Monesi dopo l'alluvione, tra sofferenza e resistenza.
🖋Post e fotografie di Rossana Rolando.
Poco sopra Monesi di Triora |
Monesi di Triora e Piaggia sullo sfondo |
Oggi a Monesi ci si arriva attraverso una via più lunga, passando per Viozene e Upega nella confinante provincia di Cuneo. Si giunge a Piaggia – caratteristico paesino segnato anch’esso dall’alluvione e inagibile fino a pochi giorni fa - per vedere la grande frana di rimpetto a Monesino (qui il video) e lassù, in alto, intatta, Monesi di Triora. Le care Elisa e Annalisa, che il sabato e la domenica si recano là per tenere aperto il bar, ci dicono che forse verrà creata una strada di cantiere in Monesino per raggiungere Monesi di Triora… chissà (stanziamento regionale di 500.000 euro).
Poco sopra Monesi di Triora |
Una
borgata - di poche palazzine e un condominio più alto - che per molti motivi
non si è trasformata in una località turistica alla moda, fatta di negozi
discoteche attrazioni e tanta speculazione edilizia…
Assistiamo alla transumanza |
Arrivo del Tre Pini |
Andando
verso il Redentore, si scorgono altri segni di sofferenza. Tutta la montagna si
è mossa dal Saccarello in giù. E così la strada che da Monesi conduce alla
Prima stazione della vecchia seggiovia e poi allo skilift del Plateau è, in
alcuni punti, interrotta, spezzata, in molti altri spaccata. Si può salire solo
a piedi e noi saliamo, fino all’arrivo del Tre Pini. Chi ha sciato a Monesi sa
lo splendore delle sue piste (la verde, la blu, la rossa, il plateau...), la varietà dei percorsi (compresi gli strepitosi fuoripista), la sfida della difficoltà (il muro!)
e conosce – per esserci passato/a tante volte con gli sci – ogni curva, ogni balzo,
ogni strettoia…
Anche gli alberi sembrano lanciare il loro grido a chi arriva: sono secchi, sfibrati, grigi e marroni. Elisa al bar ci dice che è colpa della siccità.
Anche gli alberi sembrano lanciare il loro grido a chi arriva: sono secchi, sfibrati, grigi e marroni. Elisa al bar ci dice che è colpa della siccità.
Nel nostro cammino ci accompagnano, prima, le mucche portate all’alpeggio, poi, più in su, solo il
silenzio e i fischi delle marmotte. I rododendri sono ormai alla fine della
fioritura, ma la gamma di colori - giallo, viola, azzurro, bianco… - e l'infinita varietà di fiori: gigli, garofanini, margherite, roselline, campanelle… sono il segno di una
natura che resiste e vuole crescere, non vista da nessuno continua ad elevare
il suo inno alla vita e alla bellezza…
Da lei vorremmo imparare anche noi questa risoluta e ostinata resistenza.
Da lei vorremmo imparare anche noi questa risoluta e ostinata resistenza.
Garofanini |
Bellissime foto, con la "chicca" di due apprezzati ritratti dei principali conduttori del blog.
RispondiEliminaUna descrizione attenta, sensibile e partecipata emotivamente del paesaggio, dei luoghi.
Si potrebbe disquisire sul significato di Paesaggio.. e mi limito a dire che è insieme luogo fisico e luogo dell'anima. Rifugio salutare davanti allo stress della vita frenetica imposta da un Consumismo indotto, che non ci appartiene.
Personalmente mi ritrovo, perché appena un po' il territorio della mia provincia Natale gli assomiglia ( Messina )
Caro Rosario, sempre attento e premuroso! Ti rispondo per ora io, perché Rossana è impegnata negli esami di maturità: si sa, in mancanza del cavallo..... Il paesaggio, quello montano in particolare, è proprio come tu dici: ”luogo fisico e luogo dell'anima” a Messina, come ad Imperia o a Cuneo.... E' per noi un apppuntamento fisso, costantemente ripetuto, un bisogno appunto fisico e spirituale. Camminare (con dolce fatica) nel silenzio dell'aria aperta, contornati dalle vette liguri-piemontesi, tra prati rocce alberi fiori terra sole (ma anche pioggia) ed all'orizzonte il mare che traluce... Godere lo scorrere della giornata (e della vita) , il cangiare del paesaggio, il movimento dei suoni e dei colori. E così riscoprire il mondo reale, riconoscere il bello il buono il vero il giusto e tornare alla vita quotidiana ricchi di sempre nuove conoscenze, di meraviglia e di rendimento di grazie. Parentesi indispensabile di solitudine, ma non di isolamento, dove si ravviva il valore dell'alterità insieme all'impegno sociale che ognuno di noi cerca di testimoniare, dove le parole ed i discorsi si fanno essenziali mai banali. Sperando di ripercorrere presto gli stessi o analoghi sentieri con i più cari amici....
RispondiEliminaBuonasera ! Per L ennesima volta vedo con piacere che si incita e si ringrazia la care elisa eANNALISA.
RispondiEliminaMa noi gestori della vecchia partenza che non siamo mai andati via e viviamo qui da prima di Natale con i problemi e disagi che abbiamo sopportato siamo rammaricati di non vedere e che non venga riconosciuto il nostro solido e presente contributo che abbiamo dato per Monesi tutto l'inverno senza mancare un giorno e questo impegno continua ancora oggi.
Un grazie a questo punto ve lo diciamo noi!
Cordiali saluti
Simona e maurizio
Signor Maurizio e signora Simona, buongiorno. Non era obiettivo dell’articolo privilegiare gli uni a scapito degli altri. Ho raccontato una giornata trascorsa tra i monti feriti di Monesi. Ho salutato volentieri al bar le care Elisa e Annalisa che conosco da quando ragazza salivo a Monesi per sciare d’inverno e per trascorrere alcuni giorni d’estate. La vostra presenza quotidiana e “di trincea” presso la Vecchia Partenza è indubbiamente importante riferimento per chi non vuole lasciare morire questa montagna e questi luoghi amati. Il nostro grazie (mio e di mio marito) si rivolge anche a tutti coloro che si sono adoperati per Monesi e che noi non conosciamo, così come il nostro pensiero va, in particolare, alle persone che hanno perduto la loro casa e tutto quello che essa rappresentava nei loro affetti e nella loro storia. Un saluto, Rossana Rolando.
RispondiEliminaBuongiorno sig.ra Rossana,
EliminaLa ringrazio per il vostro pensiero.Lasciamo sotto quelle macerie ricordi di una vita nostra e dei nostri figli,non abbiamo potuto salvare niente di quello che avevamo nelle nostre case.Il nostro era un progetto di vita a lungo sognato e coronato con l'apertura lo scorso 22 aprile 2016 del B&B,anch'esso prossimo al crollo.Abbiamo perso tanto sia moralmente che economicamente e alla nostra etè non è facile sognare ancora.Ancora grazie
Cordiali saluti
Giuseppe De Paolo
Cinzia Lanteri
Grazie per il vostro accorato, commosso, commento. Quello che descrivete è davvero un grande dolore, soprattutto per l’investimento di tempo, sogni, prospettive che avete riversato su questo progetto di Monesi. E’ difficile dire qualcosa, come è difficile consolare chi ha subito un terremoto e ha perso tutto. Quello che ci possiamo augurare è un intervento celere da parte delle istituzioni, perché si possa procedere ad un lavoro di recupero del possibile ed a un auspicabile indennizzo. Se questo nostro piccolo articolo vi ha fatti sentire, per un attimo, una qualche forma di solidarietà e vicinanza, è già qualcosa, se poi si riuscirà – insieme ad altre voci, ognuna con le sue modalità – a tener sveglia l’opinione pubblica su Monesi , sarà senz’altro un importante risultato. Un abbraccio ideale, Rossana e Gian Maria.
RispondiEliminaBella la piega che ha preso il post. Piena di passione, di bisogno di sentire l'attenzione degli altri, di non sentirsi soli per continuare a sperare a lottare.
RispondiEliminaGrazie caro Gianni, hai colto pienamente il nostro sentire. Buona serata.
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