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venerdì 27 gennaio 2017

La dissonanza dell'arte e il Terzo Reich.

Tracce di riflessione sull'antitesi tra arte e Terzo Reich.
🖊 Post di Rossana Rolando. 
🎨 Tutte le immagini riproducono disegni di Tommaso D'Incalci. 

Il lavoro rende liberi
Il filosofo tedesco e musicologo Theodor W. Adorno (1903-1969) ha scritto:
“…il terzo Reich non è riuscito a produrre una sola opera d’arte” (Th. W. Adorno, Minima moralia, Einaudi, Torino 1979, p. 119).

E’ una frase che colpisce e che si può comprendere meglio alla luce di due altre affermazioni:
“...finché tra gli uomini c’è una coscienza del dolore, ci deve essere anche l’arte come forma oggettiva di questa coscienza” (Th. W. Adorno, Metafisica, Concetto e problemi, Einaudi, Torino 2006, p. 133).
“C’è più piacere nella dissonanza che nella consonanza […] Ciò che stride […] diventa fascino; e questo fascino […] conduce la nuova arte nella terra di nessuno, che sta in rappresentanza della terra abitabile” (Th. W. Adorno, Teoria estetica, Einaudi, Torino 1977, p. 69).

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Lo straniero
Per Adorno l’arte ha un duplice compito: denunciare le storture dell’esistente e annunciare un mondo nuovo, la “terra di nessuno” che non è ancora “terra abitabile”. Nel cogliere la disarmonia, l’imperfezione, la dissonanza di “ciò che stride”, l’arte rende accorti della riconciliazione che non c’è ancora e, nello stesso tempo, tiene desta l’idea della redenzione, facendosi segno anticipatore ed utopico. Di qui si comprende perché il Terzo Reich non ha prodotto opere d’arte e non le ha neppure tollerate al proprio interno, distruggendo dipinti, mandando al rogo libri e condannando interi universi artistici: l’ideologia che nasconde e deforma la realtà è del tutto incompatibile con l’arte intesa “politicamente” come spazio di riserva critica e di futura possibile liberazione.

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Un paio d'ali
In questo breve post ho inserito alcuni disegni predisposti dall'illustratore e amico Tommaso D’Incalci. Sono rappresentazioni delicate e malinconiche, capaci di comunicare la virulenza di certi mali che attanagliano l'uomo, attraverso l'uso di sottili metafore. Riguardano tematiche relative alla xenofobia, alla discriminazione, all’antisemitismo, allo sterminio nazista… ma possono essere estese – nel loro intimo significato – ad altri contesti, fino all’oggi. 
Suggerirei di assumere come chiave di lettura l’indicazione di Adorno: nella denuncia è già presente – in qualche misura – l’annuncio, nella critica alla terra che abitiamo, si prefigura un’altra più abitabile terra.

L'ospite inatteso
Nuove generazioni
Il riflesso della memoria

20 commenti:

  1. Una piena conferma della capacità propositiva di Rossana , che affida all'arte, fidata amica, il compito di creare i sentimenti per partecipare alla giornata della Memoria.
    Dice giustamente Adorno : non c'è compatibilità tra terzo Reich ed Arte, perché l'arte celebra il Bello ( che si relaziona al Bene, al Vero ) e rifugge dalla Bruttura e Brutezza.

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    1. In "Minima moralia" (p. 270), Adorno scrive: "Il compito attuale dell'arte è di introdurre caos nell'ordine". Mi pare un grande compito ieri come oggi, quello di svelare il disordine nascosto dentro l'apparente ordine (nel significato ancora oggi valido di ideologia come rappresentazione deformata della realtà). Grazie Rosario.

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  2. Delicato modo di "attraversare" un tema così terribile. Con matite che racchiudono come scrigni sentimenti indicibili. Grazie Roberta Leonetti

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    1. Tommaso D'Incalci sarà molto contento di questa bella e vera considerazione.

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  3. Palloncini neri, non colorati, si librano leggeri in volo: contengono le nostre lacrime per i colpiti dell'Olocausto.

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    1. Un'interpretazione coinvolgente, carica di riflessi emotivi.

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  4. Bel post. Complimenti all'autrice.

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    1. Grazie a lei per il gradito apprezzamento. Buon pomeriggio.

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  5. Pensare che l'ideatore dell'Olocausto credeva di essere un artista!

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    1. Alle volte la storia rende ragione di certe stramberie e questo assume tanto più valore quanto più serve a fare luce sulla verità di una figura che potrebbe sembrare semplicemente ridicola se non fosse per tutto quel tragico e insensato dolore che ha provocato.

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  6. Io non potrei mai dimenticare anche perché mi hanno dato il nome di mio zio morto di tifo petecchiale a Mathausen (non so come si scrive).
    I pidocchi...lui che era veterinario..
    E due cugini stretti, a cui i fascisti hanno portato via il patrimonio e la vita.

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  7. MEMENTO
    Per impedire che il sonno della ragione rigeneri mostri può essere d'aiuto anche rileggere le parole di Sigmund Freud ad Albert Einstein (1932). Esse delineano etica ed estetica della pace:
    "La guerra contraddice nel modo più stridente tutto l’atteggiamento psichico che c’è imposto dal processo di civilizzazione, dobbiamo ribellarci ad essa, non la sopportiamo più, non si tratta di un rifiuto intellettuale o affettivo, per noi pacifisti si tratta di un’intolleranza costituzionale, della massima idiosincrasia....Mi sembra che le degradazioni estetiche della guerra non abbiano nel nostro rifiuto una parte molto minore delle sue crudeltà”.
    Non c'è pace senza giustizia, senza consapevolezza e senza bellezza. Qualunque discostamento da tali assi può solo accumulare e scatenare "Destrudo" di cui la Shoah è stato un tragico apice nella storia umana.

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    1. Grazie per aver sottolineato che "per noi pacifisti si tratta di un'intolleranza costituzionale".

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  8. Con quel sistema era morta l'arte poiché era morto lo spirito.

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    1. Certamente era morto il pascaliano "esprit de finesse". Grazie e buona serata.

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  9. Riflessioni magistrali. Penso che i miei alunni di terza media possano capirle e trarne utili spunti. Grazie.

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  10. @mari da solcare. Grazie di cuore per l'apprezzamento che è sempre molto gradito. Un caro saluto.

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