Iscriviti ai Feed Aggiungimi su Facebook Seguimi su Twitter Aggiungimi su Google+ Seguici tramite mail

Iscriviti alla nostra newsletter!

giovedì 30 aprile 2020

Il silenzio dell'essenziale.

Post di Gian Maria Zavattaro
Illustrazioni di Anna Godeassi

Illustrazione 
di Anna Godeassi,
Social
“Sull’essenziale, in tutti i campi, si fa silenzio. E’ indubbiamente una necessità tacere sull’essenza: con estremo pudore si rispetta la zona dell’ineffabile, del “non detto”. Per dei motivi di pace, di carità e talvolta a causa dell’impotenza di ogni linguaggio, si onora l’essenziale con il silenzio. Nelle famiglie più unite, negli amori più teneri ci sono degli argomenti di cui non bisogna parlare. Allo stesso modo il silenzio sulla morte è per l’essere pensante una condizione di sicurezza e di vita. Ma arriva un momento in cui questo silenzio sull’essenziale non può essere più mantenuto senza obliterare il dovere della sincerità e della verità e senza mettere in pericolo l’essenziale stesso.  Allora si capisce che quel rispetto così vivo dell’uomo per l’uomo, chiamato giustamente “rispetto umano” e che consiglia di tacere sulle essenze, non può essere conservato senza cattiva coscienza”.
(Jean Guitton, Silenzio sull'essenziale, riflessioni di un pensatore cristiano, ed. Paoline,1991, p.9) (1)
✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱

sabato 25 aprile 2020

25 aprile, con le vignette di Mauro Biani.

Proponiamo qui alcune vignette di Mauro Biani (con gentile concessione), emblematiche della "Resistenza" oggi, di quel 25 aprile che dovremmo celebrare ogni giorno, per liberare la terra. In coda rimandiamo ad alcuni post di questo blog sul tema.

🌔Liberare come disarmare.


🌔Liberare dal cinismo.


mercoledì 22 aprile 2020

Oltre il 2020.

Post di Rosario Grillo.
Immagini di Andrea Ucini (qui il sito)

Modi per vincere il tuo Covid 19 
(The Waschington Post)
“Contro il tramonto dell’Occidente non sta la civiltà risorta, ma l’Utopia, che muta e interrogativa è racchiusa nell’immagine della civiltà che tramonta (Th. W. Adorno). 





Il tutto diparte dal momento “articolare che il mondo, investito dal coronavirus, sta vivendo.
C’è, in questo momento, dolore, certamente; e c’è volontà - inibita o repressa nel tempo ordinario - di andare in aiuto dell’altro.
Nel tempo della paura e dell’angoscia non emergono solo le tensioni fraterne e solidali.
Ivo Lizzola scrive “Nell’emergenza sembrano cavarsela meglio gli indifferenti, ci dicono gli antropologi e gli psicologi delle crisi. La stessa Zambrano in L’agonia dell’Europa, annota che “ogni disastro consente alla gente di manifestarsi nella sua cruda realtà: è strumento di rivelazione”. Rivela anche la forza del risentimento, della separazione dall’altro. Eppure da lì si svela anche come l’uomo (e lei parla proprio dell’uomo europeo) sia una creatura a cui non basta nascere una sola volta: può, anzi “ha bisogno di essere riconcepito” la speranza è “il suo fondo ultimo”, la nuova nascita.”
Andrea Ucini, Porte chiuse cuori aperti 
(Express)
«Dobbiamo ancora pensare, sentire l’esperienza che la vita sta disegnando dentro di noi, tra noi, del nostro tempo. Fare attenzione, dobbiamo fare attenzione: “l’educazione all’attenzione è la cosa più importante” scriveva Simone Weil; e ancora “che cos’è la cultura? Educazione all’attenzione. Anzitutto attenzione allo sventurato.
Ci sono esperienze che possono essere risvegli. Esperienze limite, immaginali e di scelta, di intuizione conoscitiva e di conversione, e durano un passaggio. Per aprire un nuovo inizio quel passaggio deve diventare una soglia, che introduca a un nuovo viaggio, sorretti dalla speranza in una “ulteriorità”, in un nuovo inizio”» (Intervista a Ivo Lizzola, dal blog AlzogliOcchiversoilCielo).

✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱✱

giovedì 16 aprile 2020

Spinoza e il sentire gioioso nel tempo recluso.

Post di Rossana Rolando
Caricature di Emiliano Bruzzone (qui il sito)  

Per letizia intenderò la passione per la quale la Mente
passa ad una perfezione maggiore.
Per tristezza, invece, la passione per la quale
essa passa ad una perfezione minore 
(Spinoza, Etica)¹.

Emiliano Bruzzone, 
Baruch Spinoza
Se c’è un filosofo che può illuminare questo nostro tempo di forzata clausura, causata dalla pandemia, questi è sicuramente Baruch Spinoza.
Anzitutto perché, per il grande filosofo dell’Etica, noi esercitiamo sempre la nostra libertà a partire da un certo grado di necessità, dato sia dalla natura che ci costituisce come uomini - e non per esempio come animali o piante o minerali… -, sia dagli eventi che ci accadono. Anche quando pensiamo di avere un potere assoluto sulle nostre azioni e di essere determinati soltanto da noi stessi, senza l’intervento di nient’altro, in realtà ci illudiamo di essere liberi, semplicemente perché siamo coscienti della situazione in cui ci troviamo, ma non conosciamo le mille cause interne (relative all’indole e alle caratteristiche di ciascuno) ed esterne (date dall’intreccio delle diverse condizioni in cui si sviluppa l’esistenza) che ci hanno condotto a vivere tale situazione².
Eppure, secondo Spinoza, entro i limiti segnati dalla natura (la nostra essenza umana) e dalla fortuna - intesa come l’insieme degli eventi determinati da altro che non dipendono da noi e di cui noi non siamo padroni - si può esercitare la propria libertà.
Per comprendere questo messaggio e applicarlo alla nostra condizione di oggi è utile un piccolo excursus nel mondo variegato degli affetti, così come li intende Spinoza.

sabato 11 aprile 2020

Pasqua, auguri e rimandi.

Raffaello Sanzio, Resurrezione di Cristo, dettaglio (1501-1502)
A tutti,
 uomini e donne,  credenti di qualsiasi fede e non credenti 
 ed  in  particolare a coloro che ogni giorno si impegnano
 a favore delle vite altrui 
rivolgiamo in questo tempo di pandemia
 il nostro pensiero augurale di Buona Pasqua, 
perché sia  diversa da tutte le altre.

La  quaresima  trascorsa in quarantena  
ha rivelato il bisogno di fratellanza  in noi. 
 La  nostra preghiera  
è metterci tutti  in opera  per incamminarci su strade 
che ci facciano sognare le vette più alte, 
che riempiano il nostro  cuore di tenerezza e di speranza,
 che si aprano al nuovo,  alla sorpresa, 
alla profondità di questo tempo “deserto”.

E così
la Pasqua (ebraico  pesah, passaggio) sarà vero passaggio 
alla Vita che ci affratella.  

Raffaello Sanzio, Resurrezione di Cristo, dettaglio (1501-1502)

✴️Infine, un breve racconto.
 “Allorché si fa silenzio intorno a me, nelle ore del giorno  e della notte, un pianto che scende dalla Croce mi colpisce e mi fa trasalire. ... - Lasciate che vi stacchi dalla Croce - gli dissi.  E cercai di togliere i chiodi dai suoi piedi; ma Egli mi rispose: “Lasciali dove sono, poiché non scenderò dalla Croce fino a quando tutti gli uomini, tutte le donne, tutti i fanciulli, non s’uniranno insieme per distaccarmi”.   Gli dissi allora: “Come posso sopportare il vostro lamento? Che cosa posso fare per voi?”. Ed Egli mi rispose: “Va per tutto il mondo e dì a quelli che incontrerai che c’è un Uomo inchiodato ad una croce” (J. F. Sheen).

giovedì 9 aprile 2020

La quarantena che stiamo vivendo.

Post di Gian Maria Zavattaro.

Fotografie dal deserto, 
autore Charlie Fong
“La passione di  Cristo in sé riassume la lunga striscia di sangue, di violenza, di odio, di dolore disseminata nella storia. L’appuntamento pasquale che la liturgia ci propone si vela, perciò, di lacrime: ci sembra di essere ancora nella Passione, una lunga serie di ore di sofferenze di torture che il Cristo ha vissuto e continua a vivere nel corpo martoriato dei suoi fratelli. Sono vere le parole del grande Pascal: Gesù sarà in agonia fino alla fine del mondo; non bisogna dormire fino a quel momento (Pensieri 736)” (1).
“Diamoci appuntamento nella categoria della speranza,  che non è rimozione del dramma o attesa statica del lieto fine,  ma certezza di vedere il passaggio di Dio” (2).

Non so come andrà a finire, ma  so che vorrei condividere con mia moglie e tutte le persone a me care la memoria della speranza quaresimale in questa quarantena che stiamo vivendo non più come interregno ma come imprevisto indesiderato appuntamento di un possibile affrancamento da un’esistenza di “routine”, come esperienza di un dover e poter essere altrimenti, come prova generale - singola e collettiva - di nuovi modi di vivere, di relazionarci con noi stessi e gli altri, di rapportarci con il mondo e, per me credente, di sentire la quotidiana presenza di Dio. Con la consapevole certezza che tutti, volenti o nolenti, siamo allo spartiacque di una scelta: cogliere o rifiutare un imprevisto tempo di inattesa passione, espletata nell’interdizione o isolamento o romitaggio o clausura. Tempo che hic et nunc ha richiesto un cambio di direzione, che non consente a nessuno di proseguire nel cammino di comportamenti abituali, che costringe a nuove consapevolezze e richiede a tutti, a ciascuno di noi  - come costrizione o libera dedizione nel dono di se stessi - di condividere il peso di altri fratelli.

venerdì 3 aprile 2020

Il mistero e la fede, Kierkegaard.

Post di Rosario Grillo

Luplau Janssen, 
Ritratto di Søren Kierkegaard
Scrivevo in Fede-mistero che il mistero si accompagna alla fede, offrendo conferma con lo scritto di Rudolph Otto (Il sacro).
Sul mistero, si è soffermato il 19/03/20 il Sommo Pontefice, riconoscendolo proprietà di San Giuseppe. Per mezzo suo, seppe svolgere il paradossale compito di educatore di Gesù, Dio-uomo (1).
Pascal, grande tempra di credente, da una parte lesse il mistero nell’uomo, proteso tra infinito e nulla, dall’altra ricondusse la fede al cristocentrismo: la fede passa esclusivamente attraverso Gesù (2).
Con queste premesse ci avviciniamo al percorso di fede di Kierkegaard, il quale, pur essendo riconosciuto come un testimone della fede in Cristo, fu anche un grande maneggiatore della parola come arte del discorso (3).
Fermo restando il centro del nostro interesse, la fede, si esce dalla difficoltà se ci si rifà ai maestri del pensatore danese, rovistando nella trama della sua biografia, della sua formazione intellettuale, del suo apprendistato di fede, ineluttabilmente filtrato dal ruolo del padre (4).