Post di Rossana Rolando.
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Giordano Bruno, stampa d'epoca |
Vivo tra forme luminose e vaghe/che ancora non son tenebra./[…]
Nella mia vita son sempre state troppe le cose;/Democrito di Abdera si strappò gli occhi per pensare;/il tempo è stato il mio Democrito./Questa penombra è lenta e non fa male;/scorre per un mite pendio/e somiglia all’eterno.
(Jorge Luis Borges, Elogio dell’ombra)¹.
Il tema dell’ombra attraversa i mondi della cultura: dall’arte alla letteratura, dalla musica alla poesia.
Anche in ambito filosofico l’ombra ha avuto una sua storia, non sempre celebrativa. Platone ha concepito le ombre, nel suo mito della caverna, come il grado meno affidabile della conoscenza, frutto di inganno e talora anche di manipolazione². C’è però chi ha colto nell’ombra l’immagine di cui si nutre la conoscenza. Mi riferisco a Giordano Bruno che al tema ha dedicato un suo scritto denominato Le ombre delle idee. Apparentemente si tratta di un’opera sulla mnemotecnica, in realtà è un invito alla conoscenza e alla scoperta della potenza della mente:
“L’intelletto, come questo sole sensibile, non smette di spargere la sua luce a causa del fatto che non sempre, né tutti, ce ne accorgiamo”.³