Iscriviti ai Feed Aggiungimi su Facebook Seguimi su Twitter Aggiungimi su Google+ Seguici tramite mail

Iscriviti alla nostra newsletter!

Visualizzazione post con etichetta vizi capitali. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta vizi capitali. Mostra tutti i post

martedì 8 marzo 2016

Invidia: meccanismo di difesa.

Hieronymus Bosch, 
Invidia
In un noto dipinto di Hieronymus Bosch l’invidia (da in e vǐdēre, composto dal verbo vedere e dal prefisso “in” nel significato di “in, dentro, sopra o di negazione: non poter vedere, odiare) viene rappresentata come desiderio di possedere quello che altri hanno, quello che sta sopra, in termini di ricchezza e di gerarchia sociale. In questa accezione, essa ha storicamente avuto una funzione di rivendicazione della uguaglianza e della giustizia, assumendo quindi una funzione addirittura positiva. 
H. Bosch, 
Invidia, particolare
Ma è nella dimensione privata dei rapporti interpersonali che l’invidia esprime tutto il suo potenziale distruttivo e può definirsi come “malattia spirituale” delle relazioni.  Essa può, infatti, attraversare i rapporti sociali più prossimi e inquinare le relazioni più intime, finanche le stesse amicizie. Per questo, nella tradizione filosofica e religiosa l’invidia è annoverata tra i vizi capitali. Denominarla “malattia spirituale” o “dolore della mente” aiuta a comprendere che non è solo questione riguardante la sfera morale dei comportamenti, ma è situazione relativa ad uno stato interiore che impedisce di vivere la pienezza del proprio essere, nel penoso tormento di impotenza e limitazione.
H. Bosch, Trittico del giardino 
delle delizie
Inferno musicale, particolare 
(L'uomo albero nella cui cavità  
alloggiano ubriaconi e biscazzieri)
Meglio di altri Galimberti l’ha definita:
«Più che un vizio, l’invidia è un meccanismo di difesa, un tentativo disperato di salvaguardare la propria identità quando si sente minacciata dal confronto con gli altri. Un confronto che l’invidioso da un lato non sa reggere e dall’altro non può evitare, perché sul confronto si regge l’intera impalcatura sociale […]. E chi dalla comparazione si sente diminuito ricorre all’invidia per proteggere il proprio valore attraverso la svalutazione degli altri».