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Mostra Marina Abramovič, Firenze, Palazzo Strozzi, Fotografia di Alessandro Moggi |
Questi interrogativi sottendono due questioni: la prima, relativa allo statuto dell’arte, mette in discussione la possibilità che si dia arte senza bellezza; la seconda, conseguenza e radicalizzazione della prima, problematizza la stessa eventualità di poter oggi accedere all’esperienza del bello. Infatti, se l’arte è “il proprio tempo appreso con il sentire”, se è “il più acuto sensore”² di un determinato clima culturale, allora essa esprime nel modo più consapevole il malessere di un mondo disgregato e disarmonico, in cui la bellezza non può trovare spazio.