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venerdì 9 luglio 2021

Stupidità.

Che cos'è realmente la stupidità?
Post di Rossana Rolando.
 
Pieter Bruegel il Vecchio, Due scimmie incatenate, 1562
L'essenza della stupidità.
Conosciamo la parola “stupido” fin da quando siamo bambini, nella veste del rimprovero (non fare lo stupido) o dell’insulto, anche semplicemente tra coetanei (sei proprio stupido). La portiamo poi nella vita adulta, riconoscendola in noi stessi (ho fatto, detto una stupidaggine) e negli altri (comportarsi in modo stupido).
L’etimologia non rimanda direttamente all’insieme di sentimenti sgradevoli che la parola suscita: essa riconduce alla stessa radice di stupore e stupido indica, infatti, attonito, sbalordito, reso inetto dalla meraviglia. Ma il termine si è caricato di un retaggio negativo che lo associa ad una deficienza del pensare e/o del sentire e/o dell’agire.
Ma che cos’è realmente la stupidità? Bonhoeffer la identifica - in una sua pagina di Resistenza e resa, dedicata al tema, - nella “mancanza di indipendenza” interiore, nell’assenza di pensiero autonomo, sostituito da slogan e luoghi comuni. Aggiunge che solo conoscendone l’essenza si può spuntarla con essa.¹ 
Eppure delimitarne i confini e la natura risulta impresa piuttosto difficile.
Non è il nome di una precisa malattia, studiata con esattezza eziologica e sintomatologica: la stupidità appartiene, infatti, al mondo della “normalità”, non risparmia nessuno, si rileva in situazioni molteplici, dipende molto spesso dal contesto, si accentua in determinate condizioni, per esempio nel panico.
 
Pieter Bruegel il Vecchio, Cadere da un bue su un asino (peggiorare la situazione), da Proverbi fiamminghi, 1559
Il labirinto della stupidità.
Per questo non persuade del tutto la definizione pur brillantemente elaborata nel noto libello di Carlo M. Cipolla, Le leggi fondamentali della stupidità umana, laddove si individua una categoria vera e propria di stupidi e la stupidità viene definita come l’agire che reca danno agli altri senza peraltro portare vantaggi a se stessi.²
Risulta invece più convincente la via del labirinto tracciata da Robert Musil nel suo Discorso sulla stupidità: in esso l’approccio ironico mette continuamente in discussione la definizione provvisoriamente conquistata e il raggio della stupidità si allarga e si ramifica in comportamenti individuali e collettivi, con valenze molteplici sul piano sia intellettuale sia morale.
Già l’apertura di Musil mette in guardia relativamente ai rischi di un discorso sulla stupidità e presenta una prima lampante contraddizione: “chiunque voglia parlare della stupidità o assistere con profitto a un discorso sulla, deve presupporre di non essere egli stesso uno stupido; e perciò sbandiera il fatto che si considera intelligente, benché ciò sia generalmente considerato segno di stupidità!”³.
 
Pieter Bruegel il Vecchio, Un cieco guida altri ciechi, la parabola dei ciechi, 1568

Stupidità e vanità.
Nella ricchezza delle analisi di Musil vi è un nesso strettissimo tra stupidità e vanità, intesa questa come presunzione e arroganza, ma anche come disdegno ed esibizione di sé: “il parlar molto di sé e lodarsi, è considerato non solo poco saggio, ma anche indecente”.⁴ 
L’eccessiva presenza dell’«io» – per esempio nell’esordio di una lettera o nel discorrere – è vietata all’intelligenza e al buon gusto.
Solo il poeta, dice Musil ironicamente, legando in certo qual modo “stupidità” e genialità, può aggirare il divieto di parlar molto di sé, in nome dell’umanità.
 
Stupidità e società.
Ma sull’intelligenza nascosta e sulla vanità sciocca Musil innesta una doppia analisi relativa alla stupidità sociale: da una parte la prima – l’intelligenza nascosta - può ribaltarsi in stupidità quando viene scelta dai subordinati che accettano di essere istupiditi dai potenti: questi, infatti, conculcano l’intelligenza ritenendola pericolosa o la tollerano soltanto se è devota e utile al loro tornaconto; dall’altra parte la seconda - la vanità sciocca – può estendersi ai popoli, che trovano nel “noi” della nazione, del partito, della massa quella presunzione di grandezza e superiorità che è bandita come megalomania allucinatoria dalla sfera individuale.
E non si deve dimenticare che la conferenza sulla stupidità viene tenuta a Vienna da Musil nel marzo del 1937, quando l’Europa è stordita e accecata dalla follia fascista e nazista. 
 
Pieter Bruegel il Vecchio, Gettare le perle ai porci, da Proverbi fiamminghi, 1559
Stupidità “superiore”.
Molte altre considerazioni potrebbero essere aggiunte, in particolare sulla distinzione tra stupidità onesta o schietta e stupidità sostenuta o pretenziosa: quest’ultima non riguarda tanto una generica mancanza spirituale e intellettuale, quanto piuttosto un fallimento dell’intelligenza relativo a determinate questioni o prestazioni in cui pure il soggetto, senza avere gli strumenti per comprendere e agire, pretende di ragionare e operare. Questa stupidità “superiore”, per Musil, è la vera malattia della formazione culturale.
 
Conclusione.
Ma concludo con un passaggio particolarmente suggestivo. Tutti conosciamo la stupidità: “ognuno di noi è stupido se non sempre, almeno di tanto in tanto”, quando giudica e decide su ciò che non comprende abbastanza. Se l’antidoto ad essa è la modestia, il suo contrario – dice Musil - è la “significatività” che si rintraccia nell’essere veritieri con se stessi e con gli altri, nella coscienza dei “limiti d’errore” del proprio pensare e agire.¹⁰
 
Note.
1. Dietrich Bonhoeffer, Resistenza e resa, Ed. Paoline, Milano 1988, pp. 64-66.
2. Il testo Le leggi fondamentali della stupidità umana è contenuto in Carlo M. Cipolla, Allegro ma non troppo, il Mulino, Bologna 1988. Cfr. p. 58.
3. Robert Musil, Discorso sulla stupidità, Shakespeare and Kafka, Milano 1991, p. 34. 
4. Ibidem, p. 37.
5. Ibidem, p. 40.
6. Lo stesso concetto si ritrova in Dietrich Bonhoeffer, Resistenza e resa, cit., p. 64.
7. Cfr. Robert Musil, Discorso sulla stupidità, cit., p. 38.
8.  Ibidem, pp. 48-49.
9.  Ibidem, p. 52. 
10.  Ibidem, pp. 53-54.
 
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11 commenti:

  1. Annamaria Pagliusano9 luglio 2021 alle ore 09:28

    Concezione sempre complessa di eventi relazionali fra l'individuale e il collettivo.
    Fra i più difficili da indagare.
    Ricorderei Adorno
    dei M.M.
    "La stupidità è una cicatrice..."

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    1. Questa espressione profonda ed oscura - "la stupidità è una cicatrice" - trova una bellissima spiegazione nella conclusione di "Dialettica dell'illuminismo" di Horkheimer e Adorno, "Sulla genesi della stupidità", laddove si porta l'esempio del bambino le cui domande senza fine sono "il segno di un dolore segreto", di una prima domanda che non ha avuto risposta e che non trova una formulazione alternativa, giusta.
      La callosità - "dove la superficie è insensibile" - si sovrappone alla cicatrice ed è il luogo simbolico della stupidità, un punto che è stato impedito al risveglio, anziché favorito.
      Grazie dell'arricchente suggerimento.

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  2. Semplicemente meraviglioso. Da leggere d'un fiato e poi rileggere, rileggere ogni mattina prima di iniziare la giornata per cercare di essere meno stupidi possibile.

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    1. Grazie Valeria del generoso commento: un invito a vigilare - tutti - su noi stessi! Un caro saluto.

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  3. Ancora “ una perla”! Che poi ben si presta sia alla funzione educativa nelle scuole, dove conta la “ frescura” di “ ciò che germoglia “, sia alla funzione socio culturale su larga scala, visto che oggi siamo invischiati in dibattiti di “ pregiudizi e cavilli”. Allora vale il senso “ stupor “ della stupidità, se ci riporta al bambino, spoglio di “ idoli” ed aperto alla curiosità. Come vale il sano riconoscimento della “ stupidità saccente”, scudo di vanità e vanaglorie. Esagero se scrivo che questa volta ho cercato documento al mio pensare nelle “ filastrocche “ di G. Rodari? Che portento di “ pedagogo spontaneo “ fu! Grazie ☺️ 🫂🎆

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    1. Caro Rosario, sei sempre bravissimo nel cogliere il cuore delle cose. Sì, G. Rodari, con il suo sguardo fanciullesco e canzonatorio - ma anche con il suo autentico senso morale -, insegna la vera modestia e ridimensiona la tentazione di ogni saccenteria, senza per questo indietreggiare nell'esercizio dell'intelligenza. Cito solo questo piccolo componimento che invita a non lasciarsi istupidire da chi è più forte o potente, dal "Libro dei perché":
      "Chi ha torto tira dritto
      se chi ha ragione resta zitto.
      Chi non sa dire la sua ragione,
      il primo che passa è suo padrone."
      Grazie! Un caro abbraccio.

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  4. volevo commentare il testo scrivendo "suggestivo", ma la conclusione mi ha rubato la parola, che ironia! bellissima lettura, grazie

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  5. Penso che l'ironia sia sempre una compagna affidabile, soprattutto quando si esercita verso se stessi. Musil, come ho detto nel post, è un grande maestro di ironia. Buona giornata, un caro saluto.

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  6. Post come sempre molto interessante, ma altrettanto interessante è il tuo commento deve citi il testo di Horkheimer e Adorno e l'esempio del bambino. Fa pensare!!!
    Grazie di cuore, cara Rossana, e un abbraccio!

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  7. Grazie a te Annamaria per la tua lettura sempre attenta e coinvolta. Le due paginette di Horkheimer ed Adorno dedicate alla genesi della stupidità sono, in effetti, molto dense. Vi si legge, tra l'altro: "La vita spirituale è, alle origini, infinitamente fragile e delicata". Facilmente si possono produrre ferite e cicatrici ed esse si trasformeranno in punti callosi di insensibilità...
    Un caro abbraccio e buona settimana.

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  8. Su Le due scimmie di #Bruegel (prima immagine del post), scopro una poesia finemente ironica di #Szymborska:

    Questo di maturanda è il mio gran sogno:
    sul davanzale due scimmie incatenate
    fuori svolazza il cielo
    e fa il bagno il mare.

    In storia dell'uomo
    balbetto e arranco.

    Una scimmia osserva ironica la scena,
    l'altra sembra appisolata -
    e quando alla domanda resto ammutolita,
    mi suggerisce
    col quieto tintinnio della catena.

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