Post a cura di Rossana Rolando.
Anzitutto...
perché
il tema delle crociate - spesso oggetto di opposte catture ideologiche - viene
trattato con l’equilibrio di una lettura storica che sa cogliere i diversi
aspetti del fenomeno.
Un tema che si è spesso prestato ad opposte catture ideologiche... (Carl Spitzweg, Il cacciatore di farfalle) |
In secondo luogo...
perché
l’approccio storico è libero da tecnicismi storiografici e da orpelli eruditi.
Lo stile di Barbero è quello di chi vuole far uscire la storia dal recinto dei
pochissimi specialisti addetti ai lavori e farla arrivare a tutti con una
intelligente e consapevole operazione di narrazione divulgativa. La storia deve servire la vita e per questo non può ridursi a una
forma di sapere esclusivo, non può rimanere confinata nelle biblioteche o nelle
aule delle Università, ma deve poter essere accessibile al maggior numero di
persone per dare spessore e consapevolezza alle scelte di tutti.
...una storia che non può essere riservata a pochi... (Carl Spitzweg, Il topo da biblioteca) |
Infine...
Perché,
da una parte, getta luce sul connubio tra cristianesimo e violenza – nelle
guerre sante della storia dell’Occidente – e, dall’altra parte, aiuta a
comprendere i fondamenti storici e i riferimenti coranici del jihad. In particolare
quest’ultimo aspetto può aggiungere un tassello importante alla nostra
interpretazione dei drammatici avvenimenti legati oggi al fondamentalismo
musulmano e al terrorismo islamista.
...una lettura che può illuminare il passato ... (Carl Spitzweg, Una visita) |
...e il presente... (Carl Spitzweg, Il lettore di giornali) |
LA STRUTTURA DEL LIBRO.
Il
testo è articolato in quattro capitoli.
Il primo presenta il significato di crociata tenendo insieme l’aspetto del viaggio-pellegrinaggio verso la Terra Santa con la dimensione della guerra di conquista. La sfida è proprio quella di far emergere la forte motivazione religiosa che può sfuggire alla sensibilità contemporanea o comunque apparire inconciliabile con le indubbie spinte sociali ed economiche che animano gli stessi crociati alla ricerca di potere e ricchezza.
Crociata dei poveri, guidata da Pietro l'Eremita (Miniatura, XV secolo) |
Il
terzo capitolo è il più interessante, dal punto di vista teorico, ed è dedicato
a crociate e jihad.
Per quanto riguarda le crociate si descrive il percorso che porta il mondo cristiano al superamento dell’inconciliabilità tra vangelo e violenza. Si parte dalla posizione originaria del rifiuto cristiano del servizio militare, coerente con il messaggio del Nuovo Testamento, per arrivare alla svolta costantiniana dell’inizio del IV secolo, che ammette la figura del cristiano soldato a servizio dell’imperatore. Sarà poi sant’Agostino, cent’anni dopo, ad elaborare sul piano teorico il concetto di guerra “giusta”, in certi casi necessaria per mantenere l’ordine e la pace. Ma la svolta decisiva, la grande cesura si definisce con il concetto di crociata intesa come guerra santa, benedetta da Dio, e siamo ormai alla fine dell’XI secolo.
Per quanto riguarda le crociate si descrive il percorso che porta il mondo cristiano al superamento dell’inconciliabilità tra vangelo e violenza. Si parte dalla posizione originaria del rifiuto cristiano del servizio militare, coerente con il messaggio del Nuovo Testamento, per arrivare alla svolta costantiniana dell’inizio del IV secolo, che ammette la figura del cristiano soldato a servizio dell’imperatore. Sarà poi sant’Agostino, cent’anni dopo, ad elaborare sul piano teorico il concetto di guerra “giusta”, in certi casi necessaria per mantenere l’ordine e la pace. Ma la svolta decisiva, la grande cesura si definisce con il concetto di crociata intesa come guerra santa, benedetta da Dio, e siamo ormai alla fine dell’XI secolo.
Assedio di Antiochia (Miniatura, XV secolo) |
Nella
seconda parte del capitolo si evidenziano i passi del Corano in cui si parla di
jihad. Già la traduzione del termine presenta problemi. C’è dentro l’idea dello
“sforzo” che può essere inteso come lotta interiore e spirituale con se stessi,
ma c’è anche l’accezione bellicosa del termine e quindi la possibilità di interpretare
la lotta come combattimento, come guerra voluta da Dio. Ed è proprio facendo
riferimento a questa seconda accezione del jhiad che si può tradurre l’intera
espressione in cui la parola compare jihad
fi sabil’illah con “combattere sulla
via di Dio”. L’attenzione di Barbero è volta a rintracciare l’esplicito
elemento bellicoso in alcuni passi del Corano. Viene correttamente messa in
luce la grande rilevanza dell’interpretazione del testo sacro musulmano che risulta spesso contraddittorio e che può
prestarsi a letture molto diverse, in alcuni casi a
servizio di finalità o interessi che nulla hanno a che fare con
l’autentico spirito religioso.
Battaglia tra crociati e cavalieri arabi, (Miniatura del XIV secolo) |
Infine
il quarto capitolo, molto moderno, gioca tutto sul ribaltamento della
prospettiva: il mondo occidentale visto dagli altri ovvero i crociati descritti
da una principessa bizantina – ed è Anna Comnena - e dai capi musulmani, cui
fanno riferimento gli storici arabi delle crociate.
Pittura araba del XIII secolo, dettaglio. |
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