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martedì 15 luglio 2025

Disfunzioni della famiglia

Andrea Bajani, L'anniversario. Premio Strega 2025
 Post di Rossana Rolando
 
“Sàlvati, lasciami per sempre” 
(p. 113)
 

Vivo un’estate all’insegna della cura, tra ospedali e riabilitazioni di miei familiari. E’ l’esperienza della famiglia come luogo di affetti profondi e di sollecitudine. Eppure, vi può anche essere un vissuto opposto, come quello che racconta l’ultimo Premio Strega, L’anniversario, di Andrea Bajani. 
 
Esso presenta - come una liberazione – la ricorrenza di una separazione definitiva. Non stupisce di per sé: la nostra vita è costellata di distacchi, spesso dolorosi, altre volte necessari. Quel che rende però peculiare la svolta di cui il libro tratta è la sacralità dei legami che vengono recisi, quelli che da sempre sono avvertiti come segnati dal destino e quindi intoccabili. Sono i vincoli che si instaurano all’interno di quella cellula sociale da cui tutti proveniamo – la famiglia – che pure può diventare deposito di mille tensioni e disfunzioni, tenuta insieme da una vera e propria “malattia psichica” (p.122). Di questo l’autore si occupa, non solo con chiari tratti biografici, ma anche nella sua professione di insegnante universitario, in Texas.
 
I rapporti disturbati, descritti dal romanzo, ruotano tutti intorno alla figura del padre e alle logiche vittimistiche e rancorose che egli instaura e con cui tiene assoggettati gli altri membri, nella forma dell’annullamento della personalità, fino all’abiezione (la moglie), nel sentimento di odio, covato interiormente, con l’impossibilità di trovare complici (la figlia), nell’adattamento del proprio comportamento al variare delle situazioni, senza una linea precisa di resistenza (il figlio).
 
La violenza si percepisce nella costante minaccia che grava sulla famiglia, alla presenza del padre. Tutto si intuisce, senza indugio su esplicite descrizioni. E’ un sottofondo che si respira quotidianamente, anche se raggiunge il suo climax solo a tratti.
Le metafore utilizzate sono forti: dal campo concentrazionario, all’inferno, fino al controllo totalitario di ogni aspetto della vita dei familiari.
 
La scelta narrativa è quella di descrivere il padre, centro di tutte le patologie, attraverso la figura della madre, divenuta invisibile nello spazio tutto dominato dal marito. La madre-moglie rimane completamente succube, senza trovare una propria via di realizzazione autonoma, nel continuo passaggio dall’inesistenza e dalla diminuzione di sé – in vari modi imposta e accettata – alla momentanea emersione. Andrea Bajani descrive con acutezza la dinamica psicologica della sottomissione, che non è data solo dalle pretese paterne del possesso, ma anche dall’attiva accettazione di esse da parte della madre, almeno in quei momenti in cui, dopo l’esplosione violenta e il conseguente isolamento del marito, chiuso nel suo “silenzio punitivo” (p. 71), è ella stessa a riportare la situazione nei binari di una certa normalità, assumendo la colpa dell’accaduto e costringendo il marito al perdono, impegnandosi ad essere, in futuro, come egli vuole: “Questo era il compito, implicito, di mia madre. Si faceva perdonare, umiliandosi. Aveva dunque quel potere, di proteggerlo dal male che le faceva. O meglio, proteggerlo dal male che faceva a tutti noi” (p. 72).
 
I protagonisti delle strappo sono invece la figlia – le cui caratteristiche psicologiche rimangono però sullo sfondo – e il figlio, vero artefice di una decisione dirompente. Dopo aver preso distanza geografica dalla famiglia – l’università ne è l’occasione – dispone un taglio totale del legame familiare: cambia telefono, luogo di abitazione, continente, frequentazioni, lavoro: “ho tirato su un muro inespugnabile, ho messo un oceano di mezzo”. Il prezzo è alto, dovrà avere l’aiuto di una anziana psicologa, capace di scorgere gli aspetti di accondiscendenza interiore al viluppo della relazione con il padre, per intraprendere un vero cammino di liberazione.
 
Il rifiuto della famiglia come destino ineluttabile, da cui non si può fuggire, è il tema del libro. Tutti i legami possono essere sciolti: un’amicizia, un matrimonio, una relazione. Solo la famiglia e i vincoli cosiddetti di sangue sembrano essere “per sempre”. Non così secondo l’autore che sdogana la tesi per cui anche la famiglia deve essere demitizzata, quando i rapporti al suo interno sono diventati tossici e generativi di sofferenze psichiche intollerabili.

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