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Visualizzazione post con etichetta Bibbia Maciejowski. Mostra tutti i post
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mercoledì 6 luglio 2016

La torre di Babele. Letture di Rosario Grillo.

Con questo post ha inizio la collaborazione sul nostro blog dell’amico Rosario Grillo. Laureato in Filosofia con una tesi su Pantaleo Carabellese, ha insegnato a lungo Filosofia e Storia nel Liceo scientifico Primo Levi di Montebelluna (TV). Formato in una fucina di cultura storicista crociana (Raffaello Franchini), coltiva la sua  fede cattolica intessendola con studi di provenienza laica e religiosa, sempre rigorosamente lontani da inclinazioni integraliste e/o dogmatiche.
“Mi diletto  a scrivere per mia salute”, così ci ha dichiarato e – aggiungiamo noi – anche per far stare meglio chi ha la ventura di leggerlo.   Non lasciatevi ingannare  dalle prime righe del suo scritto sicuramente impegnative. Fidatevi di lui, procedete serenamente e lasciatevi guidare dal suo articolato pensiero e vi renderete conto di quanto sia ricco, profondo, fecondo. E forse anche voi, come noi, potrete sentire meglio l'odierna Babele in cui viviamo ed insieme comprendere che si può e si deve continuare a non disperare.  Grazie, Rosario.

La torre di Babele. 
Letture di Rosario Grillo.

Bibbia Maciejowski, 
Sesto giorno della crezione.
Dentro l'opera più famosa di Walter Benjamin (Angelus novus) trova posto la suggestiva riflessione su l'essenza del linguaggio. Si potrebbe spiegarla evidenziando l'equiparazione tra linguaggio e essere, ricordando con Parmenide, che l'essere è ovvero il linguaggio è il linguaggio. Nella tautologia è insita l'essenza spirituale del linguaggio, che, difatti, svanisce non appena si esce dal suo seno, o, per meglio dire, mai va identificato il linguaggio con una proprietà o qualità, disgiunta dal linguaggio stesso.
Il rebus si scioglie quando si riconduce il linguaggio ad una emanazione divina: atto della creazione attraverso il nome.
In questo senso nulla distingue il nome delle cose dall'atto della creazione, cioè dal loro fiat.
Anche l'uomo partecipa di questa dimensione metafisica: ne discende la prerogativa umana di dare un nome alle cose, che, in prima istanza, è partecipare al concerto nominale del creato, e avere la facoltà di comunicare.
Bibbia Maciejowski, 
Il frutto proibito
Ma nell'uomo, l'atto di ribellione (si ricordi: al fine di conoscere il bene e il male) determina una degradazione della nominazione a misura della conoscenza (p. 62).
Per il nesso fondamentale della lingua il peccato originale ha un triplice effetto. In quanto l'uomo esce dalla pura lingua del nome, fa della lingua un mezzo e quindi anche, almeno in parte, un segno (p. 66).
A ciò Benjamin riconduce la pluralità delle lingue, come conferma l'episodio della Genesi (torre di Babele, Gen 11, 1-9, qui). Ne consegue la natura (e l'importanza) della traduzione.
Non mi soffermo oltre, ma avverto che Benjamin non lascia alla deriva questa sequenza; egli la interpreta come una ri-conduzione all'unità, pur se con il marchio del limite.

La Bibbia Maciejowski e la sua storia.

Tutte le immagini presenti in questo post e nell'articolo La torre di Babele. Letture di Rosario Grillo riproducono miniature della Bibbia Maciejowski, un ciclo di figurazioni miniate che racconta le Scritture: gli eventi, gli episodi, i personaggi dell’Antico Testamento dalla Genesi a David.

Bibbia Maciejowski, 
Quinto giorno della creazione
Bibbia Maciejowski, 
Caino uccide Abele
La Bibbia miniata risale al 1250 circa ed è riconducibile al contesto geografico della Francia settentrionale. Secondo alcuni studiosi sarebbe stato Luigi IX (1214-1270), re di Francia, a commissionarne la realizzazione. Le icone – fulgido esempio di arte figurativa gotica – rappresentano 346 episodi tratti da Genesi, Esodo, Giosuè, Giudici, Ruth e Samuel e sono raccolte in 46 fogli.