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Visualizzazione post con etichetta Mauro Biani. Mostra tutti i post
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sabato 22 aprile 2023

25 aprile e giovani.

Post di Gian Maria Zavattaro.
 
Mauro Biani
“Non posso dire ai miei ragazzi che l’unico modo d’amare la legge è l’obbedirla. Posso solo dir loro che essi dovranno tenere in tale onore le leggi degli uomini da osservarle quando sono giuste (cioè quando sono la forza del debole). Quando invece vedranno che non sono giuste (cioè quando sanzionano il sopruso del forte) essi dovranno battersi perché siano cambiate.”
Don Milani.
 
Le guerre fratricide nel mondo, la miseria dilagante nei paesi più poveri devastati dallo sfruttamento predatorio dei paesi ricchi, le conseguenti migrazioni di massa per non morire o morire annegati, i continui odierni dissidi tra i partiti, la compra-vendita di parlamentari, il populismo imperversante, l’iniquità fiscale, i dilaganti sovranismo e razzismo, i disastri ambientali odierni e venturi, i muri degli egoismi nazionali e individuali, ecc. ecc., - il tutto compendiato nella “globalizzazione dell’indifferenza” e nella “terza guerra mondiale a pezzi”- sono il contorno delle celebrazioni del 25 aprile.
Forse è il caso di soffermarci a riflettere su tutto ciò in riferimento ai valori della Liberazione e della Resistenza, lasciando da parte le parole vuote della retorica per ricercare insieme il significato oggi di questa memoria per noi anziani e adulti, per i giovani soprattutto, per la scuola. Liberazione! Liberarci da chi? Ad esempio dai politici di qualsiasi colore, preda del proprio interesse personale e/o di parte, della corruzione e clientelismo. Ma liberarci per recuperare che cosa? Ad esempio la speranza in una vera unità Europea dei popoli, non solo dei governi, la collaborazione tra i diversi partiti per il bene del paese, il rispetto di diverse opinioni, la solidarietà e mobilità sociale, la democrazia sostanziale e non formale, l’equità fiscale, il ripudio della guerra… 

venerdì 23 aprile 2021

Resistenza e scuola nel tempo del covid.

Post di Gian Maria Zavattaro 
Vignette di Mauro Biani (con gentile autorizzazione).
 
Mauro Biani, Liberazione, 25 aprile
Il 25 aprile (quest’anno cade di domenica) siamo tutti invitati a ripensare il valore della Resistenza e della nostra libertà, proprio alla vigilia di nuove speranze nei riguardi della resistenza al covid.
 
Penso soprattutto alla scuola ed ai suoi fondamenti valoriali radicati nei primi 12 articoli della Costituzione: dignità del lavoro, diritti inviolabili della persona e pari dignità di tutti, solidarietà politica economica e sociale, impegno a rimuovere gli ostacoli che impediscono libertà uguaglianza partecipazione dei cittadini, libertà religiosa, sviluppo della cultura e libertà della ricerca, tutela del paesaggio e del patrimonio storico ed artistico, accoglienza dello straniero, ripudio della guerra come valori essenziali dell’educazione, rapporto intrinseco tra pace e giustizia sociale ed internazionale.
 
Penso alla Resistenza, radice della Costituzione, e al valore della memoria (“senza memoria l’uomo non saprebbe nulla e non saprebbe fare nulla”), centrale soprattutto per lo sviluppo di una cittadinanza attiva giovanile.
 
Per noi anziani il tempo è costituito da un passato, dal presente e in minima parte da un futuro. Per i giovani il tempo è costituito soprattutto dal presente e da un futuro che appare oggi più come minaccia che come promessa. E’ inutile che ci lamentiamo dei giovani che non sanno progettare e guardare al futuro. Uno dei risultati del modo con cui gli adulti stanno gestendo la società è proprio la deprivazione del futuro per i giovani, senza la possibilità per loro di progettare a medio e lungo termine.
L’unica realtà che oggi percepiscono è questo tempo ferito, un presente dilatato senza confini precisi: non determinato da un passato per loro poco comprensibile data la velocità dei cambiamenti e non proiettabile in un futuro data l’incertezza nella quale si vive in questo tempo di covid. Se poi osserviamo la realtà in modo impietoso, possiamo constatare che spesso siamo noi adulti - in specie non pochi di coloro che sono ai vertici dei poteri - ad essere incapaci di guardare lontano per costruire un futuro che apparterrà ad altri.

sabato 25 aprile 2020

25 aprile, con le vignette di Mauro Biani.

Proponiamo qui alcune vignette di Mauro Biani (con gentile concessione), emblematiche della "Resistenza" oggi, di quel 25 aprile che dovremmo celebrare ogni giorno, per liberare la terra. In coda rimandiamo ad alcuni post di questo blog sul tema.

🌔Liberare come disarmare.


🌔Liberare dal cinismo.


martedì 7 gennaio 2020

I corpi, le piazze, la rete.

Post di Rosario Grillo
Immagini delle vignette di Mauro Biani (con gentile autorizzazione).

“Nei linguaggi naturali tutte le voci del mondo chiedono la parola”
(Il bibliotecario di Leibniz).

Mauro Biani, 2019
Dei corpi, la politica moderna si è occupata seguendo la logica della biopolitica, ovvero togliendo gli ideali ed incrementando l’azione oggettiva ed oggettivante, per ridurre l’uomo a “nuda vita”.
L’analisi di Giorgio Agamben smossa dagli studi di Foucault, ha spostato l’inizio della biopolitica sull’intero corso della storia moderna, guardandolo come incubatore inconsapevole del potere assoluto di vita e di morte che nella gestione del potere totalitario è sottrazione di vita privata.
L’attenzione posta sul corpo sacer fa da battistrada, mentre diventa emblematico l’habeas corpus del 1215 in quanto, pur contemplando le libertà (particolari) concesse, le colloca su l’elemento corpo (nomen omen).
Più avanti, ma con il concorso della democrazia, che predica l’uguaglianza dei diritti introducendo il concetto di massa sociale (insieme di corpi), si estrinseca una politica concentrata a vigilare su tutto l’arco dell’esistenza del cittadino, dalla vita alla morte, fino a regolamentare ogni battito di vita di questi corpi. Compressi (o spostati nel retrobottega): individualità, sentimenti, differenze. (1)
La mia umile taglia non mi autorizza a sbilanciarmi nella valutazione se il “tempo di esercizio” della dottrina biopolitica sia di già esaurito.
Di certo, restringendo la visuale alla nostra ottica nazionale, abbiamo di recente osservato un passo falso del sovranismo nazionalista, che aveva messo in opera la capacità di manipolazione collegata alla biopolitica. Un sovranismo che ha pigiato i tasti funzionali alla sollecitazione del populismo: con la propaganda della paura, con lo sbandieramento della minaccia occupazionale e addirittura culturale.

martedì 3 dicembre 2019

Domande sull’etica civile.

Post di Gian Maria Zavattaro
Immagini delle sagaci vignette di Mauro Biani, noto illustratore di numerose testate italiane (qui il sito instagram), con gentile autorizzazione.

Mauro Biani, 2019
Riprendo da un’angolatura diversa e complementare il tema morale sviluppato con passione dall’amico Rosario nell’ultimo suo post (qui). Lo faccio senza pretese, come uno che sa di essere “debole in filosofia, ma non nell’amore per essa” e che non ama respirare l’aria irridente di coloro per i quali l’etica civile è obsoleto residuato e inciampo ai propri affari.
Forse è opportuno capire subito di che cosa stiamo parlando. Provo a partire dall’etimologia: “etica” dal gr. ἔθος ethos, lat. mos=abitudine, costume, consuetudine, pratica di vita, usanza. Ma anche “etica”  dal gr. ἦθος (con la e lunga,eta): norma, regola di vita, convinzione-comportamento pratico delle persone nella società, insieme di valori implicanti decisioni valide per sempre, a prescindere da qualunque conseguenza. A quest’ultimo significato intendo fare riferimento. L’aggettivo “civile” - termine introdotto da M. Vidal, “teologo di frontiera” - denota, tramite la connessione e l’apporto di elementi fondanti le buone pratiche ovunque presenti, un possibile paradigma morale fondato sul convivio delle differenze, come dovrebbe essere per la stessa vita democratica.
Nel disincanto delle ideologie, nella frammentazione degli egoismi e nella diaspora dei valori è possibile oggi un’etica civile e - suo corollario - del servizio sociale? E’possibile insieme costruire e riconoscere un minimo morale condivisibile e condiviso in cui coniugare diverse istanze morali e attraverso cui salvaguardare la convivenza civile in una società democratica e  pluralista?