indivisibile rapporto uomo-natura, ma disegnano le piste della distribuzione dell’uomo sulla Terra (diffusionismo). Da qui può discendere la necessaria “demitizzazione” del fenomeno migratorio. Una demitizzazione che mette da parte la crosta “tenebrosa, paurosa con cui lo si è ricoperto e considerato, che ne fa una “novella peste” del Duemila.
Hans Baluschek
(1870-1935)
Gli emigranti
Secondo quest’ultima prospettiva, si tratterebbe di un’epidemia – si pensi all’Ebola – che rischierebbe d’infettare il puro e salubre Occidente: sul piano sociale, di una sostanza infettante che minaccerebbe il nostro “benessere” (Welfare), sul piano culturale, di etnie impure e/o inclinazioni religiose spurie che deturperebbero l’integrità della nostra civiltà (integralismo).
Ecco il risvolto “negativo” dell’approccio. Ma, al contempo, si è dimostrato concretamente percorribile l’altro risvolto (aspetto attivo), che dichiara la fattibilità, addirittura la convenienza di una risposta favorevole alle migrazioni.