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Visualizzazione post con etichetta Beppe Giacobbe. Mostra tutti i post
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giovedì 19 dicembre 2019

Il desiderio di scrivere.

Post di Rossana Rolando
Immagini delle illustrazioni di Beppe Giacobbe, con gentile autorizzazione (tratte dalla pagina facebook).

Beppe Giacobbe, 
copertina del libro 
di Gian Luigi Beccaria, Il pozzo e l'ago
Ho recentemente acquistato due libri, entrambi appena usciti: il primo è una raccolta di poesie di Emily Dickinson, La mia lettera al mondo, magistralmente tradotte da Andrea Sirotti; il secondo è un saggio di Gian Luigi Beccaria, Il pozzo e l’ago, dedicato al mestiere di scrivere¹. Ad essi farò riferimento in questo post, anche direttamente, nella scelta di citazioni particolarmente suggestive.

Questa è la mia lettera al mondo
che non ha mai scritto a me
(Emily Dickinson)². 

Sono stata attratta, in ambedue i libri, dal tema della scrittura, caro anche alla filosofia contemporanea, per la centralità che ad essa ha voluto conferire il filosofo Jacques Derrida, giocando sullo scarto che la scrittura presuppone rispetto alla relazione interpersonale: “Si scrive per comunicare qualcosa a degli assenti”³; perché gli assenti sono presenti... i morti vivono (absentes adsunt... mortui vivunt). La scrittura non soltanto si costruisce intorno a un vuoto (l’assenza del destinatario), ma prefigura anche l’assenza di chi scrive. Come afferma Pennac: L’uomo costruisce case perché è vivo ma scrive libri perché si sa mortale.

mercoledì 23 agosto 2017

Post-verità e postmoderno.

Post di Rossana Rolando 
Immagini delle illustrazioni di Beppe Giacobbe (qui il sito).

Beppe Giacobbe
Il dibattito odierno sulle “post-verità” o verità non provate, apparenti, tali soltanto perché credute (dette anche fake news), affonda le sue radici in un contesto complesso, definibile come “postmoderno”, in quanto legato alle società occidentali informatizzate. Da una parte, infatti, tutti possono accedere alle informazioni tramite quella banca dati che è internet e possono quindi formarsi una propria opinione relativamente a ciascun problema, dall’altra parte, in assenza di precise competenze, necessarie per decodificare dati specialistici, tutti sono facilmente tratti in inganno e portati a credere come vere  quelle notizie o nozioni che tali non sono.
Il rischio dell’affabulazione si accresce nel momento in cui viene meno la verticalità di un sapere affidato ad autorità culturali socialmente riconosciute e si diffonde l’idea di un’orizzontalità delle opinioni, supportata dalla convinzione relativistica  (per la quale non c’è una verità, ma ciascuno ha la sua verità), che porta a legittimare qualsiasi posizione (tutti possono dire e giudicare tutto).

venerdì 23 giugno 2017

Marc Augé, Un altro mondo è possibile.

🖊Post di Gian Maria Zavattaro
🎨Immagini delle illustrazioni di Beppe Giacobbe (qui il sito)

“Ciò che ci inquieta è che non sappiamo più dove stiamo andando. - Di fronte allo scandalo della profonda disuguaglianza, come reggere l'immagine penosa di coloro che so bene, in fondo, essere uomini come me? - Come trovare il proprio luogo?- Qual è il fine dell'esistenza umana? Cosa bisogna fare per compierlo? - La globalizzazione è un bene o un male? Dove ci sta portando? Verso un mondo migliore? O più doloroso e ingiusto? - Per cosa viviamo?”(Marc Augé, Un altro mondo è possibile, codice ed., To, 2017, pagg. 12-25-48-94-96-97). 

Beppe Giacobbe
Ho letto in questi giorni, anzi ho finito di rileggere, due saggi di M. Augé. Dico subito che molte cose non mi hanno convinto, men che meno la sua fastidiosa pregiudiziale ostilità verso la religione ed in particolare la fede cristiana (qualcuno ricorderà il suo parodistico e dissacrante pamphlet “Le tre parole che cambiarono il mondo”, edito lo scorso anno...). 

Beppe Giacobbe
Tuttavia gli interrogativi sopra riportati, ripetutamente posti nello scorrere delle pagine, mi paiono rivelare un'appassionata ricerca che, pur non aprendosi mai alla trascendenza, anzi negandola senza remissione, si orienta verso risposte che riecheggiano e ripropongono in chiave illuministica gli appelli e le denunce che da anni proprio papa Francesco lancia al mondo (da una parte egoismi ed indifferenza, grido degli esclusi e degli ultimi, guerre insensate, violenze, disuguaglianze; dall'altra l'urgenza e la necessità di “slanci di fratellanza”...). La fede cristiana, la speranza che trascende la storia ma ne prende in carico le utopie, le Beatitudini, l'amore per gli “esclusi” sono in consonanza con certi tratti dell'umanesimo (1) del nostro ateo di stampo illuministico che, come noi, fa sue le parole di Terenzio “homo sum humani nihil a me alienum puto” (2).

martedì 18 ottobre 2016

Beppe Giacobbe, icone della modernità.

Di Rossana Rolando.
Beppe Giacobbe (qui il sito) è un noto disegnatore italiano le cui immagini compaiono stabilmente sul Corriere della Sera (ma sono pubblicate anche da altre testate giornalistiche nazionali e internazionali e da case editrici come Einaudi, Mondadori, Laterza) ed è altresì maestro riconosciuto da giovani talenti che a lui si ispirano (per esempio Alessandro Gottardo, denominato Shout, già presentato in questo blog).  Per descrivere il suo stile visionario e il suo impegno comunicativo assumo - previa autorizzazione - alcune parole-figure che mi paiono emblematiche.

Beppe Giacobbe, 
Analfabetismo funzionale
ANALFABETISMO.
Immagine surreale e complessa, carica di enigmatiche suggestioni: da un grande libro, posto a basamento, rotolano nel nulla le lettere dell’alfabeto, vuote sagome nere che non sanno più fondare un mondo ordinato e sensato. Tutto è rovesciato. Senza nome le cose non hanno un loro posto. Nessun attrezzo è in grado di aggiustare le parole. L’analfabetismo – culturale, spirituale, emozionale - è la perdita di un codice interpretativo di se stessi e del mondo, del dentro e del fuori, dell’alto e del basso, del prima e del poi. E’ il regno del caos che rischia continuamente di travolgerci e sommergerci.

venerdì 14 ottobre 2016

A proposito del prossimo referendum.

Di Gian Maria Zavattaro.

“L’essenza dell’ottimismo non è soltanto guardare al di là della situazione presente,
 ma è una forza vitale, la forza di sperare  quando gli altri si rassegnano,
la forza di tenere alta la testa  quando sembra che tutto fallisca,
 la forza di sopportare gli insuccessi, una forza che non lascia mai il futuro
agli avversari, il futuro lo rivendica a sé” (D. Bonhoeffer).

Beppe Giacobbe, 
Giornalismo
Non so se voterò sì o no al referendum, non ho ancora deciso.
Per ora mi limito a condividere pienamente le ansie e preoccupazioni di moltissimi Italiani, ad ascoltare gli amici, ad accogliere volentieri da loro l’invito a sentire più voci, a seguire dibattiti sulle ragioni del sì e del no (confronti pensosi tra persone pensanti, nulla a che fare con l’avanspettacolo), a non trascurare letture anche lontane dal mio odierno sentire, che non vogliono convincere a tutti i costi ma focalizzare problemi, porre interrogativi per rendere noi cittadini il più possibile consapevoli.

Beppe Giacobbe, 
Influenza dei media
Mi tocca anche sfogliare internet ed i media ed allora divento guardingo, come tutti coloro che sono cresciuti alla scuola del sospetto, di fronte al martellante spettacolo mediatico di queste settimane: passerelle di guru (gli “esperti, color che sanno”) dalla sicumera priva di inquiete incertezze, di àuguri che scrutando le viscere degli avversari sanno prevedere  il futuro, capi che indicano le strade agli altri dalle loro poltrone dorate, ragni che ci avvolgono in ragnatele paralizzanti per succhiarci il nostro voto…

sabato 8 ottobre 2016

Il terremoto del volontariato.

Di Gian Maria Zavattaro.

“Noi non siamo degli oppositori qualunque oggi e dei conviventi qualunque domani.
Prima, dopo e sempre siamo ”oppositori” e”conviventi”dei liberali, dei socialisti, dei comunisti
e dei democristiani. Ci pieghiamo solo alla verità e alla carità”.
Don P. Mazzolari, in  Adesso, luglio 1954 (rivista quindicinale da lui fondata nel 1949)

Beppe Giacobbe, 
 Giovani
(Segui i tuoi sogni)
Quanto don Mazzolari diceva della sua rivista penso si possa estrapolare ed applicare anche al “volontariato”: prima, dopo e sempre convivente” con la società attuale, di cui condivide le contraddizioni cercando di porvi rimedio, e “prima, dopo e sempre oppositore”, in permanente mobilitazione per un’alternativa al modo di vivere la vita sociale,  di comunicare e di relazionarsi.
Il 29 agosto 2016 su “Repubblica” I. Diamanti  in “Terremoto, le due facce del volontariato” discorreva del “ritorno del volontariato, che ha partecipato, attivamente, ai soccorsi. E continuerà anche domani e dopo. Nelle aree colpite, in modo tanto violento e doloroso. Ma anche intorno. E per intorno intendo l'intero Paese”. 
Beppe Giacobbe, 
Identità italiana
Secondo lui il volontariato è “un modello di azione, individuale e sociale, orientato allo svolgimento di attività gratuite a beneficio di altri o della comunità. Citava due indagini statistiche: l’Istat 2014 per cui i volontari in Italia, circa il 13% della popolazione, sono 6.500.000, di cui 4 milioni inseriti in associazioni o gruppi  ed il resto in forme non organizzate; il Rapporto Demos 2015 su Gli italiani e lo Stato per il quale nell'ultimo anno quasi 4 persone su 10 avrebbero partecipato  ad attività di volontariato, in base a necessità o emergenze nazionali e locali. Il volontariato avrebbe due facce: organizzata e non. Progressivamente la prima si è istituzionalizzata in impresa, spesso surrogando  l'azione degli
Beppe Giacobbe, 
Prospettive
Enti locali e dello Stato per rispondere al disagio giovanile, alle povertà vecchie e nuove e, in misura oggi  crescente,  agli immigrati e rifugiati. E’ “Il volontariato di professione
che rischia però la dipendenza dai finanziamenti pubblici e la sottomissione a logiche istituzionali e politiche, non sempre limpide e trasparenti. L'articolista si guarda bene dal demonizzarlo, non solo perché risorsa preziosa sul mercato del lavoro e dei servizi, ma anche perché offre riferimento e sostegno alla seconda “faccia”, “il popolo del volontariato involontario”, fuori dalle imprese istituzionali. Fin qui Diamanti.