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martedì 23 gennaio 2024

Il messaggio della Shoah, come fragile colomba.

 Post di Rossana Rolando.

Disegno di Emma Baglio, liberamente tratto da Banksy    
Da più parti ci si è chiesti in che modo si potrà celebrare la Giornata della Memoria, visto quello che sta succedendo in Medio Oriente, in particolare nella striscia di Gaza. A tutti è nota le reazione violentissima del governo israeliano - che ad oggi ha provocato più di 25.000 morti palestinesi - al feroce massacro del 7 ottobre, con la strage agghiacciante di circa un migliaio di israeliti, tra civili e militari, e il rapimento di 250 ostaggi, da parte dell’organizzazione terroristica di Hamas.
La cronaca recente porta notizia di un riacceso antisemitismo che attacca anche i simboli della Shoah e ne scredita la memoria.² Dietro questo sentimento che appartiene a frange estremiste si celano pensieri sottilmente più diffusi e domande che, confusamente, inquietano molti: come ricordare il genocidio degli ebrei quando gli stessi ebrei, non rammentando di essere stati vittime, si trasformano in carnefici? Non sono forse gli ebrei di oggi autori di un genocidio nei confronti del popolo palestinese?

domenica 21 gennaio 2024

In mezzo al tragico.

Post di Rosario Grillo.
Immagini delle illustrazioni di Adolfo De Carolis (1874-1928).

Adolfo De Carolis, Illustrazione tragedie di Euripide
Di qui l’assoluta originalità di ogni linguaggio autenticamente tragico, la perenne creatività… il nascere dell'individuale dall'infinito e il nascere del finitamente infinito o individualmente eterno da ambedue, il comprendere e vivificare non ciò che è diventato incomprensibile, funesto, bensì ciò che nella dissoluzione è incomprensibile e funesto, il conflitto della morte stessa, mediante ciò che è armonico, comprensibile, vivo. Qui non si esprime il primo, grezzo dolore della dissoluzione, ancora troppo ignoto nella sua profondità per chi soffre e contempla; in esso il nuovo che nasce, l’ideale, è indeterminato, più un oggetto di timore, mentre la dissoluzione stessa in sé sembra più realmente effettuale, un qualche cosa che sussiste, e ciò che si dissolve si trova in una condizione tra essere e non essere, nella necessità. (Hoelderlin, Il divenire nel trapassare)
Ma dove è il pericolo, cresce
anche ciò che salva. (Hoelderlin, Patmos)

Da una mail di questi giorni: “apro il Vangelo e leggo: “quando sentirete di guerre e di rumori di guerre… chi si trova sulla terrazza non scenda e non entri a prendere qualcosa nella sua casa, e chi si trova nel campo non torni indietro a prendersi il mantello. In quei giorni guai alle donne incinte e a quelle che allattano...”. (1)
È arrivato il 2024 portando un sacco di questioni irrisolte, mentre in giro per il mondo la guerra devasta paesi, uomini e cose. Il Natale dei cristiani ha rinnovato il messaggio di pace ed amore, oscurati però dalla corsa al consumismo prevaricante. La “voce profetica” si è levata, messa in sordina da gesti e comportamenti approntati ad un costume superficiale, quando non sguaiato. Prende piede, io penso, una spiritualità spicciola, pret a porter, di comodo.

martedì 16 gennaio 2024

Dell'inazione feconda.

Post di Gian Maria Zavattaro
Immagini di Turi Distefano (qui il sito instagram)
 
Turi Distefano, Tempo della vita
“È necessaria una rivitalizzazione della vita contemplativa: la crisi del tempo sarà superata solo nel momento in cui la vita activa, anch’essa in piena crisi, accoglierà nuovamente in sé la vita contemplativa. ]…] Solo nell’indugiare contemplativo, anzi in una moderazione ascetica, le cose svelano la loro bellezza, il profumo della loro essenza”. (Byung-Chul Han, IL PROFUMO DEL TEMPO, L’arte di indugiare sulle cose,Vita e Pensiero, Mi, 2017, pp.8 e 57).
 
Byung-Chul Han, filosofo coreano docente all’università di Berlino, non da ieri ci richiama ad aprire gli occhi, a riflettere sull’umanità di oggi, svelando i guasti, le alienazioni, le illusioni, le manipolazioni - ma anche le sorprese, meraviglie, gioie - che gravano o illuminano la società contemporanea. I suoi saggi da anni affrontano in continua progressione i problemi fondamentali del nostro vivere individuale e sociale, ci sbattono impietosamente in faccia viltà e contraddizioni, sempre suggerendo - per lo più inascoltate - possibili cure per i giorni che ci attendono.
Riporto, in termini volutamente parziali, i temi per me più significativi da lui affrontati, sui quali, volenti o nolenti dovremmo meditare, che in questi anni il nostro blog più volte ha rilanciato, discusso, condiviso, per concludere con brevi riflessioni sull’ultimo suo recente saggio Vita contemplativa o dell’inazione (ed. Nottetempo, Mi) che approfondisce quqnto  citato in epigrafe.

domenica 7 gennaio 2024

L'elevazione dell'asino.

Post di Rossana Rolando.
Immagini tratte dal Museo del Somaro (qui la pagina facebook). 

Luca Matti, L'elevazione dell'asino, 2019
💥 Il titolo del post prende spunto da un’immagine esposta nel Museo del Somaro di Gualdo Tadino,¹ aperto nel 2018 e ideato da Nello Teodori, secondo uno schema ben bilanciato, che utilizza vari linguaggi dell’arte contemporanea, in un’efficace oscillazione tra il serio e il faceto, il pensoso e il comico, il colto e l’ironico. Lo abbiamo visitato in queste ultime vacanze di Natale e lo consigliamo vivamente. Nell’illustrazione qui affiancata viene rappresentata l’asinità come esperienza della gravità (il carro colmo di pezzi indefiniti) e, nello stesso tempo, come via di elevazione attraverso lo stesso lavoro (il ciuchino che sembra sollevato dallo sbilanciamento del proprio peso rispetto a quello del carico).
 
💥 Il simbolo. Certo, la presenza di questo animale nell’uso agricolo e nella familiarità quotidiana delle campagne è ormai scomparsa, ma il suo significato simbolico negativo - segno di ignoranza e pigrizia - rimanda ad una metafora un tempo abusata in ambito scolastico e ancora oggi comprensibile per tutti, contenuta nelle espressioni: “essere un asino”, “il banco dell’asino”, “il cappello dell’asino”…

lunedì 1 gennaio 2024

Fiabe.

Post di Rosario Grillo
Illustrazioni di Otto Kubel (1868-1951).

Otto Kubel, Cappuccetto rosso, 1930
Tutti siamo stati bambini e, in quanto tali, siamo stati educati dalle fiabe popolari. Nelle fiabe popolari, peraltro, si condensa la cifra universale delle letterature. A conferma di ciò, ritroviamo certe novelle - si cominci pure dalle Mille e una notte (1) - nell’Olimpo delle letterature. Così pure molte volte possiamo far discendere il retaggio culturale di alcuni letterati, autori di poesie e di romanzi di riconosciuta grandezza mondiale, dal loro sicuro possesso della sapienza popolare concentrata nella novellistica.
L’intervento della psicanalisi ha messo in risalto il significato recondito ed insieme la funzione svolta dalle novelle. In esse si nascondono certi “archetipi”: figure emblematiche del processo di formazione della persona, sia nella chiave individuale che in quella sociale. Da questa misura nasce la loro pregnanza popolare: spiccano cioè le figure tipiche di una tradizione comunitaria.
Proseguendo su questo binario, possiamo anche capire le ragioni delle riedizioni o, meglio ancora, delle rivisitazioni di alcune fiabe nel ritratto aggiornato di personaggi famosi (Cenerentola Biancaneve eccetera). Esplicitamente Bruno Bettelheim ha scritto: “nulla può essere in grado di arricchire e divertire sia bambini sia adulti quanto la fiaba popolare… Esse possono essere più istruttive e rivelatrici circa i problemi interiori degli esseri umani e la giusta soluzione alle loro difficoltà in qualsiasi società” .(2) Permanendo quindi una personalità in sviluppo, che, secondo i canoni del padre della psicoanalisi Sigmund Freud, percorre i gradi della sua formazione al fine del controllo della sua libido e della chiusura della adolescenza con l’abbandono delle figure genitoriali e l’inserimento nella società adulta, mutano solo gli accessori ovvero quelle forme che vengono assunte in coerenza con il costume. (3)