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Visualizzazione post con etichetta Jan Toorop. Mostra tutti i post
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martedì 21 febbraio 2017

Suicidi anomici.

🎨 Immagini delle opere di Jan Toorop, pittore olandese vissuto tra il 1858 e il 1928. Fortemente influenzato dal simbolismo (in particolare si avverte la parentela stilistica con Odilon Redon), sviluppa un linguaggio pittorico denso di rimandi e di segrete cifre, adatto a suggerire riflessioni sugli estremi inconoscibili - nascita e morte - del vivere. 
🖊 Post di Rosario Grillo, Montebelluna, 08/02/2017.

Jan Toorop, 
O morte, dov'è la vittoria? (1892)
Lascio la data della prima stesura, onde evidenziare la persistenza di un fenomeno di crisi, legato certamente ad un mutamento “d’epoca”.
Voglio aggiungere al numero e allo “stile” (sic) dei suicidi quello recente del ragazzo friulano (trentenne) che, a causa della esposizione-denuncia dei suoi genitori, sta generando un grosso dibattito.
Dai giornali e dai blog emerge già che è impossibile ridurre al disagio socioeconomico la spinta predisponente al suo suicidio. La lettera, di per sé, segnala molteplici fronti di disagio del giovane, che si possono ascrivere alla “condizione giovanile”, ad un temperamento fragile e melanconico.
Tra tutte le focalizzazioni, mi piace riportare il succo di quella fatta da Gilioli su Espresso. Egli riconduce il movente alla denuncia del “vincismo”: un comportamento, una mentalità, che esaltano il fare gladiatorio”, il trionfo sociale di chi corre per vincere, costi quel che costi, a prescindere.
Jan Toorop, 
Desiderio e soddisfazione
Dopodiché, è necessario soffermarsi... “sospendere la corsa”... riflettere sulla perdita di un sapore irrinunciabile, prezioso, della vita, precedente all’affannosa (e alienante?!) ricerca del posto di lavoro. Si identifica con la rete delle amicizie - il sodalizio di un tempo - , con il tempo della meditazione e del consumo personale della cultura – con tanto gusto! – (teatro, cinema, libri, musica, turismo).
Momenti “magici del riconoscimento di se stesso.
Si conferma, comunque, la “radice amara di tanti, troppi, suicidi della nostra epoca, a cui Durkheim aveva dato il nome di suicidi “anomici”.