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Visualizzazione post con etichetta Vito Teti. Mostra tutti i post
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giovedì 6 luglio 2023

Complottismo, rancore e disegno possibile.

Post di Rosario Grillo.
Immagini dei disegni di Angel Boligán (qui il sito instagram).

Angel Boligán, Le sedie del potere e la democrazia
È la corsa del criceto, a far girare la ruota sempre sullo stesso percorso, con l’illusione di raggiungere una méta, ma in realtà stando sempre sullo stesso punto è forse la scena che più descrive la nostra condizione. Il fondamento del rancore è nel misurare contemporaneamente la spossatezza della corsa e l’assoluto immobilismo. (Davide Bidussa in Gli Stati Generali)
 
Già Baudelaire e, al suo seguito, W. Benjamin, nel passaggio tra ‘800 e ‘900, quando il filo della storia si faceva più aggrumato, raffiguravano il flaneur, incarnazione di un costume di vita meno compatto, addirittura frammentario. (1)
In quel tempo trovarono posto diffuse teorie complottiste, tra le quali basta citare I protocolli dei savi di Sion per avere contezza del loro peso storico. Nella loro presenza, un indice dello scompaginamento del “sistema storico”. Una conferma la dà la crisi delle “filosofie della storia” riverberanti ultimi bagliori con Hegel, Marx, positivismo. Il loro posto veniva preso dal principio dell’entropia, dal Decadentismo, dal nichilismo (Nietzsche).
Oggi il complottismo è sciorinato. Leggendo nei numerosi saggi che cercano di esplicarne il senso e la motivazione (2), si conferma la valutazione circa l’instabilità del tempo presente con l’evanescenza di quelle Weltanshauung che hanno sorretto l’impegno della società umana: potremmo dire, delle società umane, senza smentire, con la varietà, la concordia del “disegno di un futuro”.
 

venerdì 30 dicembre 2022

Natale - Luce.

Post di Rosario Grillo.

Massimo Recalcati, La luce delle stelle morte, 2022
Natale – Luce.
E=mc² Da ignorante di fisica comincio con la legge di Einstein, recuperando la funzione della luce, presente come costante (c).
La luce è una costante universale e, in quanto tale, assoluta.
Non sbagliavano, nel Medioevo, coloro che predicavano Dio attraverso il simbolo della luce. Quando Roberto Grossatesta improntava la metafisica della luce.
Nello scritto di Stefano Della Torre, Dio, (1) si sceglie di dar conto della duplicità, visto che la costante presente nella dottrina einsteiniana della relatività, assume un connotato di assolutezza. Potremmo dire che essa domina il tempo.
Il Big Bang conflagra nella Luce (o attraverso); un fenomeno luminoso accompagna la morte delle stelle (stelle cadenti), molto ma molto tempo dopo che essa è avvenuta.
Sempre S. Della Torre evidenzia la radice della parola con cui chiamiamo Dio. 
(theoreo = Theos). Scrive: Ha dunque a che fare con la vista e, più esplicito, la “radice div, da cui il latino divus, e poi dia, ‘giorno’, e ‘diurno’, che recano il senso della luce (che pure ha a che fare con la vista)”. (2)
Andando al pratico e sfiorando la banalità, mi basta mettere sotto osservazione l’associazione luce-vita e, a contrasto, oscurità-morte.
L’oscurità invade tutto ciò che collassa. Nel Nuovo Testamento si conferma la combinazione tenebre-morte (“Mi hai gettato nella fossa profonda, nelle tenebre e nell’ombra di morte” (3) ).
Ora, assodato ciò, voglio prendere spunto dall’ultimo libro di Massimo Recalcati, che si sofferma sul “dolore della morte e della nostalgia”.