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mercoledì 31 dicembre 2014

Figure del Natale. Settima figura, il Natale dei ricordi.



Natale e l'infanzia.


Piccolo viaggio nei ricordi... 
(Ponte sul fiume Gesso, 1979 Cuneo)
Non so a voi, ma a me capita ogni anno di rivivere le emozioni, gli stati d’animo di quando ero bambino: l’ingenuità dell’attesa dei “regali”di Gesù Bambino, la neve che immancabilmente inondava Cuneo e  le battaglie a palle di neve per difendere  il nostro  fortino  (costruito con blocchi di neve) e conquistare quello degli avversari, quasi rivivendo ed  immedesimandoci nei  ragazzi di via Pal …

Via Roma, Cuneo, 1969 
(Foto di Mario Zauli)
E soprattutto l’allegria genuina, spontanea, non forzata, forse perché fatta di piccole cose, semplici, oggi inesorabilmente perdute dalla mia e dalle altre generazioni.

Corso Nizza, Cuneo, 1969 
(Foto di Mario Zauli)
La sera della vigilia dell’Epifania mia madre, secondo l’usanza monferrina del paese in cui sono nato, ci esortava a porre sul davanzale della finestra (e che importava se si era al terzo piano?) le nostre scodelle, riempite d’acqua per abbeverare gli assetati cammelli (o dromedari?) dei re magi, che sempre lasciavano il segno della loro riconoscenza. Al mattino rinvenivamo le scodelle, linde ed asciutte, colme  di tre mandarini, due arance e qualche croccante: che gioia  corale di noi fratelli e sorelle tra i sorrisi di papà e mamma!

Corso Marconi, Cuneo.
Ricordi, frammenti di un passato per i quali non ho nostalgia o rimpianti, ma gratitudine, perché tempo in cui tutti insieme si imparava lo stupore e l’incommensurabilità di una gioia profonda.

Cartolina.
Come quella di padre Turoldo, di qualche generazione prima della mia, quando faceva il pastore o quella che traspare nei meravigliosi dipinti del pittore Marino Di Fazio - che abbiamo brevemente presentato nel post della quinta figura di Natale "il presepe ad Aurora sul mare" - e di cui qui proponiamo un video tratto dalla pagina facebook "Marino Di Fazio pittore naif".

Chiusa Pesio, Cuneo, Chiesa di Sant'Anna.
Natale
di Davide Maria Turoldo

Ma quando facevo il pastore
allora ero certo del tuo Natale.
I campi bianchi di brina,
i campi rotti dal gracidio dei corvi
nel mio Friuli sotto la montagna,
erano il giusto spazio alla calata
delle genti favolose.
I tronchi degli alberi parevano
creature piene di ferite;
mia madre era parente
della Vergine,
tutta in faccende,
finalmente serena.
Io portavo le pecore fino al sagrato
e sapevo d'essere uomo vero
del tuo regale presepio.

Si consiglia di mettere in pausa la musica del blog prima di avviare il video.
 

Tutte le immagini sono tratte dalla pagina facebook Cuneo del secolo scorso.


domenica 28 dicembre 2014

Figure del Natale. Sesta figura, la strage degli innocenti. Presentazione video di Banksy.

Bambini di Siria 
(da www.savethechildren.it)
“Fermatevi, smettete di uccidere i bambini” 
(seconda domenica di agosto 2014,  
Papa Francesco all’Angelus in piazza San Pietro).

Proponiamo oggi un video bellissimo di Banksy, artista inglese e celebre esponente della street art. Diffuso nel marzo del 2014, questo cortometraggio è dedicato ai bambini di Siria, nel terzo anniversario della terribile guerra che insanguina il paese. Il video può evocare la condizione di qualsiasi fanciullo venga oggi maltrattato, perseguitato, sfruttato, ucciso.
Banksy, 
Bambina 
con palloncino.
Breve presentazione: 
Una bambina riesce ad afferrare il filo di un palloncino rosso e ad innalzarsi al di sopra di un muro. Ed ecco che, oltre il muro, si trasforma, non è più una bambina qualsiasi, è una piccola siriana che guarda dall’alto le macerie della propria città. Il palloncino l’ha salvata. Le sue lacrime di compassione sembrano dire: non voglio, non posso salvarmi da sola, il mio non può essere l'unico palloncino esistente. Ma ecco che accade il miracolo.

mercoledì 24 dicembre 2014

Figure del Natale. Quinta figura, il presepe ad Aurora-sul-mare.


Dicono che ogni favola abbia una sua “morale”,
esplicita od implicita.
Quella esplicita? Non la conosco.
 Quella implicita? Se c’è, chi legge la ricavi.

Una città ligure, Aurora sul mare ... 
(Marino Di Fazio, Sori)
C’era una piccola lapide in un angolo nascosto della piazza del Municipio, con una semplice scritta “a ricordo imperituro di un evento memorabile, irripetibile, inspiegato ed inspiegabile: la città di Aurora-sul-mare pose, Vigilia di Natale dell’anno xxxx”: la scritta era ormai scolorita, la data purtroppo del tutto illeggibile. La lapide, rimossa, scomparsa. 

... era la vigilia di Natale... 
(Marino Di Fazio, Davanti all'albero)
Mancava poco alle cinque del pomeriggio, vigilia di Natale, ad Aurora-sul-mare, borgo antico, e la gente a frotte si dirigeva verso la piazza del Municipio, luogo del tradizionale appuntamento natalizio con il Sindaco del borgo. Era una bella tradizione, voluta da un Sindaco che amava la sua città, la sua gente e che almeno a Natale auspicava un’immersione corale di umanità, senza clamori, senza vacui protagonismi, senza inutili discorsi roboanti: lui così discreto nelle relazioni sociali, semplicemente ma decisamente interessato ad incontrare volti, a scambiare parole  e gesti non rituali di accoglienza e soprattutto di pazienza verso tutti i cittadini.

... la gente si dirigeva verso la piazza del Municipio ... 
per incontrare il sindaco...
(Marino Di Fazio, Serata in osteria)
E nevicava, da ore nevicava. Incredibile! Sconcertante! Non sulle montagne (il che sarebbe normale) dove invece il sole se la rideva, splendente, ad un tiro di schioppo dal borgo. Era sul mare che nevicava,  sulla spiaggia, sul borgo: folate di fiocchi larghi, fitti, che imbiancavano tetti, strade, marciapiedi, panchine, barche ormeggiate, pini, palme, auto, moto, bici…

... e nevicava... 
da ore nevicava... 
(Marino Di Fazio)
In spregio ad una vecchia vecchissima ordinanza comunale (per la verità il Sindaco già aveva firmato il relativo decreto di annullamento, a sua volta annullato da  un labirintico iter burocratico) che proibiva qualsiasi nevicata e comminava multe salatissime ai trasgressori. Perché, si sa, la neve al mare non favorisce il turismo né la circolazione delle auto né tanto meno la subliminale attrazione di nenie natalizie generosamente diffuse da tutti i centri commerciali, invasi da folle di turisti ed autoctoni, famelicamente ansiosi  di versare l’obolo delle loro tredicesime. E così nel silenzio ovattato imposto dalla neve solo si levava l’assordante urlo dei clacson infuriati per il traffico bloccato, come succede là dove l’evento neve sorprende chi non ha la più pallida idea di cosa siano gli spazzaneve, vuoi  manuali vuoi meccanici.

... la città era immersa 
nel silenzio ovattato della neve ... 
(Marino Di Fazio, La sera di Natale)
Eppure - per dirla fino ad un certo punto con il poeta, perché non di sole ma di neve si trattava - s’avvertiva qualcosa di nuovo anzi d’antico. Aurora-sul-mare d’incanto si era  trasformata in un paese di favole, in cui piccini e grandicelli, giovani ed adulti, un po’ meno gli anziani, confluivano verso la piazza allegri, spensierati, calpestando con gusto  la bianca farina che subito s’incupiva in prosaica e sporca fanghiglia. Chi sdrucciolava per terra, chi -  ragazzi e ragazze naturalmente - già lanciava a destra ed a manca palle di neve, chi rispondeva centrando casuali passanti  mentre i veri bersagli si godevano la scena.

... nel divertimento della neve... 
Aurora era diventata una città delle favole...
(Marino Di Fazio, Giochi di inverno)
Anche una rappresentanza, in veste ufficiale, di docenti ed alunni di v. Monteverdi arrancava sulla neve, in testa come al solito il  prof. Cerrione, zaino in spalla e pala in mano, sorridente, sollecitando lo studente Rizzoglio, la sua vittima preferita, ad accelerare il passo. E il preside anch’egli….  Scusate, ma il preside che c’entra in questa storia? Niente, ma è lui il responsabile di tutto nella scuola, è il preside che ne garantisce l’anima, così come il sindaco è responsabile della sua città  e della sua anima.

... anche una rappresentanza di docenti e alunni 
arrancava sulla neve... 
(Marino Di Fazio, Pellegrini alla Gaiazza)
Torniamo a noi. Fu proprio il ribelle  Rizzoglio  a scoprire in un angolino della piazza uno strano personaggio, stranamente vestito, circondato da strani oggetti: una culla vuota, una cassetta piena di  stracci, tozzi di pane con cui qualcuno si era sfamato, bottigliette semivuote con cui qualcuno si era dissetato, rimasugli di fazzoletti di carta con cui qualcuno si era asciugato le lacrime di  pianto o di riso, un flauto o qualcosa di simile  e tanti fili spezzati, sparpagliati tutt’intorno, che messi insieme magari avrebbero ricostruito un  disegno di cui si erano persi i significati. Non un accattone, perché non chiedeva nulla; neppure un barbone, lindo com’era; sicuramente un meteco (leggi straniero), che non diceva nulla ma che non abbassava lo sguardo, anzi ti guardava dritto negli occhi.
 
... uno straniero era arrivato 
non si sa da dove... 
(Marino Di Fazio, Treni in stazione)
La piazza era un brusio, anzi  un vociare, un frastuono di mille voci, che nell’attesa si intrecciavano e si confondevano allegramente.  Fu ancora Rizzoglio, mentre tutti si affannavano a ritagliarsi uno spazio di respiro soffiando via i fiocchi di neve, a notare l’arcano: lo strano effetto della neve  attorno al meteco, che non era bianca, ma assumeva i colori dell’arcobaleno, come le intermittenti luminarie natalizie.

... la luce si era fatta strana... 
(Marino Di Fazio, Castello di Guiglia)
Il Sindaco intanto era in mezzo alla gente, stringeva mani, accarezzava i bimbi in braccio alle loro mamme - bimbi e mamme di tutti i colori e di tutte le etnie -,  scambiava battute e sorrisi… Ad un tratto si fermò, sorpreso nello scorgere lontano il meteco e con un lieve cenno di assenso del capo riprese la conversazione interrotta.

... tutti furono trasportati 
da una musica ... 
(Marino Di Fazio)
Fu in quel momento che la folla rimase ammaliata dal flauto magico del pifferaio: immota e spaesata, frastornata da quella silenziosa musica che ti rovistava dentro, ti trasportava in mondi diversi e talmente ti coinvolgeva da portarti con sé su altezze mai viste. Strani  pensieri occupavano la mente ed il  cuore della folla. E poi d’un tratto, come era iniziata, la musica cessò.

... in un mondo di sogno... 
(Marino Di Fazio, Festa campestre)
Lo straniero, il  meteco, se mai c’era stato,  era sparito tra le brume dei fiocchi di neve e là nell’angolo alcuni bambini, silenti ed operosi, sistemavano un improvvisato presepio: al centro una culla in attesa del Bambino, una cassetta divenuta capanna allietata da variopinti panni stesi, statuine (Maria, Giuseppe, l’asino ed il bue) di pane raffermo, un pozzo ed un ruscello di plastica dove stagnava l’acqua minerale, fazzoletti di carta che ingenuamente o genialmente imitavano la neve, uno sproporzionato zampognaro con tanto di piffero e tanti pastorelli filiformi ricoperti di stracci, non più sparpagliati ma raccolti intorno alla capanna, secondo un disegno che ognuno liberamente poteva interpretare. 


... in un presepe... 
(Marino Di Fazio, Presepe a Campomorone)
Era come se tutto quell'insieme disordinato di cose, di frammenti, di pezzi,  si fosse d'un tratto ricomposto in un ordine, in un'architettura dotata di un senso e di un significato, insomma in qualcosa di bello.

... un presepe in cui tutto era ricomposto ... 
(Marino Di Fazio, Presepe)
Qualcuno parlò di una sceneggiata orchestrata dal sindaco, ma naturalmente non si poté mai provare nulla, anzi addirittura si cominciò a dubitare dell’evento stesso, ipotizzando una comprensibile ma patologica allucinazione collettiva, come capita  a coloro che sotto la neve favoleggiano di avvistamenti degli ufo. Altri sostennero che la musica non c’entrava per niente: solo una serie di fortuite circostanze, legate sempre al turbinio della neve. Ma tutti furono d’accordo che  trovarsi tutti insieme avvolti nel niveo biancore iridescente aveva in qualche modo ricomposto la diaspora delle loro vite  in un sentire comune,  in una fusione insondabile  di sentimenti ed emozioni che ti cambiavano dentro.

... che cosa era accaduto quel giorno?... 
(Marino Di Fazio, Il sole quando nevica)
Era un po’ come se anche a loro fosse accaduto qualcosa di simile alla ricomposizione di quello strano presepe, era come se i pezzi staccati, contrastanti, opposti della loro città si fossero stranamente ricostituiti in un disegno sensato e armonico.  Non illudiamoci, nessuno era diventato “più buono”, ci voleva  ben altro, ma tutto non era più come prima. La neve, si sa,  al mare fa brutti scherzi, specie nel tempo di Natale, come ad es. udire musiche silenziose, cogliere strane armonie. Forse anche per questo molti sperano - ed io tra i tanti - che Aurora-sul-mare  abbia presto il suo liceo musicale…

... quale strana, stupenda armonia ... 
(Marino Di Fazio, Pattinatori)
C’è una morale? Forse sì, forse no.
Chi lo sa! Ad ognuno di noi trovarla…

Il racconto è una nostra libera invenzione. Le meravigliose immagini - sognanti, visionarie, poetiche - raffigurano opere di Marino Di Fazio (sito internet: www.marinodifazio.it, pagina facebook: Marino Di Fazio pittore naif), artista genovese vivente che ci ha autorizzato a pubblicarle sul nostro blog e che ringraziamo vivamente.

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