Con questo post ha inizio la
collaborazione sul nostro blog dell’amico Rosario Grillo. Laureato in Filosofia
con una tesi su Pantaleo Carabellese, ha insegnato a lungo Filosofia e Storia
nel Liceo scientifico Primo Levi di Montebelluna (TV). Formato in una fucina di
cultura storicista crociana (Raffaello Franchini), coltiva la sua fede
cattolica intessendola con studi di provenienza laica e religiosa, sempre
rigorosamente lontani da inclinazioni integraliste e/o dogmatiche.
“Mi diletto a scrivere per mia salute”, così ci ha dichiarato e – aggiungiamo noi – anche per far stare meglio chi ha la ventura di leggerlo. Non lasciatevi ingannare dalle prime righe del suo scritto sicuramente impegnative. Fidatevi di lui, procedete serenamente e lasciatevi guidare dal suo articolato pensiero e vi renderete conto di quanto sia ricco, profondo, fecondo. E forse anche voi, come noi, potrete sentire meglio l'odierna Babele in cui viviamo ed insieme comprendere che si può e si deve continuare a non disperare. Grazie, Rosario.
“Mi diletto a scrivere per mia salute”, così ci ha dichiarato e – aggiungiamo noi – anche per far stare meglio chi ha la ventura di leggerlo. Non lasciatevi ingannare dalle prime righe del suo scritto sicuramente impegnative. Fidatevi di lui, procedete serenamente e lasciatevi guidare dal suo articolato pensiero e vi renderete conto di quanto sia ricco, profondo, fecondo. E forse anche voi, come noi, potrete sentire meglio l'odierna Babele in cui viviamo ed insieme comprendere che si può e si deve continuare a non disperare. Grazie, Rosario.
Letture di Rosario Grillo.
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Bibbia Maciejowski, Sesto giorno della crezione. |
Dentro l'opera più famosa di Walter
Benjamin (Angelus novus) trova posto
la suggestiva riflessione su l'essenza del linguaggio. Si potrebbe spiegarla
evidenziando l'equiparazione tra linguaggio e essere, ricordando
con Parmenide, che l'essere è ovvero il linguaggio è il linguaggio.
Nella tautologia è insita l'essenza spirituale del linguaggio, che, difatti,
svanisce non appena si esce dal suo seno, o, per meglio dire, mai va
identificato il linguaggio con una proprietà o qualità, disgiunta dal
linguaggio stesso.
Il rebus si scioglie quando si riconduce
il linguaggio ad una emanazione divina: atto della creazione
attraverso il nome.
In questo senso nulla distingue il nome
delle cose dall'atto della creazione, cioè dal loro fiat.
Anche l'uomo partecipa di questa dimensione “metafisica”: ne discende la prerogativa umana di dare un nome
alle cose, che, in prima istanza, è partecipare al concerto nominale
del creato, e avere la facoltà di comunicare.
Ma nell'uomo, l'atto di ribellione (si
ricordi: al fine di conoscere il bene e il male) determina una degradazione
della nominazione a “misura della conoscenza” (p. 62).
“Per il nesso fondamentale della lingua il peccato originale ha un triplice effetto. In quanto l'uomo esce dalla pura lingua del nome, fa della lingua un mezzo e quindi anche, almeno in parte, un segno” (p. 66).
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Bibbia Maciejowski, Il frutto proibito |
“Per il nesso fondamentale della lingua il peccato originale ha un triplice effetto. In quanto l'uomo esce dalla pura lingua del nome, fa della lingua un mezzo e quindi anche, almeno in parte, un segno” (p. 66).
A ciò Benjamin riconduce la pluralità
delle lingue, come conferma l'episodio della Genesi (torre di Babele, Gen 11, 1-9, qui). Ne
consegue la natura (e l'importanza) della traduzione.
Non mi soffermo oltre, ma avverto che Benjamin non lascia alla deriva questa sequenza; egli la interpreta come una ri-conduzione all'unità, pur se con il marchio del limite.
Non mi soffermo oltre, ma avverto che Benjamin non lascia alla deriva questa sequenza; egli la interpreta come una ri-conduzione all'unità, pur se con il marchio del limite.