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domenica 28 aprile 2019

Fede e mistero.

Post di Rosario Grillo.
Immagini di alcune opere del pittore svizzero Arnold Böcklin (1827-1901),  esponente di grande rilievo del Simbolismo di area tedesca.

Arnold Böcklin, 
Il bosco sacro
Tu, l'al di là di tutto: come è possibile lodarTi?
Come potrà inneggiarti la parola? Nessuna parola, infatti, può esprimerti. Come ti contemplerà l'intelletto? Nessun intelletto, infatti, può percepirti. Tu solo sei ineffabile, poiché le parole a Te devono l'origine. Tu solo sei inconoscibile, poiché i pensieri a Te devono l'origine. Tutto canta Te, sia ciò che ha voce sia ciò che non l'ha. Tutto rende a Te onore, sia ciò che ha intelletto sia ciò che non l'ha.
Comuni sono i desideri di tutti gli esseri, comuni i gemiti che completamente circondano Te. Te supplica, con pietosa preghiera, il tutto. A Te si dirige un inno silente: lo pronunciano tutti gli esseri che intellettualmente contemplano ciò che Tu hai creato.
È solo per Te che tutto permane. È solo per Te che tutto cammina nell'universale moto. Di ogni cosa Tu sei compimento: Uno, Tutto, Nessuno, anche se non sei né unico né tutti. A Te è ogni nome: come chiamare Te, il solo che non si può nominare? Qual intelletto, figlio del cielo, penetrerà i veli che si stendono sopra le nubi?
Sii benigno, Tu, l'al di là di tutto: come è possibile lodarTi? (Gregorio Nazianzeno).

Arnold Böcklin, 
L'isola dei morti 
(prima versione)
Sto scrivendo mentre il Vangelo di Giovanni, nel giorno di Pasqua, ribadiva la novella del sepolcro vuoto per ammonire prima che sulla Resurrezione, sul vuoto che dobbiamo fare per ri-nascere, per ri-sorgere.
La morte è sconfitta, la Vita trionfa. Capitolo primo e fondamento della fede cristiana.
Riandando alla fede, mi interrogo sull’intreccio che in essa si aggruma tra rivelazione e mistero.

martedì 23 aprile 2019

Marco Balzano, "Resto qui". Restare in quanto resistere.

Post di Rossana Rolando.

Marco Balzano, 
Resto qui, Einaudi
❄️Ho appena finito di leggere il libro “Resto qui” di Marco Balzano¹, scrittore che ho avuto il piacere e l’onore di ascoltare il 12 aprile 2019, in occasione del Premio letterario tenuto nel Liceo in cui insegno.
Se associo questo suo libro alla ricorrenza del 25 aprile non è certo per il contenuto storico di liberazione dal nazifascismo - e dall’orrore del potere rappresentato da esso - che la giornata tradizionalmente richiama.
La storia raccontata non rileva alcuna vera discontinuità tra il prima e il dopo (rispetto al 25/4/1945). Narra di un paese della Val Venosta, nel sud Tirolo, vicino alla Svizzera, che conosce l’occupazione fascista prima (fino al 1943) e quella nazista poi (fino al 1945). La politica di italianizzazione condotta dal regime nei confronti della popolazione, di lingua tedesca, innesca una guerra tra italiani e sud tirolesi, tale da condurre questi ultimi, o almeno molti di loro, a vedere nel führer una possibilità di scampo rispetto all’oppressione fascista.
E, soprattutto, racconta di una diga - progettata prima degli anni ’20, iniziata nel 1940 e portata a termine nel 1950, a guerra conclusa - che seppellisce sotto una tomba d’acqua il paese di Curon (di cui fanno parte i protagonisti del romanzo), lasciando al suo posto un grande lago, da cui emerge soltanto il campanile di una chiesa, unica vestigia di un passato dimenticato.
Tra il fascismo e il dopoguerra, per il destino del luogo – “i masi, la chiesa, le botteghe, i campi dove pascolavano le bestie”² - non cambia nulla: nessun 25 aprile interrompe quella logica per cui “il progresso vale più di un mucchietto di case”³.

❄️Dunque il motivo per il quale credo di poter associare “Resto qui” al 25 aprile va ben al di là della semplice ricorrenza storica: è lo spirito che attraversa il libro e che trova la sua sintesi nella postfazione dello stesso Marco Balzano:
“Se la storia di quella terra e della diga non mi fossero parse da subito capaci di ospitare una storia più intima e personale, attraverso cui filtrare la Storia con la s maiuscola, se non mi fossero immediatamente sembrate di valore più generale per parlare di incuria, di confini, di violenza del potere, dell’importanza e dell’impotenza della parola, non avrei, nonostante il fascino che questa realtà esercita su di me, trovato interesse sufficiente per studiare quelle vicende e scrivere un romanzo”⁴.

giovedì 18 aprile 2019

"Farò la pasqua da te con i miei discepoli", don Primo Mazzolari.

Post di Gian Maria Zavattaro
Immagini de Il mattino della resurrezione del pittore svizzero Eugène Burnand (1850-1921) e del Cristo nel deserto del pittore russo Ivan Nikolajevic Kramskoj (1837-1887).
 
Eugène Burnand, 
Il mattino della resurrezione, 
Giovanni e Pietro corrono al sepolcro 
(1898)
Martedì 9 aprile l’Agenda famiglia 2019 (ed. Famiglia cristiana) riportava una citazione del card. A. Comastri, che qui trascrivo: 
“E quando, nell’orto degli ulivi, Gesù soffriva un’autentica agonia pensando che stava offrendo la sua vita per una sterminata famiglia di peccatori, spesso ingrati, spesso indifferenti, o addirittura ostili, in quel momento sentì nel cuore il desiderio del conforto dei discepoli e disse loro: “Vegliate e pregate con me”. Si addormentarono tutti!  E’ la storia dell’indifferenza che si ripete; è la storia terribile della noncuranza di Dio che è davanti agli occhi di tutti anche in questo momento”. 
Il passo citato del card. Comastri mi ha sollecitato  a rileggere “Dietro la croce  e Il segno dei chiodi” di  don Primo Mazzolari (1) e a soffermarmi su alcune pagine dei due saggi (scritti in anni drammatici tra il 1942 e il 1943), per me presa d’atto  della mia cecità e insieme conforto e risposta alla mia personale urgenza di congruenza.

venerdì 12 aprile 2019

“SCUOLA MIGRANTES", integrazione linguistica ed inclusione sociale interculturale.

Post di Gian Maria Zavattaro

Katholieke Illustratie
(settimanale olandese), 
Autore ignoto, Emigranti, 1894
Siamo un gruppo di volontari, credenti e non credenti: Giorgio (diacono),  don Edmondo (presbitero, Direttore dell’Ufficio diocesano Migrantes), Claudio (responsabile di “Noi siamo”), Elena (segretaria e codocente) Gian Maria (docente), Giuliano (coordinatore), Joulie (segretaria e codocente), Letizia (docente),  Lucia (segretaria e codocente), Marina (docente), Monica (docente),  Rosa (segretaria), Rosella (docente).
Insieme abbiamo deciso di dar vita,  sotto l’egida dell’Ufficio diocesano “Migrantes” diretto prima da Giorgio ed ora da don Edmondo,  ad una scuola di italiano rivolta  in primo luogo ai rifugiati  accolti nello Sprar e Cas di Albenga, ma aperta a tutti, stranieri e cittadini italiani interessati ad imparare od approfondire la lingua italiana. Alcuni di noi da anni erano operativi; come “scuola Migrantes” lo siamo  dal marzo 2018.

giovedì 4 aprile 2019

Quaresima. Tempo di attesa.

Post di Rosario Grillo
Immagini del San Giovanni Battista nel deserto, del pittore olandese Geertgen tot Sint Jans (1460-1490).

Geertgen tot Sint Jans, 
San Giovanni Battista nel deserto, 
particolare
Una Chiesa in cammino.
Mi attrae, molto, il modo di comunicare di Papa Francesco: così semplice e diretto!
Nemmeno nei documenti ufficiali, e tra essi metto le encicliche, troviamo una argomentazione professorale, cattedratica... già questo lo distingue dalla forma ricercata, in gran parte teologale, del linguaggio, scritto e parlato, dei pontefici di prima, ancor di più dei pontefici di tempo fa.
È un controsenso: egli proviene dal mondo dei Gesuiti, che, come ordine, è riconosciuto amante della messa in scena (teatralità della Controriforma), fautore della tecnica intellettuale...fino all’estremo della “casistica.
Lo ritrovo invece vicino al modello tracciato da E. Mounier: “Occorre soffrire perché la verità non si cristallizzi in dottrina ma nasca dalla carne(1). La conferma nella Chiesa di Bergoglio, da lui descritta come “ospedale da campo.