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lunedì 31 luglio 2017

Incendi e 'Alberi' di Prévert.

🖊Post di Rossana Rolando
🎨Immagini degli alberi di Piet Mondrian (1872-1944).

Piet Mondrian, 
Paesaggio
L’estate 2017, come e più di altre stagioni estive, è segnata dalla follia incendiaria. L’aria nera, satura di fumo irrespirabile, il suolo incenerito e isterilito, il terrore degli animali in fuga… sono i frutti di una volontà nichilistica anonima e vile. Chi ama la nostra terra e la sua stupenda bellezza rimane attonito di fronte alla ferocia della mano assassina.
Meglio di altri Jacques Prévert, poeta francese vissuto tra il 1900 e il 1977, ha saputo dar voce alla natura e soprattutto agli alberi, cui ha dedicato un’intera raccolta, con una sensibilità moderna, capace di anticipare problematiche che si riveleranno attuali dopo di lui (Alberi, edizione Guanda, Parma 1999).
Piet Mondrian, 
Albero
Il dolore che provoca il fuoco distruttore con la sua atroce desertificazione di boschi, pinete, foreste è espresso potentemente nei suoi versi:
Un vento folle che viene dal mare/urla canta sibila e ride/Un grande cane rosso/folle anche lui/gli corre dietro leccando i muri/L’azzurro del cielo è spazzato via/dal vento nero dell’incendio.

venerdì 28 luglio 2017

K. Jaspers, H. Arendt, Verità e umanità.

🖋 Post di Rosario Grillo

Il libro.
🔶Un libro  di poche pagine e con la vocazione ad essere vademecum.
Non nell’accezione di passepartout enciclopedico alle 1000 e più questioni che si profilano durante i giorni.
Nella funzione, invece, di Viatico.
Di memento opportuno delle nostre radici civiche fondamentali, osservate le quali, risultano orientati i nostri passi ad un benefico consorzio umano.
“Quando i contrasti tra i partiti trascinano da legami di solidarietà ad un processo auto distruttivo, lo Stato libero diventa una quinta che un domani può essere rovesciata assieme a tutti i suoi politici e i suoi partiti. La democrazia, esclusivamente formale, genera il totalitarismo, cosicché a ragione Hitler poté dire trionfante: 'l’ho battuta con la sua stessa follia' ” (p. 39).
🔶Un premio.  L'occasione del discorso di Jaspers coincide con il “premio per la pace” assegnatogli nel 1958 dai Librai tedeschi.
Ne parla in tono kantiano sul filo di “Per la pace perpetua”.
Sia in quanto continuatore dello spirito critico-razionale di Kant, sia per accettazione dell'etichetta repubblicana.
“Kant disse che soltanto gli Stati dotati di ‘forma di governo repubblicana’ possono stipulare la pace” (pp. 37-38).
Dove il governo repubblicano non rispecchia una specifica formula costituzionale. Vuole significare piuttosto la condivisione comune, la partecipazione democratica.

lunedì 24 luglio 2017

Libertà di muoversi e di migrare.

Post di Gian Maria Zavattaro 
Immagini delle opere di Stefano Bosis (per una presentazione dell'artista cliccare qui)
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Libertà di migrare
“Nel villaggio mondiale esiste oggi libertà giuridica di migrazione per tutti. Non tutti lo sanno, molti non sempre lo ricordano, quasi mai chi lo sa lo dice. La dichiarazione universale dei diritti umani del dicembre 1948 contempla il diritto alla libertà di movimento e di migrazione. Il primo comma dell'art.13 dichiara che “ogni individuo” ha il diritto di muoversi e risiedere “entro i confini di ogni Stato” (una libertà individuale e collettiva di migrazione interna al singolo Stato nazionale). All'art. 29 si aggiunge che eventuali limitazioni devono essere stabilite dalla legge per rispettare eventuali diritti e libertà di altri. Il secondo comma dell'art. 13 dichiara che “ogni individuo” può liberamente lasciare il proprio paese e ritornarvi, lasciare “qualsiasi paese” e ritornare nel “proprio” (una libertà individuale e collettiva di migrazione esterna e generale, come andata, come ritorno, come andata senza ritorno, come andata con ritorno). Libertà di partire, diritto di restare. Diritti umani in patria, libertà di migrare altrove. Una migrazione forzata è di norma arbitraria e vietata, transitoriamente ammissibile solo in casi eccezionali, in sostanza quando non c'è alternativa alla necessità immediata di spostare qualcuno. L'articolo successivo contempla il diritto di asilo”. (Libertà di migrare. Perché ci spostiamo da sempre ed è bene così” di V. Calzolaio e T. Pievani, Einaudi, To, 2016, p. 96-97).
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Una coppia di amici biellesi due mesi fa ci ha fatto dono di un libro. L'ho letto e mi pare ora naturale presentarlo sul nostro blog, in una soggettiva selezione di riflessioni, in segno di gratitudine a chi lo ha scritto ed a chi ce l'ha donato. Si tratta di “Libertà di migrare. Perché ci spostiamo da sempre ed è bene così” di V. Calzolaio e T. Pievani (Einaudi, To, 2016).
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Stefano Bosis, 
Il primo migrante
La tesi. 
Siamo migranti da sempre pur con modalità diverse, dapprima con spostamenti forzati, poi sempre più per scelte più o meno pianificate. Non ha alcun senso interpretare i flussi migratori contemporanei come se fossero evento eccezionale, emergenza del momento. L'evoluzione insegna il contrario: il fenomeno migratorio umano è strutturale e costitutivo della nostra identità di specie. Migrare è sempre stato fattore evolutivo cruciale, fondamentale strategia di adattamento praticata soprattutto negli ultimi 2 milioni di anni con l'espansione dell'homo sapiens dall'Africa in tutti i continenti. “Gli esseri umani sono evoluti anche grazie alle migrazioni: questa è una delle ragioni per cui occorre garantire la libertà di migrare, soprattutto nel momento in cui i cambiamenti climatici, oltre che le emergenze politiche sociali ed economiche, provocano flussi forzati. Il che significa pure, ovviamente, che va tutelato il diritto di restare nel proprio paese” (1). Come ieri, anche oggi vige il permanente intreccio tra migrazioni e contesto ambientale, climatico, politico, economico. Soprattutto l'impronta antropica globale è oggi allarmante. “Nel 2030 la certezza di essere rifugiati climatici o la probabilità di diventare tali riguarderà almeno 250 milioni di donne ed uomini, nello scenario migliore. Ciò conferma come sia indilazionabile riconoscere lo status di climate refugees, con politiche appropriate di prevenzione e assistenza, mitigazione e adattamento” (2).

domenica 23 luglio 2017

Stefano Bosis, Dipingere i migranti.

Post di Rossana Rolando
Immagini di Stefano Bosis (qui il sito).

 Stefano Bosis, 
Viaggio a Lampedusa
Due prossimi post saranno dedicati al tema della migrazione, a partire dal libro Libertà di migrare. Perché ci spostiamo da sempre ed è bene così, di V. Calzolaio e T. Pievani, ed. Einaudi.


Stefano Bosis, 
Il portatore di sogni
Inseriremo in essi le immagini dei dipinti di Stefano Bosis, artista italiano che ha dedicato anni di elaborazione al tema dei migranti ed ha esposto i suoi lavori in Germania, a Berlino (qui il link della pagina facebook GalerieJuliaDorsh), con ampi riconoscimenti. A lui dedichiamo – con il solo riferimento al tema del migrare - una breve presentazione.

venerdì 21 luglio 2017

Genova di Montale, Corso Dogali.

Post e fotografie di Rossana Rolando.

Corso Dogali.

Se frugo addietro fino a corso Dogali
non vedo che il Carubba con l’organino
a manovella
e il cieco che vendeva il bollettino
del lotto. Gesti e strida erano pari.
Tutti e due storpi ispidi rognosi
come i cani bastardi dei gitani
e tutti e due famosi nella strada,
perfetti nell’anchilosi e nei suoni.
La perfezione: quella che se dico
Carubba è il cielo che non ho mai toccato.

Corso Dogali, 
Genova
Il titolo del componimento, contenuto nella raccolta Diario del '71,  si riferisce alla strada di Genova in cui si trova la casa natale del poeta. Salendo con l’ascensore di Castelletto si percorre corso Carbonara e quindi si imbocca corso Dogali per trovare, al numero cinque, un bel palazzo con una scalinata e un portone rivestito di marmo bianco, con l’iscrizione a lato.
La via, tutta in salita come molte altre strade di Genova, è legata a due personaggi (famosi nella strada) che il poeta Montale ritrova, “frugando” addietro: il Carubba che suona un piccolo organo a manovella e il cieco che vende i tagliandi per giocare al lotto.  Al gesto dell’uno corrisponde l’urlo dell’altro.

lunedì 17 luglio 2017

Il filo racconta il mare nostro.

Post di Rosario Grillo
Immagini delle opere del pittore francese Gustave Courbet (1819-1877). 

Nei miei ricordi degli anni di insegnamento è  presente l’'interesse per il Mediterraneo mostrato da esponenti della scuola di Lundt (Svezia ) con la quale esisteva uno scambio culturale.
Nelle contrade del Nord Europa era facile fino a poco tempo fa ritrovare tale interesse, unito alla cognizione dell'importanza che questo mare ha rivestito nella storia.

Gustave Courbet, Il mare a Palavas
Trovo subito conferma nella lunga tradizione dei viaggi in Italia che si concludevano dopo l'attraversamento dell'intera penisola, giunti in Sicilia, isola circondata da e costituita di Mediterraneo.
Al Mediterraneo, doverosamente ho già prestato attenzione, facendo perno sul contributo che Fernand Braudel ha voluto dare allo studio della civiltà mediterranea. Braudel, eminente storico della scuola delle Annales, ha confezionato su misura la caratura storica di questo mare: espressione dell'incrocio dei dati materiali, di quelli culturali, di quelli iconografici.
Prodotto simbolo della "lunga durata".
Allora mi domando: nella temperie della crisi, del disorientamento attuale, conserva una sua funzione il Mediterraneo? Irradia cultura, raccoglie e trasforma popoli e civiltà, è “fucina di simbiosi”?

Gustave Courbet, Baia con scogliera
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venerdì 14 luglio 2017

Søren Kierkegaard, In vino veritas.


Compendio a cura di Rossana Rolando del testo di Kierkegaard, In vino veritas (l’edizione di riferimento è quella della Laterza, Bari 2007, a cura di Icilio Vecchiotti).

P.C. Klaestrup, 
Disegno raffigurante Kierkegaard
Il titoloIn vino veritas” (il primo degli scritti contenuti in Stadi sul cammino della vita del 1845) richiama Simposio 217 e allude al potere smascherante della bevanda alcolica capace di allentare le censure e di far dire ciò che veramente si pensa (p. 35).

Genere letterario. Lo scritto è costruito nella forma di un dialogo sullo stile del Simposio platonico che, in diversi punti, viene citato e ripreso.
Il tema è l’amore o, più precisamente, la donna considerata come inesplicabile origine dell’eros.

Il narratore. Chi narra compare, in prima persona, all’inizio e alla fine del dialogo, ma solo nel sottotitolo si rivela come William Afham (uno dei tanti pseudonimi di Kierkegaard).

“… colui che possiede un ricordo è più ricco che se possedesse tutto il mondo” (p. 22)
Introduzione. Il Pensiero preliminare, come viene intitolato, si concentra sulla distinzione tra memoria e ricordo: la memoria è la facoltà di rammentare, la possibilità di riportare alla mente un evento o una nozione; il ricordo è il contenuto depositato nella memoria, è il vissuto che si è arrotolato nella mente (come dirà Bergson pur con un uso diverso dello stesso lessico).
Kierkegaard, 
In vino veritas, editore Laterza
Per chiarire tale distinzione ricorriamo all’esempio efficace di Kierkegaard: la persona anziana perde la memoria (= facoltà di immagazzinare dati recenti), ma non dimentica il passato lontano stratificato nei ricordi. Al contrario il fanciullo ha grande capacità di apprendere mnemonicamente, ma non ha nulla da ricordare, avendo vissuto poco.
La memoria accumula e facilmente cancella quelle nozioni che sono indifferenti per la psiche, il ricordo fissa per sempre sensazioni e stati d’animo legati ad eventi significativi – gioiosi o dolorosi che siano - nella vita del soggetto (p. 22).
La scena del convito si spalanca quindi sulla scorta di esperienze interiori: la condizione posta da Costantin, che organizza l’incontro, è proprio questa: che non si parli dell’amore in astratto, ma dell’amore elaborato a partire da storie vissute (p. 35).
Notazione. In molti punti di questa iniziale disamina vengono anticipate tematiche freudiane (fuga dai ricordi spiacevoli, p. 15; ogni ricordo è un segreto, p. 16).

martedì 11 luglio 2017

La fine degli esami.

Post di Rossana Rolando
Immagini dei dipinti di Valériane Leblond (qui il sito).


 “Chi non ama la vita
non ha pazienza con essa”
(R. Guardini, Virtù. Temi e prospettive della vita morale)

L'ora di lezione.
Valériane Leblond
Ho terminato - come commissaria interna di Storia e Filosofia - gli esami “di maturità” del Liceo classico: la conclusione di un ciclo per la quinta in cui ho insegnato dall’inizio del triennio.
Nel momento di sintesi, che è l’esame di stato, si raccoglie tutto un mondo di ore e ore trascorse in una precisa classe, con determinati singoli volti, nella quotidianità prosaica di attimi che si vivono senza poter sapere se lasceranno un segno e quale. L’ora di lezione, per quanto frutto di preparazione e non d’improvvisazione, è imprevedibile nei suoi effetti: troppe le variabili soggettive e oggettive di cui non si dispone.

 Vivete ora le domande”
(Reiner Maria Rilke, Lettere a un giovane poeta).

venerdì 7 luglio 2017

Cultura, economia, consumismo.

Post di Rosario Grillo.
Immagini dei dipinti del pittore americano Francis Luis Mora (Uruguay 1874 - Stati Uniti 1940).

Francis Luis Mora, 
Le notizie del mattino
Mi è capitato già alcune volte di ricorrere alla citazione di questa frase di Hegel: Il giornale è  la preghiera del mattino dell'uomo moderno.
L’ho fatto in chiave personale e per fini pedagogici. 
Nel primo caso per assicurare a me stesso questa abitudine. Nel secondo per proporre e/o sostenere l'ingresso nelle materie curriculari della “attualità pensata” attraverso la lettura dei quotidiani.
Quanti  spunti fuoriescono dalle pagine dei giornali! Senza appiattirsi al “fatto compiuto”, sono stimolatori di commenti, di reazioni, di rimedi, in parole povere di un “vissuto critico”.
Con moderazione e senza pregiudizi. 
Possibilmente con lo scopo di assistere il “percorso del miglioramento delle condizioni sociali”.

martedì 4 luglio 2017

Marc Augé, Le nuove paure.

🖋Post di Gian Maria Zavattaro
🎨Immagini dei dipinti del pittore tedesco Paul Klee (1879-1940).

Paul Klee, 
Attacco di paura
Secondo M. Augé “le nuove paure” non sono poi tanto nuove se non per il fatto che si diffondono istantaneamente e dappertutto ed ognuno di noi si trova ad essere ovunque e da nessuna parte. I motivi per avere paura sono diversissimi, legati a mille variabili individuali e collettive. Altrettanto eterogenea è la tipologia delle paure: indotte dall'ignoranza (la più temibile per Augé), dedotte dalla conoscenza (“o più esattamente dal fatto di sapere di non sapere”) (1), paure da ricchi e paure da poveri, dettate dalle enormi divergenze di interessi sul piano sociale ed economico, che “incutono paura le une alle altre: paure delle paure, paure al quadrato in un certo senso”(2). E tutte si contagiano, si sommano, si influenzano a vicenda generando panico e angoscia: il “groviglio della paura”.(3) Se le paure non hanno lo stesso significato, non hanno neppure le stesse connotazioni emotive: io posso avere paura della guerra, delle tensioni internazionali, degli stranieri, dell'inquinamento ambientale ed altro ancora... e non provare alcuno “choc corporeo”. Altra cosa è l'angoscia immediata, la preoccupazione intima personale, la disperazione di chi ha paura del domani per il suo lavoro precario, per la sua pensione, per la futura sopravvivenza dei figli.