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Visualizzazione post con etichetta Kazimir Malevič. Mostra tutti i post
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mercoledì 4 agosto 2021

Luglio 2021, due avvenimenti.

Post di Rossana Rolando
Immagini delle opere di Kasimir Severinovič Malevič, pittore russo vissuto tra il 1879 e il 1935.
 
Immagine copertina di Kasimir Severinovič Malevič, Busto di donna
🔳
Due avvenimenti hanno segnato quest’ultimo luglio 2021 nel mondo culturale: il premio Strega a Due vite di Emanuele Trevi¹ l
8 luglio e la morte del grande Roberto Calasso, intellettuale, presidente della prestigiosa casa editrice Adelphi e scrittore egli stesso, il 28 luglio.
Il collegamento non è solo temporale, ma si allaccia ad alcune notazioni che vorrei proporre qui.
 
🔳 Partiamo da Trevi. Ho letto Due vite in poche ore. 
Sono pagine tese, coinvolgenti. Hanno un filo che le lega: la storia della sentita intensa amicizia di due scrittori realmente vissuti e morti rispettivamente nel 2008 e nel 2016 - Rocco Carbone e Pia Pera - tra loro e con lo stesso Emanuele Trevi. Le attraversa un sicuro gusto estetico, assaporabile nei molti riferimenti all’arte pittorica; una vasta conoscenza critico letteraria, impreziosita dai numerosi agganci filosofici; una sapienza della psiche, con squarci rivelativi dei più nascosti labirinti mentali; una ricerca sul tema della scrittura nella sua struttura formale (lingua scritta e lingua parlata), nei suoi effetti, anche terapeutici², e nei suoi risvolti simbolici, capaci di cogliere la verità del tempo biografico e l’unicità della vita personale.
Alcune citazioni possono rendere espliciti questi aspetti:

venerdì 5 febbraio 2016

La forza attiva e creativa della non violenza.

El Lissitzky, 
Spezza i Bianchi col cuneo rosso.
La tolleranza non rinnega se stessa neppure di fronte all’intolleranza responsabile di massacri e profanazioni, senza mai concederle “sigle di legittimazione”. Non c’è tolleranza senza il corrispondente concreto impegno ad evitare “con ogni mezzo ed ogni sforzo” ogni forma di violenza.
Sicuramente attesa paziente, ma non illimitata né senza difese, essa conosce bene il “fino a qua e non oltre”, perché “con ogni mezzo ed ogni sforzo” non è affatto da confondere con “ad ogni costo ed a qualsiasi prezzo”, ovvero con l’oltre. 
El Lissitzky, 
Proun 19D
Impegnarsi “con ogni mezzo ed ogni sforzo” significa primariamente la rimozione politica ed economica delle cause dell’intolleranza attraverso gli interventi di pressione ed esclusione economica, gli strumenti di isolamento ed azione politica, il coinvolgimento e l'impegno comune, nel contesto delle relazioni tra Stati, ad allontanare il male dal proprio ambito di realtà. E’ insieme lotta contro gli armamenti insensati, le guerre regionalmente “allevate”, la sindrome ricattatoria di un terrore e di una distruttività che minaccia il bene comune.

giovedì 3 settembre 2015

Un pensiero mattutino con Martin Buber e Kazimir Malevič. Il rammendo.

Post a cura di Rossana Rolando.

Le contraddizioni 
interiori 

(Kazimir, Malevič, 
Busto di donna)

Un chassid del Veggente di Lublino decise un giorno di digiunare da un sabato all’altro. Ma il pomeriggio del venerdì fu assalito da una sete così atroce che credette di morire. Individuata una fontana vi si avvicinò per bere. Ma subito si ricredette, pensando che per un’oretta che doveva ancora sopportare avrebbe distrutto l’intera fatica di quella settimana. Non bevve e si allontanò dalla fontana. Se ne andò fiero di aver saputo trionfare su quella difficile prova; ma, resosene conto, disse a se stesso: “E’ meglio che vada e beva, piuttosto che acconsentire a che il mio cuore soccomba all’orgoglio”. Tornò indietro, si riavvicinò alla fontana e stava già per chinarsi ad attingere acqua, quando si accorse che la sete era scomparsa. Alla sera, per l’apertura del sabato, arrivò dal suo maestro. “Un rammendo”, esclamò lo zaddik [il maestro] appena lo vide sulla soglia” (Martin Buber, Il cammino dell'uomo, ed. Qiqajon).

Questo breve racconto suggerisce diverse letture. Con la sapienza chassidica e con Martin Buber, esponente del filone novecentesco della filosofia ebraica, ci muoviamo nell’ambito di una riflessione che vuole parlare dell’uomo nella sua esperienza vitale, nelle sue contraddizioni e inquietudini più vere e profonde, un pensiero esistenziale e sapienziale, che utilizza l’aneddoto come insegnamento.

Propongo due interpretazioni del brano (ma non sono le uniche possibili):