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Visualizzazione post con etichetta Jean-François Lyotard. Mostra tutti i post
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lunedì 2 ottobre 2023

Che cosa significa "pensiero debole", in ambito filosofico?

Post di Rossana Rolando.

Prima di copertina
In questi giorni – il 19 settembre – si è spento il filosofo Gianni Vattimo, per molti anni professore dell’Università di Torino, noto per i suoi studi su Nietzsche, su Heidegger, sull’ermeneutica, spesso associato al cosiddetto “pensiero debole”. Questo, infatti, il famoso e assai discusso titolo del testo, da lui curato con Pier Aldo Rovatti, in cui si raccolgono vari contributi di autori diversi, tutti afferenti alla stessa linea di riflessione.¹
Forse è utile chiarire il significato di questa espressione, anche per i non addetti ai lavori, in modo da allargare lo spazio della riflessione e comprendere meglio il tempo in cui viviamo.

sabato 4 maggio 2019

Critica al postmoderno e ritorno del soggetto.

Post di Rossana Rolando.
Immagini delle opere del pittore spagnolo Juan Gris (1887-1927).

Molteplicità di Italo Calvino. 
Juan Gris, 
Pierrot con libro
Tra i termini che Calvino consegna al nuovo millennio vi è la parola “molteplicità”, riferita alla narrazione del romanzo (visto come rete di connessioni, intreccio di linguaggi e moltiplicazione dei possibili), ma presupposta anche nella concezione di una soggettività plurale da cui il racconto prende forma: “chi siamo noi, chi è ciascuno di noi se non una combinatoria d’esperienze, d’informazioni, di letture, d’immaginazioni? Ogni vita è un’enciclopedia, una biblioteca, un inventario d’oggetti, un campionario di stili, dove tutto può essere continuamente rimescolato e riordinato in tutti i modi possibili”¹.
Lontano dalla concezione di un self unico, con un’identità già data e compiuta, con una verità da rivelare, Calvino intende l’opera letteraria come specchio di una soggettività molteplice, frutto di una pluralità di esperienze, o addirittura vorrebbe - se mai fosse possibile – “un’opera che ci permettesse d’uscire dalla prospettiva limitata di un io individuale, non solo per entrare in altri io simili al nostro, ma per far parlare ciò che non ha parola, l’uccello che si posa sulla grondaia, l’albero in primavera e l’albero in autunno, la pietra, il cemento, la plastica…”².

venerdì 25 agosto 2017

Jean-François Lyotard, La condizione postmoderna.

🖋Compendio a cura di Rossana Rolando del libro di Lyotard, La condizione postmoderna (l’edizione di riferimento è quella della Feltrinelli, Milano 2008).

Lyotard, 
La condizione postmoderna
Originariamente il testo è un Rapporto sul sapere nelle società più sviluppate, scritto su richiesta del governo del Quebec e poi pubblicato in Francia nel 1979. Ha la forma di un saggio suddiviso in 14 paragrafi. 
Nel presente riassunto viene mantenuta tale numerazione, con l'inserimento dei titoli di Lyotard tra parentesi. In viola sono aggiunte alcune considerazioni che riportano all'attualità.

1. Il sapere nelle società avanzate (Il campo: il sapere nelle società informatizzate).
All’inizio del primo paragrafo, il termine “postmoderno” viene delineato cronologicamente e spazialmente come periodo corrispondente alla seconda metà del Novecento nell’ambito delle società occidentali più sviluppate (verrà chiarito successivamente il  suo significato “filosofico”).
Il problema fondamentale che si pone è quello relativo allo statuto del sapere nell’età postmoderna, quando la specializzazione delle informazioni e le banche dati sono così complesse da far nascere l’interrogativo: “chi saprà?”, chi avrà accesso ai dati informatizzati? Un gruppo ristretto di persone? Lo stato? Tutti?
[Domanda di grande interesse oggi, nell’età della finanza senza volto o nell’era di internet e dei social network, strumenti che fanno sentire tutti controllati, senza poter controllare].

mercoledì 23 agosto 2017

Post-verità e postmoderno.

Post di Rossana Rolando 
Immagini delle illustrazioni di Beppe Giacobbe (qui il sito).

Beppe Giacobbe
Il dibattito odierno sulle “post-verità” o verità non provate, apparenti, tali soltanto perché credute (dette anche fake news), affonda le sue radici in un contesto complesso, definibile come “postmoderno”, in quanto legato alle società occidentali informatizzate. Da una parte, infatti, tutti possono accedere alle informazioni tramite quella banca dati che è internet e possono quindi formarsi una propria opinione relativamente a ciascun problema, dall’altra parte, in assenza di precise competenze, necessarie per decodificare dati specialistici, tutti sono facilmente tratti in inganno e portati a credere come vere  quelle notizie o nozioni che tali non sono.
Il rischio dell’affabulazione si accresce nel momento in cui viene meno la verticalità di un sapere affidato ad autorità culturali socialmente riconosciute e si diffonde l’idea di un’orizzontalità delle opinioni, supportata dalla convinzione relativistica  (per la quale non c’è una verità, ma ciascuno ha la sua verità), che porta a legittimare qualsiasi posizione (tutti possono dire e giudicare tutto).