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Visualizzazione post con etichetta Tolleranza. Mostra tutti i post
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venerdì 5 febbraio 2016

La forza attiva e creativa della non violenza.

El Lissitzky, 
Spezza i Bianchi col cuneo rosso.
La tolleranza non rinnega se stessa neppure di fronte all’intolleranza responsabile di massacri e profanazioni, senza mai concederle “sigle di legittimazione”. Non c’è tolleranza senza il corrispondente concreto impegno ad evitare “con ogni mezzo ed ogni sforzo” ogni forma di violenza.
Sicuramente attesa paziente, ma non illimitata né senza difese, essa conosce bene il “fino a qua e non oltre”, perché “con ogni mezzo ed ogni sforzo” non è affatto da confondere con “ad ogni costo ed a qualsiasi prezzo”, ovvero con l’oltre. 
El Lissitzky, 
Proun 19D
Impegnarsi “con ogni mezzo ed ogni sforzo” significa primariamente la rimozione politica ed economica delle cause dell’intolleranza attraverso gli interventi di pressione ed esclusione economica, gli strumenti di isolamento ed azione politica, il coinvolgimento e l'impegno comune, nel contesto delle relazioni tra Stati, ad allontanare il male dal proprio ambito di realtà. E’ insieme lotta contro gli armamenti insensati, le guerre regionalmente “allevate”, la sindrome ricattatoria di un terrore e di una distruttività che minaccia il bene comune.

martedì 2 febbraio 2016

Il diritto alla pienezza di vita di chi è "diverso".

Allen Ginsberg, Il peso del mondo...
Lesser Ury, Il tappeto rosso
 “Il peso del mondo 
- è amore.
Sotto il fardello 
- della solitudine,
sotto il fardello - dell’insoddisfazione.
Il peso, 
- il peso che trasportiamo - 
è amore”


Lesser Ury, 
Scene nel caffè.
Tolleranza non è una brutta parola, non significa supina accettazione e sopportazione dell’altro, non ha neppure nulla in comune con l’indifferenza o il permissivismo o la pavida debolezza: alla faccia delle distorsioni di qualche postnietzschiano per il quale rimane una “subdola malattia moderna”.
Lesser Ury, 
Serata al caffè Bauer
E’ semplicemente un principio dell’esistenza personale e sociale. Si fonda sul valore e la libertà di ogni singola persona, di cui non è possibile disporre, e riconosce senza riserve il diritto alla pienezza di vita di chi è “diverso” nella religione, nella cultura, nell’ideologia, nei comportamenti. Conseguentemente si manifesta e si realizza nella prassi che rinuncia ad assolutizzare il proprio punto di vista ed a costringere con violenza, non importa se manifesta o subdola, altri alla perdita della propria identità.
Tolleranza - dal latino “tollere”, ovvero  assumere su di sé oneri e responsabilità, portare il peso dell’altro – è segno di solidarietà tra tutti gli uomini, è coscienza che i problemi della società plurale possono essere affrontati e superati solo se tutti (persone, stati, religioni, ideologie) si rispettano  reciprocamente e si curano gli uni degli altri.

venerdì 11 dicembre 2015

Briciole di filosofia, con Ottorino Stefanini. I limiti della tolleranza.

Post a cura di Rossana Rolando.
Ottorino Stefanini, Alla ricerca di Franz Kafka,
Lost Memory 3
(Memoria perduta)
Locke. Il tema della tolleranza e dei suoi limiti, con riferimento alla convivenza tra le religioni, trova il suo grande teorizzatore in Locke. 
L’argomentazione a favore della tolleranza poggia su due pilastri: 1. La convinzione che la religione sia una scelta individuale che appartiene alla sfera delle decisioni interiori e che non può essere imposta con la forza;
2. La concezione dello stato laico che non ha finalità religiose ma deve poter garantire il libero esercizio dei diversi culti.
Il limite della tolleranza è posto da Locke nella sua stessa salvaguardia: non può essere tollerato chi mette a repentaglio la sopravvivenza della comunità che garantisce la tolleranza [1].
Ottorino Stefanini, 
Labirinto mentale,
Figura in bianco e nero, 2015
Voltaire sposta la riflessione sulle ragioni interiori della tolleranza che devono affondare le loro radici nella consapevolezza della comune fragilità umana. Siamo un impasto di debolezze ed errori: quindi nessuno può ritenere di possedere una verità assoluta da imporre agli altri (come accade nel fanatismo intollerante) e tutti dobbiamo perdonarci a vicenda e tollerare le nostre sciocchezze [2].
Popper. Erede di questa duplice linea di pensieri è il filosofo novecentesco Popper, che allarga il tema della tolleranza alle diverse dottrine e idee, anche di carattere politico.