"Persona e Comunità" è un blog di riflessione culturale, filosofica, religiosa, pedagogica, estetica. Tutti gli articoli sono scritti da: Gian Maria Zavattaro, Rossana Rolando, Rosario Grillo.
La tolleranza non rinnega se stessa
neppure di fronte all’intolleranza responsabile di massacri e
profanazioni, senza mai concederle “sigle di legittimazione”. Non
c’è tolleranza senza il corrispondente concreto impegno ad evitare “con
ogni mezzo ed ogni sforzo” ogni forma di violenza.
Sicuramente attesa paziente, ma non
illimitata né senza difese, essa conosce bene il “fino a qua e non oltre”,
perché “con ogni mezzo ed ogni sforzo” non è affatto da confondere con
“ad ogni costo ed a qualsiasi prezzo”, ovvero con l’oltre.
El Lissitzky, Proun 19D
Impegnarsi “con ogni mezzo ed ogni
sforzo” significa primariamente la rimozione politica ed economica delle cause
dell’intolleranzaattraverso gli interventi di pressione ed esclusione
economica, gli strumenti di isolamento ed azione politica, il coinvolgimento e
l'impegno comune, nel contesto delle relazioni tra Stati, ad allontanare
il male dal proprio ambito di realtà. E’ insieme lotta contro gli armamenti
insensati, le guerre regionalmente “allevate”, la sindrome ricattatoria di un
terrore e di una distruttività che minaccia il bene comune.
Tolleranza
non è una brutta parola, non significa supina accettazione e sopportazionedell’altro, non ha neppure nulla in comune con l’indifferenza o il permissivismo
o la pavida debolezza: alla faccia delle distorsioni di qualche postnietzschiano per il quale rimane una “subdola malattia moderna”.
Lesser Ury, Serata al caffè Bauer
E’
semplicemente un principio dell’esistenza personale e sociale. Si fonda sul
valore e la libertà di ogni singola persona, di cui non è possibile disporre, e
riconosce senza riserve il diritto alla pienezza di vita di chi è “diverso”
nella religione, nella cultura, nell’ideologia, nei comportamenti.
Conseguentemente si manifesta e si realizza nella prassi che rinuncia ad
assolutizzare il proprio punto di vista ed a costringere con violenza, non importa se manifesta o subdola, altri
alla perdita della propria identità.
Tolleranza -
dal latino “tollere”, ovvero assumere su di sé oneri e responsabilità,
portare il peso dell’altro – è segno di solidarietà tra tutti gli uomini,
è coscienza che i problemi della società plurale possono essere
affrontati e superati solo se tutti (persone, stati, religioni,
ideologie) si rispettano reciprocamente e si curano gli uni degli altri.
Ottorino Stefanini, Alla ricerca di Franz Kafka, Lost Memory 3 (Memoria perduta)
Locke. Il tema
della tolleranza e dei suoi limiti, con riferimento alla convivenza tra le
religioni, trova il suo grande teorizzatore in Locke. L’argomentazione
a favore della tolleranza poggia su due pilastri: 1. La convinzione che la religione
sia una scelta individuale che appartiene alla sfera delle decisioni interiori
e che non può essere imposta con la forza; 2. La
concezione dello stato laico che non ha finalità religiose ma deve poter
garantire il libero esercizio dei diversi culti. Il limite
della tolleranza è posto da Locke nella sua stessa salvaguardia: non può essere
tollerato chi mette a repentaglio la sopravvivenza della comunità che
garantisce la tolleranza [1].
Ottorino Stefanini, Labirinto mentale, Figura in bianco e nero, 2015
Voltaire
sposta la riflessione sulle ragioni interiori della tolleranza che devono
affondare le loro radici nella consapevolezza della comune fragilità umana.
Siamo un impasto di debolezze ed errori: quindi nessuno può ritenere di
possedere una verità assoluta da imporre agli altri (come accade nel fanatismo
intollerante) e tutti dobbiamo perdonarci a vicenda e tollerare le nostre sciocchezze [2]. Popper. Erede di questa
duplice linea di pensieri è il filosofo novecentesco Popper, che allarga il
tema della tolleranza alle diverse dottrine e idee, anche di carattere politico.