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Visualizzazione post con etichetta Costituzione. Mostra tutti i post
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sabato 17 febbraio 2024

Giacomo Matteotti, l'antifascista.

Post di Rossana Rolando.
Immagini di Militanza Grafica (qui il sito instagram)

Militanza Grafica, Giacomo Matteotti

Il centenario dell’assassinio di Giacomo Matteotti (1924-2024) è l’occasione per riprendere in considerazione - come esempio nobilissimo di impegno civile e morale - la figura del politico, dello studioso e dell’uomo. Lo fa Massimo L. Salvadori in un suo scritto dal titolo L’antifascista, uscito nell’ottobre dello scorso anno. Lo descrive come “uomo del coraggio”, capace di un’opposizione intransigente nei confronti del fascismo che, infatti, lo mette ben presto a tacere, consegnandolo alla tomba. Salvemini dirà: “Lui aveva fatto tutto il Suo dovere: e per questo era stato ucciso. Io non avevo fatto il mio dovere: e per questo mi avevano lasciato stare”.¹

L’idea del Socialismo. Nato nel 1885, in Veneto, da una famiglia benestante, Giacomo Matteotti sente la propria condizione privilegiata, rispetto a quella dei tanti braccianti della sua terra, come un appello all’impegno politico, all’interno del Partito socialista, al fine di lottare per migliorare le condizioni delle fasce più povere, deprivate di tutto, non solo sul piano economico, ma ben più a livello intellettuale e umano: “Il socialismo non sta per noi in un aumento di pane e in un più alto salario; benché anche questo sia sacrosanto e indispensabile a ogni altro elevamento […] Il Socialismo parte dalla realtà dolorosa del lavoratore che giace nella abiezione e nella servitù materiale e morale e intende e opera a sollevarlo e a condurlo a miglioramenti economici e intellettuali, a Libertà sociale e Libertà spirituale sempre più alte. Vuole cioè formare e realizzare in lui l’uomo che vive, fratello e non lupo con gli Uomini, in una umanità migliore per solidarietà e per giustizia”.²

sabato 22 aprile 2023

25 aprile e giovani.

Post di Gian Maria Zavattaro.
 
Mauro Biani
“Non posso dire ai miei ragazzi che l’unico modo d’amare la legge è l’obbedirla. Posso solo dir loro che essi dovranno tenere in tale onore le leggi degli uomini da osservarle quando sono giuste (cioè quando sono la forza del debole). Quando invece vedranno che non sono giuste (cioè quando sanzionano il sopruso del forte) essi dovranno battersi perché siano cambiate.”
Don Milani.
 
Le guerre fratricide nel mondo, la miseria dilagante nei paesi più poveri devastati dallo sfruttamento predatorio dei paesi ricchi, le conseguenti migrazioni di massa per non morire o morire annegati, i continui odierni dissidi tra i partiti, la compra-vendita di parlamentari, il populismo imperversante, l’iniquità fiscale, i dilaganti sovranismo e razzismo, i disastri ambientali odierni e venturi, i muri degli egoismi nazionali e individuali, ecc. ecc., - il tutto compendiato nella “globalizzazione dell’indifferenza” e nella “terza guerra mondiale a pezzi”- sono il contorno delle celebrazioni del 25 aprile.
Forse è il caso di soffermarci a riflettere su tutto ciò in riferimento ai valori della Liberazione e della Resistenza, lasciando da parte le parole vuote della retorica per ricercare insieme il significato oggi di questa memoria per noi anziani e adulti, per i giovani soprattutto, per la scuola. Liberazione! Liberarci da chi? Ad esempio dai politici di qualsiasi colore, preda del proprio interesse personale e/o di parte, della corruzione e clientelismo. Ma liberarci per recuperare che cosa? Ad esempio la speranza in una vera unità Europea dei popoli, non solo dei governi, la collaborazione tra i diversi partiti per il bene del paese, il rispetto di diverse opinioni, la solidarietà e mobilità sociale, la democrazia sostanziale e non formale, l’equità fiscale, il ripudio della guerra… 

lunedì 16 marzo 2020

Parole, al tempo del coronavirus.

Post di Rosario Grillo
Immagini delle opere del pittore francese Robert Delaunay (1885-1941).

Robert Delaunay, 
Arcobaleno 
(simbolo di speranza nei disegni dei bambini, 
nel tempo del Coronavirus)
La morsa del coronavirus si stringe ancora di più obbligando il nostro governo a dichiarare tutto il territorio italiano come zona rossa, mentre il responsabile di OMS dichiarava lo stato di pandemia.
Un autorevole professore di scienze, David Quammen, ripassa, attraverso un’intervista su Wired, le ragioni dell’allarme lanciato nel suo libro Spillover del 2012 (1). Ragioni che si restringono nel principio di Darwin dell’unità stretta degli esseri viventi; esse costituiscono un momento fondamentale della responsabilità ecologica, che tutti dobbiamo assumere.
La condizione di allarme e di paura ha scatenato un’indagine sui rimedi, che abbisogna di un arco temporale di articolazione, onde assumere la veste della oggettività.
Un tumulto di passioni soggettive accompagna il momento, tanto più che, inevitabilmente, nello spazio in cui siamo ristretti e dentro... una certa inattività forzata, il pensiero vaga di qua e di là, turbato e, solo a tratti, in “zona critica” attiva. Per questo, penso di affrontarla più che con una proposta organica, con un excursus attraverso le parole correnti al tempo del coronavirus.
Debbo, per correttezza, premettere un augurio che mi faccio e che rivolgo a tutti: prendere lo sprone dell’evento pauroso per riorganizzare ogni cosa da cima a fondo: Istituzioni, politica, economia, relazioni, atteggiamento morale, bisogni e consumi.

martedì 13 agosto 2019

Fermiamo il cinismo che avanza.

Post di Gian Maria Zavattaro
Vignette di Stefano Rolli (con gentile autorizzazione).

Vignetta di Stefano Rolli
Premessa. Il cinismo è entrato prepotentemente nella politica italiana: un modo di vivere (essere-pensare-agire) la relazione con gli altri nell’ottica strumentale del dominio.  E’ un comportamento che si può e si deve giudicare ed a mio avviso ripudiare alla luce dei principi costituzionali, lasciando ai singoli cittadini il giudizio sulle persone che oggi in Italia, anche in seguito alle ultimissime vicende politiche (probabile crisi di governo dagli esiti ancora imprevedibili), visibilmente lo stanno incarnando.

Il cinismo in politica non è che il sintomo e l’espressione del generale vuoto nella cultura e nella società: segno terribile della tragedia di un popolo ingannato e di una gioventù preda di false guide. "Tutto è permesso" è la sua  formula: nella ridda di maschere che indossa e cambia può dire tutto ed il contrario di tutto, non si riconosce sottoposto a nulla, tranquillamente  vive la convertibilità degli opposti, ogni atto viene giustificato perché mai contraddittorio rispetto al nulla.  
Chi è dunque il cinico? Un millantatore: vende i suoi calcoli di parte come bene comune; non crede nei consensi ottenuti attraverso la ragione, ma attraverso l'occulta manipolazione dei social media e del sondaggio teleguidato; alla ragione sostituisce la seduzione delle pulsioni pilotate,  alla verità intera l'inganno delle menzogne e delle mezze verità, la  brutalità impudente che irride l'avversario, la violenza verbale che allude-prelude a ben altre violenze (1) e persino la spudoratezza di esibire il rosario o l’invereconda invocazione alla Vergine Maria. Perché tutto fa brodo e tutto, comprese le persone, è strumentale ai propri interessi ed ambizioni. 
Vignetta di Stefano Rolli
Obiettivo: mettere le mani in modo permanente sul maggior numero di voti da sfruttare. Per questo va bene il sarcasmo come modalità relazionale, va bene il linguaggio lubrico (scurrile triviale volgare), va bene il continuo frastuono seduttivo in perenne campagna elettorale, va bene la martellante manipolazione dei “professionisti dell’inganno” per imporre i propri slogan ed oscurare i veri decisivi problemi del vivere sociale. Così addomestica il popolo e trasforma il governo democratico in “signoria politica” (dei “pieni poteri”!).
Attraverso il sarcasmo: modalità relazionale di noncuranza e  disprezzo degli “altri”, i nemici, verso cui si convogliano sentimenti irrazionali di astio rancoroso (l'U.E., l'opposizione...) e, nel caso dei migranti, si emanano drastiche radicali soluzioni, distorcendo con toni concitati la realtà e distogliendo l’attenzione dai veri problemi.   
Attraverso il frastuono delle parole e delle menzogne. Le uniche parole che conosce sono quelle che fanno rumore, contrabbandate come linguaggio che elimina le distanze tra la gente ed i nuovi governanti; linguaggio dai  meccanismi sapientemente dosati da seduttori e manipolatori di mestiere; linguaggio malioso, che incide sulle pulsioni profonde dell’irrazionale e dell’inconscio e conquista l’opinione pubblica più fragile; linguaggio del dire senza dire, nella odierna situazione di  grande incertezza; linguaggio che non solo distoglie dal guardare in faccia la realtà, ma fa in modo che  un linguaggio diverso sia rimosso per autocensura collettiva, respinto da un indotto riflesso condizionato.
Vignetta di Stefano Rolli
La menzogna diventa difficilmente smascherabile: la notizia falsa, ripetuta miriadi di volte nello stesso giorno, assume per ciò stesso veridicità nel continuo fluire di messaggi e immagini. La reiterazione martellante non solo conferisce veridicità a notizie, promesse e propositi ma li fa percepire come fatti realizzati. Non solo: anche la ripetizione enfatizzata di una notizia in sé vera (es. delitto reale compiuto  da  “un clandestino”) diventa falsa quando si trasforma in “tutti i clandestini  sono delinquenti”. E non importa la parallela notizia del delinquente “italiano”…
Menzogna è indurre a credere come esistente una realtà che non esiste; sondare gli umori della propria maggioranza, scegliere quanto risponde alle sue attese e spacciarlo come bene ed interesse  nazionale; trasformare  con retorica prosopopea iniziative di corto respiro o al limite della costituzionalità in successi clamorosi; stordire i creduli con promesse irrealizzabili; canalizzare rabbia e rancori sociali contro capri espiatori impossibilitati a difendersi (es. i “migranti”!). Sistema menzognero che fa leva su due fattori: accettazione sociale della menzogna politica assicurata da truppe cammellate compiacenti verso la menzogna amica; la complicità dei media: di qui il loro controllo e progressiva colonizzazione. Si aggiunga l’incorreggibilità della notizia falsa nell’attuale sistema dei media. 
Così si diffonde la percezione dell’insicurezza, si approva e si celebra “il decreto sicurezza bis” senza colpo ferire.   
Vignetta di Stefano Rolli
Ma la vera tragedia nazionale è l’affermarsi della “signoria politica”, il cui segno ben visibile sono: l'agonia-esautoramento fattuale del Parlamento, non più luogo dove si legifera, si progetta e si costruisce insieme la casa comune nella ricerca di nobili compromessi  che tengano conto di tutte le parti in causa, ma non-luogo, strumentalmente  attivo solo per il voto di fiducia (il che significa essere ostaggi nelle mani di chi deciderà dei candidati prossimi); lo stravolgimento della divisione dei poteri legislativo esecutivo  giudiziario a favore della volontà di chi comanda; l'oltraggio ed il disprezzo della Costituzione, dei “doveri inderogabili di solidarietà” e delle norme del diritto internazionale.
Tragedia emblematicamente espressa giorni fa dall’annuncio della fine del governo espletato in un comizietto preelettorale di parte, in spregio alla Costituzione e al Parlamento, unico luogo legittimato. Dietro le nuove probabili imminenti elezioni è ben visibile il disegno di un fatidico 2022, in cui sostituire all’ingombrante Presidente della Repubblica, il  gentiluomo Mattarella strenuo difensore della Costituzione, un'accomodante figura.
Dossetti  nel 1994  uscì dal suo silenzio monacale con un accorato appello ai cattolici in difesa della Costituzione, in quella che non esitò a chiamare la “notte” della politica italiana. Nel citare Is 21: 12, la sua proposta era ricostruire le coscienze "in tanto baccanale dell'esteriore" e riscoprire “l'uomo interiore”, che vive secondo le virtù cardinali della fortezza temperanza prudenza e giustizia e, per il credente, “l'uomo salvato e potentemente rafforzato dall'azione dello Spirito di Dio” (2).
Vignetta di Stefano Rolli
Non esistono scorciatoie per uscire dalla “notte” oggi ancor più profonda: “notte” della  perdita del senso della comunità, del dilagare della  cultura dello scarto, della corruzione dilagante, della metamorfosi del potere di governo in “signoria politica”.  Non c'è scampo. 
Occorre attendere l’alba non come  sforzo generoso  di pochi, ma in unione con tutte le persone di buona volontà, al di là delle appartenenze politiche, ognuno testimoniando nel quotidiano la realtà della comunità e fraternità, parole obsolete in questi giorni di privazione, praticando la scelta di accogliere ogni persona, qualunque sia la sua condizione.
Attendere l’alba nel ripudiare la violenza ed ogni forma di sopraffazione, nell’indignarci sino alla collera ben sapendo che l’amore, più forte dell’odio, va oltre la giustizia e sa  perdonare, dimenticare, ricominciare.
Attendere l’alba nel  continuare a credere e sperare in un mondo nuovo dove far regnare la vera pace che riconcilia ed unisce le persone, senza sottrarsi agli inevitabili conflitti, ma  lottando  con cuore puro e mani pulite, centrati sul bene degli altri, sulla sorte dei poveri e delle sterminate folle dì diseredati e migranti.
Attendere l’alba, per me credente, è ascoltare e diffondere  la voce profetica di papa Francesco, che troppo spesso si ha l’impressione che  non venga vissuta né intesa  come libera attenta e profetica voce del Vangelo da professi cristiani immersi nel silenzio o, peggio, nel rifiuto mortale.   

Vignetta di Stefano Rolli
Note
1. cfr. La violenza è vicina di Raniero La Valle in http://ranierolavalle.blogspot.com/2019/07/la-violenza-e-vicina.html . La conclusione che se ne deve trarre è che l’intera azione di governo, se sopravvivrà, è fondata sul falso conclamato di una fiducia che non c’è. Essa viene simulata solo ai fini del calcolo sulle tattiche più utili per la conservazione del potere. Naturalmente secondo le regole formali governo e democrazia possono funzionare lo stesso, quello però che dai vertici del sistema si diffonde e discende fino ai rami più bassi della società è il senso di una corruzione profonda per cui tutto è lecito e ogni cosa, ogni “difesa”, è legittima per il proprio tornaconto, nella vita privata non meno che in quella pubblica. In questo contesto assume valore fortemente simbolico l’abbandono, da parte del magistrato che ne era stato incaricato, dell’ufficio di Autoritá per la lotta alla corruzione: quel tempo in cui la si credeva possibile, egli dice, è passato, la cultura è cambiata, la corruzione è il nostro destino. Ma noi possiamo accettare questo? Attenzione, su questa strada la violenza è vicina”.
2. cfr. qui: “Mi gridano da Seir: Sentinella quanto resta della notte? Sentinella, quanto resta della notte?  La sentinella risponde: viene il mattino, e poi anche la notte; se volete domandare, domandate,  convertitevi, venite". (Indice: La sentinella interpellata,1 Nessun rimpianto per il giorno precedente, 3  - La notte va riconosciuta per notte, 7 - La notte delle comunità, 12  L’illusione dei rimedi facili e delle scorciatoie per uscire dalla notte, 18  - Convertitevi!, 25  - L’uomo interiore, 29 -  L’uomo nuovo e la Città dell’uomo, 33). Cfr. pure G. Dossetti, Sentinella, quanto resta della notte? (Isaia 21, 1-12), Commemorazione di G. Lazzati nell’anniversario della morte, Milano 18/5/1994, ed. S. Lorenzo, RE 1994. Cfr. inoltre Saluto di don Giorgio Scatto, priore della comunità monastica di Marango di Caorle…….. qui

venerdì 1 giugno 2018

Difendiamo la festa della Repubblica.

Post di Gian Maria Zavattaro
Immagini composte da Rossana Rolando.

Emblema della Repubblica Italiana
(posto sullo sfondo della più antica 
Carta costituzionale)
🌟L'occasione. In questi giorni abbiamo assistito ad un vergognoso squallido attacco alla figura del Presidente della Repubblica: accusa non solo del tutto ingiustificata ma palesemente strumentale, spudoratamente bugiarda ed ipocrita e perciò blasfema, offensiva di ogni intelligenza democratica.   E' bene allora ricordare a tutti che il 2 giugno unisce strettamente ed indissolubilmente Repubblica e Costituzione: festa della Repubblica Italiana, ma anche giorno dell'elezione dell'Assemblea Costituente. 
Non possiamo accettare che questa giornata venga strumentalizzata e resa l’opposto di ciò per cui è nata, scippando così la festa di tutti, volutamente rinnegandone la memoria e il significato.

🌟L’unico cambiamento possibile oggi è difendere la Costituzione per aprire nuove speranze. Significa riappropriarsi dell'I Care  che appartiene a chi  ben conosce la miseria e la grandezza dell’uomo, a chi non aspira ad impossibili purezze, ma esige con ogni sforzo per sé e per gli altri la via della coerenza e della testimonianza  più autentica. Significa ristabilire le grandezze, continuare l’impegno pervicace quotidiano di fare crescere la speranza e la fiducia nei giovani ed adulti per le istituzioni espresse e garantite dalla Costituzione.

sabato 28 aprile 2018

Variazioni su antifascismo.

Post di Rosario Grillo
Le immagini riproducono il simbolo antifascista sullo sfondo di alcuni articoli della Costituzione italiana, i cui valori (pur non essendo il semplice risultato dell'antifascismo, come il post chiarisce) rappresentano un rovesciamento radicale delle categorie che connotano il fascismo¹.

Non va mai bene declinarsi in chiave anti.
Ti spinge a pensare ad una ripicca, nell’ipotesi maxi alla mancanza di iniziativa, di “motu proprio”.
C’è di mezzo, in aggiunta, lo snobismo di certe categorie sociali che dietro ad “anti” vedono subito gruppi sociali antagonisti ed idee  di derivazione “sessantottina”.
Potremmo poi risalire al periodo dello scontro, dell’opposizione al Fascismo, e ritrovare la nominazione in positivo delle correnti e dei gruppi che condussero l’opposizione. Si chiamavano comunisti, socialisti, liberali, democristiani, repubblicani.
Avevano i nomi cioè delle correnti politiche già nate e, come tali, si presenteranno agli elettori.
Si può ovviare altrimenti alla necessità di trovare il “collante” della molteplicità di sentimenti, etici e politici e culturali, che normalmente si codificano sotto il nome di “antifascismo” .

venerdì 14 ottobre 2016

A proposito del prossimo referendum.

Di Gian Maria Zavattaro.

“L’essenza dell’ottimismo non è soltanto guardare al di là della situazione presente,
 ma è una forza vitale, la forza di sperare  quando gli altri si rassegnano,
la forza di tenere alta la testa  quando sembra che tutto fallisca,
 la forza di sopportare gli insuccessi, una forza che non lascia mai il futuro
agli avversari, il futuro lo rivendica a sé” (D. Bonhoeffer).

Beppe Giacobbe, 
Giornalismo
Non so se voterò sì o no al referendum, non ho ancora deciso.
Per ora mi limito a condividere pienamente le ansie e preoccupazioni di moltissimi Italiani, ad ascoltare gli amici, ad accogliere volentieri da loro l’invito a sentire più voci, a seguire dibattiti sulle ragioni del sì e del no (confronti pensosi tra persone pensanti, nulla a che fare con l’avanspettacolo), a non trascurare letture anche lontane dal mio odierno sentire, che non vogliono convincere a tutti i costi ma focalizzare problemi, porre interrogativi per rendere noi cittadini il più possibile consapevoli.

Beppe Giacobbe, 
Influenza dei media
Mi tocca anche sfogliare internet ed i media ed allora divento guardingo, come tutti coloro che sono cresciuti alla scuola del sospetto, di fronte al martellante spettacolo mediatico di queste settimane: passerelle di guru (gli “esperti, color che sanno”) dalla sicumera priva di inquiete incertezze, di àuguri che scrutando le viscere degli avversari sanno prevedere  il futuro, capi che indicano le strade agli altri dalle loro poltrone dorate, ragni che ci avvolgono in ragnatele paralizzanti per succhiarci il nostro voto…

martedì 2 giugno 2015

Il tempo presente della Costituzione.


2 giugno:  festa della Repubblica Italiana. Ma anche giorno dell'elezione dell'Assemblea Costituente. Giorno che strettamente, inscindibilmente,  unisce Repubblica e Costituzione. E a questo indissolubile legame dedichiamo oggi le riflessioni che seguono. 


Qualche anno fa – ero allora preside ad Albengachiesi al comitato studentesco del mio Liceo che cosa pensasse della Costituzione, della Resistenza, della Democrazia e della Pace. Una prima decisiva riflessione che emerse fu, da parte di un nutrito numero di studenti,  che la Scuola non poteva dirsi neutrale, perché era “partigiana”, parteggiava cioè per la Costituzione, senza faziosità settarie ma senza confusione. 


I fondamenti valoriali della scuola erano e sono i primi 12 articoli della costituzione: dignità del lavoro, diritti inviolabili della persona e pari dignità di tutti, solidarietà politica economica e sociale, impegno a rimuovere gli ostacoli che impediscono libertà  uguaglianza partecipazione dei cittadini, libertà religiosa, sviluppo della cultura e libertà della ricerca,  tutela del paesaggio e del patrimonio storico ed artistico, accoglienza dello straniero, ripudio della guerra come valore essenziale dell’educazione,  correlazione tra pace e giustizia sociale e internazionale.

 

Il tema della memoria delle origini della nostra democrazia è centrale nello sviluppo di una cittadinanza attiva giovanile. 


Per  noi  adulti  il tempo è costituito da un passato, dal presente e in minima parte da un futuro. Per i giovani il tempo è costituito soprattutto dal presente ed il futuro appare più come minaccia, che come promessa. 


E’ inutile che noi ci lamentiamo che i giovani non sanno progettare, non sanno guardare al futuro. Uno dei risultati del modo con cui stiamo gestendo la società è la deprivazione del futuro per i giovani, l’impossibilità per loro di progettare a medio e lungo termine. L’unica realtà che è loro consentito di percepire è collocata nel presente, in un presente dilatato, senza confini precisi; non determinato da un passato per loro incomprensibile data la velocità dei cambiamenti realizzati, non proiettabile in un futuro data la totale incertezza nella quale si vive.


E allora, come chiedere ai giovani di guardare al passato e commemorare ricorrenze come questa? 


La celebrazione del 2 giugno, appunto perché celebrazione, appare sempre più, man mano che ci si allontana da quel periodo storico, un patrimonio di pochi, di una minoranza di Italiani. 



Se da una parte difendere e mantenere tale memoria è imperativo di fronte all’incalzante propensione ad una rimozione collettiva, dall’altra dobbiamo renderci consapevoli che l’indifferenza di tanti giovani non è determinata solo dalla scarsa conoscenza della storia, ma dal fatto che gli adulti, e la scuola in particolare, non trasmettono abbastanza la passione e la forza delle emozioni, non suscitano partecipazione ad  ideali sempre vivi ed universali.


Il messaggio è chiaro: i nostri giovani esprimono l’esigenza di attualizzare queste celebrazioni, attribuendo loro nuovi significati. Manteniamo viva la memoria, ma assegniamo anche una connotazione aggiuntiva,  che superi la funzione riduttivamente commemorativa e che diffonda i valori fondamentali della Costituzione repubblicana: il primato della persona umana, la solidarietà, la democrazia, la partecipazione, la libertà, il ripudio della guerra. 



Valori non acquisiti una volta per tutte, ma da difendere e costruire giorno per giorno, mantenendo alto il livello di attenzione.




Collocata nella dimensione attuale, la memoria diventa allora una vera festa:  essere liberi è una festa, è motivo di gioia,  perché è la libertà che mi permette di essere me stesso insieme agli altri. La nostra umanità si esprime nella nostra libertà.

 


1. (Nota all'art. 7, secondo comma). I Patti Lateranensi sono stati modificati dall'Accordo concordatario del 18 febbraio 1984, reso esecutivo con la legge 25 marzo 1985, n. 121 (G.U. 10 aprile 1985, n. 85, suppl.).
2.  (Nota all'art. 8, terzo comma). A regolare tali rapporti sono intervenute le leggi 11 agosto 1984, n. 449, 22 novembre 1988, n. 516, 22 novembre 1988, n. 517 e 8 marzo 1989, n. 101 (G.U. 13 agosto 1984, n. 222; 2 dicembre 1988, n. 283; 23 marzo 1989, n. 69), emesse sulla base di previe «intese- intercorse, rispettivamente, con la Tavola valdese, le Chiese cristiane avventiste, le Assemblee di Dio e le Comunità ebraiche, e più di recente le leggi 5 ottobre 1993, n. 409 (G.U. 11 ottobre 1993, n. 239), 12 aprile 1995, n. 116 (G.U. 22 aprile 1995, n. 94), 29 novembre 1995, n. 520 (G.U. 7 dicembre 1995, n. 286), 20 dicembre 1996, nn. 637 e 638 (G.U. 21 dicembre 1996, n. 299), per la regolamentazione dei rapporti con altre confessioni o per la modifica delle precedenti intese.
3. (Nota all'art. 10, quarto comma). A norma dell'articolo unico della legge costituzionale 21 giugno 1967, n. 1 (G.U. 3 luglio 1967, n. 164), «l'ultimo comma dell'art. 10 della Costituzione non si applica ai delitti di genocidio.


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