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martedì 31 maggio 2016

"Alternanza" scuola lavoro. La linea di Paul Klee.

Paul Klee, 
Due teste
Pur senza entrare nel merito dei singoli aspetti legislativi, ritengo che si debba riconoscere in linea di principio  la positività della legge 107/15 per quanto riguarda la regolamentazione della cosiddetta alternanza scuola-lavoro, obbligatoria per un tot di ore annuali negli istituti superiori. Senza dimenticare che l’alternanza (anzi, meglio, l’integrazione) è stata da molto tempo avviata ed è praticata da moltissime scuole nella loro autonomia progettuale.
Vorrei però riflettere a voce alta su possibili equivoci e malintesi.
Paul Klee, 
Figura in giallo
Alternanza od integrazione? Entrambe, purché la prima rientri nella seconda. L’alternanza assume significato  in periodi e luoghi separati e fuori del tempo-spazio della scuola. L’integrazione si colloca nel tempo-spazio della scuola, con cui l’esperienza di lavoro interagisce. Il mondo del lavoro e delle relazioni sociali entra nella scuola ed essa a sua volta  entra a pieno diritto nel lavoro.

venerdì 27 maggio 2016

Spinoza e Vermeer: la perfezione del frammento.

L’uomo libero a nessuna cosa pensa meno che alla morte;
e la sua sapienza è una meditazione non della morte, ma della vita 
(Spinoza, Ethica, Sansoni, Firenze 1963, p. 535).

Jan Vermeer, 
Astronomo, particolare
Baruch Spinoza e Jan Vermeer sono contemporanei, nati nello stesso anno (1632) e nella stessa terra d'Olanda (ad Amsterdam il primo, a Delft il secondo). Al di là del dato biografico, il riferimento alla filosofia di Spinoza e, in particolare alla sua Etica, è utile per comprendere l’estetica di Vermeer e, forse, Vermeer può illuminare Spinoza (se è vero come dice  Gian Piero Jacobelli che egli è l’alter ego filosofico del pittore”).
A titolo di semplice esempio considero i due dipinti gemelli: il Geografo e l’Astronomo (effigie dello stesso Spinoza, secondo una consuetudine interpretativa). 
Jan Vermeer, 
Geografo, particolare
In Spinoza non vi è alcuna gerarchia tra le diverse realtà. Tutto ha pari dignità. Siamo noi uomini ad introdurre la logica mezzo-fine, interpretando le cose che ci circondano come mezzi a nostra disposizione e considerando noi stessi il fine per cui il mondo esiste. Se penso che questa luce è stata creata per illuminare il foglio su cui scrivo, quindi al mio servizio, tolgo perfezione alla luce, perché la subordino a me. Ma non è così. Nella sua vera realtà – sub specie aeternitatis – la luce realizza la sua perfezione, filtra dalla finestra e illumina. Non esiste per me, anche se io me ne servo per scrivere. Liberarsi dal pregiudizio antropocentrico, significa cogliere ogni realtà per quello che è, come parte di un Tutto perfetto. Nel sistema panteistico di Spinoza ogni aspetto del mondo è, nello stesso tempo, manifestazione di una potenza infinita, che non dissolve il finito ma lo esalta. Quindi non vi è nulla di contingente, perché anche la più piccola realtà è parte della vita divina e il frammento diventa così il segno in cui rintracciare l’intero, porzione limitata della perfezione infinita di Dio. Per questo, “Quanto più conosciamo le cose singole, tanto più conosciamo Dio” (Spinoza, Ethica, cit. p. 621).
Jan Vermeer, 
Geografo, particolare
Così in Vermeer ogni oggetto è colto sub specie aeternitatis. Nei suoi  dipinti la realtà è fissata sotto una luce eterna: il singolo gesto, la singola cosa, il semplice spazio emergono dalla loro quotidiana semplice presenza e assumono lo spessore di un attimo sospeso dal tempo e reso eterno. 
Nel Geografo - come nell'Astronomo -  è la finestra a sinistra a gettare il suo fascio luminoso all'interno della stanza, permettendo la nitida visione degli oggetti. Mappe, carte, libro, compasso, globo terrestre... tutti gli strumenti del mestiere sono rappresentati nella loro particolarità, porzioni non secondarie di quella vita che pulsa nella stanza e nello sguardo assorto dello studioso.

martedì 24 maggio 2016

I migranti e la scuola. Il nipote di Joan Miró.


Joan Miró, 
Costellazioni, 1959
La scuola è il primo laboratorio di integrazione interculturale, dove si gioca in buona parte il suo destino e nel quale la globalizzazione e l’interdipendenza diventano una realtà che porta persone provenienti da ogni parte del mondo ad essere gomito a gomito e l’insegnante ha il difficile compito di far sì che ciascuno possa imparare a rispettare i diritti di tutti ed a comunicare e dialogare in termini di reciproca ospitalità.  
Sono quasi 900.000 gli alunni stranieri nelle scuole italiane di 1° e 2° grado. Gli alunni di seconda generazione, nati in Italia, sono ben il 30,4%.
Ma non parlerò di loro né parlerò dei migranti (regolari-irregolari, economici-rifugiati politici) che ogni giorno si riversano sulle spiagge greche o italiane cercando rifugio in un’Europa ostile. Cose che conoscete e vivete meglio di me. E neppure di quelli che stazionano davanti alle chiese o ai supermercati con il cappello in mano (Attenzione! Se vogliamo ignorarli, non guardiamoli negli occhi, ci coinvolgerebbero...).
Joan Miró, 
Il sole rosso mangia il ragno, 1948
Parlerò invece di esperienze di scuola con i migranti – non importa se regolari od irregolari, economici o rifugiati politici -  e partirò dal libro scritto da Eraldo Affinati (scrittore, insegnante, “maestro di strada”), pubblicato a febbraio.
Affinati si è recato a Firenze, a Barbiana, San Donato di Cavenzano,  Castiglioncello, Milano, Roma dove don Mialni ha vissuto la sua vita e dove sono sorte le sue prime scuole. Poi si è recato per le strade del mondo (in Marocco, Gambia, Berlino, New York, Pechino, Benares, Hiroshima, Città del Messico, Volgograd) per incontrare quanti oggi praticano lo spirito di don Milani, pur senza averlo mai conosciuto, e scoprire che proprio per questo è ancor vivo: è “l’uomo del futuro” (titolo del libro) ed i ragazzi di Barbiana di oggi sono gli immigrati che arrivano da noi senza punti di riferimento.

venerdì 20 maggio 2016

Insegnanti e "buona scuola". La diagonale di T. van Doesburg.


 “Tra le parole ineludibili che aprono sul misterioso intero dell’esistenza umana, 
rientra anche il termine coraggio” 
(Karl Rahner, Fede come coraggio,  Morcelliana, 1977).

Theo van Doesburg, 
Contro composizione di dissonanze, 1925
L’irrompere della  frenesia della frammentazione e disgregazione non può non avere ripercussioni sui docenti, anch’essi ambivalenti. Ogni giorno più di 800.000 docenti di ogni ordine e grado si trovano al bivio di due strade. La prima è la fuga nel carpe diem, nella rassegnazione o nel disincanto indifferente: “Me ne frego. Entro, mi sbrigo a fare quel che son costretto a fare e fuggo”. “Presenti sono assenti”, direbbe Eraclito. La seconda è l’I CARE  di don Milani (1).
Theo van Doesburg, 
Sole cosmico (1915)
Sapete che cosa è successo a Dubai? Ha vinto l’I care: Hanan Al Hroub, 43 anni, palestinese nata e cresciuta nel campo di Betlemme, ha vinto il Premio Global Teacher Prize per il miglior professore 2016, durante il global forum per l'educazione a Dubai. Il suo motto: Dobbiamo insegnare ai nostri bambini che le nostre uniche armi sono il sapere e l'educazione. Il nome del vincitore è stato comunicato via video da Papa Francesco, che ha ricordato l'importanza degli insegnanti, costruttori della pace, creatori dell'incontro: pace, incontro, parole forti, pregnanti.

martedì 17 maggio 2016

Vivere di notte o vivere di giorno. I giovani.

Ernst Ludwig Kirchner, 
Due acrobati
“Quando accetteranno  che la grandezza dell’uomo sta nel non rompere con la propria infanzia, con l’avventura, la fragilità, le indignazioni totali, le ingenuità e il dono senza calcolo dell’eterna infanzia? Le puerilità hanno un loro tempo. L’infanzia non ne ha. Nella misura in cui gli anni passano bisogna, per poterla mantenere, riconquistare sull’ostilità degli anni. Infanzia matura, infanzia lucida, infanzia grave, infanzia dolorosa …”
(E. Mounier, Rivoluzione personalista e comunitaria, Mi, ed. Comunità).

Tralascio i dati, inquietanti e drammatici, sulla disoccupazione, abbandono, dispersione scolastica, Neet (not engaged in education, employed  or training:  un esercito immobile di quasi 2 milioni di giovani tra i 15-29 anni, che non lavorano né studiano né svolgono alcun tirocinio). Proverò invece a discorrere su alcuni aspetti del mondo giovanile, anch’esso eterogeneo ed ambivalente come il mondo degli adulti, tante luci e ombre.
Kirchner, 
Volto femminile triste
Continua ad aggirarsi “l’ospite inquietante”, secondo l’espressione di Galimberti: nichilismo dai mille volti, che si esprime nello svuotamento nella droga (31.000 adolescenti si fanno regolarmente di eroina), nell’alcool (più un anestetico che un piacere, con il recente allarme lanciato in Liguria sull’aumento di consumo di alcool presso gli studenti), nell’indifferenza tra bene-male, nell’irrilevanza della risonanza emotiva delle proprie azioni  tra ciò che è grave e non. Avrete tutti letto della telecamera sul ponte S. Angelo a Roma? Inquadra un’anziana  mendicante,  vestita di nero, in ginocchio, china con la fronte a terra; alcuni ragazzi le si fermano accanto, la guardano dall’alto poi  si slacciano i pantaloni e le pisciano addosso; la vecchia smarrita si alza, si allontana gli occhi a terra fra gente  che, pare, non si è accorta di nulla...
Kirchner, 
Doppio ritratto
Ospite inquietante  che  trascina a vivere di notte, dove la notte non è solo metafora quando a dormire si va alle 6/7 del mattino: protesta più o meno consapevole, fuga contro la quotidiana insignificanza ed invisibilità sociale in un mondo che non li considera e che rifiutano.
E poi c’è l’altra faccia della medaglia: i tanti (tanti!) giovani che vivono di giorno, che vuol dire avere cura per sé  del proprio presente ed avvenire, ma anche avere tempo  per condividere questa cura  con gli altri in tanti modi creativi e costruttivi: famiglia, scuola,  lavoro, tempo libero,  sport, musica, arte. E soprattutto il volontariato: modalità di vita solidale che è insieme proposta politica e culturale. Sono questi i giovani che si avviano verso la terza giornata mondiale della gioventù, a luglio, a Cracovia.

venerdì 13 maggio 2016

Arte e gioco creativo: Riccardo Guasco.


Riccardo Guasco, 
Illustrazioni per L'Espresso 2015
Riccardo Guasco è illustratore - nel campo dell’editoria e della pubblicità - di fama internazionale (qui il sito). Lo ringraziamo di cuore per averci accordato il permesso di pubblicare immagini di suoi disegni nei nostri post.
Riccardo Guasco è nato ad Alessandria nel 1975 ed ha una formazione artistica, conseguita presso l’Accademia di Torino. Il disegno – su carta, su tela, con strumenti digitali – da semplice passione, coltivata nel tempo libero, è divenuto per lui un vero e proprio mestiere. Ha collaborato con The New Yorker, Rizzoli, Giunti, DeAgostini, Emergency, Sole 24 Ore, Eni, TIM, Diesel, Rai, L'Espresso...
In questo articolo, a lui dedicato, non andrei oltre con i dati biografici, rintracciabili facilmente sul web. Segnalo in particolare una bella intervista sulla pagina di Panorama. Vorrei invece cercare di individuare quelli che mi paiono gli ingredienti fondamentali della sua produzione artistica. Ne avrei individuati tre.

Riccardo Guasco, 
In memoria
La citazione delle avanguardie novecentesche.
Molti disegni di Riccardo Guasco richiamano esplicitamente un’immagine d’autore riproducendola in toto o in parte. Al suo interno però vengono inseriti un elemento, un particolare, un pezzetto in più, trasformando l’opera stessa in qualcos’altro. Il tono alto, “di distinzione”, della grande arte risulta così immediatamente abbassato in modo spesso ironico, altre volte poetico, altre ancora provocatorio. Il risultato non è però dissacrante, svilente, impoverente. Suscita in chi osserva il sorriso della trovata, il gusto dell’originalità, il riconoscimento di uno stile. Questo, direi, è il senso della citazione: metterci dentro il riso, il gioco, l’ironia, l’estro creativo, trasmettendo così un senso di levità, di brio, di gioia. Ecco alcuni esempi.

martedì 10 maggio 2016

I genitori e la scuola. Immagini di Riccardo Guasco.

Post di Gian Maria Zavattaro. 

Riccardo Guasco, 
Pensiero di bambino 
su tela monocroma
del MoMA 
(fotografato e ritoccato al volo)
"Voi siete gli archi da cui i figli,
come frecce vive, 
sono stati scoccati in avanti"
(Kahlil Gibran, Il Profeta, I Figli). 


L’irrompere della frenesia della frammentazione e disgregazione non può non avere ripercussioni anche sulla scuola e condizionare comportamenti ambivalenti in  tutte le sue componenti: Genitori, Studenti, Docenti. 
Nella mia veste di preside ho incontrato i genitori in 2 tipologie antitetiche (tralascio volutamente le numerose sfumature tra i due poli).
Riccardo Guasco, 
Io ti proteggo
Nella prima emergono i genitori chiusi nelle loro individualità ed egoismi, difensori ad oltranza per partito preso dei figli, figure da progettare secondo i canoni   della “cultura dello scarto” e del successo. L’affetto indubbio per i figli si trasforma nel più o meno consapevole mendicare  ad ogni costo la loro “amicizia”: non c’è dialettica relazionale, dialogo, ma complicità di fronte alle loro azioni e resa di fronte alle loro richieste. Per costoro i docenti sono per lo più incapaci, non autorevoli, spesso rei di presunte ingiustizie ed affronti. 

venerdì 6 maggio 2016

Com-unità contro disgregazione. Immagini di Enrico Benaglia.

Estratto dalla relazione tenuta il 2/5/2016 al Campo Scuola Agesci, presso Sassello, diretto da Fabrizio Coccetti e Donatella Mela, appena eletta Capo Guida nazionale. A lei rivolgiamo un caro augurio per il suo nuovo incarico e servizio.

Enrico Benaglia, 
Eclissi all'alba.


Mi gridano da Seir:
«Sentinella, quanto resta della notte?».
La sentinella risponde: «Viene il mattino, poi anche la notte;
se volete domandare, domandate, convertitevi, venite!»
Is. 21,11-12.







Le mie sono riflessioni di chi ha dedicato 42 anni alla scuola ed ora ne è osservatore inquietamente interessato. L’Emergenza educativa oggi si presenta  come complessa situazione di pericolo che investe tutti, giovani ed adulti, chi educa e chi è educato, se assumiamo come parametro il significato letterale di “educare: e-ducere”, condurre fuori dall’ignoranza e dipendenza per rendere le persone autonome, responsabili, consapevoli dei propri ed altrui diritti-doveri. Quanti di noi lo sono?
Enrico Benaglia, 
L'incantatrice di farfalle
E chi educa? Famiglia e scuola, luoghi privilegiati della paideia. Di fatto tantissime agenzie alternative, suadenti, spesso irresistibili nel mediatico guazzabuglio di sirene incantatrici e pervasivi indottrinamenti.
Chi deve essere educato? Si sa: bambini, adolescenti, giovani. Di fatto tutti: uomini donne adulti anziani, consapevoli o meno, nello stillicidio di una sorta di permanente indottrinamento più o meno occulto: conformismo e consumismo liquidi, tv, media, condizionamenti ideologici, di mercato...