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Visualizzazione post con etichetta Karl Jaspers. Mostra tutti i post
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giovedì 10 agosto 2017

Laudatio di H. Arendt a K. Jaspers.

🖋 Post di Rosario Grillo
🎨 Per un'immagine artistica di Hannah Arendt, particolarmente significativa, rimandiamo a  questa pagina (non avendo potuto contattare Gloria Argelés, che ne è l'autrice, ed essere così autorizzati alla pubblicazione su questo blog).


Tetradramma ateniese 
del V° secolo a. C, 
con la civetta di Minerva, simbolo della filosofia
La potenza di uno scrigno sta nella capacità di racchiudere tesori in poco spazio.
Una qualità che ho ritrovato nell'opera Verità e Umanità, da me già recensita nella parte relativa al contributo di Jaspers (qui il link).
Una ricca messe di motivi mi sollecita a scriverne ancora, in particolare riferendo i temi contenuti nella Laudatio di Hannah Arendt.
Lo spessore è confermato dalla virtù intrinseca della “reductio ad unum: il motivo conduttore, qualificante ed eternamente valido: Humanitas.
La Arendt insiste su un concetto: portare a chiarezza.
In questa “intentio riconosce la pregnanza della filosofia di Jaspers. Direi di più: della sua filosofia dell'esistenza.
Libro contenente i due discorsi 
(di Arendt e Jaspers)
A Jaspers quindi riconosce la patente di continuatore autentico di Kant, laddove di quest’ultimo è proprio il magistero universale (non contingentemente legato ad un frangente storico culturale) della Aufklarung.
In questo registro viene evidenziata la comunanza  di filosofo e politico: entrambi votati a mettere in pubblico la propria persona (persona: cifra dell'esistenza).
Con la differenza che il politico ha un raggio circoscritto, mentre il filosofo agisce su un orizzonte autenticamente universale.
Tale proprietà, attribuita a Jaspers, è comprovata da episodi concreti, storici, del suo filosofare.
“Ciò che sempre resiste alla chiarezza, che nella sua luce non si dissolve in nebbia, appartiene alla humanitas, e assumere la responsabilità per ogni pensiero nei confronti dell'umanità significa vivere in questa chiarezza e in essa mettere alla prova se stessi e tutto ciò che si pensa” (p. 64).
Sfiora il panegirico l’intervento dell’allieva/amica di Jaspers.

venerdì 28 luglio 2017

K. Jaspers, H. Arendt, Verità e umanità.

🖋 Post di Rosario Grillo

Il libro.
🔶Un libro  di poche pagine e con la vocazione ad essere vademecum.
Non nell’accezione di passepartout enciclopedico alle 1000 e più questioni che si profilano durante i giorni.
Nella funzione, invece, di Viatico.
Di memento opportuno delle nostre radici civiche fondamentali, osservate le quali, risultano orientati i nostri passi ad un benefico consorzio umano.
“Quando i contrasti tra i partiti trascinano da legami di solidarietà ad un processo auto distruttivo, lo Stato libero diventa una quinta che un domani può essere rovesciata assieme a tutti i suoi politici e i suoi partiti. La democrazia, esclusivamente formale, genera il totalitarismo, cosicché a ragione Hitler poté dire trionfante: 'l’ho battuta con la sua stessa follia' ” (p. 39).
🔶Un premio.  L'occasione del discorso di Jaspers coincide con il “premio per la pace” assegnatogli nel 1958 dai Librai tedeschi.
Ne parla in tono kantiano sul filo di “Per la pace perpetua”.
Sia in quanto continuatore dello spirito critico-razionale di Kant, sia per accettazione dell'etichetta repubblicana.
“Kant disse che soltanto gli Stati dotati di ‘forma di governo repubblicana’ possono stipulare la pace” (pp. 37-38).
Dove il governo repubblicano non rispecchia una specifica formula costituzionale. Vuole significare piuttosto la condivisione comune, la partecipazione democratica.