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venerdì 30 dicembre 2022

Natale - Luce.

Post di Rosario Grillo.

Massimo Recalcati, La luce delle stelle morte, 2022
Natale – Luce.
E=mc² Da ignorante di fisica comincio con la legge di Einstein, recuperando la funzione della luce, presente come costante (c).
La luce è una costante universale e, in quanto tale, assoluta.
Non sbagliavano, nel Medioevo, coloro che predicavano Dio attraverso il simbolo della luce. Quando Roberto Grossatesta improntava la metafisica della luce.
Nello scritto di Stefano Della Torre, Dio, (1) si sceglie di dar conto della duplicità, visto che la costante presente nella dottrina einsteiniana della relatività, assume un connotato di assolutezza. Potremmo dire che essa domina il tempo.
Il Big Bang conflagra nella Luce (o attraverso); un fenomeno luminoso accompagna la morte delle stelle (stelle cadenti), molto ma molto tempo dopo che essa è avvenuta.
Sempre S. Della Torre evidenzia la radice della parola con cui chiamiamo Dio. 
(theoreo = Theos). Scrive: Ha dunque a che fare con la vista e, più esplicito, la “radice div, da cui il latino divus, e poi dia, ‘giorno’, e ‘diurno’, che recano il senso della luce (che pure ha a che fare con la vista)”. (2)
Andando al pratico e sfiorando la banalità, mi basta mettere sotto osservazione l’associazione luce-vita e, a contrasto, oscurità-morte.
L’oscurità invade tutto ciò che collassa. Nel Nuovo Testamento si conferma la combinazione tenebre-morte (“Mi hai gettato nella fossa profonda, nelle tenebre e nell’ombra di morte” (3) ).
Ora, assodato ciò, voglio prendere spunto dall’ultimo libro di Massimo Recalcati, che si sofferma sul “dolore della morte e della nostalgia”.

lunedì 26 dicembre 2022

L'esperienza estetica. Gianluca Corona.

Post di Rossana Rolando.
Immagini delle opere di Gianluca Corona (qui il sito).
 
Gianluca Corona, Piatto con fragole, omaggio a Coorte, 2022, olio su tavola, cm 25x35
Contemplare un dipinto di Gianluca Corona – per esempio un piatto di fragole rosse, poste su un tavolo di marmo, sporgente da uno sfondo indefinito - è un’autentica esperienza estetica, nel significato greco di aistesis (αἴσθησις), sensazione, in cui tutti i sensi sono coinvolti nel sentire il profumo fragrante delle fragole, nel supporne il sapore tra il dolce e l’asprigno, nell’osservare il rosso che si insinua nei singoli interstizi, nel toccare “con mano” le piccole gibbosità… I critici letterari chiamano sinestesia la collaborazione tra le diverse sensazioni che concorrono a formare la realtà percepita. Si parla, in campo artistico, di iperrealismo, per indicare l’estrema veridicità sensoriale della figura dipinta.
 
Immagine e spiritualità. Eppure il genio artistico, immediatamente evidente, non sta “solo” nell’abilità del disegno (che pure è la base indispensabile, oggi spesso dimenticata, della grande arte), capace di riprodurre con estrema esattezza la realtà, ma nel sentimento che risveglia in chi osserva. Come insegna Hegel, l’arte pittorica – attraverso la materia colta sensibilmente nella figura e nel colore – trasmette un messaggio immateriale, spirituale.¹ In questo caso è lo stupore di fronte ad un “oggetto” che non abbiamo mai visto con questo nitore, in questa sua forma assoluta (ab-soluta), sciolta dal tempo e dallo spazio, potremmo quasi dire “sacrale”, per l’elevazione e la venerazione che è in grado di suscitare.
 

martedì 20 dicembre 2022

Auguri scomodi.

 Post di Gian Maria Zavattaro.

William Adolphe Bouguereau, Canto degli angeli, 1881, particolare
“Quando piangeremo con coloro che piangono perché è morto un bimbo che poteva  non morire, perché un uomo mutilato poteva  non esserlo, perché un uomo ha passato in carcere venti anni che avrebbe potuto non passare, allora forse, sapremo sperare” (M. Debrel, Noi delle strade, Gribaudi, 1995, p. 274).

“Carissimi, non obbedirei al mio dovere di vescovo se vi dicessi “Buon Natale” senza darvi disturbo. Io,  invece, vi voglio infastidire. Non sopporto infatti l’idea di dover rivolgere auguri innocui, formali, imposti dalla routine di calendario. Mi lusinga addirittura l’ipotesi che qualcuno li respinga al mittente come indesiderati. Tanti auguri scomodi, allora, miei cari fratelli!..” (Don Tonino Bello).

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Provo a districarmi  tra i tanti possibili messaggi  di natalizia speranza, senza cadere nelle banalità augurali, riflettendo su come abbiamo mia moglie ed io trascorso l’Avvento, tempo dell’attesa vivificante e del senso della vita. Volevamo e vogliamo - nonostante il dilagare nel mondo di violenze e sofferenze di ogni genere e nonostante le mie omissioni e promesse mancate - intravvedere un salvifico orizzonte natalizio, che in modo esplicito e dirompente testimoni la verità del Natale.

Il pensiero corre a David Maria Turoldo (Vieni sempre Signore (in L’incanto del Natale nella poesia e nell’arte, ed. Paoline, 1996, pp. 227-228), presbitero appassionato ardente, e a don Tonino Bello (Auguri scomodi), vescovo,  che anni fa ho incontrato quasi  per caso a Molfetta.           

sabato 10 dicembre 2022

Lo Stretto - Note di costume.

Post di Rosario Grillo.
Immagini di Filippo Juvarra (Messina 1678 - Madrid 1736).

“Stretta la foglia, larga la via, dite la vostra che ho detto la mia” (proverbio).
 
Filippo Juvarra, Stretto di Messina
La fata Morgana è un fenomeno fisico-ottico, comune nell’area dello stretto di Messina. Fa apparire in lievitazione gli oggetti (anche i velieri) in orari specifici del giorno; è dovuto alla rifrazione della luce. Ben si presta a raffigurare il gioco di illusione/delusione che segna tante esperienze vissute dalla gente del posto. Lo Stretto, come si sa, è luogo zeppo di leggende e tradizioni, alcune delle quali derivanti dai miti e dai poemi greci. Tra questi, le Sirene, sembra fossero allocate in questi paraggi. Sul loro inganno sono state rese molte versioni.
 
✨Messina e i messinesi
Non verrebbe in mente a nessuno di scegliere Messina come topos della Sicilia. Tanto meno dei siciliani. L’esclusione di fatto obbliga a dichiarare il chi, il che e il come dell’identikit della Sicilia e dei siciliani. Fra tanti emerge e si impone: “u mafiusu”.
U mafiusu, prima di essere l’affiliato della cosiddetta mafia, è stato un tipo di comportamento, che va dal “patronage” alla spavalderia ostentata, messa in mostra per distinguere il proprio io, per accattivarsi omaggi ed ossequi.
Così descritto, è facilmente chiara la contrapposizione al messinese: “buddaci”. Nulla a che vedere con il Buddha, perché “buddaci” è piuttosto una persona pavida rivestita di “paladino”. Sì, proprio uno dei paladini di Carlo Magno!

sabato 3 dicembre 2022

L'esperienza dell'ingovernabile.

Post di Rossana Rolando.
Immagini degli acquarelli di Nicola Magrin (qui la pagina facebook).
 
“In quanto esseri viventi, siamo morsi, rosi dal sintomo.
Siamo malati, tutto qui.”
(Jacques Lacan).¹
 
Nicola Magrin, Iceberg
Ciascuno di noi ha provato, nel corso della sua vita, in modo più o meno forte e sconvolgente, qualcosa che si oppone al dominio della mente - alla lucidità della coscienza - e che risulta ingovernabile. Si esprime attraverso un sintomo, spesso ripetuto o solo occasionale, e mette in discussione l’ordine esteriore della nostra esistenza. Il sintomo, insegna la psicoanalisi, è l’indizio rivelativo di un malessere, non è il malessere stesso, ma il suo segno, come la febbre rispetto ad una malattia. Esso ha una forza che l’Io non comanda, è il primo avviso dell’ingovernabile.