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martedì 28 giugno 2022

Promessa e durata.

Post di Gian Maria Zavattaro
Sculture dell'artista italiano Andrea Malfatti (1832-1917).
 
Andrea Malfatti, Mani infantili
La nostra esistenza  è costellata di promesse date e ricevute, senza le quali la nostra vita sarebbe un cammino insipido, perso nell'attimo fuggente e privo di  trepidazioni. Sono il sale della vita, ci aprono ai bagliori dell’attesa ed alla luce della speranza, ci dischiudono orizzonti impensati.
Sono tante le promesse: ci sono quelle che scavano la nostra vita, segnano avvenimenti per noi decisivi e fondano scelte definitive, come il battesimo per il credente, il matrimonio, la relazione amicale, le decisioni prime ed ultime in campo religioso, sociale, politico, professionale che impegnano tutta una vita; ci sono le promesse giuridiche-contrattuali che vincolano a una certa prestazione una  o ambedue le parti; ci sono le promesse giurate, con tutte le speciali modalità  di obbligazione, come  il voto religioso o  la promessa del celibato nel prete cattolico; ed infine le promesse che fanno parte della nostra esperienza quotidiana, non importa se esplicite o implicite o persino silenziose e non verbali.

sabato 18 giugno 2022

Ribellione.

Post di Rossana Rolando
Immagini di Friedrich Justin Bertuch, editore tedesco (1747-1822).
 
Bertuch, Drago, 1806
Le fiabe non dicono ai bambini che esistono i draghi: i bambini già sanno che esistono.
Le fiabe dicono ai bambini che i draghi possono essere sconfitti (G.K.Chesterton).
 
Ho letto recentemente il tema di un bambino di seconda elementare: uno scritto abitato da draghi, Titani, giganti e forze dirompenti, uscite dalle viscere della terra, tali da muovere l’ira dell’Olimpo e degli dei tornati guerrieri, per combattere in difesa del loro regno. Un immaginario già sviluppato e complesso in cui i temi del male e del conflitto sono lì a testimoniare un mondo di simboli mitologici ben introiettati.
Molte volte ci siamo chiesti perché nelle fiabe ci siano personaggi spaventosi: streghe, mostri, pirati crudeli… Chesterton ne fornisce una profonda interpretazione: i draghi – metafora del male che corrode il mondo - esistono e i bambini lo sanno, non li si può proteggere dalla loro presenza. Però le fiabe ci sono per dire che i draghi possono essere sconfitti e questo, in certo qual modo, pone al riparo dall’angoscia.
Poi si cresce e si continua a sapere che i draghi esistono, ma si teme di non poterli vincere.

sabato 11 giugno 2022

Pensiero e spazio.

Post di Rosario Grillo.
 
Kandinskij, Ferrovia, 1909
In fisica si è passati con grande fatica dallo spazio assoluto alla relatività dello spazio; poi, di seguito, si sono “agitate le acque” per un rapido succedersi di cambiamenti che hanno portato alla fisica dei “quanta”.
Altrove avevo già sondato il terreno della congiuntura culturale, tra fine ottocento e l’inizio del 900, per ricavarne la pregnanza della questione (arte, letteratura, filosofia, antropologia). Oggi mi concentro sulla relazione che si instaura tra il pensiero e lo spazio e dichiaro, a scanso di equivoci, di essere stato provocato da un insegnante di letteratura russa attento al tema della relazione. (1)
In questa prospettiva - semplifico - lo spazio incide sul pensiero, disponendolo alla cura della relazione. Molte situazioni ci convincono che il nostro atteggiamento mentale, con il conseguente flusso di pensieri, è influenzato dal luogo nel quale ci troviamo. La traduzione di ciò, allora, diventa il riconoscimento dello spazio come schermo (filtro) attraverso il quale pensiamo. Vale la pena dedurre, da tutto ciò, la vitalità del pensiero: ovvero, il pensiero è qualcosa di vivo, si muove non nell’Olimpo dell’astratto ma nel concreto dell’esistere.
È necessario anche stabilire il legame spazio-tempo. Solitamente li consideriamo associati. Si può riflettere quindi sul peso che ha esercitato il tempo nella formulazione della einsteiniana legge di relatività (1916); ma soprattutto si potrebbe andar dietro alla differenziazione Occidente-Oriente, riconoscendo nel primo il primato del “tempo” e nel secondo quello del “filtro spazio”. Questa dicotomia è parecchio diffusa, basata su distinte peculiarità: in Occidente prevale il pensiero razionale, che va più per l’esterno, e in Oriente prevale il sentire intuitivo, che va più per l’interno.
In molte occasioni, in certi passaggi di epoca culturale, si è prevalentemente utilizzato il codice dello schematismo geografico, dal quale il succitato distacco Occidente-Oriente si è giovato.
Maciej Bielawski ha insistito però - secondo me con ragione - sulla convenienza - ed è rilievo ontologico - a concepire interno a ciascun atto del pensare l’incidenza, con l’alternarsi e confluire nel tempo e nello spazio.
Disposti in questo modo, apriamo il pensiero al vasto campo delle emozioni. (2)

sabato 4 giugno 2022

Referendum giustizia: sì o no, pro o contro?

Post di Rossana Rolando.

James Ensor, Il giusto giudice, 1892
In questo post presento alcune analisi, volutamente prive di qualsiasi tecnicismo, sull’imminente convocazione elettorale: da una parte per contribuire a fare chiarezza in chi ne avverte il bisogno, dall’altra parte, nella convinzione che il voto sia sempre un momento da prender sul serio, come cittadini e cittadine (anche se i quesiti referendari in questione toccano materie effettivamente molto tecniche e complesse).
 
Come sappiamo, domenica 12 giugno 2022, si vota per il referendum sulla giustizia, articolato in cinque quesiti, con schede di colore diverso. In ciascuno di essi si chiede se si vuole cancellare (abrogare) una parte degli articoli di legge in questione: chi vota no ritiene che tutto debba rimanere com'è, chi vota sì vuole che vengano eliminate le parti in causa. Il referendum è vincolante se va a votare, in modo valido, il 50% + 1 (quorum).