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martedì 19 marzo 2024

La seduzione e l'etico.

Post di Rossana Rolando.

Félix Vallotton, Gabrielle inginocchiata, 1905
Esiste una seduzione buona?
La domanda può, forse, lasciare stupiti, ma – a ben vedere – non troppo. Conosciamo tutti le maglie in cui spesso irretisce il potere seduttivo, nella vasta gamma delle sue espressioni, dalla più frivola alla più maligna.
Cosa nasconde, infatti, la volontà di se-ducere, condurre con sé, attrarre?
Già a partire dal “cosa nasconde”, si comprende come la seduzione, di cui sto parlando, non sia semplicemente il frutto di una dote naturale – sia essa l’avvenenza fisica o il fascino che sprigiona da una qualche personale qualità - ma sia invece il risultato di un’astuta regia, di un calcolo ben ponderato.
 
Prendo in considerazione qualche esempio.
Spesso – pensiamo ai social – la seduzione cela interessi più o meno mascherati. Chi promuove la propria immagine - nei tempi, nei modi e nei contenuti dell’esposizione - lo può fare per suscitare nei seguaci (followers) ben precisi sentimenti di fiducia e ammirazione, tali da indurre a comprare i prodotti efficacemente pubblicizzati. La seduzione, in questo senso, non è mai innocente, suppone sempre un uso dell’altrui ingenuità a servizio dei propri scopi. L’attrazione artificiosamente costruita è funzionale ad un vantaggio, non è disinteressata, benché – per essere credibile – debba e voglia apparire tale.
Nella stessa logica strumentale, nel corso del Novecento, dal momento in cui sono entrati in scena i mezzi di comunicazione di massa, la politica ha largamente utilizzato mezzi seduttivi, nell’uso del linguaggio, dei simboli, delle immagini, al fine di ricavare consenso politico ed elettorale.

giovedì 7 marzo 2024

Ripensare l'Europa.

Post di Rosario Grillo.
Immagini di Doriano Solinas, per gentile autorizzazione.
 
Doriano Solinas
Nelle pagine conclusive delle lezioni su L’Europa - Storia di una civilt๠circola ripetutamente la parola: paura ed è messa sulla bocca dell’Europa (“L’Europa aveva paura”
²…”; L’Europa aveva paura, paura, paura”³). Lo storico L. Febvre la usa ragionando dell’Europa… ed io la riprendo oggi per descrivere il nostro stato d’animo, in questi momenti di guerre, interminabili, dure, atroci, disumane.
Al piano  che qualcuno prospetta: di voler governare il mondo con la guerra, cerco di opporre lo spirito che allora aleggiava nella fatica intellettuale dello storico francese. Mi spinge all’opera il tetragono argomento degli occidentalisti, usciti allo scoperto in ispecie con lo scoppio della guerra ucraina, poi rimasti mobilitati in difesa delle ragioni dello Stato d’Israele, a prescindere.
Quel corso, tenuto da Febvre, mentre si raccoglievano ancora le macerie della guerra, esplorava, in chiave di grande storiografia, le sorgenti della civiltà europea. Cogliendole nell’area mediterranea, ma saggiamente collocandole alla fine dell’Impero romano d’Occidente, con l’invasione repentina degli Arabi e la conseguente rottura dell’unità mediterranea. La fusione tra l’elemento nordico (Franchi-Germani-Vichinghi-Ungari, le più varie invasioni barbariche) e l’elemento mediterraneo (sotto la guida della Chiesa di Roma, con irradiazione del Cristianesimo) andò a costituire il ceppo e il crogiolo della nascente civiltà europea (da Carlo Magno in avanti).

martedì 27 febbraio 2024

Tu sei il silenzio.

 Post di Gian Maria Zavattaro.

Karl Rahner, Tu sei il silenzio
Mentre tutto era immerso in un profondo silenzio e la notte era a metà del suo corso,
l’onnipotente Tuo Verbo, Signore, discese dal celeste trono regale”. (Sapienza, cap. 18, 14-15)
“Tu sei il silenzio” (1)
 
“Il silenzio non è il contrario della parola come avviene alla fiera e nei baracconi; il silenzio è il punto di partenza della parola, è la parola interiore che cammina verso l’espressione esterna di una verità. La parola di Dio è tanto poco opposta al silenzio che fa nel silenzio la sua origine e il suo ritorno. […] Ciò che Gesù vuole è che noi ci rendiamo capaci di udire, con il nostro silenzio, il linguaggio delle pietre, cioè dell’opera di Dio. Il silenzio non è vuoto di pensiero, assenza di vita, è invece nutrirsi di pensieri massicci ed efficaci, è “sapienza, ascolto, calma vibrante di vita” (A. S. Bessone, Prediche della domenica anno B, Stampa litografia Selva Vigliano Biellese, 1991,p. 214).
 
La tecnologia e il mondo frenetico in cui viviamo ci stanno offrendo molte opportunità, ma ci stanno anche impedendo di vivere il silenzio nel suo profondo significato. Non è facile definirlo senza tradirlo, perché non è semplice assenza di rumore né disamore della parola. Come ogni fenomeno ambiguo occorre liberarci da confusioni con atteggiamenti di complicità, di colpevolezza, di servilismo, di indifferenza, di rifiuto o dissenso o rigetto. Il silenzio è modo di essere e vivere in profondità: segno di empatia ascolto attenzione assenso concordanza raccoglimento. Insostituibile via all’ascesi della parola, al possesso della parola parlante: “parola della domanda, parola della poesia, parola del perdono che è come una prima e ultima parola” (2).
Il silenzio non discute, non disquisisce, semplicemente testimonia che si può scoprire o riscoprire il significato del mio tuo nostro vostro loro esistere e dare senso alla speranza.
Per me inquieto cattolico è luogo privilegiato per cercare il contatto con Dio. Benedetto XVI così annotava nell’udienza generale del 7.3.12 :“La grande tradizione patristica ci insegna che i misteri di Cristo sono legati al silenzio e solo in esso la Parola può trovare dimora in noi, come è accaduto in Maria, inseparabilmente donna della Parola e del silenzio”. È significativo che gli evangelisti riportino solo quattro parole di Maria: all’Annunciazione, da Elisabetta il Magnificat, il rimprovero al Figlio giovinetto smarrito, alle nozze di Cana. Così Anna Maria Canopi sintetizza: Maria “Silenzio aperto alla Parola” (3).

sabato 17 febbraio 2024

Giacomo Matteotti, l'antifascista.

Post di Rossana Rolando.
Immagini di Militanza Grafica (qui il sito instagram)

Militanza Grafica, Giacomo Matteotti

Il centenario dell’assassinio di Giacomo Matteotti (1924-2024) è l’occasione per riprendere in considerazione - come esempio nobilissimo di impegno civile e morale - la figura del politico, dello studioso e dell’uomo. Lo fa Massimo L. Salvadori in un suo scritto dal titolo L’antifascista, uscito nell’ottobre dello scorso anno. Lo descrive come “uomo del coraggio”, capace di un’opposizione intransigente nei confronti del fascismo che, infatti, lo mette ben presto a tacere, consegnandolo alla tomba. Salvemini dirà: “Lui aveva fatto tutto il Suo dovere: e per questo era stato ucciso. Io non avevo fatto il mio dovere: e per questo mi avevano lasciato stare”.¹

L’idea del Socialismo. Nato nel 1885, in Veneto, da una famiglia benestante, Giacomo Matteotti sente la propria condizione privilegiata, rispetto a quella dei tanti braccianti della sua terra, come un appello all’impegno politico, all’interno del Partito socialista, al fine di lottare per migliorare le condizioni delle fasce più povere, deprivate di tutto, non solo sul piano economico, ma ben più a livello intellettuale e umano: “Il socialismo non sta per noi in un aumento di pane e in un più alto salario; benché anche questo sia sacrosanto e indispensabile a ogni altro elevamento […] Il Socialismo parte dalla realtà dolorosa del lavoratore che giace nella abiezione e nella servitù materiale e morale e intende e opera a sollevarlo e a condurlo a miglioramenti economici e intellettuali, a Libertà sociale e Libertà spirituale sempre più alte. Vuole cioè formare e realizzare in lui l’uomo che vive, fratello e non lupo con gli Uomini, in una umanità migliore per solidarietà e per giustizia”.²

domenica 11 febbraio 2024

Un messaggio da Albert Camus.

 Post di Rosario Grillo.

Albert Camus, 1957
«La generazione di cui parlo sa bene che questa crisi […] è solamente l’aumento del terrore conseguente a una tale perversione dei valori, che un uomo o una forza storica non sono più stati giudicati in funzione della loro dignità, ma in funzione del loro successo».
 
Albert Camus non ha avuto la sorte di essere un autore cult: troppo spinosa la sua provocazione e molto esigente la sua proposta. Di certo non è un autore di riferimento per la “maggioranza silenziosa” che sostiene il presente “pasto politico”. Va ricordato, con ciò, il clamore della rottura con la “quadrata” dirigenza comunista, nazionale ed internazionale. Così come la rumorosa presa di distanza da Sartre e da certo engagement di comodo.
Di rilievo è perciò la sua evocazione dentro un programma culturale, in ora di punta d’ascolto, ad opera del moderato Paolo Mieli. Interlocutore nella trasmissione Passato e presente era lo storico sociale delle idee, David Bidussa, che si è speso per ricostruire il ritratto fedele e la cornice storica del filosofo algerino. (1)
Varia, anche se con una costante di fondo, la sua produzione; certamente incisivi romanzi, come La peste e L’uomo in rivolta; significativa la testimonianza del suo vivere e del suo impegno dentro Combat. (2) (3)

martedì 6 febbraio 2024

Autonomia differenziata e tradimento della politica.

 Post di Gian Maria Zavattaro.

Autonomia differenziata
“Pensate di me ciò che volete, ma il cambiamento del nostro ordinamento mediante lo scambio di favori fra partiti di maggioranza (a me il premierato a te un regionalismo sgangherato e impraticabile) a me fa venire da piangere. Oggi eravamo in due amici a parlarne, lacrime vere.” (tweet di Pierluigi Castagnetti 23.1.24)
 
Insieme a mia moglie - io cittadino del mondo, italiano, piemontese e ligure - ho letto-riletto su Avvenire (28.1.24, p.9) l’articolo (preceduto da prudente nota editoriale) dell'arcivescovo di Napoli Mimmo Battaglia sull’autonomia differenziata deliberata dal Senato: Al Sud porterà solo nuove ingiustizie. Provo a rifletterci sopra. Il vescovo cita  di Paolo VI: “La politica è la più alta forma di carità”! Ma subito denuncia il rischio che diventi cembalo risonante di indifferenza ed egoismo. “Come Vescovo della chiesa di Napoli, come figlio di un Sud martoriato e dimenticato vorrei dire una parola ai credenti impegnati in politica”. Nel loro servizio politico -“nel solco di papa Francesco”- essi sono chiamati a “generare solidarietà, unità e pace e non differenze, ingiustizie e conflitti sociali”. Il vangelo impone chiarezza: “La parola che grido con forza e di cui mi assumo la responsabilità come cittadino e come pastore della comunità cristiana è: no! No alla legge della cosiddetta Autonomia differenziata”, progetto politico di divisione, egoismo e di impoverimento di territori già duramente provati. L’ambiguo aggettivo differenziata cela falsità. 
 

martedì 23 gennaio 2024

Il messaggio della Shoah, come fragile colomba.

 Post di Rossana Rolando.

Disegno di Emma Baglio, liberamente tratto da Banksy    
Da più parti ci si è chiesti in che modo si potrà celebrare la Giornata della Memoria, visto quello che sta succedendo in Medio Oriente, in particolare nella striscia di Gaza. A tutti è nota le reazione violentissima del governo israeliano - che ad oggi ha provocato più di 25.000 morti palestinesi - al feroce massacro del 7 ottobre, con la strage agghiacciante di circa un migliaio di israeliti, tra civili e militari, e il rapimento di 250 ostaggi, da parte dell’organizzazione terroristica di Hamas.
La cronaca recente porta notizia di un riacceso antisemitismo che attacca anche i simboli della Shoah e ne scredita la memoria.² Dietro questo sentimento che appartiene a frange estremiste si celano pensieri sottilmente più diffusi e domande che, confusamente, inquietano molti: come ricordare il genocidio degli ebrei quando gli stessi ebrei, non rammentando di essere stati vittime, si trasformano in carnefici? Non sono forse gli ebrei di oggi autori di un genocidio nei confronti del popolo palestinese?

domenica 21 gennaio 2024

In mezzo al tragico.

Post di Rosario Grillo.
Immagini delle illustrazioni di Adolfo De Carolis (1874-1928).

Adolfo De Carolis, Illustrazione tragedie di Euripide
Di qui l’assoluta originalità di ogni linguaggio autenticamente tragico, la perenne creatività… il nascere dell'individuale dall'infinito e il nascere del finitamente infinito o individualmente eterno da ambedue, il comprendere e vivificare non ciò che è diventato incomprensibile, funesto, bensì ciò che nella dissoluzione è incomprensibile e funesto, il conflitto della morte stessa, mediante ciò che è armonico, comprensibile, vivo. Qui non si esprime il primo, grezzo dolore della dissoluzione, ancora troppo ignoto nella sua profondità per chi soffre e contempla; in esso il nuovo che nasce, l’ideale, è indeterminato, più un oggetto di timore, mentre la dissoluzione stessa in sé sembra più realmente effettuale, un qualche cosa che sussiste, e ciò che si dissolve si trova in una condizione tra essere e non essere, nella necessità. (Hoelderlin, Il divenire nel trapassare)
Ma dove è il pericolo, cresce
anche ciò che salva. (Hoelderlin, Patmos)

Da una mail di questi giorni: “apro il Vangelo e leggo: “quando sentirete di guerre e di rumori di guerre… chi si trova sulla terrazza non scenda e non entri a prendere qualcosa nella sua casa, e chi si trova nel campo non torni indietro a prendersi il mantello. In quei giorni guai alle donne incinte e a quelle che allattano...”. (1)
È arrivato il 2024 portando un sacco di questioni irrisolte, mentre in giro per il mondo la guerra devasta paesi, uomini e cose. Il Natale dei cristiani ha rinnovato il messaggio di pace ed amore, oscurati però dalla corsa al consumismo prevaricante. La “voce profetica” si è levata, messa in sordina da gesti e comportamenti approntati ad un costume superficiale, quando non sguaiato. Prende piede, io penso, una spiritualità spicciola, pret a porter, di comodo.

martedì 16 gennaio 2024

Dell'inazione feconda.

Post di Gian Maria Zavattaro
Immagini di Turi Distefano (qui il sito instagram)
 
Turi Distefano, Tempo della vita
“È necessaria una rivitalizzazione della vita contemplativa: la crisi del tempo sarà superata solo nel momento in cui la vita activa, anch’essa in piena crisi, accoglierà nuovamente in sé la vita contemplativa. ]…] Solo nell’indugiare contemplativo, anzi in una moderazione ascetica, le cose svelano la loro bellezza, il profumo della loro essenza”. (Byung-Chul Han, IL PROFUMO DEL TEMPO, L’arte di indugiare sulle cose,Vita e Pensiero, Mi, 2017, pp.8 e 57).
 
Byung-Chul Han, filosofo coreano docente all’università di Berlino, non da ieri ci richiama ad aprire gli occhi, a riflettere sull’umanità di oggi, svelando i guasti, le alienazioni, le illusioni, le manipolazioni - ma anche le sorprese, meraviglie, gioie - che gravano o illuminano la società contemporanea. I suoi saggi da anni affrontano in continua progressione i problemi fondamentali del nostro vivere individuale e sociale, ci sbattono impietosamente in faccia viltà e contraddizioni, sempre suggerendo - per lo più inascoltate - possibili cure per i giorni che ci attendono.
Riporto, in termini volutamente parziali, i temi per me più significativi da lui affrontati, sui quali, volenti o nolenti dovremmo meditare, che in questi anni il nostro blog più volte ha rilanciato, discusso, condiviso, per concludere con brevi riflessioni sull’ultimo suo recente saggio Vita contemplativa o dell’inazione (ed. Nottetempo, Mi) che approfondisce quqnto  citato in epigrafe.