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domenica 28 maggio 2023

Il mito, la mitologia, la prospettiva.

Post di Rosario Grillo.
Immagini delle illustrazioni di Alberto Magri (vedere nota a fondo pagina), per gentile concessione (qui il sito).

Alberto Magri, Menocchio, dipinto
Carlo Ginzburg si è conquistata la fama di storico di vaglia a partire dalla pubblicazione del libro Il formaggio e i vermi del 1976; aprì allora squarci di novità metodologiche nella storiografia italiana. Il suo spessore di autore si è confermato poi arricchendosi di chiavi interdisciplinari.
Dopo questa presentazione, voglio seguire le sue argomentazioni davanti al tema del mito, sviluppate in Occhiacci di legno, opera ripresa ed ampliata nel 2019. (1)
Il mito contrasta con una certa storiografia, che alla storia applica la severa misura della razionalità; facendo parte dell’irrazionale, viene sbrigativamente “messo in soffitta”, a rappresentare la “zavorra” del progredir della ragione. I positivisti, in ispecie, avevano elevato una barriera insormontabile davanti alla “verità oggettiva” dei fatti.

domenica 21 maggio 2023

Il mio Manzoni.

Post di Rossana Rolando
Immagini delle illustrazioni di Francesco Gonin.
 
Francesco Gonin, Azzeccagarbugli e Renzo
💥 La data.
Il 22 maggio, è il giorno della morte di Alessandro Manzoni, centocinquanta anni or sono, nel 1873. L’anniversario non mi lascia indifferente: è un autore che fa parte della mia storia intellettuale, in particolare per i suoi Promessi sposi.
Recentemente ho assistito ad una bella lezione tenuta dal professor Corrado Bologna sull’edizione illustrata del romanzo, da parte di Francesco Gonin, voluta dallo stesso Manzoni nel 1840 e da lui curata nei dettagli. Per dire come l’iconografia non sia stata secondaria nella creazione dell’opera, ma sia nata con essa, quasi si trattasse di una produzione cinematografica ante litteram. Le immagini che ho inserito in questo post sono proprio quelle originarie oggi riedite nell’edizione della casa ed. Mimep-Docete, Milano 2010.
 
💥 Percorsi scolastici. Manzoni si incontra generalmente a scuola, per poi allontanarsene, come spesso accade. Per me non è stato così.

lunedì 15 maggio 2023

Don Lorenzo Milani, centenario nascita.

Post di Gian Maria Zavattaro.
Immagini delle illustrazioni di Simone Massi tratte dal volume "Il Maestro" di Maurizio Silei, Orecchio acerbo, 2017 (con gentile autorizzazione).

Illustrazione di Simone Massi (da "Il Maestro")
Il nostro blog nel passato ha dedicato a don Milani vari post. Pensavo per i 100 anni dalla sua nascita di limitarci ad alcune citazioni per noi significative (sotto riportate, provocazioni che cesellano a mio avviso l’orizzonte educativo della scuola) e segnalare 4 pubblicazioni con nuove testimonianze e impegnativi spunti di riflessione. (1) Poi con timore e tremore ho deciso di esternare il mio debito nei suoi riguardi. Ho impropriamente “scoperto” don Milani nel 68 dove si sbandierava, incompresa e tradita, “L’obbedienza non è più una virtù”. Nel ’70 un libro di pedagogia (lo conservo gelosamente) mi apre gli occhi su don Milani, da allora riferimento (non unico ma tra i fondamentali) nei miei 16 anni di docenza, 26 di presidenza. oggi nel mio volontariato presso la scuola diocesana Migrantes, scuola di frontiera, in sintonia con E. Affinati (L’uomo del futuro. Sulle strade di don Lorenzo Milani, Mondadori, 2016) e con tutti i docenti che ogni giorno praticano lo spirito di Don Milani senza averlo mai conosciuto. “Proprio per questo don Milani è l’uomo del futuro”: i ragazzi di periferia e gli immigrati - stranieri”, in base all'etimo estranei - sono oggi “i ragazzi di Barbiana”.

domenica 7 maggio 2023

Salvo il nome.

 Post di Rosario Grillo.
 
Derrida, Salvo il nome
La difficoltà del ‘senza’ si propaga in ciò che si chiama ancora la politica, la morale o il diritto, i quali sono tanto minacciati che promessi attraverso l’apofasi” (Derrida).
 
💥 Testimonio.
Una parola che, salvata dalla massificazione, attira la nostra attenzione, a partire soprattutto dal suo codice giuridico. Anche al diritto ne viene - bisogna riconoscerlo - un rispetto, oggi molto compromesso, integrandolo in quella ontologia con cui gli antichi romani lo avevano inteso.
Allora al testimone bisogna associare - vincolo consustanziale - il “moto d’essere”, comprensivo di essenza e di azione, che dice la verità, in qualche modo la comunica; e, nell’atto di comunicare, la sancisce: la fa essere (i latini direbbero: ad-firmat). (1) (2)
Mi sono imbattuto in un testo di una trilogia dedicata da Derrida ad una sorta di Saggio sul nome: Salvo il nome. Nell’opera Derrida prende ad oggetto la “apofasi” riconducendola alle movenze della teologia negativa, cioè dell’assenza di Dio o del dire Dio in via negativa. In questa forma l’apofasi è “una dichiarazione senza (3)” e potremmo subito concludere: senza soggetto e senza oggetto.
Rarefazione; in cui si confrontano (e si confondono) l’ “io sono” di Dio (che in altro modo diciamo: rivelazione) e il complementare “dire di Dio, su Dio” (teologia).
Derrida ci (si) spinge in un luogo-non luogo (magari sarebbe utile servirsi della metafora cusaniana del centro/circonferenza) mentre cuce la tela imbastita con versetti tolti dalla mistica (Meister Eickhart, maestro di Angelus Silesius)  rivisitanti le Confessioni agostiniane.
Spazio del vuoto, deserto in qualità di indeterminato, estrema “impossibilità del più che impossibile”, codice della decostruzione (4), cominciamento del linguaggio sotto forma di pre-condizione che si contiene necessariamente in se stesso per salvarsi da ogni esaurimento/distorsione, il formale, per antonomasia. (5)