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giovedì 30 aprile 2020

Il silenzio dell'essenziale.

Spetta a ciascuno chiarire a se stesso ciò che per lui è l'essenziale cui rimanere fedele.
Post di Gian Maria Zavattaro
Illustrazioni di Anna Godeassi

Illustrazione 
di Anna Godeassi,
Social
“Sull’essenziale, in tutti i campi, si fa silenzio. E’ indubbiamente una necessità tacere sull’essenza: con estremo pudore si rispetta la zona dell’ineffabile, del “non detto”. Per dei motivi di pace, di carità e talvolta a causa dell’impotenza di ogni linguaggio, si onora l’essenziale con il silenzio. Nelle famiglie più unite, negli amori più teneri ci sono degli argomenti di cui non bisogna parlare. Allo stesso modo il silenzio sulla morte è per l’essere pensante una condizione di sicurezza e di vita. Ma arriva un momento in cui questo silenzio sull’essenziale non può essere più mantenuto senza obliterare il dovere della sincerità e della verità e senza mettere in pericolo l’essenziale stesso.  Allora si capisce che quel rispetto così vivo dell’uomo per l’uomo, chiamato giustamente “rispetto umano” e che consiglia di tacere sulle essenze, non può essere conservato senza cattiva coscienza”.
(Jean Guitton, Silenzio sull'essenziale, riflessioni di un pensatore cristiano, ed. Paoline,1991, p.9) (1)
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Pagina interessante di un laico cristiano (1901-1999) convinto del suo dovere di testimonianza, pieno di passione per l’umanità di tutti i tempi, la Chiesa, il concilio (2), pronto al dialogo con tutti, credenti e non credenti. Un libro forse datato per alcuni aspetti, ma con pagine che risuonano quasi profetiche, dalle quali trarre riflessioni per il tempo che stiamo vivendo.
“Questo silenzio sull’essenziale che rispetto negli altri ora che sono arrivato alla fine della mia vita non posso più mantenerlo”(3). Mi pare invito rivolto a tutti noi, soprattutto agli anziani come me, sul finire di questo tempo che stiamo vivendo. Poi aggiunge: “Il dovere di rompere il silenzio sull’essenziale apparterebbe, secondo i miei interlocutori, in misura maggiore all’elemento laico della chiesa.
Quante volte mi  sono sentito dire dal papa Paolo VI, che forse è stato il primo papa di spirito laico, che il compito di un laico non è quello di trasmettere la verità rivelata alla  maniera di un prete, ma di portare una testimonianza personale, basata soltanto sulla propria storia, sulla propria esperienza, sulla propria coscienza” (4).  E quasi rivolto a noi conclude: “Nel momento confuso, che chiamiamo “tempo presente”, nessuno può conoscere ciò che è cenere e ciò che è essenza, ciò che è polvere e ciò che è embrione” (5).
Illustrazione 
di Anna Godeassi,
Domande
Anch’io brancolo alla ricerca dell’odierno essenziale: come distinguerlo dall’accessorio, dal marginale, dall’effimero, elementi tutti che fanno parte, anche gioiosamente, della mia vita?
Per Guitton “l’essenziale è lo spazio occupato da ciò che in una verità viene temuto”(6). Non la verità, ma una verità: sa bene che nessuno può pretendere di possedere la verità in modo esaustivo. Lo spazio occupato da ciò che in una verità viene temuto - così interpreto - attrae e insieme respinge perché esige impegno, impone fedeltà e coerenza fino in fondo, non sopporta il tradimento o l’abbandono. Spetta a ciascuno chiarire  a se stesso ciò che per lui è l'essenziale cui rimanere fedele perché costitutivo del suo esserci nel mondo. Senza reclamare alcuna pretesa oggettiva, semmai intersoggettiva, mi accontento - tenendo per me e mia moglie i tratti più profondi del nostro sentire - di esplorare ed indicare alcune tracce che stiamo condividendo. 
Essenziale per me, per noi è:
* la questione fondamentale. La questione fondamentale, da cui discendono tutte le altre, per me dipende da molte cose. Dipende dal momento, dal giorno, dall’umore, dalla situazione in cui mi trovo. Ma in generale, la questione è la  prima posta nella Bibbia:
“Dove sei?” Dunque: dove sono? Quando Dio domanda ad  Adamo: “Ayekah, dove sei?”, penso che sia la questione essenziale.
Illustrazione 
di Anna Godeassi,
Paura
Dove sei nella vita? Davanti ad ogni dramma, in ogni situazione ci si domanda: qual è il mio ruolo? Dove mi colloco, io? Nel grande disegno divino o nel misero disegno degli uomini, dov’è il mio posto  rispetto a mio figlio, rispetto ai morti, ai vivi? Spero, davanti a simili questioni, di tendere una specie di filo che mi lega a quegli uomini, a quelle donne. Nel Midrash c’è sempre il seguente consiglio, rivolto all’essere umano: “Ricordati da dove vieni, dove vai  e a chi renderai conto della tua vita!”. Questo è il messaggio della Bibbia” (7).
* il discernimento della corresponsabilità verso la vita di tutti, habitus mentale intriso di speranza che si impara solo praticandolo. Nell'emergenza che l'umanità sta vivendo nella propria carne l'interdipendenza (ascolto com-passione cura dell'altro) è essenziale. Chi non vive questa reciproca corresponsabilità condanna tutti.
* il coraggio di essere laici. Il Decreto conciliare sull’apostolato dei laici (Apostolicam  actuositatem,7) pare proprio riferirsi al nostro tempo: “L’azione caritativa ora può e deve abbracciare tutti assolutamente gli uomini e tutte quante le necessità. Ovunque vi è chi manca di cibo, di bevanda, di vestito, di casa, di medicine, di lavoro, di istruzione, dei mezzi necessari per condurre una vita veramente umana, ovunque vi è chi afflitto da tribolazioni e da malferma salute, chi soffre l’esilio o il carcere, la carità cristiana deve cercarli e trovarli, consolarli con premurosa cura e sollevarli porgendo loro aiuto. E quest’obbligo si impone prima di tutto ai singoli uomini e popoli che vivono nella prosperità”. 
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di Anna Godeassi,
Tempo
* il rovesciamento del tempo.  Eravamo immersi in  un tempo senza misura  divenuto il qui ed ora di una puntiforme agitazione individuale o sociale in una  specie di sistematica distruzione di ciò che è consecutivo, del prima e del dopo, dove tutto è inconseguente ed insieme tutto è reso spettacoloso, dove ci si perde  nel  consumismo. La pandemia ci ha riportati a  ritrovare la memoria del passato,  a renderci consapevoli di vivere in una realtà che esisteva prima che noi venissimo al mondo, ad imparare sulla nostra pelle la responsabilità verso le generazioni future.
* la forza dell’agape.  Accanto al virus si diffondono straordinari atti di servizio ed abnegazione verso gli altri, “conversazioni di umanità” autentiche e non formali. Ci si accorge che l’umanità tutta è una grande  famiglia: convivio  dove è bene depositare le armi e sostituirvi gesti di gratuità, insieme vivere l’avventura della condivisione delle tragedie e delle gioie, dei sapori di arte e poesia,  delle speranze e  delusioni, di nobili sentimenti e catartiche emozioni. C’è sdegno per l’abisso di immoralità di miserabili sbruffoni, profittatori e speculatori. C’è  pianto  corale per “i morti in solitudine” ed i loro cari affranti. C’è sorriso - che sostituisce la stretta di mano nello scambio della pace - “il massimo  della espressione umana”, forza quasi taumaturgica  che non si eredita né si compra, ma trasmette la presenza in sé e negli altri del bello,  del vero, del buono. C'è silenzio, per intus-legere,  per ascoltare l'altro.
Illustrazione 
di Anna Godeassi,
Colori
* pensare e (è) sperare. In tempi “normali” pensare è difficile  perché è lento, rifiuta la manipolazione o l’omologazione, impone di leggere i libri e non solo sfogliarli, guarda con sospetto le molteplici “autorità cognitive” che stabiliscono per ciascuno di noi a chi credere e  chi votare. Pensare oggi è riscoprire il gusto del  sogno fondato e della speranza in una comunità responsabile dell'umanità tutta e del mondo, una comunità decisa ad intravvedere nuove opportunità e percorrere nuove vie.  
Pensare infine è riscoprire che il prevedibile e l’imprevedibile possono essere categorie artefatte e ciò che oggi è risultato a molti imprevedibile (il virus) in realtà era prevedibile, come è prevedibile pensare il futuro dopo il coronavirus, ponendo argini agli errori e peccati pregressi. (8) 
* non dimenticare, conservare la memoria di questa quarantena irta di  contraddizioni, dove  si intrecciano tragedie e  patimenti, gioie e dolori, donne ed uomini generosi al limite del martirio e squallidi truffatori e cinici speculatori; dove siamo costretti alla segregazione eppure ci sentiamo in comunità, uniti alla famiglia, agli amici, alla scuola, partecipi come non mai alle vicende locali e globali. 
Illustrazione 
di Anna Godeassi,
L'illusione del tempo
* la nostra precarietà: la morte (la mia, la tua) non più realtà rimossa dalla congiura del silenzio, non più bandita dalla vita frenetica ed edulcorata come spettacolo nei canali televisivi. Improvvisamente ci siamo specchiati nella sua tragicità in carne ed ossa ed ogni giorno ci tocca fare i conti con il  morire anche nelle forme terribili e dolorose di chi muore solo. Il timor mortis diventa ospite che sollecita a rivedere serenamente il nostro modo di vivere e di incontrare gli altri.
* e poi?  Per me credente si propone il quotidiano “estote parati” con lo sguardo a Cristo crocefisso e risorto, al buon ladrone, alle Beatitudini (9) e al richiamo di Matteo 25,31-46. 
Ecco in questo tempo di coronavirus il mio, il nostro  soggettivo  “silenzio dell’essenziale, lo spazio occupato da ciò che in una verità viene temuto”. 

Note.
1. Lo scritto di Guitton  risale al 1987, anno dell’edizione francese.
2. Primo osservatore laico a presenziare al Concilio sin dalla prima sessione, chiamato da papa Roncalli che aveva conosciuto come nunzio apostolico a Parigi dal ‘44 al’52 ed amico di papa Montini che lo eleggerà a suo confidente. 
3. o.c., p. 11.
4. o.c., pp.12-13.  Gli interlocutori  cui fa riferimento  sono due vescovi francesi, suoi grandi amici  di cui riporta  la conversazione circa “il silenzio prudente” che pareva mantenessero su ciò che giudicava essenziale. Ebbe questa risposta: “Tocca a noi ,vescovi e pastori, stabilire ciò che conviene dire o tacere in un caso storico, a un dato momento. Tocca a voi (filosofi, scrittori, romanzieri)  annunciare la verità, senza la nostra preoccupazione di adattamento. Spetta a noi l’incombenza di essere efficaci, prudenti e pazienti, per poter distinguere ciò che conviene attenuare per non urtare le coscienze, per rispettare i tempi. Questo compito appartiene alla carità. Ma, dopo il concilio, il laicato, come nella chiesa primitiva, ha ricevuto più che mai l’incarico della verità”
5. o.c., p.98. 
6. o.c., p.22.
7.  E.Wiesel (e Michail DeSaint Cheron), Il Male e l’esilio, Baldini&Castaldi, Mi,2001, p.214.
8. Si veda l’illuminante articolo di Vito Teti . Prevedibile e imprevedibile Pensare il futuro dopo il Coronavirus dell’11-4-20 in L’antivirus dialoghi sulla quarantena Prevedibile e imprevedibile. 
9. Cfr. Lc. 6,20-23 e Mt. 5,1-12
 “Ecco il segreto. E’ molto semplice:
non si vede bene che con il cuore.
L’essenziale è invisibile agli occhi”
“L’essenziale è invisibile agli occhi”,
ripeté il piccolo principe per ricordarselo…
“Gli uomini hanno dimenticato questa verità.
Ma tu non la devi dimenticare.
Tu diventi responsabile per sempre di
quello che  hai addomesticato”.
 (Antoine de Saint-Exupery, Il Piccolo Principe)

10 commenti:

  1. Elena Emanuela Ciampoli30 aprile 2020 alle ore 10:42

    Mi piace leggere il tuo pensiero, ho molto da apprendere ...per vivere l'oggi sempre più alla luce del Vangelo, lo stesso incarnato da questo meraviglioso Papa.

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    1. Permetti di sottolineare che io per primo ho molto da apprendere e che con te mia moglie ed io condividiamo l’anelito di “vivere l'oggi sempre più alla luce del Vangelo, lo stesso incarnato da questo meraviglioso Papa”. Grazie di cuore.

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  2. Caro Gian Maria hai raggiunto la cima! E dalla cima , come sempre, lo sguardo è panoramico.
    La profondità di queste tue riflessioni è ineguagliabile..
    Qui esprimo alcune considerazioni, non tutte, perché la densità degli interrogativi che hai disseminato richiede una lenta metabolizzazione.
    La pandemia ci ha colti di sorpresa e ci ha sconvolto la vita.
    Lo “ scompiglio “ è metanoia, come tu scrivi, o almeno deve essere. Se così fosse alla vita della dimensione piatta ed ingombra di cose superflue, si sostituisce la Vita, nella dimensione della Cura, della Grazia che chiede impegno alla sofferenza, alla compassione e gioia del Dono.
    Veramente tu passi in rassegna i molti nodi, ed indicandone qualcuno, metto attenzione al Tempo. Attenzione comune, che potrebbe, in beneficio comune, essere attenzione di tutti, applicando il “ buon discernimento onde far che al privilegio dello Spazio si sostituisca il primato del Tempo “ distensio animae “(Agostino). Così ci sarà la distinzione qualitativa del prima e del dopo. Insieme: tempo della preghiera (anche per chi è non credente) visto che la preghiera è Attenzione e Premura verso chi ci circonda, verso ciò che ci circonda; tempo delle letture; tempo del dialogo ( lento e disponibile all’ascolto); tempo dell’amicizia; tempo della prossimità.
    Papa Francesco ci ha avvisato già, quando ha specificato che “ dev’essere il momento per dedicarci al Tempo, dismettendo lo Spazio “. Un immenso grazie 😊

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    1. Caro Rosario, sempre generoso ad oltranza. In effetti devo molti ringraziamenti a questo “scompiglio”, che mi ha riportato al” rede in te ipsum” agostiniano… E’ proprio vero: al “privilegio dello Spazio si è sostituito il primato del Tempo distensio animi”, un salto qualitativo. Tempo delle letture (quelle che riguardano l’essenziale…), tempo della preghiera,della testimonianza della propria fede (così come ci è possibile,secondo quanto ci ricordava papa Francesco stamattina), dell’ascolto e del dialogo, dell’amicizia che si rivela e si invera anche nella sintonia dei pensieri e, dei sentimenti. Ti ringrazio.

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  3. Grazie è illuminante in questo tragico periodo.

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    1. Illuminante come un piccolo cerino che può aiutare a ritrovare il sentiero perduto nel bosco… Grazie.

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  4. Grazie.. è così bello, consolante e pieno di speranza pensare a ciò che per me e per noi è essenziale.

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    1. Grazie. In questa notte oscura della speranza “sperare è un dovere, non un lusso. Non è sognare, al contrario: è il mezzo per trasformare un sogno in realtà. Felici coloro che osano sognare…” (L.J.Suenens, Pentecoste 1974, in Lo Spirito Santo nostra speranza,ed.Paoline,1975,pp. 11-12).

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  5. Grazie! Distillato di saggezza autentica che nutre la mente e riscalda il cuore. Buona giornata e saluti cordiali.

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    1. Leggo il suo commento come un’umile proiezione di sé: Rossana ed io sappiamo bene quanto ella, ieri come docente ed oggi con le sue riflessioni in rete, sappia nutrire la mente e riscaldare i cuori. Un caro saluto .

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