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venerdì 30 dicembre 2022

Natale - Luce.

Post di Rosario Grillo.

Massimo Recalcati, La luce delle stelle morte, 2022
Natale – Luce.
E=mc² Da ignorante di fisica comincio con la legge di Einstein, recuperando la funzione della luce, presente come costante (c).
La luce è una costante universale e, in quanto tale, assoluta.
Non sbagliavano, nel Medioevo, coloro che predicavano Dio attraverso il simbolo della luce. Quando Roberto Grossatesta improntava la metafisica della luce.
Nello scritto di Stefano Della Torre, Dio, (1) si sceglie di dar conto della duplicità, visto che la costante presente nella dottrina einsteiniana della relatività, assume un connotato di assolutezza. Potremmo dire che essa domina il tempo.
Il Big Bang conflagra nella Luce (o attraverso); un fenomeno luminoso accompagna la morte delle stelle (stelle cadenti), molto ma molto tempo dopo che essa è avvenuta.
Sempre S. Della Torre evidenzia la radice della parola con cui chiamiamo Dio. 
(theoreo = Theos). Scrive: Ha dunque a che fare con la vista e, più esplicito, la “radice div, da cui il latino divus, e poi dia, ‘giorno’, e ‘diurno’, che recano il senso della luce (che pure ha a che fare con la vista)”. (2)
Andando al pratico e sfiorando la banalità, mi basta mettere sotto osservazione l’associazione luce-vita e, a contrasto, oscurità-morte.
L’oscurità invade tutto ciò che collassa. Nel Nuovo Testamento si conferma la combinazione tenebre-morte (“Mi hai gettato nella fossa profonda, nelle tenebre e nell’ombra di morte” (3) ).
Ora, assodato ciò, voglio prendere spunto dall’ultimo libro di Massimo Recalcati, che si sofferma sul “dolore della morte e della nostalgia”.

lunedì 26 dicembre 2022

L'esperienza estetica. Gianluca Corona.

Post di Rossana Rolando.
Immagini delle opere di Gianluca Corona (qui il sito).
 
Gianluca Corona, Piatto con fragole, omaggio a Coorte, 2022, olio su tavola, cm 25x35
Contemplare un dipinto di Gianluca Corona – per esempio un piatto di fragole rosse, poste su un tavolo di marmo, sporgente da uno sfondo indefinito - è un’autentica esperienza estetica, nel significato greco di aistesis (αἴσθησις), sensazione, in cui tutti i sensi sono coinvolti nel sentire il profumo fragrante delle fragole, nel supporne il sapore tra il dolce e l’asprigno, nell’osservare il rosso che si insinua nei singoli interstizi, nel toccare “con mano” le piccole gibbosità… I critici letterari chiamano sinestesia la collaborazione tra le diverse sensazioni che concorrono a formare la realtà percepita. Si parla, in campo artistico, di iperrealismo, per indicare l’estrema veridicità sensoriale della figura dipinta.
 
Immagine e spiritualità. Eppure il genio artistico, immediatamente evidente, non sta “solo” nell’abilità del disegno (che pure è la base indispensabile, oggi spesso dimenticata, della grande arte), capace di riprodurre con estrema esattezza la realtà, ma nel sentimento che risveglia in chi osserva. Come insegna Hegel, l’arte pittorica – attraverso la materia colta sensibilmente nella figura e nel colore – trasmette un messaggio immateriale, spirituale.¹ In questo caso è lo stupore di fronte ad un “oggetto” che non abbiamo mai visto con questo nitore, in questa sua forma assoluta (ab-soluta), sciolta dal tempo e dallo spazio, potremmo quasi dire “sacrale”, per l’elevazione e la venerazione che è in grado di suscitare.
 

martedì 20 dicembre 2022

Auguri scomodi.

 Post di Gian Maria Zavattaro.

William Adolphe Bouguereau, Canto degli angeli, 1881, particolare
“Quando piangeremo con coloro che piangono perché è morto un bimbo che poteva  non morire, perché un uomo mutilato poteva  non esserlo, perché un uomo ha passato in carcere venti anni che avrebbe potuto non passare, allora forse, sapremo sperare” (M. Debrel, Noi delle strade, Gribaudi, 1995, p. 274).

“Carissimi, non obbedirei al mio dovere di vescovo se vi dicessi “Buon Natale” senza darvi disturbo. Io,  invece, vi voglio infastidire. Non sopporto infatti l’idea di dover rivolgere auguri innocui, formali, imposti dalla routine di calendario. Mi lusinga addirittura l’ipotesi che qualcuno li respinga al mittente come indesiderati. Tanti auguri scomodi, allora, miei cari fratelli!..” (Don Tonino Bello).

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Provo a districarmi  tra i tanti possibili messaggi  di natalizia speranza, senza cadere nelle banalità augurali, riflettendo su come abbiamo mia moglie ed io trascorso l’Avvento, tempo dell’attesa vivificante e del senso della vita. Volevamo e vogliamo - nonostante il dilagare nel mondo di violenze e sofferenze di ogni genere e nonostante le mie omissioni e promesse mancate - intravvedere un salvifico orizzonte natalizio, che in modo esplicito e dirompente testimoni la verità del Natale.

Il pensiero corre a David Maria Turoldo (Vieni sempre Signore (in L’incanto del Natale nella poesia e nell’arte, ed. Paoline, 1996, pp. 227-228), presbitero appassionato ardente, e a don Tonino Bello (Auguri scomodi), vescovo,  che anni fa ho incontrato quasi  per caso a Molfetta.           

sabato 10 dicembre 2022

Lo Stretto - Note di costume.

Post di Rosario Grillo.
Immagini di Filippo Juvarra (Messina 1678 - Madrid 1736).

“Stretta la foglia, larga la via, dite la vostra che ho detto la mia” (proverbio).
 
Filippo Juvarra, Stretto di Messina
La fata Morgana è un fenomeno fisico-ottico, comune nell’area dello stretto di Messina. Fa apparire in lievitazione gli oggetti (anche i velieri) in orari specifici del giorno; è dovuto alla rifrazione della luce. Ben si presta a raffigurare il gioco di illusione/delusione che segna tante esperienze vissute dalla gente del posto. Lo Stretto, come si sa, è luogo zeppo di leggende e tradizioni, alcune delle quali derivanti dai miti e dai poemi greci. Tra questi, le Sirene, sembra fossero allocate in questi paraggi. Sul loro inganno sono state rese molte versioni.
 
✨Messina e i messinesi
Non verrebbe in mente a nessuno di scegliere Messina come topos della Sicilia. Tanto meno dei siciliani. L’esclusione di fatto obbliga a dichiarare il chi, il che e il come dell’identikit della Sicilia e dei siciliani. Fra tanti emerge e si impone: “u mafiusu”.
U mafiusu, prima di essere l’affiliato della cosiddetta mafia, è stato un tipo di comportamento, che va dal “patronage” alla spavalderia ostentata, messa in mostra per distinguere il proprio io, per accattivarsi omaggi ed ossequi.
Così descritto, è facilmente chiara la contrapposizione al messinese: “buddaci”. Nulla a che vedere con il Buddha, perché “buddaci” è piuttosto una persona pavida rivestita di “paladino”. Sì, proprio uno dei paladini di Carlo Magno!

sabato 3 dicembre 2022

L'esperienza dell'ingovernabile.

Post di Rossana Rolando.
Immagini degli acquarelli di Nicola Magrin (qui la pagina facebook).
 
“In quanto esseri viventi, siamo morsi, rosi dal sintomo.
Siamo malati, tutto qui.”
(Jacques Lacan).¹
 
Nicola Magrin, Iceberg
Ciascuno di noi ha provato, nel corso della sua vita, in modo più o meno forte e sconvolgente, qualcosa che si oppone al dominio della mente - alla lucidità della coscienza - e che risulta ingovernabile. Si esprime attraverso un sintomo, spesso ripetuto o solo occasionale, e mette in discussione l’ordine esteriore della nostra esistenza. Il sintomo, insegna la psicoanalisi, è l’indizio rivelativo di un malessere, non è il malessere stesso, ma il suo segno, come la febbre rispetto ad una malattia. Esso ha una forza che l’Io non comanda, è il primo avviso dell’ingovernabile.

sabato 26 novembre 2022

Tempo dell'attesa vivificante.

Post di Gian Maria Zavattaro.

Händel, Messiah, 1741
“Apparso un istante tra noi, il Messia si è lasciato vedere e toccare, solo per perdersi una volta ancora, più luminoso ed ineffabile che mai, nell’abisso insondabile del futuro. È venuto. Ma adesso noi dobbiamo ancora e nuovamente - non più solamente un piccolo gruppo eletto, ma tutti gli uomini - attenderlo più che mai. Il Signore Gesù verrà presto solo se l’attenderemo ardentemente. Sarà un cumulo di desideri a far esplodere la parusia”. (P. Teilhard de Chardin, L’ambiente divino, Mi,1968, pp. 183 e seguenti).
 
Ogni istante è la piccola porta da cui può entrare il Messia” (Walter Benjamin, Saggi e frammenti, Einaudi, Torino 1962)

In questo tempo di covid e di guerra ci apprestiamo all’Avvento, frammisti ad una umanità divisa tra guerra e pace, amore e odio, spreco e fame, I Care e indifferenza, dedizione d’innumerevoli persone per gli sventurati e cinico profitto di speculatori. Perché attendere? Attendere chi, che cosa? Quale concreta attinenza hanno questi interrogativi con il vivere dolente e il tragico morire di tanti, con la dilagante povertà,  la solitudine disperante, l’incertezza e precarietà della vita che scuote sicurezze, scelte, abitudini, modi di relazionarsi con gli altri e con se stessi?

sabato 19 novembre 2022

Territorio e comunità.

 Post di Rosario Grillo.

“In geografia quello che veramente conta è ciò che non c’è. Perché quello che manca va pensato, desiderato, immaginato”. 
(Matteo Meschiari)
 
Natalie Smith Henry, Local industries, 1940, Murale, American Art Museum
“Mettere a fuoco” e “inserire nel contesto”: riflettono la stessa azione. La prima, derivata dalla tecnica fotografica, la seconda riconducibile ad un gioco di costruzione (architettura).
Tra i docenti, la seconda si lega ad un imperativo logico-euristico, rivolto al discente in funzione di orientamento critico e di addestramento a idonee chiavi di lettura.
La assumo per introdurre una disamina del concetto di territorio. Aiuta la comprensione, la delucidazione iniziale circa la vicinanza tra luogo e territorio. Scelgo il secondo, in quanto incorpora da subito la terra nel discorso sul territorio.
Se è corretto riconoscere semplicemente con territorio un terreno assegnato, forse, forzando un po’, si può ricondurre il finale “orio” ad un possibile “orior” dal latino (sorgere). Così facendo, si riesce ad evidenziare il momento sorgivo del territorio e viene soddisfatto il rispetto del codice contestuale.
(Sto argomentando in punta di filologia e chiedo di impostare il piano di prospettiva alla parola).

sabato 12 novembre 2022

Non chiamatemi "carico residuale".

Post di Gian Maria Zavattaro.
Fotografie di Silvia Marcolin (qui la pagina facebook)
 
Migranti. La denuncia del Papa: “La loro esclusione è scandalosa, schifosa, peccaminosa, criminale.... Chiediamoci quanto siamo davvero comunità aperte ed inclusive verso tutti”. 
 
Fotografia di Silvia Marcolin
Inequivocabilmente, vista l’aria che tira, vogliamo chiarire le nostre scelte ed il nostro agire, riproponendo - con qualche variazione - il post del febbraio 2019. (1)
 
📩 Mi chiamo Sadat alias Hamed Himed Mehmet Ali Mustafa Ahmet Hassan Nadir Rashad ,…, Fatmah, alias Lewa Nasha Munya Aisha Hasna Maryam fate voi…
Sono nigeriano ivoriano senegalese togolese sudanese…, fate  voi….
Non sono un numero, non do spettacolo.

Sapete che cosa vuol dire guerra?
A voi devo ricordare che cosa è la guerra? Chiedete ai vostri nonni: le due guerre mondiali vi hanno causato più di 2 milioni di morti, senza parlare dei feriti, degli invalidi, delle vedove e degli orfani minorenni.
A voi devo ricordare che cosa significhino brutalità violenza atrocità torture massacri macelli bombardamenti deliri di morte tradimenti pianti a non finire di vedove e di orfani, disperazione, privazione di ogni bene ed affetto, di ogni diritto? E  fame sete miseria desolazione.
Pensate che la mia fuga dalla guerra  potesse avere alternative?

domenica 6 novembre 2022

Elogio della fuga.

Post di Rossana Rolando.
Immagini dei dipinti di Ivan Kostantinovič Ajvazovskij (1817-1900).
 
“La fuga è spesso, quando si è lontani dalla costa, il solo modo di salvare barca ed equipaggio” 
(Henri Laborit, Elogio della fuga).¹
 
Ivan Kostantinovič Ajvazovskij, La nona onda, 1850
Nel dialogo platonico intitolato “Lachete”
², Socrate pone una delle sue tipiche domande, brevi e dirette. Chiede proprio a Lachete, un generale esperto in cose militari, che cosa sia il coraggio. Egli risponde sicuro che coraggioso è “chi , durante la battaglia, mantenendo la propria posizione, si difende dai nemici e non si dà alla fuga”. L'atto del fuggire è immediatamente associato alla viltà, secondo una concezione molto comune. Ma Socrate non rimane soddisfatto della risposta scontata e frettolosa. Riprende con il suo solito stile, sgretolando le certezze dell’interlocutore - spesso frutto di stereotipi non sottoposti al vaglio critico - e suggerendo un altro pensiero: ci può essere chi, indietreggiando, non rimanendo fermo al proprio posto, combatte tuttavia contro i nemici e mostra così il proprio coraggio. Alla perplessità di Lachete, Socrate aggiunge che si può continuare a combattere fuggendo. C’è una fuga che non è vigliaccheria, ma è strategia difensiva che permette di continuare a battersi.

giovedì 3 novembre 2022

1 milione di visualizzazioni!

👉 3 Novembre 2022: 
1 milione di visualizzazioni sul nostro blog!
Grazie a tutti!! 🙏
 
Gian Maria, Rossana, Rosario
Sono nove anni che con mia moglie Rossana ho iniziato l’avventura del blog Persona e Comunità (le visualizzazioni dei post hanno raggiunto oggi, 3 novembre 2022, 1 milione). Da dieci sono in pensione, dopo 42 anni di lavoro nella scuola pubblica statale.  Mia moglie - ancora attiva nella scuola - ed io non possiamo rassegnarci a rinchiuderci nel nostro orticello.
Sentiamo il bisogno di sempre: continuare a rinnovare ogni giorno,  insieme con coloro che incontriamo virtualmente e fisicamente, la speranza nel principio di alterità, ovvero nella responsabilità verso l’altro come criterio essenziale di orientamento delle scelte personali e politiche.
Senza presunzioni e ben consapevoli della nostra piccolezza, non intendiamo rinunciare a pensare in libertà pensieri che meritano meditate riflessioni per dare senso e valore al tempo e spazio in cui tutti viviamo, a sentire nella nostra carne la reale esistenza di tutta un’umanità dolorante che non può lasciarci indifferenti, a denunciare in particolare il pericolo impercettibile ed inarrestabile della crescente uniformità acritica dell’opinione pubblica nelle piazze virtuali e reali, ad annunciare possibili nuovi modi di essere, di fare, di interagire. Su tutti i fronti: religioso, culturale, sociale, politico.

domenica 30 ottobre 2022

In cerca di un tempo di cura.

Post di Rosario Grillo.
Immagini di Tino Aime (qui il sito facebook).

Tino Aime, scultura legno e bronzo
Il tempo è una pietra d’inciampo.
Tranquilli, non lo considero ingombro, nemmeno un limite, pur dandosi come durata della mia e delle nostre esistenze terrene, che vanno a sbattere sullo scoglio della morte naturale.
Come inciampo, invece, è soglia dello “esperire”, intendendo per esperire l’immensa latitudine del conoscere, del fare, dell’agire, del patire, del sentire, della gamma inesauribile dell’habitus umano. Dell’indagine, dell’esplorazione.
Anassimandro suggellava l’immagine “pesante” del tempo, nel senso dell’uomo greco, confinato nella morsa del Destino (Moira) e obbligato al “fio della colpa”.
Necessità stringe l’ordine del kosmos.
Da quei vincoli liberò il Cristianesimo. Insiste qui il significato autentico della trascendenza: il regno di Dio non è di (o da) questo mondo. (1)
L’incarnazione, con tutto ciò che ne segue, non annulla né contrasta il paradigma della trascendenza, che riceve conferma nel Getsemani. Gesù non è obbligato ad ottemperare la missione affidatagli dal Padre. In qualità di uomo, suda “lacrime di sangue” al momento di scegliere di bere “l’amaro calice”.
In Cristo si modella così la libertà dell’uomo, perché è libero di non seguire il cammino della salvezza, giunge alla salvezza solo attraverso la sofferenza. (Sta qui l’enorme portata del dolore salvifico, che non inibisce la gioia spirituale della parte-cipazione al Creato).
Il sacro potrà perdere così la sua natura terrificante (e ordinatrice). (2)

sabato 15 ottobre 2022

Salvare la scuola.

Post di Gian Maria Zavattaro.
Illustrazioni di Monica Barengo (qui il sito instagram).

Illustrazione di Monica Barengo
“Tutto il problema si riduce qui, perché non si può dare che quello che si ha. Ma quando si ha, il dare viene da sé, senza neanche cercarlo, purché non si perda tempo. Purché si avvicini la gente su un livello da uomo, cioè a dir poco un livello di parole e non di gioco. E non una parola qualsiasi di conversazione banale, di quelle che non impegna nulla di chi la dice e non serve a nulla in chi l’ascolta. Una parola come riempitivo di tempo, ma parola scuola, parola che arricchisce”. (don Lorenzo Milani, in Esperienze pastorali)
 
"Avanti la Brigata Leggera!" C'era qualcuno sgomento? No, anche se i soldati sapevano che qualcuno aveva sbagliato. Loro non fecero domande, loro non si chiesero perché, loro non fecero altro che farlo e morire. Nella valle della Morte cavalcarono i seicento. (Tennyson Alfred)
 
La scuola non ha bisogno dell’antitesi tra scienza, tecnologia e studi umanistici. Il mondo è un enigma che ogni scuola dovrebbe esplorare tramite plurime letture tra loro complementari, base del futuro bagaglio di tutti gli studenti: capacità di pensiero convergente e divergente, stupore e pragmatismo, poesia e prosa, arte e formule matematiche, affermazione personale e solidarietà, gratuità ed utilità, humanitas e tecnologia. Ci vogliono docenti dal doppio coraggio: non rinchiudersi nel mala tempora currunt e non cadere nella spirale delle sirene di moda, destinate a svaporare nel cimitero del demodè. Il rinnovamento della didattica, l’aggiornamento tecnologico sono imprescindibili doveri dei docenti, ma non sono fini a se stessi, bensì strumenti per conseguire le finalità della scuola: insegnare (da insĭgnare) imprimere segni nella mente e nel cuore, istruire (da in-struere) inserire/portare dentro conoscenze e competenze, educare (da ex-ducere), condurre fuori dalla frammentazione, dal caos, dall’insignificanza uomini e donne consapevoli di sé e del mondo).
Strada da fare. Camminando insieme.

sabato 8 ottobre 2022

Animali che pensano.

Post di Rossana Rolando.

Un mondo duro, violento, istintuale, quello che viene raccontato nel libro di Bernardo Zannoni, vincitore del recente premio Campiello.¹  Certo, una storia di animali: Archy, la faina zoppa; Solomon, la volpe usuraia; Gioele, il cane servitore; David, il maiale insolvente, Tuck, il medico castoro, Gilles, la lince malvagia… e via dicendo; eppure una storia in cui ci si sorprende – durante la lettura – a considerare gli animali come fossero uomini.
 
💥 La trovata dell’animale come protagonista del romanzo ha il chiaro intento di mettere in scena tematiche dal sapore filosofico esistenziale.
Alcuni esempi: Dio, il tempo, la morte.
Dio. Solomon, la volpe usuraia, fa conoscere ad Archy - la faina a lui venduta dalla madre Annette e da lui resa schiava - il libro di Dio, trovato nei suoi vagabondaggi tra gli uomini. Anche se è piuttosto la parodia del teologico, ad essere evocata nella narrazione, tuttavia l’effetto è quello di introdurre la verticalità drammatica di una volontà superiore.

sabato 1 ottobre 2022

Lo stretto di carta e di ricordi.

Post di Rosario Grillo.

Stretto di Messina, Nasa
Chi scelse di battezzare “Caronte” uno dei traghetti che fanno la spola tra la sponda calabra e la sicula, avrà agito senza malizia, per uno sfoggio di memoria classica o, addirittura, per scaramanzia. Certo è che, senza volere, ha finito col ricordare al turista che, non solo stata varcando le soglie di un paradiso, ma anche di un luogo d’ombra e di pena. È qui, al cimento di questa contraddizione, che la Sicilia vi aspetta.
(Bufalino).
 
Sicilia Trinacria, il simbolo adottato dalla stessa regione esplicita le tre gorgoni insediate sui tre promontori nel triangolo geografico. È già una tragica indicazione.
Sulla punta orientale insiste il capo Peloro, che dà il nome a tutta l’area peloritana: la corona spetta a Messina, città tutta particolare nella storia della Sicilia (ed anche nel novero delle tradizioni etno-culturali che caratterizzano l’isola).
Al capo opposto, occidentale, insiste Palermo, Panormus. Tra Messina e Palermo rivalità. Forse oggi, dietro adaggiunte molto superficiali, si dà maggior peso alla rivalità Catania Palermo, che discende da fattori semplicemente di tifoseria sportiva. Tra Messina e Palermo resiste invece il retaggio profondo della storia, caratterizzato dai Sicani e dai Siculi/Elimi, progenitori di diversi rami di insediamento nell’isola.
In crescendo, la differenziazione porterà a scelte politico dinastiche difformi nelle due aree e indicherà in Messina, più avanti, la città più legata ai Borboni.
Messina, la città dello stretto, prende, perciò, il ruolo della città che possiede le chiavi del mare, perché quel tratto di mare, lo stretto, era ed è frequentatissimo: sito strategico di itinerari e viaggi, di spostamenti, di commerci… di guerre. Nella mitologia, arcana depositaria di molteplici destini, luogo di Scilla e Cariddi, i due mostri che rendevano perigliosa la navigazione (1), è presente la chiave del “contrasto”, del conflitto mai sopito, scissione tra opposti orientamenti e, se vogliamo, specchio del dualismo indicato da molti, tra cui Sciascia e Bufalino, di luce e lutto”.

giovedì 22 settembre 2022

Parlanti veritieri, "fanti".

Post di Gian Maria Zavattaro. 
Immagini delle opere di Marco Melgrati (qui il sito).

Marco Melgrati, Disegnare se stessi
“Faccio sempre domande, eppure ne so già in anticipo la risposta. Ma quella che adesso faccio è proprio una domanda la cui risposta solo la Parola custodisce nel suo scrigno di silenzio: affermando quanto affermo, la riconosco veramente mia signora assoluta? In fondo, la mia domanda alla Parola ricorda quella del giovane della pagina evangelica d’oggi: “Maestro che cosa debbo fare di buono per ottenere la vita eterna?”. E la risposta è, allo stesso tempo, una domanda e un’affermazione: “Perché m’interroghi su ciò che è buono? Uno solo è buono”. Ma anche uno solo perfetto, aggiungo, per non disperare del mio niente, mentre tu dici "Siate perfetti come è perfetto il Padre nostro”. Signora assoluta, a te l’onore, a me la vergogna sul volto”. (Luisito Bianchi, PAROLA TU PROFUMI STAMATTINA, ProManuscripto offerto agli amici,Viboldone MI,1999)
 
Essendo ben consapevole dei miei limiti, questo post non farà altri espliciti riferimenti alla PAROLA (“La Parola era in principio, la Parola era presso Dio, la Parola era Dio; essa era in principio presso Dio”(Gv 1, 1-2) (1), dalla quale sono stato tentato di partire. È però nel riverbero della PAROLA che esprimerò le mie idee sulle parole umane che abitualmente ma soprattutto in questa inqualificabile campagna elettorale usiamo, ascoltiamo scriviamo leggiamo gridiamo. Riflessioni sul dovere di essere parlanti veritieri (cioè pensanti), etimologicamente “fanti”, dal verbo lat. fari, dire, parlare.(2) Tanto che infante (infans, muto) è il bimbo che non sa ancora parlare e analoga derivazione hanno molte parole (fanciullo fantesca famoso infanzia afasia ineffabile…).

giovedì 15 settembre 2022

Il gioco del rovescio.

Post di Rossana Rolando.

...forse tutto si può fare, basta averne la volontà.
Pereira guardò fuori dal finestrino e sospirò
(Antonio Tabucchi).¹

Leonardo da Vinci, illustrazione del De divina proportione
Quando è uscito Sostiene Pereira, nel 1994, la destra fascistoide lo ha interpretato come un romanzo comunista – brezneviano - e come un attacco al berlusconismo.² Il libro racconta, in realtà, la situazione politica del regime portoghese di Salazar, nel 1938, negli stessi anni in cui in Spagna infuria la guerra civile che porterà alla vittoria di Francisco Franco e in Europa si sono affermati i vari fascismi - a partire dal fascismo italiano del 1922 - e il nazismo tedesco.
Antonio Tabucchi non ha scritto quindi il suo romanzo con riferimento alla situazione italiana del 1994, ma il riconoscimento del berlusconismo e della destra nei tratti descritti all’interno del romanzo la dice lunga sulle permanenze che connotano l’eterna categoria di fascismo (Ur-fascismo di Eco)³.

giovedì 8 settembre 2022

Reintegrare l'opinione pubblica.

Post di Rosario Grillo.
Immagini di Angel Boligán (qui il sito instagram).
 
Angel Boligán, La volatilità del voto
C’era un tempo non molto lontano, in cui si diceva che l’Italia conosceva troppi cambiamenti di governo e le durate delle legislature si accorciavano ripetutamente.
Questa volta, la legislatura è quasi arrivata alla sua scadenza naturale e l’anticipo della consultazione elettorale è solo di pochi mesi. Ma viviamo sotto l’impressione che, all’improvviso, ci è precipitato il mondo addosso. Lo scompiglio è generale: i partiti hanno fatto le corse per preparare le loro liste, mentre una pressione terribile viene dal combinato della riduzione dei parlamentari eleggibili e della malcapitata legge elettorale in uso. Ci stiamo alimentando con una dose povera di parole programmatiche mentre è stata impostata e si diffonde a macchia d’olio l’abitudine ad usare dossier di denigrazione dell’avversario politico.
Tradotto, significa che è invalsa una schermaglia riconducibile allo scontro amico/nemico. La stessa parola “amico”, però, può ritenersi impropria perché ciò che unifica un’area politica non è più la solidarietà e nemmeno l’amalgama sociale ma la brutale materialità degli interessi più utilitaristici e sempre più spesso il concorde rigetto di certi valori.

mercoledì 31 agosto 2022

Perché e per che cosa votare?

Post di Gian Maria Zavattaro
Disegni di Eugene Ivanov (qui il sito).
 
“Può darsi che non siate responsabili della situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla”. (M.L.King)
“Chi mente abolisce la società”. (I.Kant)
 
Eugene Ivanov, Riflessioni sulla vita, particolare
Il mio identikit: cittadino del mondo, italiano ed europeo; non rappresento nessuno; sono laico cattolico, fedele al magistero della Chiesa e del Vaticano II; cerco con tutte le mie fragilità d’impegnarmi a servizio degli altri; non mi rassegno alle ingiustizie e squilibri sociali guerre fame povertà; non ritengo ineludibili fatalità le discriminazioni divisioni odio pregiudizi sopraffazioni indifferenza. Con Mounier sono convinto che “vi sono cattolici di destra e di sinistra: è un fatto ed è un fatto opportuno e ciò prova che il cattolicesimo supera tutte queste vicende politiche”.
Provo a riflettere sulle prossime elezioni. Non celerò le mie opinioni, ma eviterò di proposito esplicite indicazioni di voto, problema di coscienza di ognuno di noi.
Seguo poco i social ed i mille salotti virtuali. Mi interessa documentarmi, leggere, “pensare”, e magari far pensare, a quale futuro democratico porterà il voto di ognuno di noi, a tutti augurando un voto “innocente”, nel senso etimologico che non contribuisca a recare la rovina del bonum commune.

mercoledì 24 agosto 2022

La politica come professione.

Post di Rossana Rolando
Illustrazione di Emilano Bruzzone (qui il sito).
 
Emiliano Bruzzone, Gli inaffondabili
Pensare la politica come professione può, di primo acchito, suscitare un sentimento di insofferenza, riconducibile allo squallore di una politica spesso ridotta alla poltrona, in cui quel che conta è mantenere una qualche carica e rimanere a galla.
E tuttavia, da questo spettacolo indecoroso, può nascere una tentazione altrettanto dannosa, eppure sempre ricorrente, fin dalla nascita della democrazia: pensare che chiunque, in qualsiasi momento, con o senza formazione specifica, possa fare politica, al fine di favorire il periodico ricambio e di evitare il carrierismo immorale. Lo slogan “uno vale uno”, senza riferimento a competenze e conoscenze, è sorto all’interno di questo sentire e ha trovato, nella precedente tornata elettorale, ampio consenso.
All’avvicinarsi della nuova scadenza del voto, leggere e rileggere la conferenza-saggio di Max Weber, La politica come professione,¹ può essere d’aiuto, indipendentemente dalla posizione partitica di ciascuno.
Elaborata nel 1919, subito dopo la grande guerra, in un momento drammatico per la Germania, la conferenza è rivolta ai giovani studenti rivoluzionari e mette in guardia - profeticamente - dagli esiti di una cattiva politica, esposta al rischio di rigurgiti reazionari (come tragicamente avverrà nel 1933, con la Germania nazista, più di un decennio dopo la morte di Weber, nel 1920).
Ben consapevole del possibile deterioramento della democrazia, spesso divenuta macchina elettorale – in cui la gestione del voto è finalizzata alla distribuzione e al mantenimento delle cariche² - la riflessione di Weber rifiuta però la via qualunquistica del dilettantismo, per chiarire bene il significato del termine professione, applicato all’ambito politico.

mercoledì 17 agosto 2022

Le città di carta.

 Post di Rosario Grillo.

Ignazio Danti, Italia, 1580-83
“Per Braudel è necessario che la natura si presenti all’uomo come una difficoltà da vincere: se l’uomo accetta la sfida si creano i presupposti alla possibilità di creare civiltà” (Braudel 1986).
 
Daniele Benfanti riprende il concetto basilare di F. Braudel indagando la fecondazione “per seme geografico” che la “nuova storia” (Annales) ricevette.
Me ne servo per discutere l’incidenza della geografia e, per essa e con essa, il “campionario” intrinseco alla geografia. Quest’ultima, quando è assunta nella facies descrittiva, porta fuori strada, non si fa intendere nella sua veste cangiante e polimorfica. In altro verso, invece, è tesoro di possibilità ed opportunità, è “pozzo” al quale attingere latenti performance: per esplicitarle.
“Il tradimento è l’elemento istitutivo di qualsiasi geografia. Il tradimento è il racconto che si fa di quelle geografie, che le fonda e le ricostruisce: infatti, fin da bambini sappiamo – è una conoscenza pregressa, innata – che casa nostra non si riduce certo al perimetro di quella serie di quadrati e rettangoli che abitiamo; casa nostra, in realtà, ogni giorno può allargarsi a dismisura, o restringersi fino alla claustrofobia, trasformarsi nel luogo di battaglie storiche, di viaggi interstellari, di incontri impensabili. È una geografia continuamente tradita dal nostro immaginario, dalla nostra capacità di lettura dell’altrove, dal nostro desiderio dell’altrove. Naturalmente, lo stesso vale per le nostre città, per i nostri Paesi, per il nostro pianeta: nessuna geografia sembra essere sufficiente abbastanza per contenere una storia.”

domenica 7 agosto 2022

Il nostro viaggio a Trieste.

Post di Gian Maria Zavattaro
Fotografie di Rossana Rolando.
 
"Trieste ha una scontrosa grazia"
(Umberto Saba, Trieste, 1945).
 
"La mia anima è a Trieste"
(James Joyce, Lettera a Nora, 27 ottobre 1909).

Trieste, piazza Unità d'Italia
Trieste: ci siamo arrivati nel giorno funesto del divampare dell’incendio sul Carso, obbligati ad uscire in fretta e furia dall’autostrada per precipitarci in salvamento - si fa per dire - nel concentrico cittadino, in un caos inimmaginabile di traffico perennemente fermo, a rilento, a singhiozzo, in tutte le possibili direzioni…
Trieste: città impagabile, straordinaria, meravigliosa, dove il passato si sposa con il presente ed occhieggia il futuro. Palazzi superbi quasi almeno come Genova, uno più visivo dell’altro. Gente tanto ruvida quanto cordiale e genuina, che ci colpisce in particolare per i toni gentili. Ci è capitato continuamente per strada di richiedere a caso a uomini e donne di tutte le età informazioni o indicazioni, come pure formulare mille richieste negli uffici a ciò predisposti: abbiamo sempre - dico sempre - ricevuto risposte pazienti, graziose, puntuali. In questa superba città mitteleuropea, crocevia di tante lingue culture etnie, ci siamo sentiti cittadini del mondo e chi ben conosce la sua storia spesso sofferta e dolorosa rimane come noi sorpreso dalla pacifica grazia della sua vita che traspira la cultura della reciproca conciliazione, così come la grandiosa piazza dell’Unità d’Italia ci è parsa più propriamente piazza della fraternità universale che, nulla nascondendo delle traversie del passato, vive la pace gioiosa del presente e annuncia speranze future.
 

martedì 2 agosto 2022

L'eternità presente. Biagio Marin.

 Post e fotografie di Rossana Rolando.

Grado, casa natia di Biagio Marin
Nel nostro viaggio a Trieste – città dal grande fascino mitteleuropeo, cui dedicheremo presto un post – abbiamo raggiunto, via mare, Grado, il paese lagunare di Biagio Marin, poeta oggi universalmente riconosciuto, di cui la critica letteraria e filosofica si è largamente occupata.¹
Nato in territorio asburgico e poi coinvolto nel processo di unificazione italiana, vive una lunga esistenza, tra il 1891 e il 1985, non priva di grandi dolori, come la morte del figlio Falco, nel corso della Seconda guerra mondiale, e la scomparsa di altri affetti cari (la moglie, il nipote Guido). 
Sulla parete della sua casa natia si legge la scritta di alcuni versi che rimandano ad affanni antichi e a lacerazioni ricomposte nel lavorio dell’interiorità:

Mar queto mar calmo/ no’ vogie no’ brame/ respiro de salmo/ tra dossi e tra lame.

[Mar queto, mare calmo/ non voglie non brame/ respiro di salmo/ tra dossi e tra lame].²

giovedì 28 luglio 2022

In cammino.

 Post di Rosario Grillo.

💥ANSIA E CURA.
Anonimo bizantino, Gabriel, XIV secolo
Mentre siamo turbati dalla pandemia, atterriti dei segni premonitori di una catastrofe ecologica, incapaci di unire le forze per rispondere alle sfide terrene - intendo: le forze dell’alchimia politica e delle alleanze sociali strategiche - a noi cristiani sovviene la verità delle raccomandazioni depositate nella “lettera a Diogneto
”.
Lontanissime nel tempo: tali appaiono ai cantori del tempo presente, a coloro che esaltano la forza intrinseca alla tecnologia, usata per scardinare ogni ostacolo e procedere sul binario di un progresso inarrestabile.
La liturgia della VI domenica del tempo ordinario vede il profeta Geremia maledire colui che confida nell’uomo e benedire colui che confida nel Signore. È un vigoroso monito che non vuole rinnegare la fiducia che Dio ha posto nell’uomo, inviando il Figlio a salvarci, confinarla invece nel solco di una reciprocità.
Quale reciprocità?
Non sovrastimiamoci, perché l’infinito è comunque incommensurabile con il finito; verso l’uomo però si porge l’infinita misericordia, sigillata con il crisma dell’amore donativo.
Ecco il viatico, nel regno dei cieli il nostro destino.
Come quella “lettera” ha attraversato i secoli, fiduciando i credenti in Cristo, manifestando un fronte di laceranti sconfitte e di importanti vittorie (1), allo stesso modo, qui ed ora, a noi è richiesta risposta, pronta e drammatica, per battere i sentieri non sempre chiari e molto spesso lontani dal tragitto occidentale, a continuare il cammino della Chiesa cristiana. (2)
Un amico filosofo, Giovanni Scarafile, porge una bussola, quando si adopera per mettere in luce la pregnanza di certi inviti di Papa Francesco. Nello specifico: l’incompiutezza del conoscere con il dialogo tra i saperi. (3) In virtù dell’incompiuto, l’uomo muove a superare confini, ad individuare nuovi bisogni; il dialogo assicura intanto la interdisciplinarità e, per essa, il superamento di ottiche settoriali, mette in prova il pensiero e lo spinge sulla via della scienza autentica.

venerdì 22 luglio 2022

Papa Francesco e la pace.

Post di Gian Maria Zavattaro.
 
Papa Francesco contro la guerra
CONTRO LA GUERRA
PERCHÉ NON LA PACE?  PERCHÉ LA GUERRA?
 
“Questo Dio, siamo noi che ve lo abbiamo dato. Che cosa ne avete fatto? E’ per questo che ve lo abbiamo dato? Perché i poveri siano più poveri, perché i ricchi siano più ricchi? Perché i proprietari riscuotano i loro affitti? Perché i benestanti bevano e mangino?  Perché dei re mezzo pazzi regnino su popoli abbruttiti? E perché là dove i vecchi re cadono sorgano per dar loro il cambio degli orribili avvocati con i pantaloni neri, dei furbi, dei convulsionari, dei professori, degli ipocriti con le mascelle di lupo, mischiati a vecchie donne, degli uomini come mio padre? E che sia proibito di cambiare niente a tutto ciò? Perché ogni potere viene da Dio?” (P. Claudel, Pensée a Orian, Le Père humiliè, 1948).
 
La gente come me, che non conta nulla o ben poco,  possiede però un bene prezioso: la parola contro il silenzio. Mi riferisco alla parola trasparente, pulita, chiara, lampante, netta, inequivocabile. Come ci insegna il linguaggio di  papa Francesco in Contro la guerra Il coraggio di costruire la pace (LEV, 2022). Dopo aver letto Contro la guerra  capisco che anche per la gente come me parlare diventa necessità, dovere, obbligo: innanzitutto di ascoltare senza pregiudizi tutte le parti - i pro, i contro, i sì, i no, i boh,  i ma, i se… - e capire che hanno delle ragioni, ma che una sola è la ragione; di smascherare la frastornante ridondanza di tanti/e salottieri/e,  mentre tanti innocenti continuano ad essere falciati dalle guerre; di denunciare lo  stordimento e smarrimento prodotto dai media per i quali ogni guerra si riconduce al business dello spettacolo televisivo o alle fatue chiacchiere dei bar virtuali finché l’audience conviene, per passare poi, dopo il pieno della saturazione, ad ammannirci ben altri squallori.

martedì 12 luglio 2022

Frammenti alla deriva.

Post di Rossana Rolando
Immagini delle opere di Bordalo II (qui la pagina facebook).
 
Bordalo II, Mezzo colibrì
Detriti, resti, immondizia, spazzatura: nomi tutti che richiamano alla mente tutto ciò che è logoro e, ad un tempo, sporco – immondo –, fatto per essere spazzato via.
Sentiamo ogni giorno notizie che riguardano l’emergenza rifiuti in molte città. In particolare Roma, capitale splendida, coperta da cumuli di spazzatura, che attirano animali mai visti prima nelle strade cittadine; Roma devastata da incendi e soffocata da effluvi maleodoranti. Ci colpisce per il suo valore simbolico, ma sappiamo che il degrado coinvolge molte parti d’Italia, deturpando la bellezza naturale e la ricchezza culturale del nostro paese.
Le soluzioni sono rese difficili da ingarbugliate matasse di questioni politiche, economiche, sociali, civili. Nel frattempo, il rischio è quello dell’assuefazione allo sporco, al brutto e alla logica del buttar via.
I mondi culturali non sono indifferenti al tema e possono illuminare in molti modi il rapporto con l’oggetto-rifiuto.
Non mi riferisco alla pur bellissima poetica del detrito - lontana dalla problematica ambientale - che ha idealizzato lo scarto, facendone una tematica esistenziale, metafora di un mondo a cui si sente di non appartenere, che rigetta come il mare le sue scorie.¹
Piuttosto penso ad alcuni spunti che pongono proprio al centro della riflessione o della creazione artistica ciò che resta, senza alcuna idealizzazione.