Iscriviti ai Feed Aggiungimi su Facebook Seguimi su Twitter Aggiungimi su Google+ Seguici tramite mail

Iscriviti alla nostra newsletter!

sabato 17 novembre 2018

Vito Mancuso, La via della bellezza.

Vito Mancuso e La via della bellezza come via della salvezza: una sfida per il pensiero che si interroga sul destino dell'uomo contemporaneo.
Post di Rossana Rolando
Immagini dei dipinti di Caspar David Friedrich (1774-1840).

Libro uscito 
nell'ottobre 2018
Il messaggio. Nella presentazione del suo ultimo libro La via della bellezza¹, presso il Centro Balducci (qui il link), Vito Mancuso riprende un racconto di Kafka. In esso si narra la storia di un vecchio imperatore, ormai prossimo alla morte, che intende mandare un messaggio ai suoi sudditi, a tutti e a ciascuno: al più lontano, al più anonimo, al più misero. Chiama un suo servitore e gli affida questo compito, facendosi ripetere le parole appena sussurrate, tanto è importante quello che vuole comunicare. Il messaggero si mette in viaggio, ma incontra mille ostacoli all’interno dello stesso palazzo imperiale, senza poterne uscire e senza quindi mai arrivare ai destinatari. Questi ultimi però attendono alla loro finestra sognando e pensando che infine qualcuno dovrà giungere.

Caspar David Friedrich, 
Donna alla finestra
Messianismi. E’ questo un bellissimo racconto messianico che riporta alla mente tutta la poetica dell’attesa nella letteratura novecentesca (da Buzzati a Montale, da Rebora a Pavese, da Beckett a Eliot …) e che, in campo filosofico, trova una sua sintesi magistrale nel passo di Walter Benjamin riferito allo spirito ebraico: “ogni secondo era la piccola porta da cui poteva entrare il messia”² .
Eppure è anche un racconto che sembra aver perduto la sua presa metaforica sulla vita: chi, nel mondo occidentale, attende ancora il “messia”? L’annuncio nietzschiano della “morte di Dio”, infatti, si è largamente realizzato e, insieme a Dio, è morto anche il desiderio di Dio. Vito Mancuso lo sa bene e lo dice in modo chiaro, quando definisce il postmoderno come tempo senza “centro ideale” verso cui tendere³.

Caspar David Friedrich, 
Mattino di Pasqua
Che cosa può salvare? L’interrogativo di fondo è dunque duplice: 1.c’è ancora un messaggio capace di “risanare e liberare” la vita, conferendo ad essa pienezza di senso e valore? 2. se sì, c’è il modo di risvegliarne il bisogno?
Mi pare questa la grande sfida che Vito Mancuso affronta nel suo ultimo libro, proponendo, come via della salvezza, la via della bellezza. Infatti, se molte grandi parole si sono logorate e hanno perso valore per l’uomo contemporaneo, vi è una parola che resiste ancora e suscita un segreto richiamo.
Per Vito Mancuso questa parola è rappresentata appunto dalla bellezza.  Citando Agostino afferma: “Io penso che quel che Agostino dice della bellezza come simbolo di Dio valga allo stesso modo per la bellezza in senso stretto: essa è sempre con noi, ma, se noi non siamo con lei, non la percepiamo ed è come se non ci fosse”.

Caspar David Friedrich, 
Luna che sorge sul mare
La bellezza viene a noi in molti modi. Mancuso, nella prima parte del suo testo, descrive, con toni anche lirici, le tre principali sorgenti del bello: la natura (privilegiata origine di meraviglia, che trova nel mare il suo apice sublime); l’essere umano, nella dimensione spirituale del volto (che può dirsi bello anche quando non rispecchia determinati canoni esteriori, ma risplende di una luce interiore); l’arte (cui viene dedicato nel libro uno spazio speciale, con rilevanti approfondimenti critici sull’arte contemporanea, cui vorrei dedicare un prossimo post, e sulla musica).
E’ la bellezza a rappresentare quella fonte di sapienza che, nel corso del tempo, è stata ed è custodita dalle grandi tradizioni spirituali e  religiose, ma anche dalla filosofia, dalla poesia, dall’arte.
Non una sola via, infatti, conduce alla verità della vita.

Caspar David Friedrich, 
Montagne giganti
Complessità. Come si comprende si tratta di un libro ricchissimo di riferimenti teologici, filosofici, fisici, letterari, in cui però il discorso non è mai gioco erudito, fine a se stesso, ma percorso necessario per arrivare al cuore della cosa, quella per cui sentiamo che lì ne va di noi.
Il testo risuona di tutta la complessità filosofica del tema estetico, facendo emergere i grandi interrogativi posti dalla tradizione del pensiero: il bello è una scoperta o una convenzione? E’ soggettivo (è bello ciò che piace) o, invece, oggettivo (il bello esiste e va riconosciuto da una mente educata)? Quale rapporto intercorre tra bellezza e arte? Può esistere arte senza bellezza? In cosa consiste l’esperienza estetica? Quale rapporto esiste tra la natura, l’origine della vita e la comparsa della bellezza?

Caspar David Friedrich, 
Monaco in riva al mare
Bellezza, verità, bene. Già Platone considerava l’idea del bello come la via regia verso il vero e il bene perché tra le idee è l’unica visibile agli occhi sensibili e non solo alla mente. Si comprende dunque che il bello - di cui Mancuso intende ultimamente parlare - non è il semplice risultato di un giudizio di gusto o l’ondivaga attrazione del piacere, ma è la fonte di un’esperienza estetica profonda, intesa come evento, epifania, accadimento, pensiero “performativo” che induce a muoversi, a cambiare, a trasformare la propria vita. Essa implica perciò un soggetto a cui la bellezza si riveli, muovendo in lui  risonanze vivissime fino a farsi appello e obbligo morale ad essere belli, compiendo in se stessi e nel mondo l’armonia da cui si proviene: “il mondo è salvato già ora in ogni istante dalla bellezza in quanto armonia, è salvato dal precipitare nel caos degli inizi dal medesimo principio di armonia e di organizzazione che l’ha fatto evolvere…”.

Caspar David Friedrich, 
Paesaggio con arcobaleno
Ambiguità. Ma la vita è davvero bella? Non è forse continuamente insidiata dalla bruttezza e dalla mostruosità, dal dolore e dal male? Vito Mancuso attraversa la grande letteratura del pensiero tragico, da  Teognide a Dostoevskij, e mostra come le ragioni delle bellezza e dell’armonia convivano con le dimensioni oscure della disarmonia e del caos, facendo esprimere a Pavel Florenskij la sua posizione:
“Si tratta di una visione della vita dell’antichità greca, di un ottimismo tragico. La vita non è affatto una festa e un divertimento continuo; nella vita ci sono molte cose mostruose, malvagie, tristi e sporche. Tuttavia, rendendosi conto di tutto questo, bisogna avere dinnanzi allo sguardo interiore l’armonia e cercare di realizzarla”⁹.

Caspar David Friedrich, 
Nuvole vaganti
Concluderei scegliendo, tra le parole che specificano l’area semantica della bellezza, enumerate e spiegate in appendice al libro, proprio un passo dedicato all’estetica: “la vera bellezza si manifesta sempre in modo da provocare anche un certo dolore. L’attrazione che essa suscita infatti sconvolge l’io, che avverte non senza disagio di non poter più bastare a se stesso e di aver bisogno di altro, e quindi di dover uscire da s锹⁰.


🌟Note.
1. Vito Mancuso, La via della bellezza, Garzanti, Milano 2018.
2. Walter Benjamin, Tesi di filosofia della storia, contenuto in Angelus novus, Einaudi, Torino 1962, p. 86. 
3. Vito Mancuso, La via della bellezza, cit. p. 96. 
4. Cfr. Ibidem, pp. 12 e 126.
5. Ibidem, p. 84. Il passo agostiniano di riferimento è il famoso "Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato! Ed ecco, tu eri dentro e io fuori, e lì ti cercavo e, brutto com'ero, mi gettavo sulle bellezze da te create. Eri con me, ma io non ero con te" (Confessioni, 10, 27, 38). 
6. Cfr.  Ibidem, pp. 103-104.
7. Platone, Fedro 250 D.
8. Vito Mancuso, La via della bellezza, cit. p. 120.
9. Ibidem, p. 105.
10. Ibidem, p. 181.

24 commenti:

  1. Che coincidenza! Il libro di Mancuso mi è stato regalato proprio ieri da una cara amica. Naturalmente non ho potuto ancora leggerlo, ma sfogliandolo e soffermandomi - comprensibilmente - sui capitoli dedicati alla musica - ne sono rimasta affascinata.
    Vengo al suo post così interessante e denso di interrogativi che mi ha suscitato subito un paio di considerazioni:

    - Aspettiamo ancora qualcosa? Il problema più grave della nostra epoca mi pare proprio la mancanza di desiderio, l'esserci assuefatti ad una situazione in cui il richiamo a valori più alti non è avvertito, mentre è essenziale "risvegliarne il bisogno" come lei scrive.

    - La Bellezza ferisce, sì, perchè non è piacere estetico fine a se stesso, ma una nostalgia che ci conduce dal contemplare all'essere e all'agire. Ci innamoriamo della Bellezza perchè siamo noi chiamati a diventare belli, ognuno a modo suo e nel proprio contesto di vita, ed essa va a svegliare la scintilla divina che è in noi e che tende verso il compimento.
    Grazie di cuore, Rossana! Spero di non aver fatto confusione e mi scuso per la lunghezza.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Cara Annamaria, grazie per questa comprensione profonda (altro che confusione!). I due punti messi in luce - risveglio del desiderio e bellezza che attrae - mi sembrano strettamente collegati: "a quanto ci appare bello infatti ci vogliamo unire" (così Vito Mancuso, in apertura). Sono molto contenta di condividere con lei questa lettura. Un abbraccio.

      Elimina
  2. Ho tutti i libri di Mancuso, comprerò anche questo. Grazie.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, anch’io lo leggo da molto tempo. Quest’ultimo libro, anche per i miei interessi “filosofico estetici”, mi ha particolarmente coinvolto. Un saluto.

      Elimina
  3. Grazie della recensione e delle belle immagini. Un ottimo suggerimento di lettura.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Un caro saluto. Le immagini vogliono essere in sintonia con la convinzione espressa nel libro secondo cui la natura è la sorgente privilegiata della bellezza, con una esplicita dichiarazione d’amore per la prospettiva romantica dell’arte.

      Elimina
  4. Vito Mancuso è un importante faro di luce, di vita, di anima...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sono del tutto d’accordo. Un caro saluto.

      Elimina
    2. A Lei, che pubblica sempre argomenti profondi e ricchi di riflessioni con un grande dono di sintesi e amore per l'arte.

      Elimina
  5. Hai lanciato un sasso nello stagno, Rossana! Per rinnovare le acque, per creare tensione benefica, per reagire all’aria di stantio o alle acque putride.
    Reagire al gran vociare di odio e di rancore, indicando mete di altrove e di “ attesa dell’a nuncio“, consapevole ( e Mancuso lo ribadisce) che il dolore è nel disegno stesso della ellezza, della Salvezza.

    RispondiElimina
  6. Finirò per avanzare reclamo contro la prescrittura. Sopra si legga : annuncio è Bellezza😒

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Rosario. Un messaggio, quello di Vito Mancuso, di cui il nostro tempo ha tanto bisogno. Nel libro si respira il richiamo alla grandezza della dimensione etica e alla sua capacità di affascinare e sedurre. A un certo punto viene citato il filosofo confuciano Mencio che sosteneva: “Trascurare la propria strada e non percorrerla, smarrire il proprio cuore e non saperlo ricercare, che pietà”. Penso che si debba proprio ricercare la strada, nuove strade… e questo libro mi pare un contributo notevolissimo in questa direzione. Un abbraccio.

      Elimina
  7. Amo Mancuso, si fa comprendere, anche su temi complessi ha il dono di semplificare. Lo leggerò con passione come tutti gli altri.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Si, riesce ad andare al cuore dei problemi e a far capire la loro rilevanza per la vita. Grazie del commento. Un saluto.

      Elimina
  8. Sulla bellezza ho letto Plotino e il prof. CURI.
    Leggerò anche Mancuso, forse ho già l'estratto.
    Grazie!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Nel libro di Mancuso sono citati passi stupendi tratti dalle "Enneadi" di Plotino. Buona giornata.

      Elimina
  9. sì, la bellezza può essere sconvolgente e ferire. ho letto i libri di Mancuso.. e il suo commento, Rossana, profondo e sconvolgente di bellezza e amore. grazie, buona domenica

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Infatti, tra le parole che Mancuso spiega al termine del libro c'è anche "meraviglia" e dice: "La confluenza di meraviglia positiva e di meraviglia negativa genera nell'anima quell'incrocio di venti, a volte brezza gentile, a volte tempesta, che in filosofia si denomina antinomia e che si trova all'origine delle grandi creazioni artistiche, delle filosofie e delle religioni". Buona settimana.

      Elimina
  10. Ho molto appprezzato questa presentazione di un libro che forse comprerò, anche se pur apprezzando Mancuso non ho mai letto niente, proprio grazie a questa tua lucida ed illuminante presentazione. Grazie.

    RispondiElimina
  11. Grazie per questo commento molto gradito.
    E' sicuramente un libro "bello" che appassiona e conforta (proprio nel senso di rendere forti, di rafforzare la dimensione dell'interiorità). Buona giornata.

    RispondiElimina
  12. ho appreso tanto dall'incontro con Vito Mancuso.
    Sono grato a Te, gentile Rossana, per avermi introdotto in questo mondo pervaso di umanità, di speranza e di poesia.
    Il Tuo post mi chiarisce aspetti e visioni dell'essere, ai quali avevo dato poco credito.
    Sottovalutavo questi temi, per estrema leggerezza o ignavia.
    Al piacere di leggere presto le Tue note ed i Tuoi interventi.
    saluti
    vito

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie per questo sentito commento. Vito Mancuso è davvero fonte di riflessione autentica. Un saluto.

      Elimina
  13. Saranno passati circa 10 anni da quando, nell'aula magna del liceo G. Bruno, parlando del bene e del male (cioè non del più e del meno, ma proprio del bene e del male nella vita…), mi fu consigliato di leggere un libro di un certo Vito Mancuso (per inciso: il libro era “L’anima e il suo destino”). Sinceramente non ci posi molta attenzione, ma comunque appuntai quel titolo sul quaderno di filosofia. Anni dopo all'Università rilessi casualmente quell'appunto e per curiosità lessi il libro, e poi ne lessi un secondo dello stesso autore, poi un terzo, sino a comprarli tutti. Oggi Mancuso è tra i miei scrittori preferiti, e non posso che ringraziarla per il bellissimo post. Anche quest’ultimo libro è stato sorprendente, e mi permetto di riscrivere sotto una delle frasi che mi sono appuntato (questa storia di appuntarsi le cose sta iniziando ad essere una mania…):

    << Del corpo di cui siamo dotati sin dalla nascita nessuno ha merito o demerito, se non per ciò che concerne la cura che ne abbiamo mediante l’igiene, l’alimentazione e gli esercizi fisici; l’effettivo merito o demerito di un essere umano, il suo valore reale, dipende piuttosto dall'uso della libertà a livello etico e spirituale: è qui che si manifesta l’autentica essenza di ognuno di noi e quindi la nostra vera bellezza>>.

    Con affetto, Giovanni S.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Li ricordo con intensità quei momenti - nel corridoio, finita la lezione, tra un'ora e l'altra - momenti in cui la passione filosofica per un tema ti coinvolgeva e diventava interrogativo su cui sostare. E ti ringrazio per averli rievocati qui, come segno di una piccola traccia che perdura nel tempo e, ancora oggi, ha il potere di rallegrarmi e confortarmi.
      Quello che tu dici sui libri di Vito Mancuso conferma l'idea secondo cui i libri sono davvero incontri che possono cambiare la vita. Come sostiene Massimo Recalcati nel suo ultimo "Una vita è i suoi libri": "raccontare i libri che abbiamo amato significa raccontare la nostra vita. Perché una vita è i suoi libri".
      Sono felice di aver condiviso con te proprio questa lettura di Vito Mancuso, "La via della bellezza", perché è un libro che - mentre ne parla - genera bellezza.
      Con lo stesso immutato affetto.

      Elimina