Don Milani insegnante ed educatore, profeta di una scuola davvero "nuova", nel segno della speranza.
Post di Gian Maria Zavattaro
Immagini di alcuni dipinti giovanili (1941-43) di Don
Milani (esposti nella mostra di Palazzo Medici Ricciardi, risalente al 2013: qui l'articolo di riferimento).
Don Milani, Autoritratto |
Il taglio che darò al mio discorrere sulla scuola sarà centrato su don Milani, “l'uomo del futuro”, come titolava il suo libro E. Affinati, e spiegherò perché. La scuola non è un contesto come un altro, perché è il territorio in cui le generazioni si incontrano ogni giorno, il tempo per eccellenza delle “contaminazioni” tra età e culture diverse. É impresa ardua, se non impossibile, presentare in pochi minuti la complessità e problematicità della scuola italiana, fatta di migliaia di istituzioni costituzionalmente autonome, ognuna con la sua storia identità anima. Perciò, rischiando una rozza semplificazione utile però ad avviare il discorso, la inquadrerò entro due poli antitetici, tra i quali porre le intermedie modalità di essere di tutte le scuole italiane.
Da una parte la scuola sognata e praticata da don Milani che “siede tra passato e futuro e deve averli entrambi presenti”, segnata dalla passione pedagogica (1): scuola che vuole sviluppare un ruolo attivo in ogni persona perché cooperi a cambiare le cose, luogo-tempo in cui ognuno diventa protagonista, si sente ed è riconosciuto nella sua singolarità, perché il far sentire speciali le persone è essenziale nel processo educativo, se si vuole annunciare a tutti che un altro mondo è possibile.
Don Milani, Ragazzo accosciato |
La scuola con le sue contraddizioni,
irrisolti problemi e quotidiane emergenze rimane dunque zona di
frontiera.
Don Milani, La treccia di Elena |
Allora da dove iniziare la mia
conversazione e dove finire? Non ho dubbi, dalla speranza, cuore
della paideia, e mi pare naturale partire dalla
profezia di don Milani. Il 26 giugno si compiranno 50 anni dalla sua
morte e dalla pubblicazione della Lettera ad una professoressa. Si parla e si è
parlato tanto di lui anche in questi mesi, esaltato ed esecrato, come sempre
sin da quando era in vita e poi per 50 anni a questa parte. Ma un mese fa la
novità fulminante: la voce di papa Francesco, il suo videomessaggio per
la presentazione a Milano dell’opera omnia curata da Melloni ha liquidato una
volta per tutte il silenzio vergognoso delle gerarchie e la loro cronica
incomprensione, collocando la sua azione ed il suo pensiero nell’ordine della
speranza e profezia. Il Papa sarà poi il 26 giugno a Barbiana e a Bozzolo,
unendo idealmente e volutamente don Milani e don Mazzolari.
Sia ben chiaro: di don Milani intendo
parlare solo in quanto insegnante ed educatore cui riferirci anche nel nostro
diverso contesto. Ad altri sviscerare la franca complessità, la fede
adamantina, l’intransigente rigore, il sacerdozio intriso di obbedienza ed
amore per il Vangelo e la Chiesa.
In ogni caso don Milani è colui che nessuno può annettere. Lo hanno sottolineato più volte i suoi discepoli ed i suoi amici come p. Turoldo e p. Balducci (3). “Essere come don Lorenzo? Certo non è questo che si richiede ad un cristiano: di essere una copia dell’altro. Ognuno ha la sua faccia, e così ognuno ha la sua vocazione e il suo destino. Ma di avere il medesimo spirito, questo sì. Lo spirito di Cristo […] Dunque: nessuno deve 'scimmiottare' Lorenzo”(4).
Don Milani, che sul letto di morte
dichiarava che “non c’è peggiore
infedeltà che essere fedeli a un morto”, è di tutti e di
nessuno.
In ogni caso don Milani è colui che nessuno può annettere. Lo hanno sottolineato più volte i suoi discepoli ed i suoi amici come p. Turoldo e p. Balducci (3). “Essere come don Lorenzo? Certo non è questo che si richiede ad un cristiano: di essere una copia dell’altro. Ognuno ha la sua faccia, e così ognuno ha la sua vocazione e il suo destino. Ma di avere il medesimo spirito, questo sì. Lo spirito di Cristo […] Dunque: nessuno deve 'scimmiottare' Lorenzo”(4).
Don Milani, Uomo nudo |
Di nessuno di coloro per i quali la scuola è fabbrica
di egoismo e di individualismo, “a servizio dell’io” e non conoscono l'amore
pedagogico. Di tutti coloro invece che hanno a cuore (I care!) la scuola
luogo-tempo di “Servizio Sociale” in cui si ricerca “il sapere solo per usarlo al servizio del prossimo, per es. dedicarsi
da grandi all’insegnamento, alla politica, al sindacato, all’apostolato o simili”
(5). Di tutti coloro per
i quali compito della scuola è trasmettere una “cultura vera fatta di due cose: appartenere alla massa e possedere la
parola” (7). Oggi diremmo: essere e fare
comunità solidale, scegliere di stare con e dalla parte degli ultimi e delle
periferie; possedere conoscenze e competenze per affrontare il presente ed il
futuro, capaci di pensare, ascoltare, comunicare al mondo il
proprio “I Care” (6).
Don
Lorenzo si è fatto carico della povertà intesa non solo come miseria materiale
bensì mancanza di cultura e di istruzione. Sul piano di un riscatto culturale
la prima azione pastorale non poteva che essere la scuola, scuola
dichiaratamente volutamente aconfessionale (8), perché nessuno fosse
imbrogliato”, ma ognuno potesse diventare “uomo dalle 1000 parole” (9).
Don Milani, Ghita |
La testimonianza di don Milani ci
sollecita ad una scuola davvero “nuova” che oppone la lentezza e la biblica
virtù della pazienza all’ossessione per le vite di corsa e per l’inseguimento
competitivo ed arrogante, che si gioca nell’intensità delle ore di lezione di
qualsiasi disciplina, irripetibili avvenimenti per aprire intelligenza e cuore
alle conoscenze e competenze, alle relazioni interpersonali, agli incontri tra
culture. Scuola che si fa carico della sofferenza del perdente e del “diverso”,
che non trasmette sempre e solo il “pensiero convergente” ma sa ugualmente
promuovere il “pensiero divergente”, non educa al conformismo gregario ma alla
corresponsabilità, non dà risposte uguali a persone in
situazioni disuguali. Scuola dunque dell’I Care, la sola che può far lievitare la speranza in un'umanità meno sofferente e più solidale, dove si cammina insieme e, come don Milani con i suoi ragazzi, "insieme normalmente si arriva alla verità".
Don Milani, Nudo femminile mutilo |
“Don Lorenzo Milani come educatore ed insegnante ha indubbiamente
praticato percorsi originali, talvolta, forse, troppo avanzati e, quindi
difficili da comprendere e da accogliere nell’immediato. […] La sua inquietudine
però non era frutto di ribellione ma di amore e di tenerezza per i suoi
ragazzi, per quello che era il suo gregge, per il quale soffriva e combatteva
per donargli la dignità che, talvolta, veniva negata. La sua era
un’inquietudine spirituale, alimentata dall’amore per Cristo, per il Vangelo,
per la società e per la scuola che sognava sempre più come “un ospedale da
campo” per soccorrere i feriti, per recuperare gli emarginati e gli scartati.
Apprendere, conoscere, sapere, parlare con franchezza per difendere i propri
diritti erano verbi che don Lorenzo coniugava quotidianamente a partire dalla
lettura della Parola di Dio e dalla celebrazione dei Sacramenti[…]. La
sofferenza, le ferite subite, la croce, non hanno mai offuscato in lui la luce
pasquale del Cristo Risorto, perché la sua preoccupazione era una sola, che i
suoi ragazzi crescessero con la mente aperta e con il cuore accogliente e pieno
di compassione, pronti a chinarsi sui più deboli e a soccorrere i bisognosi,
come insegna Gesù (cfr. Lc 10, 29-37), senza guardare al colore della loro pelle,
alla lingua, alla cultura, all’appartenenza religiosa” (dal video
messaggio di Papa Francesco del 23.4.2017).
Don Milani, Il santo scolaro |
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Questo articolo è un estratto della relazione tenuta a Sassello, presso il Campo Scuola Agesci 2017, sotto la guida degli amici Donatella Mela e Fabrizio Coccetti.
Gian Maria, dopo un lavoro instancabile ( lo so!), ci consegna un post ricco di suggestioni, seme liberatore di mille e mille riflessioni personali. Perché fa diventare si' centrale la figura di don Milani, ma da lì spazia sui problemi della crisi della scuola italiana, malamente curata dalla cosiddetta "buona scuola ", sui temi della condizione giovanile, sui problemi della società e della politica.
RispondiEliminaSua Musa ( mi si perdoni la metafora) è la Fede, condita di saggia Paideia!
Caro Rosario, ho letto il tuo commento, sempre oltremodo generoso, e non sono riuscito a trattenere una intensa commozione quasi fino alle lacrime (di gioia, di gratitudine, di amicizia) per la tua capacità - voce lucida fortemente empatica incisiva - di comprendere leggere interpretare lo stato d’animo e il nascosto turbinio interiore. Grazie, caro amico.
EliminaDon Milani.....benestante e colto ha messo a disposizione degli " ultimi " tutte le sue doti umani arricchite dalla pedagogia....dalla psicologia... dalla sociologia e manifestate da una personale metodologia....era ricco ma si è fatto povero....
RispondiEliminaUn insegnante che partiva dal linguaggio ...dall' importanza di parole - termini appropriati ..le sue lezioni erano un " dizionario vivo..parlante con sinonimi e contrari grazie al lavoro di gruppo ......e sempre grazie alle sue paterne correzioni i giovani finivano con l' entrare nello stile giornalistico ...o narrativo....La sua metodologia è ciò che piu necessita oggigiorno perché con la pratica educava ed istruiva non solo i giovani ma anche le famiglie...: formava uomini donne responsabili ... infondendo consapevolezza del dire e fare....
Sincerità ed onestà e fermezza dovevano prevalere come espressioni di carattere e temperamento....
Grazie per il video a cui seguono altri interventi per descrivere il grande...Don Lorenzo Milani..... un pedagogista tra tanti pedagogisti che hanno contribuito alla " educazione della persona " tramite la cultura..
Grazie a lei per questo commento che arricchisce la riflessione. Buon pomeriggio!
EliminaGrazie! Sempre contributi belli e attuali.
RispondiEliminaGrazie a lei per l'attenzione e la lettura. Buon fine settimana!
EliminaUn Uomo nel tempo, ma senza tempo.
RispondiElimina“La scuola siede fra il passato e il futuro e deve averli presenti entrambi".
RispondiEliminaE allora il maestro deve essere per quanto può profeta, scrutare “i segni dei tempi”, indovinare negli occhi dei ragazzi le cose belle che essi vedranno chiare domani e che noi vediamo solo in confuso” (Lettere di don Milani priore di Barbiana, Mi, Mondadori, 1970, pp. 222-223).
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